IL MIO PAESE

AGEROLA

A cura di Adamo Angelo, Criscuolo Gaetano, De Stefano Vittorio, Esposito Antonia, Mascolo Nunzia classe II A

Agerola è un comune italiano sparso di 7.660 abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania. Il territorio comunale è suddiviso in sei frazioni: San Lazzaro, Campora, Santa Maria, Pianillo, Ponte, Bomerano. La sede comunale è nella frazione di Pianillo. Agerola è posizionata in una conca sui monti Lattari a 600 m s.l.m. molto prossima alla costiera amalfitana, tanto che in passato è stata integralmente parte della Repubblica Amalfitana.

IL MIO PAESE 

a cura di Gennaro Di Martino classe 5^B, plesso di Bomerano

Agerola è il mio paese ed è un paese di montagna con tanto verde, ha la forma di ferro di cavallo alle estremità ci sono due delle sei frazioni: San Lazzaro e Bomerano. Qui si possono ammirare panorami mozzafiato; San Lazzaro si caratterizza per la Colonia Montana che oggi accoglie l’Università del gusto e l’Osservatorio astronomico. Bomerano si caratterizza per il Parco Corona, Paipo da cui è possibile vedere i Faraglioni di Capri e il Campo sportivo dove si possono fare partite di calcio a livello regionale. Le altre quattro frazioni sono: Campora, frazione che accoglie il Palazzetto dello Sport e in inverno il Presepe Vivente che rappresenta Agerola di un tempo. Pianillo si caratterizza per il Museo della Corte dove ci sono tutti gli attrezzi dei mestieri antichi, per il Comune, il Cimitero, gli uffici postali e la banca. Ponte e Santa Maria sono le frazioni più piccole per dimensioni. Tutte hanno una chiesa e una piazzetta.  Ad Agerola puoi trovare la pera pennata, una pera dolce e succosa da cui si ricava anche la marmellata che si sposa bene con il provolone del monaco dop, un formaggio stagionato piccante che si ricava dal latte della mucca agerolese; mucca marrone e con le corna.  Poi si trova il pomodoro del piennolo dal sapore dolce e fresco. Io amo il cibo agerolese per i sapori genuini e profumati. Io di solito mangio tutto il pasto. Ad Agerola c’è l’usanza di passare le feste insieme e di andare in chiesa a pregare. Io sono felice di vivere qui tra i colori e gli odori della natura e il calore delle persone. 

LA PICCOLA AGEROLA

a cura della classe IV, plesso di Campora

Che sorpresa che ci hanno fatto oggi le nostre maestre!

Oggi 11 novembre, festa di San Martino vescovo, dopo aver analizzato la poesia di Giosuè Carducci a lui dedicata, le maestre hanno deciso di farci un regalo e ci hanno portato fuori dalla scuola.

A volte nonostante Agerola sia il nostro paese non ci soffermiamo molto sulle sue bellezze perché forse le diamo per scontate. La prima cosa che ci hanno fatto notare, proprio nella piazzetta di fronte alla scuola, sono stati due stemmi: quello di Agerola e quello di San Salvatore Monferrato. Questi due comuni sono legati da una forte amicizia ed infatti sono detti “comuni gemellati“.

Ciò che rende questi due paesi molto uniti è il fatto che molti agerolesi si siano trasferiti proprio lì, ovvero in Piemonte.

Dopo aver osservato questi stemmi, abbiamo imboccato una stradina secondaria che ci avrebbe condotto alla piazzetta di Campora dal retro:

lungo la strada le maestre ci hanno fatto notare le mura tipiche composte da rocce disallineate, costruite senza L’uso del cemento, ma solo con blocchi di pietra a secco.

Una volta attraversato un arco siamo arrivati davvero nella piazzetta di Campora. Qui abbiamo osservato la ricostruzione storica del suo abitato agli inizi del 900: un vero e proprio presepe in miniatura.

Grazie al suggerimento di un passante abbiamo anche avviato il ruscello che percorre questa ricostruzione: era davvero fantastico.

La maestra Esterina ha anche riparato il campanile di questa miniatura, rotto forse dalle intemperie o da qualche vandalo.

Prima però di fare il ritorno a scuola ovviamente non potevamo non entrare nella chiesa di San Martino, il festeggiato del giorno, nonché protettore di Campora.

Questa uscita sul territorio ci ha dimostrato che Agerola è un paese tutto da scoprire e che nonostante abitiamo tutti nei dintorni, non finirà mai di stupirci!

a cura di Acampora Clotilde, classe V, plesso di Pianillo

Agerola paese incantatore

Tradizioni antiche e moderne raccontate da alunni che passeggiano per le strade del paese.

Agerola è il paese in cui vivo e secondo me è uno dei più belli al mondo. Da casa mia riesco a vedere il mare e a respirare l'aria fresca dei castagneti che mi circondano. Durante questo periodo molte persone, armate di cestini, si recano nei pressi della mia abitazione a raccogliere i frutti di bosco.

Mia nonna raccoglie sempre grandi quantità di castagne. Lei le ama bollite.

Di solito mia nonna conserva le castagne in cantina sotto la pomice e ogni tanto con una pala le mescola. Anche i funghi vengono raccolti dalle mie parti. Il mio nonnino, le volte in cui va a pascolare le pecore, butta sempre un occhio ai piedi dei ceppi e spesso arriva da noi con una manciata di chiodini. Mia madre ha imparato come conservarli sott'olio e devo dire che ha imparato molto bene. A casa mia si trova il modo di conservare qualunque tipo di cibo.

Sono tutte operazioni che mia nonna ha tramandato a mia mamma e che un domani saranno tramandate a me.

D’estate si seccano le zucchine perché ce ne sono in abbondanza. Poi si passa ai pomodori con i quali i miei genitori fanno un ottima passata. Quando a casa si decide di fare le bottiglie, cioè cuocere i pomodori, passarli e poi imbottigliarli, tutta la mia famiglia è in fermento. Ognuno di noi svolge un compito ben preciso.

C’è chi mette la foglia di basilico nelle bottiglie, chi si occupa di accendere il fuoco per bollire la passata, chi versa il sugo nelle bottiglie e chi le attappa. Poi c’è la nonna che si occupa del pranzo. A lei tocca sempre stare ai fornelli.  Un'altra tradizione agerolese riguarda l'uccisione del maiale.

Quasi tutti gli agerolesi ne possiedono uno che viene ucciso e lavorato per ricavarne un gustosissimo salame pronto da mangiare a Pasquetta.

A me danno sempre il compito di tagliare il lardo, sotto l’occhio vigile di papà.

I miei compaesani hanno saputo trasformare gli antichi sapori in importanti risorse. Per esempio la nostra cucina è ricca di prodotti che i nostri nonni hanno saputo creare e che i nostri genitori hanno saputo rendere eccellenti come i salumi, il fior di latte, i biscotti di pane ecc. Le volte in cui vado a fare visita a mia nonna, scopro sempre cose nuove. L’ultima volta la mia attenzione si è soffermata su uno strano oggetto, un bastoncino appuntito con due dischi distanti l’uno dall’ altro. La nonna mi ha detto che si chiama fuso. Lo usavano per filare la lana delle pecore con la quale facevano dei caldissimi maglioncini. Allora gli abiti non si compravano su amazon ma si creavano con le proprie mani.

Gli abiti migliori venivano custoditi gelosamente per anni e sfoggiati solo nei giorni di festa, un po’ come la donzelletta del "Sabato del villaggio" di Leopardi che al dì di festa amava farsi bella.

Il piccolo borgo descritto nella poesia di Leopardi ricorda sotto molti aspetti il mio piccolo paesino. Le fanciulle che si preparano per il giorno di festa e le vecchiette che, affaccendate, le guardano con gioia ricordando la loro giovinezza quando erano loro a farsi belle.