PRODOTTI E TRADIZIONI

MUCCA AGEROLESE

Per il lavoro di approfondimento abbiamo intervistato la nonna di Francesco, visto per 40 anni ha avuto una mucca agerolese. Ecco le nostre domande e le sue risposte 


Quali sono le caratteristiche fisiche della mucca agerolese ?      

La mucca Agerolese è di colore marroncino, è alta 1 metro e mezzo circa, con piccole corna.


Cosa mangia la mucca agerolese?

Mangiava erba medica, crusca , carote e castagne.


Quante volte dovevi portarlo al pascolo?

Ad agerola le mucche stavano in stalla perché il territorio non permetteva il pascolo.


Quante volte la mungevi?

2 volte al giorno si mungeva mattina e sera.


Quanti litri produceva una mucca?

20 litri circa tutti i giorni, mattina e sera.


Quali sono le caratteristiche del latte?

Il latte era poco ma era un ottimo prodotto, infatti si usa ancora  oggi per fare il Provolone del Monaco (D.O.P.).  


Tra il 1970 e il 1980, la mucca agerolese ha rischiato l’estinzione, perché produceva poco latte.

Razza bovina agerolese

a cura di Mascolo Francesco, classe I D

Rustica, resistente, di taglia media, resa unica da secoli di selezione in ambienti difficili e talvolta privi di pascoli che hanno permesso alla razza di acquisire particolari caratteristiche e di produrre un latte dalle eccellenti caratteristiche organolettiche. È la razza Agerolese, originaria della provincia di Napoli e diffusa oggi solo nei comuni dei Monti Lattari e della Penisola Sorrentina. Deriva da incroci di bovini di razza Frisona, Bruna e Jersey con la popolazione locale.

La Fao considera la razza Agerolese a rischio estinzione e, considerato il grande valore del suo patrimonio genetico, da custodire e valorizzare. Si tratta di una razza bovina a duplice attitudine (latte e carne), ma utilizzata quasi esclusivamente per la produzione di latte. 

IL traino della DOP 

La specificità del “Provolone del Monaco Dop” è il risultato di un insieme di fattori tipici dell’area di produzione. In particolare delle caratteristiche organolettiche del latte prodotto da bovini allevati sul territorio. Del processo di trasformazione che rispecchia ancora oggi le tradizioni artigiane e del particolare microclima che caratterizza gli ambienti di lavorazione e stagionatura.

La tesi più accreditata sulle origini della denominazione “Provolone del Monaco” si riferisce al fatto che i casari che sbarcavano all’alba nel porto di Napoli, con il loro carico di provoloni provenienti dalle varie località della penisola sorrentina, per proteggersi dal freddo e dall’umidità, erano soliti coprirsi con un mantello di tela di sacco, che era simile al saio indossato dai monaci. Una volta arrivati a Napoli, la gente che lavorava al mercato iniziò a chiamare questi contadini “monaci”. E, di conseguenza, il formaggio che essi trasportavano “Provolone del Monaco”.




nonna Camilla mentre munge la sua Carolina

Curiosità

Chi aveva le stalle grandi, allevava, sotto le mangiatoie delle mucche, i porcellini d’india, che si nutrivano degli scarti delle mucche. La  loro carne è simile a quella del coniglio, molto saporita.