Uno sguardo sulle discriminazioni


UNO SGUARDO SUL TEMA DELLE DISCRIMINAZIONI

Domande rivolte agli studenti delle classi 1 H, 2 M, 3 L e altre esperienze


1. Secondo te il tema delle discriminazioni è un argomento attuale?

N. secondo il mio punto di vista le discriminazioni tuttora sono presenti nella vita quotidiana. Ci si può sentire discriminati da un datore di lavoro, da un’insegnante, compagni di classe, colleghi. A volte si sottovaluta l’importanza di sentirsi bene a lavoro o a scuola.

G. Sì, perché sempre più spesso vedo in giro, ad esempio sugli autobus, scene di discriminazione fra i ragazzi. 

A. Sì, perché c’è ancora come problema che le persone vengono discriminate

I. per me è un tema attuale, molto diffuso secondo me il razzismo che riguarda la nazionalità di provenienza, anche in questa scuola.

S. tema attuale, tutt’ora, nonostante siano passati tanti anni da certi fatti storici, continua a persistere

G. è attuale perché ogni giorno se ne parla e si vivono queste situazioni sgradevoli. Secondo me soprattutto gli anziani e anche i genitori, spesso alimentano il fenomeno screditando certe persone di altre culture.

A. Sì, perché nonostante tutti gli avvenimenti legati alla storia, è ancora presente.


2. Può servire trattare il tema in questa scuola specifica?

N. in questa scuola specifica penso serva ma anche in tante altre scuole.  Ovunque ci si può sentire discriminati, noi dello sportello d’ascolto cerchiamo di sensibilizzare noi ragazzi e creare un posto sicuro a chi ha bisogno di essere ascoltato e non giudicato.

G. penso di sì, a volte sento molte brutte parole in questo contesto scolastico e mi piacerebbe che qualcuno possa parlarne coi ragazzi di questa scuola

A. Secondo me sì, perché ci sono delle persone che hanno bisogno di parlarne con qualcuno e non hanno delle persone di fiducia con cui poterlo fare

I. Sì, in questa scuola molte persone vengono discriminate, ogni giorno.

A. In realtà serve trattare questo tema in tutte le scuole, e non solo superiori ma iniziando fin dall’infanzia perché esistono ovunque persone che si sentono superiori agli altri. Queste sono in realtà le più deboli di tutte. 


3. Conosci persone che hanno subito discriminazioni?

N. Purtroppo ne conosco molte e anche a me è capitato di subirle.

G. sì, molte. Mi dispiace che siano successe queste cose. Alcune volte è capitato anche a me e mi sentita una m@&*#!

A. Sì, me stessa e anche conoscenti.

S. sì, alcuni miei amici. Ho visto queste persone molto tristi e in difficoltà e ho provato a mettermi nei loro panni e mi sono sentita…dispiaciuta.

G. Sì, mi ricordo di una compagna alle elementari che era di certe origini culturali e tutta la classe la derideva per il suo aspetto e per il suo abbigliamento. Io una volta ci ho provato a parlare e mi è sembrata tutt’altro rispetto a come era stata descritta.


4. E in questa scuola?

N. si’, soprattutto per il genere, orientamento sessuale, e  anche sull’aspetto fisico… 

G. purtroppo sì, anche nella mia stessa classe.

A. Sì anche nella mia classe per genere, religione, origine etnica.

I. Sì ma non c’entra con la discriminazione religiosa o culturale ma con il loro aspetto estetico, il loro look, e soprattutto il loro modo di fare. Secondo me le persone più timide in questa scuola vengono prese maggiormente di mira.

G. Io per fortuna, nessuna!



5. Di solito con chi se ne parla quando succedono queste cose?

N. Quando è successo a me per un primo momento mi sono un po' chiusa in me stessa ma poi mi sono confidata con amici molto stretti e con i genitori

G. Con nessuno perché ho capito che non dovevo dare troppo peso a quelle brutte parole.

A. Quando è successo a me ne ho parlato con i miei amici stretti e i miei genitori.

I. Io non ne parlo a nessuno perché non mi fido tanto e in fondo penso che non serva parlarne…

S. A parere mio, di solito, ci si dovrebbe confidare con gli amici fidati, di cui sai che puoi essere te stesso e non giudicato.

G. Dipende dalla situazione, se la situazione è grave bisogna parlarne con un adulto, una figura che ti possa aiutare.



6. È difficile parlarne e perché?

N. secondo me si, perché a volte le persone fanno finta di ascoltare, ma sentono solo e sottovalutano il tuo disagio o magari non riescono a interpretare in modo empatico ciò che stai passando 

G. non saprei…E’ difficile parlarne perchè la maggiora parte delle volte non si viene ascoltati

A.Da una parte sì, perché la prima cosa che pensi è che magari la persona non ti capisce e non può comprendere in quale situazione sei.

G. è difficile parlarne soprattutto se sei una persona diffidente e chiusa in se stessa su certi argomenti soprattutto dopo aver provato queste esperienze sulla propria pelle.


7. Ti fa sentire utile portare avanti questo tipo di progetto?

N. Mi sembra utile continuare perché anche se non tutti aderiscono, quei pochi riescono ad essere aiutati anche semplicemente essendo ascoltati. Poiché mi è capitato so che parlare migliora la situazione e ti fa sentire più libera e sentire meno peso 

G. certo, è utile un progetto del genere perché così i ragazzi possono essere aiutati e compresi meglio e in questo modo riescono a vivere meglio, con più serenità, soprattutto nella scuola.

A. Sì mi sembra utile, visto che sono una persona che ha vissuto discriminazioni posso capire quando una persona viene a parlare di questi problemi, è una cosa che faccio anche quotidianamente con i miei amici.

G. sì perché oggi vengono riscontrati sempre di più questi fenomeni e bisogna affrontarli per evitare che si ripetano in futuro.

S. a mio parere portare avanti questi progetti è d’aiuto agli studenti perché si riesce a far riflettere le persone e a volte anche a cambiare le idee altrui in meglio.


ESPERIENZE DA RACCONTARE


E ora ascoltiamo le parole di A. S., studentessa di indirizzo odontotecnico che racconta la sua esperienza di discriminazione culturale e razziale a livello sportivo 


Sono una ragazza di 18 anni, fin da piccola ho sempre voluto fare uno sport da combattimento …  a 8 anni mi sono trovata a fare uno sport che si chiama taekwondo è un’arte marziale coreana… L'ho praticata per 2 anni e ho smesso per motivi personali. Mi sono trovata con persone ad alto livello, e quindi mi sono sentita come se fossi io la più debole di tutti… 


… e lì ho iniziato a fare corsa, facevo pure le gare a livello regionali…


Un giorno mentre tornavo a casa da scuola, ho incontrato queste 2 mie amiche che mi hanno invitato in palestra da loro per vedere i loro allenamenti della lotta libera… l'allenatrice era molto gentile e mi ha chiesto se volevo fare una prova per vedere le mie capacità. Dopo circa 2 ore di allenamento molto impegnative, mi ha chiesto se mi era piaciuto… A dire il vero ero molto stanca ma anche molto divertita… e quindi ho iniziato a praticare lotta libera.


Fin qui tutto bene. Ma poi, quando sono arrivata in questo paese, mi sono iscritta a corsi di pallavolo e lì ho cominciato ad avere alcuni problemi legati alla discriminazione di tipo culturale e razziale. In sostanza rimanevo sempre in panchina e venivo messa da parte anche dalle ragazze della mia stessa squadra, che erano tutte di origine italiana. Anche un’altra ragazza nera che si era iscritta, dopo poco tempo, decise di abbandonare la pallavolo a causa delle stesse discriminazioni. Quindi direi che mi sono trovata in una situazione di grande disagio per la chiusura mentale delle persone che ho incontrato.

Per fortuna non ho avuto altre esperienze del genere. 


Dopo un po’ di tempo ho deciso di riprendere lo sport di cui ero appassionata all’inizio, la lotta libera, grazie a un tatuaggio che aveva sul braccio una psicologa che ho conoscevo, che rappresentava uno sport marziale che praticava lei da piccola. 


Grazie a questa scelta decisiva ho raggiunto e ho vinto successivamente molti campionati e gare qui in Italia e questo mi ha dato una grande forza d’animo e determinazione. 

Mi ritengo sempre una persona fortunata anche dopo quello che ho passato, perché senza tutto quello non sarei stata l'A. di oggi!


Un errore che non bisogna assolutamente fare è di affrontare le cose da soli senza parlarne a nessuno, perché questo atteggiamento crea solo chiusura e tristezza.

Quindi il consiglio che mi sentirei di dare a chi si trova in una situazione del genere è quello di PARLARNE CON CHI E’ IN GRADO DI ASCOLTARE! 


GIUDIZI E PREGIUDIZI

Testo scritto da U. A. e N. F., studentesse di Indirizzo Odontotecnico


Islamofobia: Un'Analisi della Discriminazione

L'Islamofobia rappresenta una forma di discriminazione e pregiudizio nei confronti della religione islamica e dei suoi fedeli. È importante analizzare questo fenomeno per comprendere le sue radici, il suo impatto e le strategie per contrastarlo. 


Cosa provoca la discriminazione?

Vivere con la costante paura e senso di alienazione a causa dei pregiudizi e continue discriminazioni, sentire il peso dell’essere giudicati o trattati in modo diverso per via della propria fede religiosa, è sicuramente una esperienza che tocca profondamente il cuore.


Origini e Manifestazioni dell'Islamofobia


L'Islamofobia ha le sue radici in vari fattori, tra cui l'ignoranza, la paura dell'alterità culturale e religiosa, la manipolazione politica e i pregiudizi storici. È alimentata da stereotipi negativi, dalla rappresentazione distorta dei musulmani nei media e dalla retorica politica che tende a associare l'Islam alla violenza e al terrorismo.


Le manifestazioni dell'Islamofobia possono variare, dalle discriminazioni sul posto di lavoro e nell'accesso ai servizi pubblici, all'intolleranza sociale e alla violenza fisica. Gli attacchi alle moschee, le aggressioni verbali contro individui musulmani e i divieti sul velo sono solo alcune delle manifestazioni evidenti di questa forma di discriminazione.


I media giocano un ruolo significativo nel perpetuare l'Islamofobia attraverso la diffusione di stereotipi negativi e la sensazionalizzazione degli eventi legati all'Islam e ai musulmani. Le rappresentazioni sbilanciate e negative nei media contribuiscono a rafforzare gli stereotipi e a consolidare l'Islamofobia nella società



L'Islamofobia in Italia


In Italia l'Islamofobia è diventata una preoccupazione crescente, alimentata da una serie di fattori, tra cui il crescente flusso migratorio dai paesi a maggioranza musulmana, la retorica politica anti-immigrati e il diffondersi di gruppi estremisti che promuovono l'odio nei confronti dei musulmani.


Le leggi anti-immigrazione, le politiche discriminatorie e la mancanza di efficaci interventi educativi e formativi hanno contribuito a perpetuare l'Islamofobia nel paese. Le discriminazioni quotidiane subite dai musulmani italiani sono una testimonianza della presenza pervasiva di questa forma di odio.


Secondo me un consiglio per arginare il problema di coloro che vengono discriminati è quello di essere indifferenti a tutto ciò che crea questo odio, esserne fuori e non dare peso eccessivo a queste discriminazioni, sapendo che non è facile.

E poi un consiglio utile è quello di aumentare la propria conoscenza riguardo a questi argomenti di tipo culturale e religioso per contrastare la paura. 


Noi studenti pensiamo…‘COSA C’E’ DI MALE NEL PROFESSARE UNA RELIGIONE?’ e soprattutto ‘PERCHE’ LE PERSONE GIUDICANO NON AVENDO NESSUNA CONOSCENZA DI ESSA?’ e basandosi su fonti spesso poco affidabili…


VISIONI E IMMAGINAZIONI

Testo scritto da ‘Don’, classe 4 L (indirizzo grafico)


Le religioni possono essere immaginate come delle schede SIM presenti nei nostri dispositivi cellulari (noi stessi). 

Ogni SIM potrebbe rappresentare una specifica forma di religione e oggi esistono centinaia di queste schede. Si può immaginare Dio come un’unica torre di ricezione dei segnali elettronici dei dispositivi. Tante religioni, un unico Dio, e viceversa…tante SIM, un’unica torre di ricezione!

Una immagine che può rappresentare questo tipo di unità potrebbe essere quella della struttura architettonica della cupola, presente praticamente in tutte le religioni. La cupola è stata sempre una costruzione elevata, sferica (la sfera è immagine di unità), e dalla sua larga base pian piano essa si restringe sulla sommità. 

Infine nella parte superiore ha la caratteristica di avere un vertice che unisce tutta la struttura in un unico punto, e la sua forma indica sempre l’alto, cioè la dimensione spirituale.