L'INTERVISTA IMPOSSIBILE

LILIANA SEGRE

 

Oggi ha 92 anni ed è senatrice a vita della Repubblica italiana, ma il 30 gennaio 1944 si ritrova su un carro bestiame al binario 21, all’epoca era solo una 13enne spaurita. E da questo binario (1943-1945) partirono 15 convogli stipati di migliaia di ebrei destinati alle camere a gas, a causa della persecuzione nazifascista. Dei 776 bambini che stavano con lei, sopravvissero solo Liliana e altri 24. Oggi siamo qui con Liliana Segre, la intervisteremo con alcune domande per conoscerla meglio.

 

“Come è iniziato il vostro viaggio?”

Liliana: era l’11 settembre 1943, avvenne allora la prima separazione dai miei genitori, ero ancora piccola e totalmente spaesata e inconsapevole. Quel giorno feci la valigia e partii con il Signor Pozzi, fornitore tessile di mio padre.

 

“In quella valigia cosa vi portaste dietro?”

Liliana: in quel piccolo bagaglio misi una specie di quadernone, un po’ come un album dei ricordi su cui io e le mie amiche scrivemmo un pensierino, portai con me anche un maglione e delle scarpe per il ricambio.

 

“Durante il viaggio in quel vagone ricordate ancora come vi sentiste?”

Liliana: era un vagone piombato e non vedevo nulla, avevo totalmente perso la cognizione del tempo, non sapevo cosa andavamo a fare, sapevo solo che casa mia era sempre più lontana, sentii che non avevo né fame né sete.

 

“E una volta scesi dal vagone?”

Liliana: una volta scesi dal treno eravamo circondati da gente che avevano il compito di smistare le valigie , c’era tanto freddo e desolazione, e da quel momento, 6 febbraio 1944 non rividi mai più mio padre.

 

“Eravate una donna molto forte per essere sopravvissuta, cosa vi costringevano a fare?”

Liliana: fui destinata a lavorare in una fabbrica di munizioni insieme ad altre 700 ragazze, facevamo i turni notte  e giorno. Nel settore femminile di Aushwitz-Birkenau, col passare del tempo smisi di piangere, presi a chiudermi in me stessa e a non parlare più. E questo inferno durò fino alla metà di gennaio 1945 quando con l’avanzare dei russi, i nazisti decisero di lasciare  il territorio. La liberazione arrivò il 1 maggio, senza parole , eravamo esauste ma felici, una felicità così grande che non saprei ancora descriverla . Tornammo in Italia 4 mesi dopo, altro viaggio ma con vagoni aperti, era estate ed eravamo incredibilmente ricchi.

                              

 “Ho visto insegnare  l’odio,

             ma mi ha guarito l’amore”

                                                                         Liliana Segre_

a cura di Avitabile Giovanna, De Stefano Arianna, Piacente Ida 3C