Libro I Concilio degli Dei. – Esortazioni di Minerva a Telemaco
Libro II. Assemblea degl’Itacesi. – Partenza di Telemaco
Libro III. Telemaco a Pilo
Libro IV. Telemaco a Sparta. – I Proci tramano di ucciderlo al suo ritorno
LIBRO QUINTO
Nuovo concilio degli Dei. – Minerva si lamenta che Ulisse venga ancor trattenuto da Calipso nell’isola Ogigia, e si tendano insidie alla vita di Telemaco. – Giove spedisce Mercurio, che imponga a Calipso di dar commiato all’eroe. – Questi entra in mare sopra una zattera da lui stesso fabbricata. – Nettuno, ritornando dall’Etiopia, lo vede navigar tranquillo, e gli suscita contro una tempesta, che gli scompone la zattera, e lo sbalza nei flutti. – Una Dea marina, mossa a compassione di lui, corre a dargli un cinto, per virtù del quale egli si salva nuotando all’isola dei Feaci.
Libro VI. Incontro di Ulisse con Nausica, figlia del re Alcinoo
Libro VII. Arrivo di Ulisse all’albergo d’Alcinoo
Libro VIII. Giuochi e banchetto celebrati dai Feaci in onore di Ulisse
Libro IX Ulisse palesa il proprio nome ai Feaci, e comincia il racconto delle sue avventure, dopo la distruzione di Troia. – Battaglia coi Ciconi. – Arrivo al paese dei Lotofagi. – Descrizione dell’isola e della spelonca del Ciclope Polifemo, il quale divora sei compagni d’Ulisse. – Questi lo accieca, e con un nuovo stratagemma campa sé e gli altri dalla morte.
Libro X. Eolo. – I Lestrigoni. – Circe
Libro XI. Discesa di Ulisse all’Inferno
Libro XII. Ammonizioni di Circe. – Le Sirene. – Scilla e Cariddi. – Perdita de’ compagni
Libro XIII. Ritorno di Ulisse in Itaca
Libro XIV. Ulisse cortesemente accolto nel suo casolare dal servo Eumeo
Libro XV. Ritorno di Telemaco. – Colloquio di Ulisse con Eumeo
Libro XVI. Ulisse si scopre a suo figlio
Libro XVII. Avviandosi alla città, Ulisse è percosso dal capraio Melanzio. – Il cane Argo. – Insulti che Ulisse riceve da Antinoo appena giunto nel proprio albergo.
Libro XVIII. Combattimento di Ulisse col pitocco Iro. – Doni fatti dai Proci a Penelope
Libro XIX. Colloquio di Ulisse con Penelope – Ulisse riconosciuto dalla nutrice Euriclea
Libro XX. Nuovi insulti fatti dai Proci ad Ulisse. – Augurio di Giove, e profezia di Teoclimeno
Libro XXI. La prova dell’arco
Libro XXII. La strage de’ Proci
Libro XXIII. Penelope riconosce Ulisse
Libro XXIV. Mercurio guida all’Orco le ombre dei Proci. – Ulisse esce ai campi, e si palesa al padre. – Combattimento cogl’Itacesi. – Minerva ristabilisce la pace fra gl’Itacesi ed Ulisse.
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Ulisse simbolo dell'anima umana che cerca il divino
Porfirio estende l'interpretazione allegorica a tutta l'Odissea e in particolare considera il suo protagonista, Ulisse, il simbolo dell'anima, la quale, dopo essere caduta nella materia (simboleggiata dall'acqua), desidera tornare alla sua vera patria (l'Intelligenza e l'Uno) e per far questo attraversa molte peripezie; ecco un passo eloquente:
I discepoli di Numenio non senza scopo, penso, ritennero che Odisseo per Omero fosse nell'Odissea l'immagine di colui che passa attraverso tutti gli stadi della generazione, per ritornare in tal modo tra coloro che sono estranei ad ogni flutto e inesperti del mare […] Anche in Platone le distese delle acque, il mare e i flutti sono la materia .
Indi a Mercurio, sua diletta prole,
Rivolto, disse: O tu, che i miei messaggi
Recar costumi, vanne alla ricciuta
Ninfa, e le annunzia come sia di Giove
Immutabil voler, che al generoso
Di Laerte figliuol partir consenta.
Non l’accompagni degli Eterni alcuno
O de’ mortali; ma su ferma zatta,
Da lui stesso allestita, il nero golfo
Ei solchi, e dopo venti dì pervenga
Alla fertile Scheria, ove soggiorno
Hanno i Feaci dagli Dei discesi.
Leucotea dal bianco piè lo vide,
Ino Leucotea, figlia di Cadmo
Che, già mortale e di mortal favella, 385
L’Oceàn fra’ suoi Numi oggi saluta;
E del dolor d’Ulisse impietosita,
Simile a smergo, d’improvviso un volo
Spiccò dall’onde, e su le avvinte travi
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Posando, questi detti a lui volgea: 390
Infelice, e perché di tanto sdegno
Il re Nettuno contro te s’accese?
Ma invano la tua morte egli desìa,
Se tu prudente, qual mi sembri, orecchio
Al mio dir porgerai. Lèvati questi 395
Panni, abbandona il fragil legno in preda
[89] Ai venti, e cerca d’afferrar nuotando
Il vicin lido, dove il ciel prefisse
Ch’abbian fine i tuoi mali. Questa zona
Ricevi intanto, e il fianco ne circonda, 400
E salva ne’ perigli avrai la vita.
Ma non appena sarai sceso al lido,
La zona sciogli, e lunge in mar la gitta,
E torci altrove nel gittarla il viso.
Sì dicendo, la zona gli porgea;
ἠῷος γεγονὼς μέσῳ ἤματι ἐγκιθάριζεν, ἑσπέριος βοῦς κλέψεν ἑκηβόλου Ἀπόλλωνος, τετράδι τῇ προτέρῃ τῇ μιν τέκε πότνια Μαῖα.
Nato il mattino, a mezzogiorno già suonava la cetra, e la sera rubò le vacche di Apollo arciere; il giorno in cui Maia lo partorì era il quarto del mese.
Mamma, perché vuoi spaventarmi, come se fossi un bambino
che non parla e ha poca esperienza nel cuore,
pieno di paura per i rimproveri della madre?
Invece io mi dedicherò all’arte più lucrosa di tutte,
e provvederò a me e te in futuro; noi due non dovremo
restarcene qui senza offerte e senza preghiere,
soli fra gli dei immortali, come tu vorresti.
È meglio passare la vita in compagnia degli dei,
ricco e ben fornito di campi, che rimanere qui,
in questa grotta fumosa. E quanto all’onore
avrò anch’io gli stessi privilegi di Apollo.
Se mio padre non me li darà, allora cercherò
di diventare il signore dei ladri: ne ho certo le doti.