Cottard

Nel primo capitolo, tenta il suicidio.

Si dice che senza la peste sarebbe stato arrestato; quindi la peste mette giustizia, in qualche modo. Si rafforza l’idea che la peste sia una condanna (a morte).

Nel cap. V, sviluppa una specie di ‘sindrome della capanna’, nel senso che non vuole più uscire di casa; poi torna a vivere come se fosse inselvatichito, agitatissimo; poi sembra scomparso e viene ricercato.

Nel finale, impazzisce e spara dal balcone, uccidendo un cane.

E’ l’unico che riesce a convivere senza problemi con la peste, anzi ne trae anche vantaggio, in quanto doveva essere arrestato ma questa epidemia aveva bloccato il suo processo. Sembra quasi “dispiaciuto” quando vede che i contagi diminuiscono e iniziano a riaprire alcune zone della città.

Frequentava tutti i caffè di Orano e si era messo a fare contrabbando di prodotti razionati, la vendita di sigarette e alcolici, i cui prezzi erano in continuo aumento, e ciò gli stava facendo guadagnare tantissimi soldi.

Secondo i taccuini di Tarrou, Cottard durante l’epidemia era un personaggio all’insegna dell’ottimismo, era soddisfatto della piega che stavano prendendo gli eventi ed era rassicurato dal fatto che fossero tutti sulla stessa barca; ciò che lo terrorizzava era infatti l’idea di essere separato dagli altri. Pare inoltre che vivesse con la convinzione che un uomo affetto da una grave malattia fosse in automatico immune a tutte le altre malattie.

Inizialmente è un uomo chiuso e silenzioso, solitario e diffidente, con l’aria della bestia selvatica. Ufficialmente è un rappresentante di vini e liquori; tutta la sua vita è circoscritta alla sua camera da letto, al cinema di fronte a casa sua, a un modesto ristorante e a uscite alquanto misteriose.

Dopo il tentativo di suicidio, fa di tutto per rendersi simpatico per strada con i negozianti, frequenta ristoranti e caffè eleganti e si dimostra sensibile alle attenzioni del personale ottenute in cambio di esorbitanti mance.

Si può definire l’antagonista del romanzo, perché, quando l’epidemia sembrava oramai sconfitta, egli non provava gioia, ma delusione e rabbia, che si trasformarono poi in follia verso la fine del romanzo. Infatti, mentre la città era in festa, egli chiuso in casa, sparava su di essa dal balcone.