E se il nostro mondo conoscesse solo un tipo di comunicazione? Unicamente online! In questo tipo di vita il gesto più rivoluzionario potrebbe essere un giovane adulto che dice "Ciao" a un altro giovane adulto. Ma c'è bisogno di un ultimo sforzo per spezzare la catena...

Oggetti di scena. In scena tutto ha una storia, un'anima.

Prendetevi un attimo di tregua e leggete!!!

Orecchino a piuma

Quella piuma, bianca e con le punte di un verde petrolio intenso, che lui aveva imprigionato nel gancio metallico del suo orecchino, avrebbe attirato l’attenzione di chiunque, in un’altra epoca, in un’altra era, quando lo sguardo era ancora rivolto alla bellezza, al paesaggio, al mondo che esisteva oltre lo smartphone e i like che mantengono in vita. Come sia stato possibile passare da “vita è sangue che fluttua senz’altro rumore che un battito appena del cuore”, ad una icona di gradimento su un social network? Quella piuma era la sua ancora di salvezza, gli ricordava la leggerezza nell’affrontare la vita, tempo passato in cui tutto ciò che accadeva era un cambiamento al quale si era pronti, senza “macigni sul cuore”, ma con gli occhi allegri di chi sa che tutto può accadere. Quella piuma era ciò che lo aveva salvato in un mondo di automi, lui era ancora anelito di vita, soffio di vento, stupore che aspetta meraviglia, se solo ora il suo cuore cessasse di battere in lui vivrebbero gli istanti e i sorrisi nati dagli incontri, dagli sguardi degli sconosciuti, dal pavone che apre la sua ruota nel rituale di corteggiamento. Piuma, bianca e con le punte di un verde petrolio intenso, di un uccello che non vola più, eppure basterebbe poco: la ventola di raffreddamento di un congegno elettronico.

Sciarpa rossa

La sciarpa rossa di lei, come quella di un piccolo principe arrivato sulla Terra da un pianeta sconosciuto, molto tempo prima che tutto accadesse, che tutto diventasse semplicemente aberrante. Rossa come la passione, quella ormai spenta ed inesistente, un tempo vitale per ogni piccolo cuore, un tempo di amore e di amicizia, in cui la sete di conoscenza si placava senza mai spegnersi abbeverandosi alla fonte della curiosità. Bastava fermarsi ad ascoltare la voce di un passante, colloquiare con un pilota di aereo precipitato nel deserto, guardare le stelle e porsi domande. Anche il punto interrogativo è sparito dalla tastiera sostituito da una icona insignificante. La sciarpa in una pozza d’acqua non desta attenzione, accessorio inutile a proteggere il collo ora che il mento tocca lo sterno mentre osserva il suo inseparabile telefono. Lei che quella sciarpa pare destare dal sonno profondo di una vita meccanica nel quale non trovano spazio le carezza lievi con le punta delle dita sulla fossetta del giugulo, nessun brivido di piacere, tutto assolutamente vuoto, freddo, come ghiaccio anche quello ormai disciolto. La sciarpa non protegge più dalle basse temperature, anche quelle ricordo di pochi, ora che l’acqua ricopre superfici inimmaginabili anche dalle più catastrofiche previsioni.

Cavo

Il cavo nero, unico canale linfatico, non più un’arteria che ossigena ma un complicato sistema di impulsi elettrici, dati che si trasformano in carica utile per le batterie del cuore, vita. Non serve un pacemaker a regolare anomalie, basta un like, un ok, una interazione, una reazione a regolare livelli. E che vita è quella che scorre in questo cavo, nero come il buio, l’ignoto? Nero come il male che ti sorprende là dove non puoi vedere. Nero come lo schermo dello smartphone rotto, finito come finito è il giorno e come lo è la notte che si susseguono nonostante tutto. Un cavo, nulla di anatomicamente umano, tecnologia applicata all’inesistenza del reale. Nero come la catena che trascina l’ancora in fondo al mare, il peso a cui il collo è legato mentre si raggiunge il fondo e gli occhi si aprono e nessuna luce si scorge, lì sul fondo. Nero, e non c’è sangue, non c’è colore, buio. Basterebbe poco, scoprire in fondo a ciò che resta del nostro passato quella forza chiara e inequivocabile, un piccolo atto di coraggio, un piccolo atto di forza e staccare la spina, tagliare quel cavo. Non è un cordone ombelicale è la catena della nostra prigione. Basterebbe un tronchese un tagliacavi. Addio buio.