Dolce melodia

"I fiori, la musica e i bambini, sono i gioielli della vita "

Anonimo

APPROFONDIAMO INSIEME

La motivazione alla musica nella scuola dell'infanzia

Parlare oggi di educazione musicale nella scuola dell'infanzia ha assunto un valore diverso dagli anni precedenti. Nei programmi del 1945 la musica era considerata ed utilizzata come educazione soprattutto morale e sociale attraverso la ripetizione di canzoni, inni religiosi e canti popolari. I programmi del 58 proseguono sulla scia dei precedenti consigliando la pratica del canto Corale per imitazione al fine di promuovere il sentimento religioso, morale, sociale e patriottico. Gli orientamenti del 91 rinnegano la funzione assistenzialistica della scuola dell'infanzia accreditandole il ruolo di “primo grado” nel sistema scolastico, e le finalità diventano quelle di promuovere nel bambino la maturazione dell'identità, la conquista dell'autonomia e lo sviluppo delle competenze. Così negli ultimi anni L'interesse per la ricaduta dell'insegnamento della musica nello sviluppo generale dell'intelligenza è notevolmente cambiata ed aumentata. molte ricerche hanno dimostrato che l'attività musicale in età prescolare contribuisce in modo determinante alla crescita globale del bambino, sia dal punto di vista cognitivo (anche in ambiti non musicali) sia socio-affettivo, contribuendo a migliorare la costruzione del complesso sistema neuronale a livello cerebrale e aiutandolo a costruire la propria identità. Oltre alla ricerca scientifica un altro contributo che ha dimostrato l'importanza che riveste la musica per ogni individuo fa riferimento all' esperienza biologica che accomuna ogni essere umano. Dobbiamo considerare che l'esperienza della vita intrauterina è comune a tutti gli esseri umani e che durante lo sviluppo della gestazione l'orecchio è uno dei primi organi di senso a svilupparsi. Un illustre psicanalista italiano, Franco Fornari, illustra in una sua famosa Opera, la complessa esperienza del feto durante la gravidanza legata al mondo dei suoni. in questo mondo protetto il bambino non ha bisogno di nulla poichè viene nutrito ed accudito e la sua unica esperienza e quella dell'ascolto di suoni come la voce materna ,il battito cardiaco, dei rumori intestinali e della respirazione. alla nascita avviene una “brutale” espulsione da questo mondo di protezione e l'unico modo per il bambino di ricordare quello che Fornari definisce il “paradiso perduto”, è Il recupero dell’esperienza sonora attraverso la musica.

Questo spiega il motivo per cui all'ascolto di un brano musicale avviene una attivazione fisiologica che può determinare il manifestarsi di un movimento ritmico, l’alterarsi della respirazione, l’aumento del battito cardiaco e altro.

Un altro contributo molto importante Alla diffusione della pratica musicale nella scuola dell'infanzia è stata l'evoluzione delle metodologie musicali sperimentate e messe in atto da alcuni pedagogisti della musica quali Dalcroze, Kodaly, Willems, Delalande, Orff.



impostazione teorica di Delalande

Per Delande la musica si fa con le mani e con il soffio e il suono è la traccia del gesto che lo produce ma sarebbe sbagliato ridurre la significatività del rapporto tra musica e gesto solo a questo. I bambini "entrano nella musica attraverso il gesto " e produrre suoni significa soprattutto concatenare gesti. la prospettiva che si apre agli educatori musicali che accettino I postulati di Delande è nuova e affascinante. il bambino conquista progressivamente e in modo personale la capacità di organizzare i suoni e di usare i codici di comunicazione.

Delalande utilizza il termine “condotta musicale”, per distinguerlo da quello di comportamento in quanto designa una serie di azioni coordinate tra loro in una strategia con un fine. Come Vedremo tre sono le “condotte” alla base dell'attività musicale del bambino: l'esplorazione, l'espressione e l'organizzazione. In particolare Deland fa corrispondere alle fasi piagetiane l'esperienza musicale del bambino.

L'esplorazione corrisponde alla fase del gioco senso motorio che comprende anche l'esplorazione della propria voce. La fase della condotta espressiva è la fase del gioco simbolico in cui il bambino attribuisce al suono la capacità di rappresentare. La terza condotta è quella organizzativa dunque del gioco di regole. Il bambino scopre il piacere di applicare delle regole ai propri giochi ma soprattutto di crearne delle nuove.

Metodologia Kodaly

Kodály fu uno dei primi studiosi a considerare seriamente le melodie arcaiche di tradizione orale, i suoi studi e le sue ricerche confluirono nel campo dell'educazione musicale elaborando non un metodo completo, ma tracciando piuttosto una serie di principi da seguire nell'insegnamento che avevano come base il principio della Solmisazione da applicare soprattutto alla pratica vocale.

In italia questo metodo è stato tradotto e rielaborato da Roberto Goitre poichè la struttura dei canti ungheresi (pentatonali, modali e per quinte superiori o inferiori), erano impossibili da applicare nelle scuole italiane, sia per il tipo di melodia sia per la preparazione musicale delle insegnanti (in Ungheria le maestre dell'infanzia studiano musica per sette ore settimanali, cinque di pratica e due di canto corale).

Metodologia Orff

Carl Orff inizia a progettare il suo metodo-Pedagogico musicale nel 1924 all'inizio è rivolto ad allieve di 18-20 anni con l'intento di formarle come danzatrici e musiciste. In seguito alla collaborazione con Gunild keetman che diventerà la collaboratrice più fedele l'esperienza schulwerkiana si sposta verso il naturale destinatario: il bambino.

La linea pedagogica adesso, è quella di rendere il bambino l’effettivo protagonista dell'azione formativa, non facendogli calare dall'alto nozioni e procedure, ma facendo sì che egli le scopra per via di esperienze guidate.

Anche un docente non musicista può condividere con gli allievi alcune semplici esperienze, verbali, vocali, motorie o strumentali, basate su un proprio senso ritmico e intuito musicale, avvalendosi del famoso Strumentario-Orff di così facile utilizzo.