Un diario facilita l’impegno, abitua alla routine, ci cura; it helps us keep track.
L’idea è quella di tenere un diario, insieme, per raccontare i nostri sentimenti, la nostra rabbia, il nostro dolore, i nostri momenti difficili, ma anche le nostre idee, le nostre reazioni, la nostra pazienza, i nostri sogni, la nostra speranza. Condividere un diario, per scrivere, disegnare, annotare, scarabocchiare. Per prendere le distanze rimanendo uniti!!! Tenere un diario per rileggerlo tra un po' di tempo, quando tutto sarà finito!!
Ognuno a modo suo!!!
Solo se il sole tramonta potrà di nuovo ritornare a splendere
Headinclouds
Questa è la storia di una goccia d’acqua, il suo nome è Gocciolina
Gocciolina vive nel mare
Il sole scalda il mare e Gocciolina sale leggera nel cielo
Viaggio
per il paese
col pullman
acceso
non sono
più teso
ma sono
disteso
intanto
mi godo
puntate
aspettate
di serie
spericolate
in giornate
inaspettate
l'emozione
forte
che gioca
la sorte
che drizza
i capelli
che costruisce
i castelli
che crea
i duelli
che punta
lontano
che viaggia
in aeroplano
e più
non si controlla
ti incanta
ti scrolla
ti addenta
sul duro
col frastuono
suo puro
di trepidazione
forte
di sfide
tentate
sensazioni
provate.
A.B.
gocciolina incontra altre goccioline e insieme formano le nuvole
Le goccioline fanno un nuvolone e poi piove
Gocciolina ritorna nel mare
L.R.
Un tempo in un regno lontano sopra il Monte Leone, vivevano la famiglia Tevere e quella Nestore. La casata Tevere era molto ricca e da molte generazioni governava gran parte dell’Umbria, invece, la famiglia Nestore era una famiglia di contadini. Un bel giorno i signori Tevere ebbero una splendida figlia che chiamarono Notte. Due settimane dopo dopo nacque Tramonto, il primogenito della famiglia Nestore. Fin da piccoli i due erano molto legati ma sempre separati dal volere dei propri genitori che non andavano per niente d’accordo. I ragazzi decisero di incontrarsi di nascosto dalle famiglie e l’unico momento della giornata in cui si potevano vedere era al calar del sole. Ogni sera i giovani si parlavano per scambiarsi alcuni segreti, man mano che passavano i giorni rafforzavano il loro rapporto. Il 14 Febbraio il giorno di San Valentino i loro genitori li scoprirono, la famiglia Tevere, piena di rabbia, decise di portare la figlia Notte nella loro città natale ovvero il Monte Fumaiolo, lontano dal Monte Leone. I due giovani non poterono nemmeno salutarsi. Sentendo la mancanza l’uno dell’altra iniziarono a disperarsi e a piangere tutto il tempo. Dalle loro lacrime nacquero due veri e propri fiumi. Entrambi per la tristezza smisero di parlare con i loro genitori e dopo qualche giorno si abbandonarono seguendo il corso delle loro lacrime. I loro corpi si dissolsero ma le loro anime continuarono a cercarsi. Finalmente riuscirono a ritrovarsi realizzando così il loro più grande sogno, ovvero quello di continuare a stare insieme. I genitori, che vennero a conoscenza di quanto accaduto, si pentirono di non aver permesso loro di frequentarsi e decisero di dare i propri cognomi ai fiumi che si erano originati dalle lacrime dei loro figli versate per amore.
S. C., G. P., M. B., C. R., E. T..
In questo momento così strano per tutti la casa è diventata il luogo di rifugio in cui ci siamo “nascosti” dal coronavirus. La mia casa non è grande e in quarantena ho scoperto che questo è un bene… ci vuole meno per pulirla!
A parte gli scherzi, credo davvero che curare la casa sia importante. Ho riscoperto tantissime cose, rivivendo vicende del passato che ormai stavano per finire nel dimenticatoio e, come una reazione a catena, sono riaffiorati ricordi. Mi ritrovo a pensare: -Ma io ero così??- o quando ritrovo i vecchi diari segreti: -Ma guarda quanto ero sciocca mi arrabbiavo per certe cose! - oppure: -Ma sì mi ricordo! - Certi ricordi se non vengono rispolverati si ammuffiscono!!!
Allora mi viene da pensare quello che sarebbe potuto succedere se non avessi incontrato, conosciuto, scoperto, vissuto delle persone e delle cose. Sembra strano, ma alcune cose viste dalle foto sono completamente diverse, magari io le guardo con degli occhi diversi…… In questi giorni infatti sto cercando di riscoprire la meraviglia, quella vera che fa comparire le stelline negli occhi.
Sto cercando di mantenere la “positività”(non al virus naturalmente) più alta possibile, cosa non facile di questi tempi, ma tentar non nuoce. All’inizio di questa quarantena ascoltavo costantemente il telegiornale, ero ossessionata…. Adesso sinceramente lo faccio con meno frequenza, perché ogni telegiornale è una pugnalata: i morti, l’economia che va a picco, ….. Se stai cenando ogni tanto il boccone non riesce ad andare giù, poverino si blocca, perché le parole che sente sono talmente infuocate e secche che non riesce a proseguire, come un animaletto nel deserto che si scotta i piedi; poi però sente anche delle parole di conforto (che in questo momento servono molto) del tipo: - Rimaniamo distanti oggi per riabbracciarci domani! - A questo punto l'animaletto trova una fune nel cielo e ci si attacca, così non si brucia più e il boccone riesce a scendere.
Stare a casa, inoltre, se ci pensiamo, non è la punizione peggiore che ci poteva capitare: in fondo la casa è la casa! In questi giorni sto leggendo e scrivendo molto, specialmente lettere… Eh sì, mi sto tenendo in contatto con le mie migliori amiche per via epistolare. Oltre a fare i compiti, disegno, leggo, scrivo e dipingo e ogni volta che ne ho l’occasione (praticamente sempre) mi dedico al mio amato pianoforte … senza di esso non so davvero come potrebbe essere la quarantena!!! Qualche giorno fa, mentre suonavo mi sono accorta che fuori stava diluviando, e mi sono resa conto che, pur essendone il periodo, la primavera non è ancora arrivata… Sarei voluta uscire a bagnarmi come le piantine davanti casa mia ma purtroppo il coronavirus mi impedisce di poterlo fare. Caro coronavirus, spero che tu sparisca presto come le zanzare a ottobre!!!
Ovviamente i miei quadri non sono come quelli di Van Gogh, ma ogni volta sono soddisfatta del mio lavoro e al contrario, se quello che ho “creato” non mi piace, cerco di fare del mio meglio per migliorarlo ed ottenere così il risultato a cui ambivo. Mi sto accorgendo che alcuni libri sono rilegati in modo grossolano o addirittura in plastica e, anche se è vero che un libro non si giudica dalla copertina, pure questo è un ottimo passatempo.
Provare per credere ... A A
da quando un nuovo e letale virus, cioè il Coronavirus, noto anche come Covid-19, è arrivato all’improvviso nelle nostre case, come un fulmine a ciel sereno e ha interrotto il quieto vivere di tutti noi, colpendo indistintamente sia giovani che anziani. In poco tempo questo virus ha causato molti contagi e purtroppo anche morti, diventando una vera e propria pandemia.
Di fronte ad esso siamo disarmati, perché fino ad oggi non esiste al mondo un vaccino che possa contrastarlo. L’unico mezzo che abbiamo a disposizione per poterlo annientare è quello di rispettare tutti i divieti che ci sono stati imposti dalle autorità. Tra questi, c’è il divieto di non uscire di casa, se non per validi motivi, cioè per la salute, per comprare beni di prima necessità e per alcuni tipi di lavoro. Ogni giorno, in televisione, sulla radio, nei telefoni, l’imperativo è: “RESTATE A CASA”.
All’inizio, quando ho saputo che non sarei più potuto uscire né per andare a scuola, né per andare agli allenamenti, né per incontrare gli amici, né per fare un giro con i miei genitori e né per andare dai nonni, come di solito facevo, mi è crollato il mondo addosso!!! I primi giorni mi sono sentito come un leone in gabbia, anche perché questo male è capitato proprio nella fase della mia vita quando tutto è spensieratezza, divertimento e quando, fino a quel maledetto giorno, ogni occasione era buona per stare fuori casa. Quindi, la casa, per me era mancanza di libertà, noia.
Poi, con il passare dei giorni, consapevole di cosa stesse realmente accadendo e della gravità della situazione, la mia considerazione della casa è completamente cambiata. Adesso per me la casa è un rifugio, una protezione da tutto quello che sta accadendo al di fuori. Non ha più solo un significato di luogo fisico, ma è soprattutto un luogo affettivo. In questa situazione la casa mi dà la sicurezza che niente e nessuno potrà farmi del male. Quando sarà tutto finito, spero il più presto possibile, e potrò uscire di nuovo da casa, avrò di sicuro paura perché non mi sentirò più protetto e mi ci vorrà del tempo per abituarmi.
I primi giorni di isolamento li ho vissuti come una vacanza, perché ancora non mi rendevo conto della gravità della situazione. Ero felice, perché stare a casa significava non dover fare i compiti e le interrogazioni e la mattina avrei potuto dormire di più. L’unica cosa che mi dispiaceva era quella di non poter andare agli allenamenti ed incontrare i miei amici. Poi, quando mi sono reso conto che la situazione era molto grave, questa iniziale felicità ed entusiasmo sono svaniti e hanno lasciato il posto alla paura e al dolore.
Vivo con la paura ed ho il terrore che possa succedere qualcosa a me e alla mia famiglia. Provo dolore nel sentire ogni giorno che questo virus sta causando molti contagiati e morti, accompagnati per fortuna anche da guariti. Provo dolore nel vedere che le persone muoiono sole negli ospedali, senza che nessun familiare possa stargli vicino. Non dimenticherò mai l’immagine, che finora mi ha toccato di più, delle jeep dell’esercito che sfilavano per le strade di Bergamo, con dentro le bare, per portarle in altre regioni, perché lì non c’era più posto per accoglierle. E’ stata una cosa straziante, perché quelle persone, oltre a morire da sole, non hanno potuto ricevere neanche un addio dai loro cari.
Accanto alla paura, però, c’è anche la speranza che tutto questo possa finire al più presto. Io sto rispettando tutto quello che ci è stato chiesto di fare e spero che anche gli altri facciano come me e siano responsabili, perché così possiamo sconfiggere questo male. Durante questi lunghi e drammatici giorni di isolamento, ho iniziato ad interrogarmi e a riflettere sui valori che contano veramente. Le cose materiali sono importanti, almeno alla mia età, ma non tanto quanto gli affetti, la salute. Ho riscoperto la bellezza delle piccole cose e la preziosità di esse, come confrontarsi con i genitori, che prima cercavo sempre di evitare, guardare con loro un film.
Inoltre, ho ripreso attività che mi piaceva fare da piccolo, come cucinare e giocare con i giochi da tavola. Ho riscoperto vecchie passioni ed ho iniziato a riflettere su quello che mi piacerebbe fare da grande. Questa situazione, che ci è toccato involontariamente di vivere, mi ha fatto crescere prima del tempo e mi ha fatto capire che nella vita non c’è solo il bene ma anche tanto male, ed è proprio in queste situazioni che bisogna stare tutti uniti e dare il meglio di noi.
L B
In questi giorni la casa è l’unico posto in cui puoi stare. Devi rimanere dentro tutto il giorno, senza uscire, se non per motivi di necessità. Per me è difficile, lo devo ammettere, anche perché sono nella fase dell’adolescenza e sicuramente l’ultima cosa che un adolescente vuole è rimanere a casa, soprattutto il weekend.
La casa per me ha sempre avuto il significato di sicurezza e felicità e anche ora lo è. I giorni in isolamento sono brutti perché non si possono vedere gli amici, non si può uscire, non si può andare a scuola e quindi non si vedono neanche i compagni di classe. Un po’ noiosi, li definirei così i giorni che sto trascorrendo a casa. Anche se non mi annoio sempre, certe volte gioco, oppure faccio le videochiamate con gli amici per stare insieme anche se non siamo vicini, e ne approfitto anche per fare un po’ di ginnastica. Io, come tutti, non vedo l’ora che tutto questo finisca!!!
Aspetto con ansia il momento in cui ci diranno che possiamo uscire di nuovo, che tutto si riaprirà: negozi, bar, ristoranti, discoteche, scuole, tutto. Aspetto il momento in cui potrò rivedere e abbracciare forte i miei amici e amiche, soprattutto i più importanti, che mi mancano molto. Ma fino ad allora starò a casa per il bene mio, dei miei cari e di tutti gli altri.
Io non mi lamento neanche molto perché alla fine in casa non mi manca niente. A volte penso a chi la casa non ce l'ha; oppure a chi dentro casa non ci vuole e non ci può stare, magari perché subisce violenze e l’unico modo per scappare è uscire da quell’inferno; a chi ha una famiglia ma abita in una stanza, o anche a chi è senza lavoro, e non riesce a sfamare la propria famiglia. Ecco, se penso a queste persone, mi rendo conto che noi siamo fortunati ad avere un tetto sotto cui stare e dormire serenamente, a stare al caldo, a ricevere affetto da chi ci vuole bene. Quindi sinceramente, se io devo stare a casa per il Coronavirus, ci sto punto e basta; sicuramente è più divertente andare a scuola e uscire con gli amici, ma se per tornare alla normalità devo fare dei sacrifici, che non sono poi così tragici, li faccio. Poi con questo isolamento, io e mio fratello siamo diventati degli chef e mamma e papà i giudici, un pò come Masterchef.
Io in tutto questo trovo anche un lato positivo, l’ambiente. L’ambiente questi giorni è molto più pulito, visto che l’uomo sta a casa e non lo danneggia: per esempio a Venezia i canali sono limpidi e i pesci sono tornati a nuotare. L’inquinamento nel mondo è calato e ci sono anche città in cui gli animali stanno tornando ad abitare. Spero tanto che i contagi diminuiranno e che si potrà uscire al più presto… Anche se niente sarà più come prima, io so che ce la faremo tutti insieme.
N B
Una sera a casa Bianchi la mamma stava cucinando il riso per la cena mentre Sofia era stesa sul divano a guardare la TV che all’improvviso mandò in onda uno spettacolo comico che la fece scoppiare a ridere.
Entrò nella stanza anche Samuele che disse a sua sorella con fare fintamente preoccupato “Hai un attacco di riso? Vuoi che ti cerchi un polmone di riserva o credi di riuscire a mantenerli entrambi nella tua cassa toracica?” Sofia era un po’confusa, e chiese alla madre:” Mamma il riso è ancora tutto nella pentola vero?” La mamma che lo stava mettendo a bollire proprio in quel momento ne lasciò cadere qualche chicco e per sdrammatizzare, indicando il disastro sul pavimento se ne uscì con “No, sta andando ad attaccare il pavimento…” Sofia a quel punto era molto preoccupata e pensò “Ma Samuele avrà detto la verità? Il riso mi può far sparire i polmoni?” e tutta preoccupata giurò a se stessa che quella sera non ne avrebbe mangiato neanche un chicco!
Poi tornò papà e la famiglia si sedette per mangiare il buon riso al sugo che la mamma aveva preparato, Sofia non toccò neanche un chicco e la mamma le chiese il motivo:” Mamma, Samuele mi ha detto che il riso mi può attaccare e far sputare via i polmoni!” La mamma dopo questa si mise a ridere a crepapelle e Sofia pensò: “Ecco lei ha mangiato il riso e ora non avrà più i suoi polmoni”. Poi la mamma le spiegò che “avere un attacco di riso” voleva dire ridere molto e che di certo Samuele intendeva che da quanto la sorella rideva sembrava che stesse per sputare anche i polmoni.
E fu così che a “soli” 5 anni Sofia imparò una cosa importante: il riso non uccide nessuno!
B.L.
Era un giorno di dicembre e la signora Veronica stava preparando una bella torta, ma si accorse di aver finito il sale nella dispensa. Prese la borsetta, si infilò il cappotto e di corsa uscì di casa per andare a comprare il sale, quando ad un certo punto, su una vetrina di un negozio, vide la scritta “SALE” appesa ad un manichino. Veronica, presa dai suoi pensieri, entrò e si mise a cercare il sale in tutto il negozio, ma trovava solo vestiti. Ad un certo punto vide delle scale e pensò che il “sale” che lei cercava fosse al piano superiore, così decise di salire le scale, ma anche di sopra trovò vestiti su vestiti. Non sapendo più cosa fare Veronica chiese informazioni ad una commessa che non afferrò al volo le intenzioni della signora, così le rispiegò tutto, dicendole che le serviva del sale per la torta e che, dato che in vetrina aveva visto una scritta enorme “SALE”, aveva pensato di venirlo a cercare lì. La commessa, trattenendo le risate che avrebbe voluto farsi in quel momento, spiegò alla signora Veronica che SALE in inglese significa saldi e non sale, come lei pensava. La signora se ne andò con un’ aria stupita e pensò che forse anche lei aveva bisogno di un po’ di sale in zucca!!!!
L.L.
Stiamo vivendo una vera e propria emergenza legata alla contagiosità e alla diffusione, purtroppo oramai in tutto il mondo, del coronavirus, o covid19 che dir si voglia. Seppure i più esperti stiano parlando dell' impatto devastante a livello economico e sociale per moltissimi stati e regioni, come la difficoltà più grande da superare nei prossimi mesi, io credo invece che si stia dimenticando che tutte quelle cifre combinate sui nostri schermi, che ogni singolo giorno il capo della protezione civile, il povero Borrelli, sta continuando a dare, sono e rimangono persone che perdono la propria vita: uomini e donne proprio come me, che a causa delle misure restrittive non potranno nemmeno essere pianti degnamente dai propri cari. Mai avrei creduto che la vita di un individuo si potesse ridurre ad un'importanza pari a quella di un semplice numero. Purtroppo questa ad oggi è la realtà e, seppur i dati di questi ultimi giorni siano leggermente incoraggianti, la conta dei deceduti prosegue inesorabile nella quotidianità.
Sicuramente è perché ho avuto un lutto importante nella mia breve esistenza, ma non riesco a darmi pace per ogni singola cifra che, sommata alla altre, compone quel maledetto numero; so cosa significa vedere la morte di fronte agli occhi e mi spiace davvero con tutto il cuore che un'immagine così cruda sia così attuale. Mi immagino, siccome le ho vissute anche io, le sensazioni e le emozioni di chi ha visto i propri cari, i propri affetti più grandi, andarsene senza poter fare nulla, impotenti di fronte alla brutalità di una morte troppo rapida per essere compresa. Anche il pianto in questi istanti sembra inutile, credetemi.
Siamo limitati da tante settimane ormai nelle nostre abitazioni, ma abbiamo davvero il diritto di lamentarci? No, io non credo proprio. C'è chi si sta battendo con tutte le proprie forze per fronteggiare enormi problemi; ragazzi e ragazze poco più grandi di noi che ogni singolo minuto si ritrovano faccia a faccia con la paura e la preoccupazione semplicemente perché sono medici, infermieri o addirittura volontari.
Noi, invece che scrivere post su quanto e come ci stiamo annoiando in queste giornate tremendamente lunghe e pesanti, dovremmo sostenere uniti chi sta letteralmente mettendo in pericolo la propria pelle per salvarne tante altre. Ce lo stanno dimostrando loro che insieme, ma veramente e convintamente tutti insieme, si può fare e produrre qualcosa di straordinario. Serve semplicemente che ognuno faccia il proprio e, se non ce ne siamo accorti, il nostro unico dovere è quello di rimanere in casa; in silenzio aggiungerei, se non altro per rispetto di chi è costretto lì fuori, in un ambiente che pare sempre più quello di una trincea.
Quante volte abbiamo sentito la frase "l'unione fa la forza" e altrettante abbiamo risposto che quella sarebbe stata la citazione che ci saremmo portati dietro per sempre. Ecco, questo è il momento in cui dobbiamo applicarla. Anche il Papa ce lo ha ripetuto, soli non siamo niente e nessuno, ma semplicemente delle minuscole creature impaurite e smarrite. Eppure c'è chi l'aveva intuita l'importanza di amare il prossimo come si ama se stessi ed è ancor più strano che l'uomo che predicava tali parole sia poi finito in croce, con una morte impossibile da comprendere per molti ancora oggi.
Abbiamo la possibilità di amare il prossimo, solamente restando sopra il divano del salotto davanti alla tv. Facciamolo per favore, tutti insieme per una volta uniti.
Per fortuna c'è chi sta capendo l'importanza di rispettare queste limitazioni e già si è mosso concretamente per sostenere ospedali e terapie intensive. Facciamolo, vi prego, e dimostriamo una volta per tutti che l'Italia e noi italiani ci siamo, e siamo un popolo compatto e che ci aiutiamo a vicenda, tifando come matti per la vittoria del nostro Paese e dei nostri uomini migliori contro questo nemico, anche per porre fine a quelle stupide dicerie di chi sostiene che siamo coesi come un'unica enorme squadra unicamente in occasione delle competizioni sportive.
Per battere nuovamente Francesi e Tedeschi ci sarà tempo; il covid e i suoi malati purtroppo non possono attendere più di tanto. Non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui ci sarà la certezza di aver vinto anche questa battaglia. Organizzeremo la festa più grande di tutti i tempi e lo faremo ancora una volta per ribadire la bellezza e la fortuna di essere italiani.
FM19
05/03/2020
Sono appena tornato dall'allenamento di calcio dove ho saputo che la scuola rimarrà chiusa almeno fino al 4 aprile.
Non so perché, ma non riesco ad essere contento. Mi tornano alla mente le immagini che ho visto un po' di tempo fa in televisione: facevano vedere la città di Wuhan, in Cina, completamente deserta. Tutti erano chiusi in casa a causa di questo virus respiratorio che può dare febbre e tosse fino alla polmonite e che sta uccidendo tante persone
Ho paura che diventerà, anche qui da noi, una cosa seria.
Ciao, tuo Paulo Bruno Exequiel
Caro diario, 07/03/2020
da oggi anche la mamma resterà a casa a lavorare. Hanno chiuso tutti gli uffici e lei dovrà lavorare da casa. Si chiama "smart working".
Il papà, invece, che lavora in un magazzino di medicinali, non può fermarsi.
Intanto anche la scuola va avanti: ieri il professore di italiano ci ha scritto una lettera con cui ci ha spiegato come continueranno le lezioni, le piattaforme che utilizzeremo e che dobbiamo essere seri e non dobbiamo farci prendere dall'ansia e dalla paura.
Ciao, tuo Paulo Bruno Exequiel
Caro diario, 11/03/2020
oggi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiuso tutto il Paese. Si può uscire solo per fare la spesa.
In Lombardia i morti sono tantissimi e penso proprio che la situazione si stia complicando.
Per fortuna c'è la tecnologia che ci aiuta.
Rivedere i miei compagni e i professori con le videolezioni è stato un piacere, anche se ho tanti compiti da fare. Ancora non sono riuscito a rivedere i nonni...loro non sono tanto tecnologici. Un po' mi mancano anche perché ci andavo praticamente tutti i giorni.
Ciao, tuo Paulo Bruno Exequiel
Caro diario, 02/04/2020
è quasi un mese che stiamo chiusi in casa.
Le mie abitudini sono cambiate molto: prima di questa quarantena trascorrevo la maggior parte del tempo libero fuori casa con gli amici, mentre adesso li vedo solo durante le videolezioni o sulla PlayStation. Chissà come riprenderà la vita dopo questa emergenza? Dovremo restare distanti e indossare la mascherina per sempre?
Speriamo di no! Non vedo l'ora di dire "è andato tutto bene!"
A presto, tuo Paolo Bruno Exequiel