CORSO MATTEOTTI

Giacomo Matteotti  

Chi era Giacomo Matteotti?

Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine presso Rovigo il 22 maggio 1885. Era figlio di Girolamo Matteotti ed Elisabetta Garzolo. Fu un importante politico, giornalista e antifascista italiano.


Nascita della vita politica di Matteotti

Matteotti era secondo di tre figli e, intorno al 1900, sotto l’influenza del fratello maggiore, si iscrisse al Partito Socialista Italiano. Poco dopo, nel 1907, si laureò in giurisprudenza. Due anni dopo, tra il 1909 e il 1910, la morte dei suoi due fratelli  Silvio e Matteo sconvolse Giacomo, tanto da farlo ritirare dalle elezioni regionali. La crisi non durò per molto, infatti pochi mesi dopo  divenne protagonista della vita politica di Rovigo.

Fu uno dei più accaniti avversari nella guerra della conquista della Libia (1911-1912).

Nel 1914 al congresso del PSI ad Ancona incontrò per la prima volta Benito Mussolini; i due si scontrano a causa di idee politiche e opinioni diverse e assolutamente contrastanti. Da questo momento Matteotti rimase sempre coerente con le sue idee, scontrandosi numerose volte con il leader avversario; era considerato uno tra i più preparati dal gruppo dirigente socialista, motivo per il quale venne chiamato a far parte della Lega dei Comuni socialisti. In questo periodo si impegnò nel dirigere lotte bracciantili e contadine. 

Elemento molto importante della sua carriera politica, fu “l’antimilitarismo”, principio sul quale rimase sempre convinto e fermo, ma che lo portò anche ad accuse per avere simpatie verso l’Austria, che aveva il suo stesso parere sull’utilizzo delle armi. 

La lotta al fascismo di Matteotti

La lotta al fascismo fu una parte fondamentale per la crescita politica di Matteotti; le sue denunce frequenti al movimento fascista lo resero un dirigente popolare. Dopo l'elezione a segretario del PSI condusse una lotta su due fronti: verso l’esterno, contro Mussolini, e verso l’interno, contro le tendenze collaborazioniste manifestate nei confronti del governo Mussolini da alcuni settori del PSU (partito Socialista Unitario).

Nel suo ultimo anno di vita, Matteotti venne considerato l’unico componente della vita politica italiana a non aver commesso nessun atto di omertà.

Scrisse una dura lettera di protesta al vecchio leader (Pietro Nenni), spiegando chiaramente che il fascismo era il vero nemico della classe operaia. La sua lotta verso il fascismo  compromise la sua carica di segretario. 

Il 10 giugno del 1924 Giacomo Matteotti fu ritrovato morto a Roma, ucciso da una squadra fascista capeggiata da  Amerigo Dumini a causa delle continue denunce verso Mussolini e la sua famiglia, ma anche delle indagini riguardo dei possibili brogli del governo (Matteotti denunciò infatti delle corruzioni elettorali avvenuti durante le elezioni di Mussolini), e delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil.

Il 3 gennaio 1925, Mussolini si assunse la responsabilità politica e morale del clima nel quale era avvenuto l’omicidio di Matteotti.

Giacomo Matteotti (fonte: www.raicultura.it)

Il monumento alla battaglia 

La scultura in bronzo che svetta al centro di Piazza Podestà di Varese, è dedicata alla vittoria della battaglia di Varese del 1859; dai Varesini è anche chiamata “il Garibaldino” o monumento “Al cacciatore delle alpi”. A dire il vero l'originale di questa statua si trova nell’ex caserma Garibaldi e fu realizzata da Luigi Buzzi Leone, uno scultore della vicina Viggiù. Questa statua vuole celebrare i “Cacciatori delle Alpi”. Essi erano un gruppo di volontari, che prese parte alla seconda guerra d'indipendenza Italiana contro gli Austriaci per liberare la Lombardia: tra loro ci fu pure Giuseppe Garibaldi, futuro protagonista del Risorgimento italiano. Nel 1859 l'esercito sabaudo vinse un'importante battaglia a Como e poi a Varese

La statua poggia su un alto basamento e raffigura un soldato che sta avanza nella battaglia tenendo in alto con la mano destra una bandiera e con la sinistra un fucile. Sul basamento un'epigrafe ricorda la data della vittoria della battaglia varesina del 26 maggio 1859.