Un diario facilita l’impegno, abitua alla routine, ci cura; it helps us keep track.
L’idea è quella di tenere un diario, insieme, per raccontare i nostri sentimenti, la nostra rabbia, il nostro dolore, i nostri momenti difficili, ma anche le nostre idee, le nostre reazioni, la nostra pazienza, i nostri sogni, la nostra speranza. Condividere un diario, per scrivere, disegnare, annotare, scarabocchiare. Per prendere le distanze rimanendo uniti!!! Tenere un diario per rileggerlo tra un po' di tempo, quando tutto sarà finito!!
Ognuno a modo suo!!!
UNA PUNIZIONE DALL’OLIMPO
Zeus era stanco delle continue guerre, della poca attenzione che gli uomini rivolgevano ai loro cari e della distruzione della natura per costruirci sopra strade, fabbriche, palazzi. Perciò voleva dare una lezione agli umani, ma, non sapendo come farlo, organizzò una riunione con tutti gli dèi. Apollo propose di far vegliare il Sole sulla terra ininterrottamente, di giorno e di notte, così da dare un tormento continuo agli uomini sulla terra, con caldo e luce forte. Ma Zeus disse che sarebbe stato inutile perché gli umani si erano portati avanti e avevano inventato le cosiddette “serrande” che proibivano alla luce di entrare. Allora Era disse: “Mio dolce e adorato marito, se facessimo piovere di nuovo come al tempo di Noè?”. Allora Zeus rispose: “Mia cara, purtroppo non è possibile, perché in quest’epoca sono cambiate troppe cose e non c’è più nessun uomo con virtù simili a quelle di Noè, capisci mia adorata?”. Era rispose: “Comprendo la tua sfiducia, mio caro”. Allora gli dèi, non sapendo come fare e non riuscendo a trovare una soluzione, entrarono nel panico e si scatenò un gran caos. Al convivio c’era anche Ade, il dio del regno dell’Oltretomba, ed iniziò ad urlare: “BASTA!” E tutti gli dèi si zittirono così egli poté dire: “E se gli mandassimo una malattia? Certo, costerà agli umani molte vittime e saranno costretti a rifugiarsi nelle loro case e a stare lontani dai loro cari, perché soltanto restando isolati, riusciranno a scampare alla morte. Però, in questo modo potranno riflettere sui loro errori e, quando finirà, finalmente potranno riabbracciare i loro familiari e godersi tutta la natura che prima avrebbero voluto distruggere. Gli altri ci pensarono un po’ prima di decidere, perché d'altronde la proposta proveniva da Ade, che era pur sempre il dio del Regno dei Morti. Alla fine, però, si convinsero. Ade, così, si mise al lavoro: prese i DNA di diversi animali e li mischiò, ci fuse all’interno un pezzo della corona di Zeus e lo chiamò: “Coronavirus”, poi gli scienziati umani lo ribattezzarono “Covid19”. E fu così che si scatenò il “Coronavirus” o Covid-19.
(M. M.)
RICORDI DI QUARANTENA... (marzo 2020)
Parto col dire che la mia vita quotidiana era frenetica, avevo poco tempo per me e per la mia famiglia. Questo stato di continua “fretta” per me non era stressante perché facevo le cose che mi piacevano: la ginnastica artistica e la musica. Ora, essendo costretta a stare chiusa in casa 24 ore su 24, mi trovo a vivere una sensazione piuttosto strana ed insolita. Ci sono varie cose che mi mancano: una passeggiata fuori con i miei amici, lo sport, perché, anche se continuo a praticarlo in casa, non è la stessa cosa, anche la scuola, e soprattutto i compagni, in particolare M., anche se ci videochiamiamo almeno tre ore tutti i giorni. Vivo con i miei genitori e con i miei nonni materni, o meglio, mia nonna è in ospedale e in questo periodo così buio non la posso nemmeno andare a trovare e non vedo l’ora che tutto finisca per rivederla. Penso però che questa brutta situazione ci faccia crescere per vari aspetti: innanzitutto perché ci sta facendo capire quanto siano importanti le piccole cose come una semplice passeggiata o un abbraccio. Poi ci stiamo rendendo conto di come noi persone siamo superficiali e riteniamo che tutto sia scontato, anche se, in realtà, nulla lo è. Infatti, durante il giorno non facevamo altro che lamentarci in continuazione, ora invece ci rendiamo conto di quanto ci manchi proprio quel tutto di cui ci lamentavamo: capiamo il valore di una cosa solo quando ci viene sottratta. Nonostante ciò, in questa quarantena ho ritrovato tantissime attività da fare in casa. Ad esempio, sono molto contenta di poter leggere, non solo le venti pagine al giorno, come nelle giornate normali, ma anche cinquanta o addirittura cento pagine. Ad una certa ora mi viene fame perché sono abituata a fare merenda, spesso decido di preparami un frullato alla banana e, dopo aver distrutto la cucina, chiamo la mia amica e parliamo di cose apparentemente inutili. Dopo cena solitamente vedo un film: il lunedì e il martedì vedo Harry Potter, gli altri giorni vedo quello che capita, oppure mi chiudo in camera e guardo video. Se mia mamma ha voglia, giochiamo a Monopoly oppure a qualche gioco in scatola. l primi giorni di quarantena erano brutti perché mi annoiavo, ma ora che scrivo le cose da fare in una lista giornaliera mi risulta più facile fare tutto. Poi, se ci sono belle giornate, esco a fare il pic-nic in giardino giocando con tutti i miei animali.
Queste giornate non sono poi così male, ma comunque preferisco la vecchia quotidianità, anche se le riflessioni che mi ha spinto a fare questa esperienza le ricorderò per tutta la vita.
(G. Z.)
IL DEMONE COVID-19
Nella lontana Cina imperiale, al tempo dell’imperatore Mushu, esisteva un demone di nome Covid-19 che aveva le sembianze di una volpe con nove code e ogni volta che si manifestava nei villaggi degli uomini, milioni di persone morivano per colpa del virus che esso lanciava, per devastare i popoli e divorare tutto ciò che trovava. Un giorno, un giovane sacerdote di nome Inuyasha, dotato del potere di controllare i demoni grazie alla sacra pietra dei quattro spiriti, riuscì a catturarlo dopo una lunga lotta, mettendolo in catene e costringendolo ad un sonno eterno. Prima di addormentarsi, il demone scatenò una maledizione sugli uomini, dicendo che si sarebbe vendicato al suo risveglio. Rimase in quello stato per migliaia di anni, fino all’anno 2020 d.c., l’era della tecnologia e della realtà virtuale. Infatti, grazie alle onde WI-FI, le catene si spezzarono e Covid-19 si liberò, indebolito dal lungo sonno ma pronto a vendicarsi. Subito si accorse che i suoi poteri non erano più quelli di un tempo e che anche l’umanità non era più la stessa. Gli uomini vivevano in solitudine, schiavi delle moderne tecnologie e delle nuove forme di comunicazione telematica. Stavano tutto il giorno connessi a cellulari, pc, tablet, sia al lavoro che nel tempo libero, perdendo l’abitudine al contatto umano in carne ed ossa. Sembravano tutti delle macchine prive di sentimento, non esisteva più né odio né amore ma, soprattutto, non esisteva più l’amicizia. Il demone si rattristò nel vedere questi uomini così egoisti che si occupavano solo dei loro affari e del loro mondo virtuale, senza più sentimenti né contatti umani, perciò lanciò il suo virus per fermarli, ma soprattutto per far capire loro che la moderna tecnologia li stava rendendo dipendenti, schiavi e soli. Ancora oggi il suo virus miete vittime, ma gli uomini hanno imparato a combatterlo vivendo in semplicità, senza abusare della tecnologia, ma soprattutto hanno imparato a lottare insieme per resistere e sopravvivere in un mondo più autentico e meno virtuale.
(C. C.)
RICORDI DI QUARANTENA... (marzo 2020)
Spesso ho sentito dire alle persone che le cose cambiano: le persone, gli oggetti, il tempo, tutto cambia. Fino a qualche tempo fa non avevo mai compreso appieno ciò che questo volesse dire, ma ora sono sicura di esserci riuscita, e non credo di essere l’unica.
Era un normale mercoledì mattina, come al solito mi ero svegliata presto, con il pensiero di dover affrontare una faticosa giornata scolastica, anche se ormai diventata di routine.
Da un po’ di tempo mi faceva male la gola, nulla che una giusta dose di Nurofen non potesse curare, ma dopo aver partecipato alla lezione di inglese della prima ora e poi a quella di epica, durante l’ora di musica mi assalì un insopportabile picco di tosse, così telefonai e me ne andai. Per prima cosa passammo in farmacia a prendere dei medicinali per la mia gola. Restai in macchina per la fila che c’era là dentro, perché l’emergenza da nuovo Coronavirus, il cui nome tecnico è Covid 19, stava già dilagando: me ne stavo lì, del tutto ignara che nel giro di poco tempo sarei piombata in un mondo che credevo inesistente. Infatti, tornata a casa della mia nonna, come una frecciata, arrivò quella notizia che sconvolse tutti: al telegiornale, spararono il comunicato come fosse una bomba: scuole chiuse fino al 15 marzo. Ma subito dopo se la rimangiarono, in quanto non avevano nulla di ancora confermato.
Il mio primo pensiero fu di gioia: non sarei più andata a scuola! Sarei rimasta a dormire fino a tardi sul mio morbido letto e avrei fatto i compiti, ma niente altro, nessuna preoccupazione in più. Poi mi feci prendere dallo sconforto: che avrei fatto tutto il giorno? Con la chiusura delle scuole era inevitabile la conseguente sospensione degli allenamenti e delle lezioni di musica. Infine, mi feci prendere dall’angoscia vera e propria: se hanno chiuso le scuole o comunque hanno valutato questa ipotesi, l’epidemia da Coronavirus doveva essere davvero grave!
Per una impegnata come me, sempre china sui libri a fare i compiti, o in completo da pallavolo a giocare una partita, o a godermi un allenamento con le mie compagne di under- 13, o a suonare con il flauto parti più o meno difficili, la possibilità di avere, come desideravo da molto, un po’ di tempo libero era un sogno che si stava avverando; non pensavo che ce ne sarebbe stato troppo, e che col tempo avrei rimpianto la vita movimentata di prima. Quel pomeriggio avevo una partita, perciò non ebbi il tempo di pensarci su, ma la giornata successiva non fu molto emozionante come mi immaginavo: mi svegliai molto tardi, da sola a casa con i miei fratellini in quanto mio padre si trovava al lavoro a Passignano, mia madre nel suo ufficio ad Ammeto e mia nonna non era disponibile al momento. Come una giornata di vacanza: TV, videogiochi, lettura…. “Il problema”, come mi disse papà qualche giorno dopo, “E’ che non era vacanza”. Intanto al Tg sentivo solo cattive notizie, ma cercavo di pensare solo ai guariti, che aumentavano ogni giorno insieme, però, alla curva dei malati e dei morti.
Ad un certo punto mi sono soffermata a pensare ad una sola parola: perché? Per me è fondamentale che tutto abbia un senso e, a volte, riesco a trovarlo, ma ora sono davvero in difficoltà.
Intanto i giorni passavano, passò anche il 15 marzo, ma del ritorno a scuola nessuna traccia: Conte, con il suo decreto, aveva tolto ogni possibilità fino al tre aprile.
Ho iniziato a prendere confidenza con una nuova didattica, completamente diversa da quella che era il mio punto di riferimento prima: si chiama didattica a distanza e consiste nel fare lezione attraverso due metodi di studio, di cui non sapevo l’esistenza. Il primo è una piattaforma per sostituire l’aula con una video conferenza, Meet, mentre l’altro è Google classroom, dove si possono caricare compiti da assegnare e, per gli alunni, da riconsegnare entro la data di scadenza. Oggi mi sono più o meno abituata a questa nuova normalità: ogni mattina mi sveglio in base alla video lezione del giorno; una volta finite, faccio i compiti in digitale, poi vado a pranzo. Successivamente guardo un po’ di TV, soprattutto con Disney +, una piattaforma di programmi che sembra non avere fine!
Prima di questa esperienza, non usavo per niente il computer, ma ora sono migliorata nella velocità con cui scrivo, considerando che prima ci mettevo trenta secondi solo per trovare una lettera!
Vorrei concludere dicendo che da questa esperienza ho imparato soprattutto a godermi il bello della vita, ad osservare tutto quello che prima avevo solo visto distrattamente e, quando tutto questo sarà finito, spero di essere una persona migliore, rinata insieme ad altre da questo Coronavirus che ha messo in discussione il mondo così come lo avevamo trasformato noi esseri umani.
(Letteralmente, l’inquinamento da quando è iniziata questa esperienza soprattutto in Cina è molto diminuito!) Mi mancano tutte le persone che avevo vicino, davvero tanto.
(E. N.)
RICORDI DI QUARANTENA: LETTERA AL COVID-19
Caro Covid-19,
abbiamo afferrato il concetto che ci vuoi trasmettere, ossia che soltanto quando si perde ciò che di più caro abbiamo se ne capisce realmente il valore. Però, perché hai dovuto infierire con tutte queste vittime e tutte queste persone malate? Era necessario, per arrivare al tuo scopo, essere così spregevole?
In questo momento stai mettendo a dura prova anche la nostra psiche e noi soffriamo. Dal quattro marzo i bambini e i ragazzi non possono più andare a scuola, gli anziani non possono più uscire a fare una passeggiata salutare perché sono le persone che corrono più rischi. Le persone che lavorano sono costrette a rimanere in casa.
I medici e gli infermieri, poi, sono i soldati di questa guerra che combattono contro il tempo e contro il tuo attacco e a volte ci rimettono la vita per curare i malati.
Per fortuna, da quando sei comparso, non scoppiano altre guerre nel mondo, ed altre guerre sono in tregua, perché, in questo periodo così tragico, purtroppo tu sei la nostra “guerra” attuale.
Anche la mia vita, quella della mia famiglia e dei miei amici è cambiata molto: io non posso più uscire per andare a scuola, o fuori con gli amici, in giro in bicicletta, ad allenarmi a basket.
Ora sto tutto il giorno in casa con i miei familiari. Ogni tanto ci sono delle discussioni, soprattutto con mio fratello, mentre, per fortuna, mia sorella mi organizza dei piani di allenamento. In alcuni momenti suono il pianoforte a quattro mani con mio fratello, quando non litighiamo, e, devo ammettere, che stiamo diventando veramente orecchiabili. Le lezioni in classe sono ormai un ricordo passato e mi ritornano in mente come racconti di un tempo molto lontano. Le lezioni online a volte sono molto piacevoli, altre volte piene di problemi tecnici che fanno passare la voglia di partecipare. Che dire poi di quando non ho un computer a disposizione, perché serve a mio fratello o a mia madre? ...È un vero guaio. Malgrado tutto, il tuo intervento ha fatto sì che diventassi più bravo con i dispositivi tecnologici (e anche molto più forte con la Playstation!!).
In questo momento così difficile la maggior parte delle persone si è unita per lottare contro di te, purtroppo la tua forza ci sta mettendo a dura prova e avremo grosse ripercussioni nel nostro futuro sia demografico, che economico e nella nostra libertà di vivere la vita.
Prima del tuo arrivo, tutti noi pensavamo di essere padroni della nostra esistenza e di averne il controllo totale, ma tu ci hai fatto capire che purtroppo alcuni eventi inevitabili possono cambiare drasticamente le nostre abitudini anche nostro malgrado.
La nostra solidarietà e la nostra volontà ci aiuterà a trovare una cura che risanerà le persone malate e le ferite che ci hai procurato, ma le cicatrici rimarranno comunque.
Sicuramente ci vorrà del tempo per tornare alla vita normale, però non sei stato solo tanto negativo, ma ci hai permesso di capire una cosa molto importante che consiste nel vivere una vita semplice con più tempo trascorso con le persone che ci stanno accanto e senza correre sempre come matti dietro a oggetti e beni materiali che non sempre sono così indispensabili, anzi, a volte proprio inutili.
Anche se hai qualche lato positivo, spero di non conoscerti mai personalmente.
Un “caro” saluto.
(M. S.)
INVENTIAMOCI UNA LEGGENDA...
L’origine del Tevere
Nei tempi antichi, quando nella nostra regione esisteva ancora il fiume Osav, viveva più a Nord un giovane pastore con le sue tre pecore. Fin da bambino, il pastorello trascorreva interi pomeriggi a divertirsi con i suoi animali, che aveva chiamato Re, Ve e Te. Erano amici inseparabili e il loro legame si era ancor più rafforzato col passare degli anni.
Ma, durante un’estate, arrivò un periodo di tremenda siccità e l’acqua del fiume Osav cessò di scorrere. Il pastore passava il tempo ad osservare la sofferenza della natura fuori dalla finestra della sua capanna: il terreno era arido, senza un filo di verde, ogni erba e ogni pianta era rinsecchita e bruciata dal sole. Il cielo era privo di nubi, il suolo ardeva nei piedi e, se non ci si riparava, si sentiva il bruciore dei raggi solari sulla pelle.
Una notte, mentre il pastore dormiva, sognò di trovarsi da solo, senza le sue pecore: erano morte di sete e di fame in quel periodo di carestia. Non aveva più nessun altro con cui giocare.
La mattina seguente, appena sveglio, scosso da quell’ incubo, decise di andare in cerca d’acqua. Si mise in viaggio con le sue pecore: era un caldo soffocante, si riusciva a respirare a malapena, l’unica ragione a spingerlo avanti era la paura di perdere le sue compagne.
Ad un tratto il giovane si accorse che una delle sue pecore, Te, si era allontanata in direzione di alcune rocce. Cominciò a chiamarla per farla tornare indietro, ma non ci fu nulla da fare. Anche le altre due pecore, prima Ve e per ultima Re, seguirono la prima compagna. Il pastore notò che tutti e tre i suoi animali se ne stavano con il muso chino in quel piccolo punto fra le rocce. Allora, incuriosito, volle andare a vedere di persona. Avvicinandosi, sentì un rumore leggero come di acqua che gocciolava: si accorse che era una piccola sorgente nascosta tra le pietre! Si mise a correre pieno di gioia fino al villaggio, gridando “Acqua! Acqua!”.
Non solo lui, ma tutti gli abitanti della regione furono salvi! Quando tornò finalmente a piovere, quella sorgente divenne sempre più abbondante, fino a dare vita ad un grande fiume, che oggi attraversa l’Umbria da Nord a Sud. E, siccome a scoprirlo fu prima Te, poi Ve, infine Re, a quel fiume fu dato il nome di TE – VE – RE.
(M. U.)
Ao
Se qualcuno ci chiedesse: “Vi mancano le giornate di prima? Noi risponderemmo : “ci manca tutto di prima!!!”
**Sono ormai 30 giorni che tutti noi italiani siamo in quarantena!!! Che dire, sono giorni di angoscia per via di una pandemia che non sta risparmiando nessun paese. Si tratta di numeri drammatici e preoccupanti. Il mio pensiero va sempre ai medici e agli infermieri che quasi ininterrottamente si prendono cura dei contagiati: io li ammiro molto perché lavorano in condizioni disperate, con turni di lavoro massacranti e sempre con la mascherina!! Per me sono eroi!! Senza di loro il nostro paese sarebbe perduto!!!
Stando a casa il sentimento che più mi prende spesso è quello di un’angoscia indescrivibile. La mia vita, come quella di tutti, è completamente stravolta e vorrei di nuovo quelle abitudini quotidiane … mi manca molto stare in mezzo alla gente ma sono sempre più consapevole dell’importanza di tutelare la mia salute e quella degli altri. Mi piace pensare che sempre più persone stiano comprendendo cosa bisogna fare. Sono protetto, sto nella mia casa, con la mia famiglia e sento di essere fortunato. Se vado al supermercato metto la mascherina e sono contento che si facciano controlli nelle città. Nello stesso tempo spero che i negozi riaprano presto!!!
Le restrizioni stabilite dal governo possono sembrare pesanti; forse lo sono per molte persone. A dir la verità lo sono anche per me, ma la paura di contagiare altre persone a cui voglio bene mi porta a rispettare le regole. Quando ascolto il telegiornale seguo in particolare i consigli che danno gli esperti per affrontare al meglio questo periodo. I consigli che mi piacciono di più sono questi: 1)Non trascorrere le giornate a seguire sempre le notizie sul coronavirus; 2) Mantenere la socialità con whatsapp e le videochiamate; 3) Fare attività fisica soprattutto per stare bene con sé stessi e per non farsi prendere dallo stress; 4) Cercare di mantenere la normalità giocando in casa; 5) Imparare cose nuove o fare quelle che si sono rimandate tante volte!!
Questi sono i cinque consigli che trovo più utili da rispettare per far morire il coronavirus!!!
**Oggi è il 4 aprile 2020, è sabato, ma non è uno di quei sabati in cui andavo a scuola, parlavo con i compagni, al suono della campanella facevo colazione insieme agli altri, poi seguivo le lezioni, tornavo a casa, pranzavo e avevo del tempo libero nel pomeriggio per fare quello che volevo. Ora sono costretto a stare in casa per evitare il contagio, ho molto più tempo per fare in libertà ciò che mi piace, ma in realtà vorrei tornare a fare quello che facevo prima. La mattina seguo le lezioni online e cerco di seguire come se fossi a scuola, pranzo e faccio i compiti. Poi mi dedico un po' alla mia passione preferita: la meccanica. Sto “restaurando una moto" e mi diverto a modificarla un po', sperando che presto possa di nuovo sentirne il boato quando cambio le marce!!! Gioco un po' con la play, faccio qualche telefonata agli amici e poi vado a dormire. A dir la verità mi sento un po' solo perché non posso incontrare i miei amici. La meccanica sta diventando un’amica; da grande vorrei fare qualcosa in questo campo!!! A presto!!!
**Salve prof, cosa dire! Stiamo vivendo una situazione surreale. Io personalmente passo le giornate a fare i compiti al computer e sopra i libri, tanto non si può uscire, ma per fortuna abito in una zona in collina, dove ogni tanto vado a fare due passi in mezzo agli olivi che ho sotto casa. La situazione che sto vivendo è nuova per me, ma la porterò dentro il mio cuore per tutta la vita … in tutto questo però c’è anche il lato positivo: non ho mai passato tutto questo tempo con la mia famiglia. Abbiamo riscoperto tante cose che purtroppo non facevamo più da tanto per mancanza di tempo. Mia madre fa i compiti con mio fratello e tra una scheda e l’altra ci cucina facendoci tante cose buone; mio padre, di fronte a me, lavora da casa con il computer. Insomma come dice mia madre “nulla viene per nuocere”. Per chiudere vorrei dire a tutti di tenere duro e alla fine “ANDRA’ TUTTO BENE”.
Only quality
Da quando c’è la quarantena non si può uscire quindi per i momenti liberi l’unica soluzione è di essere creativi. Ed è proprio quello che ho fatto: con mio fratello ci siamo divertiti ad inventare nuovi giochi, per non pensare al fatto che non possiamo uscire, sia per quando piove che per quando è bel tempo!!!
La mattina seguo le video lezioni a distanza, che secondo me sono molto utili per non separarci dai prof ma soprattutto per non rimanere indietro con i programmi delle diverse discipline, poi studio e faccio i compiti così ho tutto il pomeriggio libero per rilassarmi.
A volte mi metto a guardare qualche film o serie tv su netflix. Fortunatamente abito in campagna e quindi si possono fare le passeggiate. Quando è bel tempo il pomeriggio esco in bici e scatto delle foto (mi piace molto cercare nuovi colori al tramonto) oppure aiuto mio fratello con i compiti (è un modo per dirgli che gli voglio bene); infine la sera preparo la cena e a volte qualche dolce per divertimento.
La fotografa
Questi giorni, per l’italia, sono particolari ma non mi sento in solitudine, anzi, il non poter uscire mi sta aiutando molto nel cominciare a fare i lavori di casa.
Ad esempio ho imparato a fare la lavatrice, dividendo l’abbigliamento colorato da quello bianco, a stirare, a fare mascherine, ecc..., e questo mi piace molto.
Oltre a fare tutte queste piccole cose, il pomeriggio faccio anche i compiti per il giorno successivo, certo non è come a scuola, però dopo un po' ci si abitua.
Mi alzo alle 8:40 e per prima cosa faccio colazione, mi lavo, preparo il computer per la lezione e mi metto ad ascoltare quello che dice il prof.
Quando ancora non c’era l’emergenza, di solito andavo in palestra un paio di orette, anche perché avevo cominciato da poco a praticarla … adesso, dato che mi serve il personal, non posso fare niente a causa del covid-19, però sono fiducioso e speriamo bene (=.
A me lo sport piace moltissimo; quello che ho sempre preferito fare nella vita è il calcio che ho iniziato nel 2010 e che ho praticato per 2 anni; ho smesso a causa di vari motivi. Poi il basket nel 2013, anche quello per 3 anni; non ho mai iniziato tennis e pallavolo ma mi piacciono moltissimo e poi c’è il ping pong!!! Quanto mi piace battere i ragazzi di 14 anni e schiacciare i colpi!!!
Infine nel bello e straordinario 2020 ho iniziato palestra che è appunto a tre passi da casa mia!!!
Adesso un po' di attività fisica la faccio in casa nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, ma gioco anche con la play e ascolto musica. Mi diverto!!!
“Nonostante il mondo sia pieno di sofferenza, è anche pieno della possibilità di superarla”: è una frase di Helen Keller, scrittrice, attivista e insegnante, sordo-cieca dall’età di 19 mesi … Io condivido molto.
#distantimauniti
D.
TP
La casa è il mio luogo sicuro, in ogni angolo ho i miei ricordi, è lì che alla fine di tutte le giornate torno e stacco la mente dalla vita frenetica. A casa riesco ad essere me stessa al cento per cento, struccata, con qualche occhiaia di troppo, i capelli acciuffati, insomma me stessa con tutte le imperfezioni che mi rispecchiano.
Sto cercando di vivere questi giorni come un periodo di attesa, un po' come la Quaresima, per confrontarmi con quei pensieri che non ho mai avuto il coraggio di affrontare e che ho sempre rimandato, come un momento nel quale sto scoprendo la me che non è mai voluta venire fuori.
Devo ammettere che sto riscoprendo un po' tutto, la mia casa, me stessa, la mia vita: mi sono accorta di avere quadri in casa: sono sempre stati lì, ma non mi sono mai soffermata ad osservarli, un po' come le persone.
In questo periodo sto imparando a non dare per scontato niente, gli abbracci che erano quotidiani la mattina a scuola ora mi mancano, così come le chiacchierate, l'ansia prima delle interrogazioni, la mano tesa in aiuto a qualcuno. Non pensavo di poter mai dire che mi sarebbe mancata la scuola, perché di essa ho sempre visto i lati negativi senza soffermarmi sulle cose positive .
Credo che in questo periodo negativo, come in tutti i periodi bui, sia necessario tornare alle piccole cose per poter poi cambiare il resto…
Almeno per quanto mi riguarda, devo dire che questo momento è stata un'occasione per imparare a non dare più niente per scontato e per imparare a confrontarmi con la "me" con la quale non avevo mai parlato, insomma per fare chiarezza su molte cose.
M R
La casa, in questo clima di forte preoccupazione sociale, non la vedo come una prigione, come un luogo limitato e circoscritto in cui mi sento privato di qualcosa. Lo percepisco invece come un luogo sicuro, caldo, accogliente, in cui mi sento immune dal potermi ammalare di questo virus. Questa è in parte un’idea sbagliata, perché i miei genitori entrano ed escono per andare al lavoro, quindi una possibilità che io venga contagiato c’è ugualmente. Sta girando per i social l’hashtag #staiacasa, io, seguendo l’onda, l’ho condiviso più volte.
Oggi però il mio pensiero va a quelle persone che un’abitazione non ce l’hanno. A coloro che sono costretti a trascorrere la quarantena fra un vicolo e l’altro delle strade.
Al telegiornale ho visto un’immagine dei senzatetto indiani costretti a stare in isolamento sopra gli alberi e non comodamente seduti sul divano, davanti al focolare, come molte persone, compreso me, fanno. Sono d’accordo nell’affermare che il virus non fa distinzioni, non ha barriere sociali, economiche, politiche, ma proprio per questo, cioè dato che siamo tutti allo stesso livello, non dovremmo fronteggiare il problema usando tutti le stesse eque risorse per un obiettivo comune? Tutti insieme forse potremo riuscire a togliere la corona al virus.
Trascorro questi giorni di isolamento studiando sia per scuola sia per la patente del motorino con una cilindrata più grande. Una cosa che mi fa sentire bene è continuare tutti i giorni ad allenarmi. Ero abituato a 6/7 ore di attività fisica alla settimana quindi una rottura così netta della routine anche in campo sportivo l’ho voluta evitare. Ho creato in salotto una mini palestra: una cyclette, qualche peso realizzato con i sassi o con le bottiglie d’acqua, un giacchetto come tappetino per gli addominali a terra, una scatola con un po' di mattoni dentro per riprodurre la pesante palla medica usata negli squat. Il bello non è tanto questo, ma il fatto che lo faccio in contemporanea alla mia fidanzata (che ahimè è un mese che non la vedo)!!! Tutti i giorni dalle 17:30 fino alle 19 ci videochiamiamo e ci alleniamo insieme: lei corregge me, io correggo lei. Tutto ciò è molto bello perché la “partner” sportiva mi è sempre piaciuta, poi, come dire, “carpe diem”: invece di parlare, usiamo attivamente il nostro tempo.
Tutte le mattine ho poi le video lezioni con i professori: la cosa ha naturalmente i suoi punti di forza e di debolezza, ma per tutti questo tipo di scuola è sicuramente innovativo, quindi è necessario apprezzare lo sforzo degli insegnanti, soprattutto di quelli un po’ più anziani e che, giunti a questo punto della loro carriera, non si sarebbero mai aspettati di dover rivoluzionare il loro metodo. Amo poi starmene un po’ in giardino: fortunatamente ho vicino casa un po’ di terra, dove naturalmente non c’è nessuno, e fino a che non è uscito il decreto, ci passavo molto tempo. Piantavo i peperoncini che piacciono molto a mia sorella o ripulivo il giardino. Ora invece mi do da fare in casa, scartavetro le finestre di legno, il corrimano delle scale, nell’attesa che, quando tutto ciò finirà, possa andare in ferramenta a comprare la vernice per una nuova mandata di colore. Infine, metto un po’ di musica: rigorosamente anni 70-80 per allietare i vicini del mio paesello.
Fortunatamente ho riscoperto una parte di me che era da un po’ che avevo perso: l’amore per la natura. Mi piaceva trovare, fino a qualche giorno fa, date le restrizioni, il tempo per la campagna. Naturalmente mantenendo la distanza di sicurezza, andavo insieme al mio vicino di casa sulle sponde del fiume cercando di attraversarlo. Mi sentivo il protagonista di un programma chiamato “dual survival” in cui si deve fare i conti con la natura: una sfida fra te e lei”. Papà ha anche un cavallo quindi, dopo molto tempo, ci sono finalmente risalito per una piccola passeggiata. Da questo punto di vista vorrei dire che mi ci voleva staccare per un po’ dalla quotidianità fatta praticamente solo di scuola, studio e allenamenti al campo sportivo. Non che io la scuola la odiassi, anzi mi manca, ma riscoprire parti della mia personalità un po’ annebbiate col tempo mi fa piacere.
Nel mezzo di questa situazione un po’ incredibile e preventivamente inimmaginabile, è stato bello riscoprire anche valori come lo star tutti insieme a casa o capire quanto sia importante e necessario il cibo: il bene primario. Chi se lo sarebbe mai immaginato di dover fare la fila per la spesa? Oppure non poterci più andare nel momento più comodo della giornata o della settimana? Mamma, per esempio, ci va una volta ogni sette giorni, il mercoledì pomeriggio, perché la mattina stessa arriva al supermercato qua vicino il camion per il rifornimento: se ci andasse il fine settimana, come faceva solitamente, troverebbe meno cose. M P
E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.
(William Shakespeare)
La natura ci sfida ad essere solidali e attenti alla custodia del creato, anche per prevenire, per quanto possibile, le conseguenze più gravi.
(Papa Francesco)
In Natura tutto parla, nonostante il suo apparente silenzio.
(Hazrat Inayat Khan)
Forse perché della fatal quïete
tu sei l’imago a me sì cara vieni
o sera!
(Ugo Foscolo)
La gente, in faccia al sole che tramonta, chiude l’uscio di casa.
(William Shakespeare)
Il sole, con tutti quei pianeti che girano intorno ad esso e da esso dipendono, può ancora maturare un grappolo d’uva come se non vi fosse nient’altro da fare in tutto l’universo
(Galileo Galilei)
Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna
(Francesco Petrarca)
Si sarebbe detta una conchiglia
di color rosso e macchiata di nero.
Gli occhi ci guardavano
sporgendosi dal fogliame.
La sua bocca dolce era là:
io mi curvai sulla bella,
e presi la coccinella;
ma il bacio volò via.
(Victor Hugo)
Fuori s’estende la terra vuota fino all’orizzonte, s’apre il cielo dove corrono le nuvole. Nella forma che il caso e il vento danno alle nuvole l’uomo è già intento a riconoscere figure: un veliero, una mano, un elefante…
(Italo Calvino)
B.B.B.P.