Durante il Congresso di Vienna (1815) fu stabilita la restituzione, ai legittimi proprietari, delle opere d’arte trafugate da Napoleone durante le sue campagne militari.
Nello stesso anno 1815, Antonio Canova, il più importante scultore allora vivente, fu incaricato dal cardinal Consalvi per conto di Papa Pio VII di recarsi a Parigi per recuperare quelle sottratte all’Italia.
Nonostante il suo carattere pacato e la salute precaria, affrontò numerose difficoltà, tra cui la resistenza del barone D. Vivant Denon, direttore del Louvre, e l’ostilità del ministro Talleyrand, che lo umiliò pubblicamente (“non sei un ambasciatore, sei un imballatore”). Inoltre, Canova dovette fare affidamento solo sulla propria memoria per identificare le opere, in assenza di elenchi completi, e fronteggiò anche proteste popolari fomentate contro le restituzioni. Nonostante il supporto diplomatico britannico, riuscì a recuperare solo 249 opere su 506.
Il primo rientro di opere a Roma, accolto con entusiasmo, avvenne il 4 gennaio 1816 (oltre 80 casse di oggetti d’arte). Canova, però, era già partito per l’Inghilterra…
Da Parigi, Canova si recò a Londra nel 1815 per ringraziare le autorità britanniche e per vedere di persona i Marmi del Partenone, acquistati anni prima da Lord Elgin tramite un contestato decreto ottomano (la Grecia faceva parte in quegli anni dell’impero Ottomano). Elgin li aveva portati fino in Inghilterra su alcune navi rischiando più volte il naufragio.
Questi marmi erano stati sottratti dall’Acropoli di Atene e il loro possesso è da due secoli al centro di una disputa tra Grecia e Regno Unito.
Nel 1815, Canova li vide finalmente dal vivo e ne lodò il valore artistico, affermando che valevano almeno centomila sterline.
I marmi erano in pessime condizioni di conservazione ma Canova si rifiutò categoricamente di restaurarli, ritenendo sacrilego toccare opere di tale perfezione, attribuite a Fidia.
Il suo parere fu determinante per spingere il Parlamento britannico, nel 1816, ad acquistare i Marmi per 35.000 sterline (contro i costi molto più elevati sostenuti da Elgin, che ne uscì rovinato economicamente). I Marmi sono oggi esposti nel British Museum e ne costituiscono una delle più celebri attrazioni.