Chi la croce accoglierà come te, Maria, Cristo Redentore lo salverà.
O Maria, madre dei dolori, prega per noi il tuo Gesù.
8 Se qualcuno piangerà con te, Maria, Cristo tormentato conforterà.
1 In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.
2 Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.
3 Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
4 Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio,
dal pugno dell'uomo violento e perverso.
5 Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno:
a te la mia lode senza fine. (Salmo 71,1-6)
27 Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli".
Alcuni mesi or sono, una malattia seria ha cambiato improvvisamente la mia vita e un lungo periodo di immobilità ha debilitato il mio fisico. Le giornate trascorse in questa condizione mi hanno spinto ad attaccarmi alla preghiera ed in particolare alla Liturgia delle Ore, che ho ricevuto in dono in maniera nuova. Il continuo ascolto dei Salmi, le continue invocazioni in essi contenute, hanno suscitato in me una identificazione con queste preghiere, che mi hanno dato molta consolazione. In questo tempo ho vissuto l’esperienza della condivisione di tante persone: innanzi tutto di mia moglie che con tanto amore si è presa cura di me, e poi sono stato accompagnato dalla vicinanza, dall’affetto e dalla preghiera di tante persone. Ma nella malattia una persona vive anche la solitudine; devo testimoniare che questo vuoto, talvolta segnato dalla paura, è stato riempito dalla consolazione del Signore che mi si è fatto vicino: “A te si stringe l’anima mia e la forza della tua destra mi sostiene” (Sal 63).
“Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore” (Sal 115). Questa parola mi ha accompagnato da parecchi anni, ma in questo periodo particolare ho compreso di più cosa significa. La potenza dell’invocazione del nome di Gesù e la recita del Rosario, mi hanno dato forza e consolazione soprattutto nel tempo delle terapie di mio marito e mi hanno dato energia per prendermi cura della sua persona. Nei momenti di difficoltà e di buio ho esperimentato la presenza del Signore, che ha messo in me fiducia e speranza in una guarigione. Una certezza mi sorregge in questo tempo: qualunque cosa possa succedere nella vita, il suo amore di Padre non può mai venire meno verso i suoi figli. L’esperienza di mamma che tante volte ha preso in braccio i propri figli si è realizzata nella mia vita, perché nel momento della sofferenza e del dolore mi sono sentita presa in braccio dalla presenza tenera e consolante del Signore.
(Sergio e Luciana)
VIII Stazione - audio
Invocazioni:
Dio di amore, nel deserto della prova e nella notte della sofferenza, nella solitudine e nel dubbio, veniamo a te per trovare consolazione, e donaci di sentire la tua presenza.
(Preghiera dei giorni – pag. 232 – Comunità di Bose)
Ascolta Signore la nostra supplica.
O Dio che rispondi a chi ti invoca, esaudisci la voce supplicante del nostro pianto. Accogliendo con bontà il gemito della nostra fatica, consolaci sempre con la tua misericordia.
(Oraisons – Orazione Salmica pag. 32)
Ascolta Signore la nostra supplica.
Tu ci concedi Signore Dio, di camminare nella luce delle tue promesse; accordaci di vivere il succedersi dei giorni, non nel rimpianto del tempo che passa, ma nella gioia di sapere che il tempo ci avvicina sempre più all’incontro con te.
(Preghiera dei giorni -pag. 31 – Comunità di Bose)
Ascolta Signore la nostra supplica.
55. Invito alla speranza, che «ci parla di una realtà che è radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive. Ci parla di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore. […] La speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa» [Saluto ai giovani del Centro Culturale Padre Félix Varela, L’Avana – Cuba (20 settembre 2015)].
Camminiamo nella speranza.