Era mezzanotte una nebbia spettrale faceva trapelare solo qualche pallore dai lampioni attraverso le persiane del numero 13/17 di Duncan Street, quando si sentirono dei passi sulle scale: Jeorge si strinse nel letto mentre un brivido gli percorreva la schiena.

IL SEGRETO DEL MUNICIPIO

In una calda giornata d'estate, mi trovavo al bar "La Plaza", durante la mia pausa pranzo, insieme alla mia fidatissima aiutante Vanessa Olivieri: a lei affiderei la mia vita se potessi, è una persona molto perspicace, intelligente e sempre sorridente, al contrario di me, che sono molto chiuso e spesso asociale.

Stavamo pranzando insieme, come facciamo ogni giorno da anni, ma quel giorno, diversamente dal solito, provavo una sensazione strana, difficile da spiegare, quasi come se stesse per succedere qualcosa...avevo dato la colpa al fatto che ero, credevo di essere, veramente stressato dato che non dormivo da più di ventiquattro ore.

Parlavamo come al solito del più e del meno: sappiamo entrambi quanto sia frustrante parlare di lavoro anche durante le pause pranzo e allora facciamo finta di distogliere l’attenzione da tutto quello che ogni giorno siamo costretti a vedere.

Ad un tratto, senza che neanche facessimo in tempo ad accorgercene, un rumore assordante seguito da una scossa violenta del terreno ci colse di sorpresa; la priorità l’avevano le persone all’interno del bar che sembrava sul punto di crollare… Dovevamo metterli tutti in salvo.

"Eccolo!". Stava svoltando l'angolo di Oxford Street quando sentì di essere osservato. Ed era proprio così: noi gli stavamo alle calcagna da anni, ma quel famigerato mostro se la cavava sempre, in qualche modo. In ogni caso, questa era la volta buona che sarebbe finito dietro le sbarre, dove avrebbe trascorso il resto dei suoi anni, dove il suo corpo, prima o poi, avrebbe fatto da concime a quel misero orticello dove i detenuti più pericolosi al mondo cercavano di non pensare alla pena che l'indomani li avrebbe torturati per portarci proprio a lui. Però il mio lavoro, come quello dei miei colleghi, si deve basare sui fatti, non sui sogni, eppure questa volta eravamo certi che i nostri si sarebbero finalmente avverati. Mancavano ancora pochi secondi e lui sarebbe saltato in aria come un palloncino. All'improvviso, una strana nube color verde fosforescente avvolse l'area che stavamo controllando. Questa nube maledettamente impediva di tenere d'occhio l'osservato speciale. Non appena risparì, incredibile, al posto del suo cadavere, trovammo quelli di tre gattini, e vicino a loro alcune frasi, una poesia per l'esattezza, scritta proprio con il sangue delle creaturine ammazzate sul momento; questa recitava:

"I miei poveri avversari se ne stanno lì a cercar,

di incastrarmi inutilmente con trucchetti oramai passa'.

Ma non hanno ancor capito che il migliore sono io,

e che il tempo vola rapido quando io gli dico addio.

Ma non vi farò attender oltre, anche perché devo scappare:

Quando vuoi comprenderete il mio gran finale, io sarò già in alto mare."



Era una notte d’Agosto quando tre ragazzi stavano passeggiando tra le vie della famosa città di Attilan: i ragazzi ridevano e scherzavano ma ad un certo punto uno dei tre decise di andare in un bar abbandonato e dove si narrava che i proprietari fossero andati via da circa 30 anni.

Ora invece ci vivono solamente dei barboni innocui.

I tre ragazzi ci andarono e arrivarono fino al punto dove si trovavano i barboni; entrarono per vedere il locale abbandonato, non volevano disturbare i clochard;

Si diceva che uno dei barboni fosse cannibale e che ogni settimana uccideva un suo compagno. In tre non temevano cannibale.

Ad un certo punto un ragazzo si avvicinò ad una porticella, chiamò i suoi due amici e appena aprì la porticina un individuo….

IL PORTALE DEL PASSATO

Erano ormai passati trent’anni dall’ultima volta che ero stato qui. Il mio paese dove ero nato sembrava si fosse fermato a quel tempo. Eccomi, ero arrivato! Ero davanti al cancello del mio migliore amico d’infanzia George. L’ultima volta che c’eravamo visti avevamo litigato a causa di quella scoperta incredibile che avevamo fatto insieme, ma purtroppo avevamo idee diverse sull’uso che volevamo farne. Mi trovavo davanti a quella porta e trovai il coraggio di suonare il campanello.

DLIN, DLON! Sentii dei passi veloci avvicinarsi alla porta che ad un tratto si spalancò. Restai impressionato da quello che vidi!

<<George, sei proprio tu?>>

Allo stesso tempo sentì il bisogno irrefrenabile di guardarmi indietro.

La mia auto non c’era più. C’erano due biciclette. La mia e quella di George quando ci divertivamo a fare gare quarant’anni fa!



IL TERRORE

Era ormai giunto il tramonto e l’uomo decise di andare a sedersi sugli scogli. Doveva riflettere. Quello che aveva visto qualche ora prima gli era rimasto impresso nella mente, tanto che non pensava ad altro.

Molte erano le domande a cui non riusciva a dare una risposta certa.

Sarebbe forse stato in pericolo anche lui per quello che aveva visto?

L'uomo non era sicuro di essere passato inosservato. Era terrorizzato, spaventato.

Aveva il volto pallido e le mani tremanti, sudate.

Doveva riferire l’accaduto a qualcuno.

Ma a chi?

Se si fosse rivolto alla polizia,la notizia sarebbe finita sui giornali.

L’assassino avrebbe scoperto che lui fosse un testimone della tragedia, rischiando così di morire.

Allora cosa fare? Raccontarlo a Derek, l’amico commissario in pensione?



L'11 giugno del 2013 ci fu un attacco alla Zecca di stato spagnola e vennero messi in ostaggio 50 persone tra cui dipendenti della zecca e altre persone.Da quel giorno noi e il corpo della polizia stiamo lavorando per rintracciare l’identità dei rapitori perché sono entrati nella Zecca con una maschera di Dalì. Abbiamo scoperto che dentro la Zecca stanno fabbricando milioni e milioni di euro e che a dargli una mano per dirgli ogni mossa della polizia è una persona all’esterno. Il giorno seguente riuscimmo a capire che….



Era una nuvolosa serata di Maggio, quando passeggiando tranquillamente per la mia città, con la mia tuta preferita, vidi ad un certo punto un' ombra allontanarsi da un parco, non c'era anima viva in giro, quando ad un tratto vidi un ragazzo sdraiato su una panchina, non sapevo se era vivo, svenuto o addirittura morto. Chi era? Cosa ci faceva lì? Ma soprattutto mi chiedevo: rimango qui e scopro chi è e se sta male, o continuo la mia passeggiata e ritorno a casa?

Sherlock Holmes si svegliò di buon umore, era una giornata di sole in Galles, la primavera si avvicinava e i primi fiori sbocciavano sugli alberi.

Si preparò e subito, corse a fare colazione in un bar di fronte alla sua casa: cappuccino e brioche. Mangiò in fretta perché doveva correre subito nel suo ufficio. Iniziò subito a scrivere un articolo su un caso che aveva risolto più di un mese fa, spiegando come aveva capito chi fosse il colpevole e come era riuscito ad incastrarlo.

Era arrivata l'ora di pranzo, Sherlock chiamò un cocchiere per avere un passaggio e si diresse al miglior ristorante del posto, perché si doveva incontrare con il suo collega Watson. Arrivato, si sedette a tavola con il suo collega e ordinarono il solito piatto: bistecca al sangue. I due pranzavano ogni giorno in quel ristorante, perchè si incontravano per parlare dei fatti che accadevano durante il giorno. Quel giorno iniziarono a parlare, anzi Watson parlava mentre Sherlock lo ascoltava e si immaginava tutto quello che raccontava. Watson disse:“Ieri pomeriggio un signore di mezza età è stato trovato morto dai suoi vicini di casa."

Siamo nel 1887, nel Nord della fredda Scozia, in un paesino di campagna, Sgrotten, in cui è nato un ragazzino. Questo ragazzo si chiamava Jacob. Era nato in una povera famiglia, sua mamma si occupava di lui e di suo fratello minore, mentre suo padre lavorava presso un’azienda appena costruita. Il suo stipendio bastava solo per il cibo infatti sua madre faceva del lavoro a domicilio per conto di una grande ditta; infatti avevano investito del denaro per comprare del pollame nel tempo avevano raccolto più di 20 galline, 10 tacchini e 6 anatre.

S.James

Era una sera di fine Ottobre, per la precisione Halloween,in Texas l’atmosfera era decisamente macabra;tutti i quartieri erano illuminati dalla luce delle zucche o dalle candele finte che i bambini tengono in mano mentre camminano per le strade e urlano -”DoLcEtTo O sChErZeTtO?!”. Ogni casa era perfettamente decorata :ragnatele,zucchet,ttragni,scheletri,zombie e tombe rendevano tutto più inquietante. Ma nonostante lo sforzo dei cittadini riguardo alle decorazioni, il “Nobel” per la casa più spaventosa, veniva sempre assegnato alla grande villa in cima alla collina dopo il bosco. Lì non c’era alcuna decorazione, ma una volta calata la notte, quella casa, non si sa per qual motivo, metteva paura, ansia e un senso di angoscia a tutti coloro che suonavano il campanello,tutti potevano raccontare i brividi gelidi che scorrevano lungo la schiena davanti a quella porta. Il signor james apriva la porta a tutti e portava sempre un’espressione felice e allegra, ma metteva un’immensa paura…

Quella sera, non aprì a nessuno,la casa metteva più paura del solito, nessuno si preoccupò, anzi tutti si affrettavano ad andarsene il prima possibile da quella collina.



I PASSI DELL'ASSASSINO

Giovedì 13 Settembre ore 5:43 p.m.

Taylor's Pov


Oggi un altro giorno piovoso ah...come sempre d’altronde.

In questa giornata non mi hanno ancora dato nessun caso da risolvere, strano… meglio così, solitamente mi danno qualche furto o piccoli incidenti, cosette insomma.

"Taylor, puoi tornare a casa non c’è niente da fare".

Ho risposto a George con un semplice "Sì, grazie".

George è il mio amico, lavora con me.

venerdì 14 settembre ore 6:15 am

Mi sono svegliata ma non ricordo nulla del mio strano sogno che ho fatto: l’unica cosa che mi ricordo è la figura di Sherlock Holmes, ormai sono ossessionata da lui.