Chi la croce accoglierà come te, Maria, Cristo Redentore lo salverà.
O Maria, madre dei dolori, prega per noi il tuo Gesù.
9 Se il tuo Spirito abbandona la carne mortale, chi di noi, Signore, resisterà?
13 (9,34) Perché il malvagio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederai conto"?
14 (9,35) Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei l'aiuto.
15 (9,36) Spezza il braccio del malvagio e dell'empio,
cercherai il suo peccato e più non lo troverai.
16 (9,37) Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
17 (9,38) Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio,
18 (9,39) perché sia fatta giustizia all'orfano e all'oppresso,
e non continui più a spargere terrore l'uomo fatto di terra. (dal Salmo 10,13-18)
19 E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me, e dicevano: "Abbattiamo l'albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome”.
Perdi il lavoro, all’improvviso ti senti perso, disorientato, inutile. A 50 anni con tre figlie che ancora studiano e il peso della responsabilità si fa sentire. I progetti di tutta la famiglia “traballano” ma allo stesso tempo essa è fonte di sostegno, è motivo per non abbattersi. Il lavoro non è solo tranquillità economica, ma da dignità alla persona e allora perderlo ti fa sentire “nudo” e devi metterti in discussione. Ti senti schiacciato, come Gesù sotto il peso della croce, ma scopri che non resti annientato da questo, che non è l’angoscia ad avere l’ultima parola, anche se c’è la paura. Scopri che chi ti sta accanto, anche nella comunità, ti da la sua mano per rialzarti; non sei solo, la preoccupazione c’è ma “riversando su di Lui ogni preoccupazione perché egli ha cura di voi”. Crediamo nel Padre che ha cura di noi? L’umiltà di Gesù e la sua obbedienza nel cammino del calvario dice alla mia famiglia che vale la pena crederlo.
(Gabriele)
IX Stazione - audio
Aiutaci, Padre,
a credere nella forza dei piccoli gesti,
capaci di consolare il cuore di chi porta la croce,
e a riconoscere nei volti sfigurati dalla sofferenza,
il volto dell’Uomo dei dolori,
che ci chiede solo di saperci amare
Signore Gesù, tu cadi sotto il peso della croce.
Come sei umano nel tuo dolore!
Aiutaci a non vergognarci dei nostri momenti di stanchezza
e a non disperare mai:
Nell’ora in cui crediamo di non farcela,
aiutaci a rialzare la testa e a riprendere il cammino con Te.
Amen.
(mons. Bruno Forte)
110. Il fatto è che «la semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente, e quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio». Parole come libertà, democrazia o fraternità si svuotano di senso. Perché, in realtà, «finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale». Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se lo loro efficienza sarà poco rilevante.