Un diario facilita l’impegno, abitua alla routine, ci cura; it helps us keep track.
A volte le storie dei ragazzi ci fanno emozionare......e l'emozione suscita sentimenti contrastanti, buoni e cattivi ma sempre sentimenti; abbiamo pensato che anche per noi in fondo arriva puntuale......ogni maledetto lunedì.
Benvenuti all'edizione limitata riservata al diario irregolare degli insegnanti e al personale della scuola.....per esprimersi....ognuno a modo suo!!!
Una famosa canzone citava....."chiamale se vuoi....emozioni", i più giovani non la ricorderanno, (quelli che hanno scritto su questo diario avrebbero dovuto aspettare ancora una 35ina di anni per nascere....) ma i miei colleghi non possono non ricordarsela.
Come?
Ah....è vero... ci sono colleghi molto giovani e tu rasenti la cinquantina......è vero non ci si pensa spesso all'età che avanza (io in verità ogni 5 minuti....)
In questa meravigliosa iniziativa mi sono occupato dell'aspetto tecnico, cercando di rimanere un mero impaginatore.
Risultato: ho letto ogni pubblicazione e assaporato e bevuto l'umanità che trasudava da quelle righe in un periodo di vita tra i più particolari che l'era moderna ci abbia presentato.
"Il conto prego?" quante volte l'abbiamo chiesto con nonchalance in pizzeria (io mai, lascio di solito che lo facciano gli altri....) Credo che per anni abbiamo chiesto inconsapevolmente il conto a madre natura, che ha le sue regole, che ti avverte in molti modi e che poi, se insisti te lo presenta. A volte è caro. Carissimo. Ma noi non vediamo, non ascoltiamo, non capiamo spesso accecati dalla nostra superbia.
A parte i discorsi "pipponi" come mi dicono i colleghi, non mi vergogno a dire che una lacrimuccia (piccola piccola si intende....altrimenti il mio machismo si offende....) è scesa durante alcune letture.
Come? ah... mi sto invecchiando......è vero già non ci pensavo più...grazie di ricordarmelo. (si dice che la memoria si indebolisce ad una certa età)....che stavo dicendo? Mi son dimenticato.
Come? ah... mi sto invecchiando......è vero già non ci pensavo più...grazie di ricordarmelo. (si dice che la memoria si indebolisce ad una certa età)....che stavo dicendo? Mi son dimenticato.
Come? ah... mi sto invecchiando......è vero già non ci pensavo più...grazie di ricordarmelo. (si dice che la memoria si indebolisce ad una certa età)....che stavo dicendo? Mi son dimenticato.
(piccolo esempio di loop letterario venuto male...malissimo)
Chiudo questo articolo (se vi è piaciuto seguitemi su facebook, istagram ecc ecc....tanto non troverete nulla) facendo i soliti complimenti a chi ha avuto questa idea e lanciando una proposta.
Questa iniziativa potrebbe continuare trasformandosi per esempio in un giornalino digitale dell'istituto con lo scopo di unire ancora di più il nostro Istituto che è tanto vasto ed eterogeneo, ma che se ci pensate bene è fatto da persone con gli stessi bisogni, speranze ed aspettative.
Un caro saluto... vicini e lontani......(chi ha colto questa citazione bhè....non lo dico....)
L'a....gitatore digitale
Alcune riflessioni su ciò che è stato e su ciò che sarà, o meglio potrebbe o dovrebbe essere…..
E’ banale dirlo, ma è così: il Covid 19 è stato un evento estremo che ha letteralmente sconvolto le nostre vite. Quanti di noi avrebbero mai immaginato di rimanere chiusi in casa per tre mesi? Eppure, volenti o nolenti, siamo stati costretti a farlo, anche come docenti. Niente più corse la mattina per arrivare in orario; nessun contatto vis a vis (ma solo “da remoto”) con gli studenti, i colleghi, i genitori, tutto il personale della scuola.
Siamo stati bravissimi a riconvertirci, dall’oggi al domani, ad una Didattica a Distanza (per gli amici DaD) che ci ha permesso di salvare il salvabile, ma che non è certo il massimo per svolgere al meglio quel compito di educatori che siamo chiamati ad assolvere.
E allora possiamo dire che questa esperienza ci ha fatto capire che ….INSEGNARE (ma anche IMPARARE) è voce del verbo USCIRE!
- Uscire di casa…per andare a Scuola, luogo di socializzazione per eccellenza, dove si creano relazioni, quelle vere e non quelle mediate da un freddo schermo di un pc.
- Uscire da una situazione di svantaggio…penso agli studenti (i miei per fortuna pochi) che non hanno avuto la possibilità di usufruire della DaD per difficoltà oggettive o situazioni di marginalità.
- Uscire dall’ego… cioè uscire da noi stessi, dall’io, per allargarci al noi, perché questa pandemia ci ha fatto capire che qualsiasi soluzione non può che essere collettiva.
- Uscire dal presente… per proiettare lo sguardo verso il futuro, un futuro che spetta a noi costruire, insieme ai nostri studenti che, come si dice, saranno i cittadini di domani.
Siamo preoccupati per il futuro che ci aspetta? Certo. Siamo preoccupati per il nostro futuro personale, per quello dei nostri figli e dei nostri studenti, della scuola, del nostro paese, dell’Europa, del mondo….
Allora che fare? Un aspetto importante su cui riflettere in qualità di insegnanti credo sia cosa possiamo fare perché questa esperienza straordinaria, vissuta dai nostri studenti a da noi stessi, possa sedimentarsi e diventare qualcosa che accresca la nostra lungimiranza, la nostra capacità di ragionare sul futuro. Quante volte abbiamo sentito dire: “Da questa esperienza usciremo migliori”. Lo speriamo tutti, ma non basta dirlo perché ciò accada! Qualche riserva la voglio esprimere anche sulla frase “Andrà tutto bene”, o meglio, non credo che le cose andranno tutte bene in sé; che vada tutto bene dipende esclusivamente da una volontà, da una scelta, da una ritrovata comunità, se qualcuno fa dei gesti esemplari e significativi. Ecco allora il ruolo fondamentale della scuola, che deve fornire, oggi più che mai, non solo strumenti culturali, ma anche e soprattutto un sapere che “commuova”, nel senso etimologico del termine.
Di sicuro la scuola è il luogo privilegiato in cui gli studenti possono trovare le “armi” necessarie per affrontare il difficile futuro che li (ci) aspetta. Mi piace immaginarli come tanti Perseo che, per sconfiggere la Medusa e il suo sguardo pietrificante, ha camminato a ritroso - quasi una metafora dell’importanza della conoscenza del passato, cioè della cultura - senza incrociare direttamente lo sguardo di quell'essere mostruoso, ma guardandolo riflesso nel bronzo del suo scudo, vale a dire utilizzando la “riflessione”, cioè il senso critico.
Con la speranza che ritorni la normalità e che arrivi puntuale ogni maledetto lunedì…..buona estate a tutti! Una reduce dalla DaD
Quando ero un adolescente non ho mai tenuto un vero diario, non mi veniva naturale … ho sempre ammirato però chi ne avesse uno, ne riconosco il valore liberante nel momento in cui lo si scrive o lo si sfogli dopo tanto tempo. Alcune mie amiche ne avevano di quelli che si chiudevano con il lucchetto e ricordo che tenevano la chiave nell’astuccio insieme a penne e matite … Il diario personalmente l’ho scoperto che ero già molto adulta quando ho vissuto un’esperienza di volontariato che volevo portare con me e così ho cominciato a scrivere per ricordare volti, parole, vite. Adesso con il coronavirus ho dovuto interrompere quella esperienza e quel diario è fermo alla pagina o2 marzo 2020 ma spero che un giorno potrò ricominciare.
Condividere Diario Irregolare quindi mi è venuto spontaneo … ascoltare, leggere, rileggere più di una volta è stato un modo per essere partecipe e questo mi ha fatto sentire libera nonostante il restate a casa.
Per chi come me è stata fortunata e non è stata in contatto diretto con il virus, forse è facile riconoscere questo tempo rosso come un’opportunità … Ritrovarsi a casa con i propri figli ormai abbastanza grandi è stato un bell’esercizio!!! In condizioni normali non è sempre facile riunirci tutti … Da quel 9 marzo ognuno in una stanza durante il giorno (quattro stanze giuste giuste!!!) e la sera fare un aperitivo in terrazza, cucinare insieme, giocare a briscola e tressette e ogni tanto sballo a 51!!! E poi quel puzzle augurale (il bacio di Klimt) è stato ricomposto e sta ancora lì sopra il tavolo della sala a farci compagnia!!! Il momento più condiviso della giornata era però nel tardo pomeriggio: yoga, livello intermedio, 40 minuti. Lì era più difficile: tutti in una stanza non è stato semplice, ma siamo sopravvissuti. La figura che mi piaceva di più era Guerriero Pacifico. Virabhadrasana prende il suo nome da Virabhadra, che secondo la tradizione induista, era un valoroso guerriero nato da una ciocca di capelli del dio Shiva. Il guerriero Virabhadra è un po’ come l’Arjuna della Bhagavad-Gita, quel testo sacro dove si narra la storia di una battaglia, di due grandi eserciti in attesa di guerreggiare e di Arjuna il valoroso guerriero. Lo scontro sul campo, in verità, evoca attraverso connessioni metaforiche la continua lotta interiore contro i nostri limiti, paure, dubbi; il combattimento esterno rimanda al conflitto interiore, che è la battaglia più importante, quella per la scoperta di sé stessi e la conquista dell’Infinito. Questo l’ho scoperto quando ho deciso di scrivere questa pagina … Un guerriero spirituale che aiuta a superare le difficoltà che si incontrano durante la vita … ma che bei semi di verità … Forse inconsapevolmente era per questo che mi ero affezionata a quell’esercizio!!!
Ho sempre ritenuto che la scuola sia fisicità, presenza e abbia bisogno dello sguardo e la dad non può essere una modalità ordinaria nel processo di apprendimento/insegnamento, ma può diventare un valore aggiunto, una strategia per integrare … Qualunque cosa vogliamo dire, nonostante la sua debolezza, le sue incoerenze e la sua poca democraticità, da quel maledetto lunedì, la didattica a distanza è stata il nostro filo rosso e, tutti eravamo attenti a che non si spezzasse! E non si è spezzato quel filo: ne avevano bisogno gli studenti, le famiglie, il personale non docente e ne avevamo bisogno noi docenti. Sì, anche noi avevamo bisogno dei nostri alunni. Le loro paure, i loro stati d’animo, le loro difficoltà a rispettare le regole, erano le nostre! La loro voglia di non dimenticare, la loro noia e il loro coraggio, il loro desiderio di pensare alla vita, di vivere questa quarantena come un modo per migliorarsi, il loro nuovo valore del tempo, era il nostro! Il loro senso di nostalgia era il nostro. Il loro sentirsi soli era il nostro sentirci soli! Ma anche le loro speranze erano le nostre, così come la voglia di rivederci a settembre tra i banchi!!!! Questo è soprattutto ciò che almeno io ho condiviso in dad e se un giorno me ne dovessi dimenticare, cliccherò il bottone digitale e aprirò il lucchetto virtuale …
BUON SOLE A TUTTI Cicoria Selvatica
Osservo pervasa e compenetrata, un silenzio
Agghiacciante e sospeso in volo
come scuro corvo
auspicio di collettivo dolore
è il volto della paura
Quiete assoluta,
nascono i fiori
rinverdisce il prato
tra me e il mondo
a separarci
si erige un invisibile
male
Evanescenti reliquie di ricordi, sogni vissuti, confusi. C’erano giorni che guardavo il cielo, invaso da tragiche scure nubi, alla ricerca di un conforto.
Arriverà una fine, mi chiedevo? Un susseguirsi di morti, un risucchio di anime. Che sia tutto un problema di immaginazione? Come un discorso iniziato con grande slancio destinato a stemperarsi? E il cielo notturno si ripresentava acceso di luci e pensieri per aprirsi ad una nuova mattina che io ascolto nel silenzio tentando di coglierne il pensiero.
Le cose che avevo intorno a me fino a poco tempo fa, la calma profonda, la natura, così intima, lo scrutare il cielo, lo stare a nuclei isolati, separati dal mondo, il dolore per tante morti, la paura di non trovare un termine al dolore. Galleggiare a mezz’aria, in trepida preoccupazione e in riflessione di pause e meditati silenzi. Questi ricordi si stanno allontanando dalla mia memoria sostituiti a forza dalla ritrovata realtà satura di rumori e ritmi concitati. Mi dico, siamo nati e cresciuti dentro le occupazioni degli uomini e della società e staccarsene, se non per un evento violento, è praticamente impossibile.
Tutto rimane apparentemente uguale, come in una bolla d’aria, esanime, senza un preciso tempo, con ombre e certezze, composto e simile al prima…..Ma nulla è composto e uguale a prima, nelle nostre esili certezze, nella nostra disciplina, velati di quel languore incerto che paralizza movimento, nuove idee, progetti…..
Il secolo ha combattuto la sua nuova guerra misteriosa a molti ancora non chiara.
Silenziosi, velatamente spaventati, ignari, aspettiamo nuovi esiti.
KAiROS2020
“No, non così: ora devi cliccare sull'icona in alto a destra, quella contrassegnata con "meet"; ecco così, bene, sembra che ci stiamo collegando e ..... "Buongiorno ragazzi, come state? Che bello rivedervi di nuovo, anzi, facciamo così: vi saluto ad uno ad uno e voi aprite in sequenza il microfono così tutti possiamo ascoltare e partecipare"!
Mai avrei pensato di intitolare così alcuni brevissimi pensieri su un anno scolastico, dopo decenni vissuti vicino alla lavagna e tra i banchi dei miei amati studenti; mai avrei pensato di divenire "esperta “di sistemi virtuali di comunicazione che fanno entrare il mondo esterno in casa propria, ma che ti lasciano il cuore in gola ad ogni minimo intoppo informatico o di copertura mediatica. Soprattutto mai avrei pensato di provare quanto ti manca il contatto fisico, la presenza viva dell'interlocutore, specie quando per te è (e te ne rendi conto appieno solo ora) come un figlio a cui devi donare le risorse che possiedi.
E la cosa che più ti sorprende è quando ti accorgi che le medesime sensazioni sono anche provate dai tuoi alunni, da quei ragazzi che spesso cercavano di evitare l'interrogazione, ora anche adducendo "problemi di copertura".
Li rivedi e ti accorgi appieno il giorno dell'esame, che da sempre è uno dei passaggi più importanti della vita ed ora diviene il simbolo della rinascita di una socialità, specie giovanile, che il maledetto "corona virus" ha ingiustamente interrotto.
Arrivano timorosi e trepidanti con la mascherina che ne copre il volto e ti accorgi che anche il tuo è coperto e nasconde l'espressione di chi vorrebbe sorridere e incoraggiarli e cerchi modi differenti di farlo.
Poi li vedi togliersi la maschera e assumere un atteggiamento più tranquillo mentre iniziano a parlare, divenendo via via più sicuri e riacquistando quella confidenza che inizialmente appariva più lontana.
Infine li vedi sorridere, non vorrebbero andarsene; è un momento magico che deve essere assaporato il più a lungo possibile, perché racchiude cinque anni tra i più importanti della vita e anche noi vorremmo che, in quel momento, il tempo si fermasse.
Ed è forse proprio questo l'insegnamento più importante di quest'anno scolastico contrassegnato dalla sigla D.A.D.: più che il superamento di moderne barriere cognitive inusuali per la maggior parte di tutti noi docenti e studenti, è forse la consapevolezza di quanto conti nella nostra vita la relazione viva fatta di accenni, di motti, di espressioni e soprattutto di sentimenti.
Buon Futuro Cari Ragazzi, vi auguro di raggiungere le vostre aspirazioni e soprattutto di essere sempre felici e soddisfatti di voi stessi.
Loretta Vaselli
La vostra insegnante di matematica)
Caro Diario,
sembrava un anno bellissimo, il 2020: cifra tonda e piena di tante attese quella che abbiamo salutato a gennaio. Invece, dopo appena tre mesi dal suo inizio, mentre la primavera si affacciava con tutta la sua ricchezza di colori e di profumi, ci siamo trovati in una condizione di confinamento, solitudine e privazione del bene supremo per eccellenza, la libertà, senza che potessimo immaginare quello che avremmo dovuto affrontare. Una parola su tutte accanto a quella che ho già scritto: paura irrazionale del contagio! Eppure la vita ha continuato il suo corso, in famiglia come al lavoro! Si fa per dire, certo, perché l’emergenza causata dal Covid-19 in realtà ha imposto delle misure e delle strategie che ci hanno frastornato all’inizio, ma che non hanno interrotto il rapporto tra noi e i nostri studenti, anzi lo hanno trasformato profondamente.
Intanto pensare di vedersi e fare lezione d’inglese attraverso il computer non era poi così appealing perché il contatto reale, autentico, con la classe non era lo stesso: mancavano le battute, le risate contagiose di alcuni, le richieste di uscite al bagno, i ripescaggi di alcuni (sempre quelli!!!) nello stesso, la notizia importante a cui fare cenno per iniziare una discussione, naturalmente non a carattere letterario! Ho più classi, eppure il mio pensiero nello scrivere queste righe è andato ai ragazzi della mia amata VB ed ho così ripercorso con la mente questi mesi intensi di emozioni contrastanti e stati d’animo altalenanti, pensando in primis a quanto fosse andato in fumo delle tappe importanti di questo anno conclusivo: l’ultimo viaggio d’istruzione, i cento giorni, il pranzo di fine anno, eventi topici che segnano lo status di studenti senior! Ho immaginato e poi avvertito l’ansia degli esami, il bisogno di essere rassicurati, ma soprattutto la necessità di guardarsi negli occhi per continuare un percorso che ci lega da ben quattro anni! Poiché le consuete modalità di lavoro sono state spazzate via, ci siamo dovuti reinventare- aggiungo fin troppo bene- e siamo tutti diventati molto più tecnologici e molto più autonomi su diversi versanti ma è per forza di cose mancato quel feedback immediato che si ha in classe, quell’aggancio dell’argomento della lezione alla realtà di oggi, quella battuta diretta ad uno studente in particolare che mi facesse pensare ‘’sì, hanno capito’’! Preso il ritmo di lavoro, il tempo ha uniformato quelle giornate fitte, intense e tutte uguali, rese tali anche dalla bella stagione, dal sole e dalle temperature insolitamente alte che stridevano con il nostro confinamento forzato! Ci sono stati tuttavia dei momenti importanti che sono impressi nella mia memoria e che arrivano giusto ad un giorno fa.
Uno di questi è stato quando ci siamo sentiti, oltre l’orario delle lezioni via Meet, poco dopo la chiusura della scuola. Era il giorno del mio compleanno, il 15 marzo, e si stava svolgendo un evento musicale dai nostri balconi tra i miei vicini di casa. Ad un certo punto, dopo esserci scambiati gli auguri con la carissima collega Rosella, anche lei nata nello stesso giorno, sempre a distanza con il favore del vento, nella chat della classe quinta B tutti gli studenti mi hanno inviato un messaggio, allertati da Eleonora, una delle compagne che abita vicino a casa mia! Per me è stata una grande emozione, quel giorno ovviamente non avevo nessuno dei parenti che solitamente invito per l’occasione ma quella comunanza con il microcosmo della classe mi ha ricordato che stavo vivendo un’esperienza unica ed irripetibile (almeno spero) con gli studenti, da trascrivere negli annali della nostra storia personale. E come dimenticare il giorno in cui sono riuscita ad entrare di nuovo a scuola, bardata di tutto punto, per recuperare del materiale, libri anche importanti lasciati sotto il banco? Perché tutto è rimasto in sospeso dal 4 marzo e solo dopo quasi due mesi sono rientrata in quell’aula - ormai una ghost classroom in una scuola deserta-che i ragazzi non hanno più potuto salutare ma che parlava dei loro interessi, delle loro speranze, della loro vita di tutti i giorni, con poster, articoli, fogli e disegni più o meno seri! C’era ancora qualche scampolo dell’albero di Natale più kitsch di sempre, fatto con decorazioni di fortuna, pescate qua e là! Ecco, in verità, con la collaboratrice ci siamo guardate negli occhi velati di tristezza e abbiamo pensato la stessa cosa: i piccoli torneranno, magari in un’altra classe, e dimenticheranno presto questa esperienza! Ma gli studenti Angori, Bartolini ecc… quella classe, a cui si erano affezionati morbosamente insieme ai loro docenti, non l’hanno potuta salutare e neanche hanno potuto immortalare l’ultimo giorno di scuola, al suono della campanella, con la foto di gruppo!
A questo punto voglio accennare a due momenti importanti che finalmente mi hanno permesso di rivedere i miei carissimi studenti: gli Esami di Stato e il bellissimo pranzo finale che siamo riusciti a fare! Immagino che nessuno di loro potesse capire l’emozione dei proff. nel rivederli in carne ed ossa, tutti tirati a lucido e bellissimi nella loro energica freschezza, pronti a dimostrare l’impegno profuso, le conoscenze acquisite eccetera, eccetera. In realtà dopo tre mesi era la persona e non lo studente che mi incuriosiva rivedere, tra l’altro solo per un’ora cronometrata, ed isolata dal contesto dei compagni. Voglio dire che a parte la performance tecnica dell’esame orale espressa nella nostra biblioteca super sanificata, con distanze stratosferiche tra i docenti, il pannello di plexiglass davanti al candidato per consentirgli di non utilizzare la mascherina, resteranno impresse nella nostra mente le collaboratrici che hanno fatto accoglienza al cancello e che hanno lasciato andare gli studenti dopo l’esame, le foto da dietro le sbarre che abbiamo rubato ai festeggiamenti con amici e parenti in questa esperienza che resterà un unicum condiviso nella nostra carriera di docenti e studenti!
E siamo giunti all’atto finale del nostro percorso: il bellissimo picnic di classe organizzato, sabato 4 luglio, al Monte Peglia, con prodotti locali dal sapore ultra genuino che hanno fatto da cornice al vero evento : ritrovarsi insieme per la prima volta, docenti e studenti. Non so come spiegare un certo fatto ma ho visto in alcuni una timidezza, una discrezione che ho attribuito al comportamento che tutti tendiamo ad assumere dopo l’esperienza dell’isolamento o forse c’era anche un po’ di emozione? Sì è vero, siamo tutti cambiati nel modo di approcciare gli altri, e lo avevamo immaginato, ma credo che rivedersi come classe dopo tanto tempo, in una uscita ufficiale, abbia scosso gli studenti e ne abbia condizionato il comportamento. Poi però ci siamo sciolti, abbiamo passeggiato, cantato e suonato canzoni epiche ed impegnate che la prof. Cannata ci ha insegnato, abbiamo applaudito alle mamme generose e al bellissimo dolce memorabile, con l’immagine del libro in cui sono scritti i nomi dei protagonisti della VB, studenti e proff. Che dire? Tutto perfetto. Mi piace sottolineare, caro diario, quanto questi ragazzi siano profondi e quanto abbiano interiorizzato certi contenuti studiati negli anni perché la formazione questo significa e allora, mentre camminavamo nel bosco, il film “Into the Wild” riecheggiava i temi della natura e della crescita adolescenziale, i trascendalisti americani anche se in un contesto tragico, dato il finale. Mi piace invece chiudere questa pagina con un accenno al film/musical “Into the Woods”, che è tornato in mente ai ragazzi per l’oggettivo contesto in cui ci trovavamo, dal sapore fiabesco e incantato, con i sogni, i pericoli, le speranze, gli errori, i successi - e chi più ne ha più ne metta – in una parola la vita che ognuno di noi interpreta su questa terra. E allora, caro diario, attraverso le tue pagine auguro a questi meravigliosi giovani “buona passeggiata nel bosco del futuro “, ricordando che “No one is alone”, con l’entusiasmo, l’impegno, il coraggio e la curiosità che ci hanno sempre dimostrato!
Patrizia Artegiani
Siamo giunti alla fine di questo stranissimo anno scolastico, che ci ha visto costretti a cambiare radicalmente le nostre routines scolastiche e didattiche: dalla chiacchiera in corridoio alla ricreazione, dalle assemblee ai viaggi di istruzione, dai compiti in classe alle lezioni dibattito in Aula Magna, tutto è stato spazzato via nel giro di pochi giorni, e ci siamo dovuti reinventare un modo per rimanere in contatto e, allo stesso tempo, portare avanti quella cosa stupenda che si chiama “insegnare/apprendere”.
Personalmente, questo ciclone si è innestato in un anno molto particolare; cambiamento di città, provincia e scuola, dopo 7 anni da Dirigente in un liceo ternano, rientro praticamente a casa, ma non tanto da essere considerata “una di noi”, necessità di conoscere tante persone nuove o di costruire un rapporto con chi si è incontrato solo per un breve periodo di vita professionale; insomma, quando a marzo ci siamo ritrovati tutti a casa, avevamo appena terminato di predisporre tutti i viaggi di istruzione. Precedentemente, avevamo rinnovato il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, avviato tutte le azioni necessarie per la sicurezza e giunti alla sofferta decisione di adottare la settimana corta. Insomma, tutta una serie di scelte che avevano scatenato anche qualche conflitto, ma che erano segno di vitalità e di confronto aperto e sincero.
Poi mi sono trovata, in parte, ad accantonare, con grande dispiacere, tutte le attività impossibili da realizzare (gite, progetti europei, stage linguistici, eventi e molto altro), e, in parte, ad inventare un nuovo modo di fare scuola. Ed è qui che la comunità si è fatta compatta, è stato in quel momento che ho sentito che tutti i protagonisti in qualche modo si rendevano conto che in gioco c’era molto di più del semplice “fare lezione”…… c’era in gioco il nostro rimanere umani, esseri fatti di relazioni significative, senza le quali non si riesce a vivere dignitosamente.
Mi ha sinceramente commosso vedere tanti docenti impegnati fino a tarda sera per aiutare chi non riusciva a connettersi, oppure a registrare una videolezione per quegli studenti che magari avrebbero avuto a disposizione il device solo in serata e non negli orari canonici; mi sono emozionata ogni volta che, per vari motivi, ho partecipato ad una lezione con meet; ho provato un senso di appartenenza quando, durante i consigli di classe online di aprile, tanti genitori ci hanno ringraziato per il lavoro fatto con i loro figli.
Per questo nel collegio finale del 29 giugno ho detto ai docenti che per me questo anno trascorso al Salvatorelli-Moneta vale come cinque anni! Cinque anni intensi e belli, fatti di incontri veri, di persone entusiaste e sensibili, di vivacità intellettuale e umanità sincera. E ho anche detto loro che insegnare è il mestiere più bello del mondo e, per esprimere questo concetto in modo meno retorico, ho usato una espressione inglese, che è anche un gioco di parole: Teaching is a work of heart, cioè, insegnare è un lavoro di cuore, ma è anche un’opera d’arte. E anche quello degli studenti è il mestiere più bello del mondo, perché apprendere significa cambiare, crescere, diventare una persona nuova…. In questo senso, auguro a tutti gli studenti del Salvatorelli Moneta di rimanere studenti per tutta la vita.
Michela Boccali