Duecento

San Francesco

Altissimu, onnipotente bon Signore,

Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,

et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,

spetialmente messer lo frate Sole,

lo qual è iorno, et allumeni noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:

in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento

et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,

per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua,

la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,

per lo quale ennallumini la nocte:

ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore

et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,

ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po' skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate

e serviateli cum grande humilitate

kk
72301_sez1_cap4_L7_Auerbach.pdf

Paradiso, Canto XI

I due campioni della Chiesa: Francesco e Domenico

Malato e quasi totalmente cieco, compose (forse nel 1224) il «Cantico di Frate Sole», primo testo letterario in volgare italiano, quindi morì nel 1226 nella Porziuncola, una chiesetta divenuta la sede dell'Ordine ad Assisi. Per sua volontà venne sepolto nella nuda terra e papa Gregorio IX lo proclamò santo nel 1228 (festa il 4 ottobre).

Dante lo include ovviamente tra i beati del Paradiso, mostrandolo seduto nella rosa celeste illustrata nei Canti XXXI-XXXII: è san Bernardo a spiegare che Francesco, assieme san Benedetto e sant'Agostino, siede subito al di sotto di san Giovanni Battista, che a sua volta è su un seggio di fronte a quello di Maria (XXXII, 28-36). Il santo è anche protagonista del Canto XI, attraverso il panegirico pronunciato dal domenicano san Tommaso d'Aquino.

Tommaso spiega che la Provvidenza, che governa il mondo con l'infinita saggezza di Dio, al fine di rendere più salda e sicura la Chiesa, dispose la nascita di due principi che la guidassero e le stessero al fianco. Di questi, uno (san Francesco) fu pieno di ardore mistico come i Serafini, l'altro (san Domenico) fu talmente sapiente da risplendere della luce dei Cherubini. Tommaso parlerà solo di Francesco, poiché le loro opere ebbero un unico fine e quindi, lodando qualunque di essi, si lodano entrambi

B. Angelico, Francesco e Domenico