Tulasi e Mala Japa

Data pubblicazione: Jun 07, 2014 5:56:2 PM

TULASI E MALA JAPA

Pianta tulasi

Se dovessimo descrivere tutte le proprietà terapeutiche e gli effetti benefici del tulsi, qualcuno potrebbe pensare che stiamo raccontando una leggenda, ma in realtà è proprio così poiché questa pianta cura un gran numero di malattie ed ha un'influenza estremamente positiva sull'ambiente in cui cresce e viene coltivata.

Il termine sanscrito tulsi o tulasi significa ciò che non ha paragoni, l'ineguagliabile, proprio a indicare il suo grande valore, e il suo nome botanico è ocimum sanctum ossia basilico santo. Praticamente il tulsi non è altro che una delle numerose varietà del nostro ben noto basilico, ocimum basilicum, a cui la cucina mediterranea riserva un posto d'onore per rendere profumate e fragranti salse, intingoli e insalate e assai caro alla cucina ligure che ne ha fatto l'ingrediente principale del gustosissimo pesto. Fu per il suo profumo vagamente simile a quello dei chiodi di garofano assai gradito a re e imperatori che il botanico svedese Linneo lo classificò con il nome ocimum basilicum, dal greco okimon, che significa profumo, e dal latino basileus, che significa re.

La profumatissima pianta del tulsi è originaria delle regioni calde dell'Asia e dell'Africa, cresce abbondantemente non solo in tutta l'India ma anche a Ceylon, a Burma, in Cina, in Africa, in Grecia, in Australia, in Brasile e in molti paesi arabi. È un arbusto aromatico che non richiede molte cure e che raggiunge l'altezza di 30-60 cm con rami rossastri o violacei, foglie oblunghe di forma ellittica, intere o dentellate, pubescenti su entrambi i lati. Il tronco della pianta, in genere, non supera il diametro di 6 cm. I suoi delicatissimi fiori sono di colore viola chiaro, si trovano riuniti in verticilli, mentre i frutti hanno la forma di piccole nocciole ovoidali lisce.

Vengono utilizzate tutte le parti della pianta che viene descritta nei testi di ayurveda come "di gusto pungente con un sottofondo amaro, aromatica, molto digeribile, calda, secca, dissipatrice di gas o vento (ayu o vata), distruttrice di flemma (kapha), aperitiva e digestiva, fragrante, salutare e distruttrice di vermi e cattivi odori".

L'elenco delle qualità del tulsi è davvero molto lungo, infatti, esso è aromatico, stomachico, emolliente, diaforetico, digestivo, espettorante, diuretico, un efficace insetticida, antibatterico, vermifugo, sudorifero e antipiretico. È utile in casi di asma, bronchite, febbre, raffreddori, infiammazioni, indigestione, epatopatia, emopatia, vomito, lombalgia, disturbi oftalmici, gastropatia nei bambini, malattie della pelle, avvelenamenti.

Chi ha fatto un viaggio in India e si è spinto fino alle zone rurali dei villaggi, soprattutto nel sud, in cui vive ancora quasi l'80% della popolazione dell'intero paese, sicuramente ricorderà un paesaggio tipico, non molto diverso da quello che si sarebbe potuto osservare qualche millennio fa, se non fosse per qualche traccia lasciata dal progresso tecnologico e dal modernismo occidentale che riescono spesso a penetrare anche nei luoghi più sperduti. Infatti, una particolarissima caratteristica dell'India è proprio questa naturale e spontanea convivenza di modelli di vita che si tramandano immutabili nel corso del tempo e di modelli occidentali che si sono rapidamente inseriti e amalgamati nella società indigena. Tutto questo ovviamente ha contribuito a rendere la realtà sociale indiana, già così ricca e articolata, ancora più complessa, spesso contraddittoria e paradossale.

Il tipico villaggio indiano è costituito di semplici abitazioni in fango oppure mattoni con tetti in foglie di palma, che sporgono sulla parte anteriore della costruzione a mo' di tettoia per dare fresco sollievo nelle lunghe giornate calde. L'area antistante l'abitazione solitamente è abbellita da graziosi kolam, ossia decorazioni e disegni geometrici che ogni mattino le donne indiane preparano con mani abili e veloci, dopo aver accuratamente lavato il terreno, utilizzando una bianchissima farina di riso.

Sulle soglie o nei cortili interni delle case, si possono trovare immagini di ogni genere raffiguranti diverse divintà del vasto panteon indù, tempietti in cui dimorano statue di Dei e Dee riccamente ornate di polveri colorate e ghirlande di fiori ai quali ogni giorno vengono fatte offerte di fiori, incensi e frutta, e svolti i rituali quotidiani accompagnati dalla recita di mantra.

Oltre a queste immagini si possono comunemente trovare pianticelle del sacro tulsi, spesso protette da una struttura appositamente costruita, e la sua presenza in una casa è sicuramente indice della cultura e delle inclinazioni religiose della famiglia. Ai quattro lati della struttura vengono installate immagini delle divinità care alla famiglia e il terreno in cui cresce l'arbusto viene concimato con lo sterco di vacca ritenuta sacra nella cultura indiana. Nelle case più ricche, vengono coltivate più piantine che formano così un "tulsi-van" o "vrindavan", ossia una vera e propria foresta in miniatura del sacro tulsi.

Da sempre l'affascinante cultura indiana ha accordato una posizione di grande importanza a alberi, fiori, frutti, piante aromatiche e altre componenti della natura. L'antica letteratura vedica ha anch'essa riconosciuto il grande valore delle piante, non solamente per le qualità terapeutiche per la salute dell'uomo, ma anche per il suo benessere mentale e spirituale ed è per questa ragione che anche le componenti del regno vegetale, in India, vengono considerate con grande rispetto e riverenza.

Le sacre scritture indù esortano a guardare il tulsi non come una semplice pianta ma come una rappresentazione divina del Dio Vishnu o del Signore Krishna dai quali ha ricevuto in dono così tante qualità. L'ayurveda, l'antica medicina indiana, ha descritto molto dettagliatamente l'importanza delle qualità medicinali di questa pianta che può essere utilizzata ampiamente sia per la prevenzione delle malattie sia per la cura.

Ma non solo in India questa pianta è ritenuta sacra ed è oggetto di adorazione, anche nella chiesa greca ortodossa, ad esempio, viene adorata e, ogni anno, nell'anniversario della nascita di San Basilio, le donne santificano le loro case cospargendovi le foglie di tulsi precedentemente offerte nelle chiese per ottenere le benedizioni del santo. Gli egizi lo consideravano un simbolo dell'amore, gli antichi persiani lo piantavano sulle tombe affinché le anime dei defunti, annusandone il piacevole aroma, si sentissero sempre vive nel ricordo dei loro cari. In Australia, il tulsi è usato comunemente come un efficace rimedio casalingo.

Presso gli haitiani il basilico è associato alla divinità dell'amore ed è ritenuto un eccellente stimolante della sessualità, mentre in Messico lo si conserva in tasca come portafortuna e soprattutto per attirare gli affari.

Nelle antiche scritture indù, il tulsi possiede un ricco corredo di leggende e di elogi delle sue qualità che lo collegano a Vishnu e a Krishna.

L'origine del tulsi nella mitologia indiana, ad esempio, viene associata a Vrinda, la virtuosa moglie del potente demone Jalamdhara che aveva ottenuto da Brahma l'invincibilità a patto che sua moglie gli restasse sempre fedele. La fedeltà di Vrinda era nota a tutti e Jalamdhara, sentendosi sicuro di ciò e della sua conseguente invincibilità, chiese per sé il gioiello di Indra. Indra, allora, chiese aiuto a Shiva il quale apparve a Vrinda assumendo le sembianze di un giovane dall'aspetto irresistibile, ma ella lo cacciò. Allora intervenne Vishnu che prese le sembianze dello stesso Jalamdhara. A questo punto, presa dall'inganno, Vrinda cedette e Jalamdhara perse la sua invincibilità. La donna disperata maledì Vishnu che fu trasformato in pietra di ammonite e Vishnu, a sua volta, maledì Vrinda che si tramutò nella pianta del basilico sacro.

Un'altra notissima leggenda racconta come, in seguito a una terribile catastrofe, andarono perduti negli abissi dell'oceano moltissimi tesori. Per recuperarli, gli Dei e i demoni decisero di frullare l'oceano e, a tale scopo, utilizzarono il monte Mandara e il serpente Vasuki come cintura per far roteare il monte. Tirando il serpente Vasuki attorcigliato attorno al monte, incominciarono a frullare l'oceano dal quale sorsero i quattordici tesori tra cui l'amrita, il nettare dell'immortalità; Dhanvantari, il Dio dell'ayurveda, custode del nettare; Airavata, l'elefante bianco di Indra; Surabhi, la vacca dell'abbondanza; Kaustubha, un prezioso gioiello; Lakshmi, la Dea della prosperità, e il tulsi che è, dunque, tra i più grandi tesori di cui l'uomo dispone.

Questi sono soltanto due dei numerosi miti che narrano del tulsi, ma al di là del mito, possiamo sicuramente affermare che questa pianta è assai preziosa in un paese come l'India in cui le febbri sono disturbi comunissimi. Infatti, il tulsi è un efficace antipiretico. La medicina ayurvedica prescrive una tisana di tulsi e zenzero per curare l'influenza, per le febbri più acute un decotto concentrato con l'aggiunta di latte e cardamomo e, per prevenire la malaria, consiglia di assumere un tè preparato con l'aggiunta di qualche germoglio di tulsi e due grani di pepe nero.

In molte zone dell'India, la malaria è endemica e si diffonde per le punture di zanzare, in particolare nell'ultimo periodo della stagione piovosa. Quindi il tulsi ha la proprietà di allontanare gli insetti, motivo per il quale, in inglese il tulsi si chiama "mosquito plant", ossia la pianta delle zanzare. Anche semplicemente

masticandone alcune foglie ogni giorno, il corpo diventa più resistente alla malattia.

Notevoli poi sono le sue qualità purificanti per l'atmosfera. Infatti, non solo questa pianta è un efficace insetticida, ma mantiene pura l'atmosfera dell'ambiente in cui cresce, fino ad una distanza di 200 m, grazie all'olio essenziale in essa contenuto che evaporando si diffonde nell'aria e la libera da batteri e molti organismi che possono causare malattie. Persino i serpenti non possono tollerare il suo aroma e se ne tengono lontani. Per queste ragioni, in India è comune trovare piantine di tulsi sulla soglia delle case o nelle vicinanze.

Inoltre, il suo succo somministrato per via interna in piccole dosi può essere utilizzato come primo soccorso in caso di morsi e punture di insetti velenosi e rettili, proprio per ridurre gli effetti del veleno. Esternamente, si può applicare sui morsi una pasta ricavata sminuzzando foglie di tulsi mescolate a burro o ghi. Gradualmente la pasta diventa scura indicando che il veleno è stato assorbito e deve, quindi, essere cambiata finché il veleno non sia stato completamente rimosso.

Possiamo quindi affermare che il rispetto mostrato al tulsi nella cultura indiana poggia su solide basi scientifiche e, infatti, anche secondo le ricerche della chimica moderna, il tulsi ha una speciale capacità di uccidere microrganismi dannosi alla salute.

Ad esempio, è stata isolata una sostanza contenuta nel tulsi capace di arrestare la crescita dei bacilli responsabili della tubercolosi. Infatti, in India, a persone affette da tubercolosi viene consigliato il soggiorno in sanatori nei quali vengono coltivate piante di tulsi.

La sua essenza, poi, è degna di considerazione per gli sportivi: è un tonico generale e un ottimo antinfiammatorio coadiuvante nel massaggio per rilassare la muscolatura.

Il basilico è una pianta originaria del continente asiatico, in particolare dell'India, oggi coltivata in molti paesi del mondo come pianta aromatica per condimento.

Il nome ha derivazione greca "Basilicon" che significa rimedio regale.

Appartiene alla famiglia delle labiate e raggiunge un'altezza di 20-40cm; le foglie, molto aromatiche, sono di colore verde intenso, i fiori bianchi o tendenti al rosa.

Si coltiva per trapianto e per semina primaverile. Le foglie si raccolgono da maggio a settembre. Le sommità fiorite si raccolgono in luglio e settembre.

Basilico comune : Basilicum ocinum.

Altri nomi: Basilico vero, Basilico europeo.

Tulsi : Ocinum Sanctum.

Altri nomi: Basilico Santo.

Famiglia: Lamiacee (Labiate).

Principali componenti: Linalolo (45%), Estragolo, Limonene e Citronellolo.

Metodo d'estrazione: distillazione a vapore di fiori e foglie raccolti nel periodo maggio-settembre.

IN CUCINA

Ha un sapore fortemente aromatico. Non può essere considerato un ingrediente caratteristico della cucina nord-Europea. In Italia ricetta caratteristica e' il pesto che e' originario della Riviera da Genova alla Provenza.

PER LA SALUTE

Porta sollievo a nausee e dolori di stomaco, aiuta la digestione, riduce l'effetto delle punture di insetti e si dice che in caso di morsicature di serpenti si possono strofinare le foglie di basilico fresco sulla parte irritata. Contro il mal di gola dei gargarismi con l'infuso di basilico effettuati più volte al giorno possono aiutare. L'infuso di basilico e' coadiuvante contro la caduta dei capelli. Puo' disturbare durante l'allattamento per il gusto che puo' dare al latte e puo' irritare al contatto con pelli particolarmente sensibili.

Tradizioni dell' India

In India il basilico viene impiegato poco in cucina ma vi è un tipo di basilico, chiamato ''tulsi'', per cui gli Indù hanno un tale rispetto che quando gli inglesi vollero trovare qualcosa su cui costringerli a giurare, il "tulsi" fu una delle voci sacre prescelte.

I mala costruiti con palline ricavate dal tulsi vengono consigliati preferibilmente a chi pratica una dieta vegetariana e' adotta uno stile di vita piu' puro.

Dedicato a Visnù e Krishna, in India il tulsi è considerato una pianta sacra e nell'Ayurveda (la scienza medica indiana), è utilizzato in numerosi rimedi ed impiegato nella cura di molti disturbi.

La buona crescita del basilico determina se un luogo e' più o meno salubre. Si ritiene inoltre che la sola presenza di questa pianta "magica" abbia il potere di scacciare gli spiriti maligni e, per contro, attirare le benedizioni divine. Le foglie vengono usate nei riti quotidiani dedicati a Visnú per il benessere della famiglia. Una pianta di Basilico Santo cresce nel giardino davanti a casa e tiene lontano gli insetti pericolosi.

Il Mala

Fin dal tempi antichi il sandalo, la rudraksha e il tulsi, sono stati usati per scopi Yogici. Spesso le persone li portano continuamente. Oltre a questi, ci sono altri tipi di mala fatti di semi di loto, di sandalo rosso, di pietre di corallo, ecc., ma i tre inizialmente nominati sono da tutti considerati i più importanti. Infatti gli Indiani hanno prediletto, per un lungo periodo di tempo nella storia, la pianta di tulsi. Il tulsi è una pianta molto sensitiva; ne esistono parecchie varietà tra cui predominano la verde e la nera. E’ stata sempre considerata la più importante fra tutte le piante e le erbe. In India, quando si soffre di raffreddore, catarro, influenza, malaria e di altre malattie, utilizzano diversi preparati derivati dalla pianta di tulsi, con

ottimi risultati. Viene spesso usata anche per curare gli squilibri ormonali. Infatti, le donne indiane, pochi giorni prima del loro ciclo mestruale, prendono regolarmente un preparato a base di tulsi. Esso favorisce la regolazione del ciclo. Circa un centinaio di anni fa, a Calcutta, fu costruito il grande monumento conosciuto come il "Victoria Memorial". Gli operai che lavoravano alla sua costruzione iniziarono a soffrire di malaria e di conseguenza dovettero abbandonare il lavoro in gran numero. Le autorità allora piantarono il tulsi in un'arca di 4 o 5 miglia di raggio e dopo ciò i lavori proseguirono con grande soddisfazione e molto velocemente. Vi sono molti volumi di ricerca circa le proprietà chimiche del tulsi. Vicino a Rishikesh esiste una delle più grandi fabbriche indiane, la "Hindustari Antibiotics" ed essa coltiva il tulsi nelle foreste per più di 150 miglia, estraendone l'olio volatile.

Con l'olio di canfora e altre medicine, vengono preparate cure per la malaria, le malattie respiratorie e le disfunzioni ormonali. Perciò il Tulsi è considerato una pianta molto utile. E una cosa molto strana, ma se durante il periodo mestruale le donne indiane proiettano la loro ombra su questa pianta, essa incomincia a morire nel giro Il mala di tulsi possiede un aspetto terapeutico in aggiunta alle sue qualità spirituali. In effetti in India vi sono restrizioni nell'uso del mala di tulsi. Ognì persona sia essa Bratimino o Kshatriya, Hindu o Mussulmana, può usare un mala di rudraksha, ma non tutti possono usare un mala di tulsi e le regole sono molto severe. La persona dovrebbe essere totalmente vegetariana e non dovrebbe mangiare cipolle. Solo allora, il Guru permetterà all'aspirante di usare il tulsi per la sua pratica di Japa Mantra. Quindi il mala di tulsi è quello di maggiore importanza. In ordine di successione, viene il mala di rudraksha, che può essere di differenti tipi: alcuni semi hanno cinque sezioni, altri due o una sola. Quelli ad uno spicchio solo sono considerati essere i più importanti e molto rari; quello più comune ha cinque spicchi. E stato scoperto che i sofferenti di ipertensione si sentono meglio quando portano il mala di rudraksha. In tutto il mondo le persone che indossano il mala di rudraksha hanno riscontrato l'alleviarsi dei loro disturbi coronarici. In India questi mala di rudraksha vengono usati dai devoti che cantano il mantra "Om Namah Shivaya". Non vi sono restrizioni circa l'uso di questo mala e, contrariamente al tulsi, esso può essere usato anche se non avete fatto il bagno. Anche se non si è vegetariani, non importa, poichè in India questo mala è ampiamente usato. E’ infatti considerato essere un mala molto leggero.

La rudraksha appartiene al tattwa del fuoco; i semi piccoli sono normalmente i più usati per essere indossati, quelli medi vengono usati per la ripetizione del Mantra; quelli grandi sono anch'essi da indossare, ma non per un uso continuo. Normalmente chi soffre di disturbi coronarici, tiene un seme di rudraksha legato al braccio; alcuni esperimenti, naturalmente non su vasta scala, hanno dimostrato chiaramente che l'uso della rudraksha ha influenza sulla stimolazione arteriale.

La rudraksha e il tulsi sono i più potenti mala, ma voi otterrete il miglior risultato solamente se seguirete certe regole nella vostra vita. Comunque il mala di rudraksha vi darà buoni risultati anche se non seguirete alcuna regola. Terzo in ordine viene il mala in legno di sandalo che è adatto a coloro che stanno cercando effetti psichici. Ci sono due tipi di mala in legno di sandalo: uno bianco e l'altro rosso. Il mala in legno di sandalo rosso è usato nei riti e nelle pratiche tantriche. E una sostanza molto potente e non inferiore ad altri. Esistono poche condizioni circa l'uso del mala in legno di sandalo bianco; è però essenziale mantenere una dieta completamente vegetariana, cosa non necessaria per quello in sandalo rosso. Coloro che usano il sandalo rosso possono mangiare carne, bere, appagare la vita sessuale: non c'è alcuna restrizione. Questo mala in sandalo rosso non è adatto per un uso continuo, ma soltanto per la pratica del Mantra. Naturalmente ogni Mantra può essere praticato con esso, ma i Bija Mantra (appartenenti all'aspetto della Madre e alla tradizione tantrica), se praticati su un mala di legno di sandalo rosso, possono portarvi grandi benefici. Concludendo brevemente l'argomento riguardante questi tre o quattro mala dei quali ho parlato, secondo il mio punto di vista sarà bene avere un mala in piccoli grani da portare continuamente, un mala di rudraksha se non sarete capaci di osservare certe restrizioni, e uno di tulsi per riserva. Una volta all'anno, quando vi dedicherete alle pratiche di purificazione e manterrete le restrizioni alimentari, potrete praticare il Mantra con il mala di tulsi. Se invece state ricercando degli effetti psichici dovete usare Il mala di sandalo rosso o bianco. Un mala ha 108 grani, ma ciò non rappresenta il numero 108, bensì la Realtà:

- 1 rappresenta la Verità Ultima

- 0 al centro rappresenta lo stato di Samadhí

- 8 rappresenta la Natura Creativa

Così, invece di dire 108, dite 1 e 0 e 8.

- Uno, la Realtà, non è il Creatore: è Esistenza Eterna; il Creatore o la Creatrice è Prakriti, Maya, la quale ha otto aspetti.

- Otto rappresenta la Natura. Uno la Realtà. Quando si uniscono avviene la Creazione. Quando Realtà e Natura si fondono, allora voi avrete percezione e cognizione; se voi le separate, potranno essere raggiunte soltanto attraverso Samadhì.

- Zero, "Shunya", rappresenta Samadhi.

Per questo e per nessun’altro motivo il mala ha 108 grani.

Addizionando insieme 1 e 8 si ha il totale di 9; se voi moltiplicate nove per qualsiasi numero, la somma del risultato darà sempre 9: sarà sempre così, fino all'infinito.

Esempio:

3 x 9 =

27

(2 + 7 = 9)

5 x 9 =

45

(4 + 5 = 9)

73 x 9 =

657

(6 + 5 + 7 = 18)

(1+ 8 = 9)

Nello stesso modo l'Universo è costante e invariabile da sempre. E’ perfetto e sempre uguale. Nove rappresenta la Creazione Totale, quella che voi conoscete e quella che non conoscete. In ogni mala c'è sempre un grano diverso in più che forma l'estremità superiore conosciuto come Bindu o Sumeru, la stazione di giunzione. Così, quando ripetete il Mantra dovrete arrivare a Bindu e ritornare indietro, e così via.Normalmente il Mantra sul mala viene contato con la mano destra, ma nei Mantra tantrici, (con il legno di sandalo rosso) dovrebbe essere praticato con la mano sinistra, perchè questa mano rappresenta il Tantra. Ma non confondete ciò con il Tantra della mano sinistra, perchè non ha niente a che vedere con le orgie sessuali. Il tantrico usa la mano sinistra per offrire fiori, per recitare il Mantra, per ricevere le offerte dei devoti. Quando un Guru dà il Mantra a un discepolo, egli usa la mano sinistra e così anche quando dà una benedizione al discepolo. In qualche modo, erroneamente, il tantra della mano sinistra è venuto a rappresentare la parte sessuale di esso. Tutti noi abbiamo delle limitazioni nella nostra vita; le nostre abitudini geografiche e culturali, non ci permettono di usare sempre il tulsi. Ma deve essere ricordato che di tutti i mala, il tulsi è quello che ha maggior effetto sulla propria vita spirituale e vi sono alcune osservazioni a riguardo. Gli Indiani hanno l'abitudine di tenere una pianta di tulsi di fronte alla loro casa. Sovente le case indiane hanno un cortile interno sul quale si affacciano le stanze; molte case vecchio stile sono costruite così. Nel centro del cortile è costruito un altare in mattoni e sopra di esso viene piantato un tulsi che raggiunge un’altezza che varia da due a quattro piedi. Nell'altare c'è una piccola cavità in cui le donne, alla sera, accendono una lampada dopo di che si siedono per qualche minuto in meditazione. Questo avviene in molte abitazioni indiane, ma viene fatto solamente dalle donne, con regolarità, attenzione e con la massima disciplina. Potrebbero esservi grandi difficoltà in famiglia quando la mente è incapace di dare risposte precise e tutte le altre soluzioni hanno fallito. Allora le donne, la sera, stanno in piedi con le mani unite vicino ad Anahata Chakra e con le dita delle mani toccano la fronte, rimanendo in queste posizioni per un po di tempo di fronte all'altare. Durante questo periodo hanno una sorta di risveglio (shaktipat). Non si tratta di un risveglio superiore ma è un tenue risveglio. Quando la ragazza inizia a scuotere la testa la famiglia le si fa intorno e da quel momento essa diventa medium del tulsi. In quel momento ella non è più la moglie o la figlia, è solamente il tulsi. I familiari rimangono di fronte a lei e pongono le domande urgenti a cui viene di solito data una risposta. Ed è così precisa, accurata e schietta che questa pratica tantrica continua ancora oggi in molte case indiane. Se anche non siete capaci di rispettare le condizioni che ha il mala di tulsi, potrete tenerlo almeno una volta all'anno. Ma vi è un inconveniente con il tulsi, che si spacca molto spesso, mentre la Rudraksha dura indefinitamente. Il caldo e il freddo fanno espandere e contrarre il tulsi, facilitando la sua rottura. Una volta che si rompe non è più di 108 ma è di 107.

Come usare il Mala

Il proposito del mala è quello di tenere la consapevolezza sulla pratica. A volte potreste essere così coinvolti nei vostri pensieri da dimenticare ciò che state facendo. E’ solo quando completate un ciclo di rotazione del mala che la vostra attenzione viene riportata sulla pratica. Il mala viene anche usato per indicare quanta pratica avete fatto. Il mala dovrebbe essere tenuto nella mano destra, tra il pollice e l'anulare. Il medio muove i grani, l'indice e il mignolo non devono venire a contatto con il mala. Ruotate il mala verso il palmo. Quando avete raggiunto il sumeru avete completato un giro. Girate il mala con le dita e iniziate il secondo giro. Tradizionalmente il mala viene sempre tenuto di fronte al cuore. La mano sinistra è tenuta a coppa e posata in grembo, rivolta verso l'alto. Può essere usata per tenere la parte bassa del mala per evitare che dondoli o che si ingarbugli. Se preferite la mano destra può essere appoggiata sul ginocchio destro e il mala può rimanere sul pavimento.

Riepilogo dei tipi di Mala

Per la meditazione con il Mantra dovreste avere un mala di 108 grani. Deve essere fatto con del filo di cotone robusto che viene annodato tra ogni grano. Comunemente i più usati sono i mala di tulsi, rudraksha, legno di sandalo, corallo e cristallo. I grani di tulsi sono fatti con il fusto delle piante di tulsi e sono altamente considerati per le loro proprietà psichiche. Il tulsi ha un forte e purificante effetto sulle emozioni ed è calmante per la mente. La sensitività del tulsi ne fa uno dei migliori medium per la pratica del Mantra, anche se non dovrebbe essere usato da chi beve alcool o da chi non è vegetariano. La rudraksha, il seme di un frutto della jungla, è il secondo mala comunemente usato. Non è così sensitivo alle cose e non ci sono restrizioni circa il suo uso. La rudraksha migliora la circolazione del sangue e il funzionamento del sistema coronarico e riduce l'alta pressione del sangue.

1 mala di legno di sandalo sono profumati e contengono vibrazioni pacifiche e protettive. Sono rinfrescanti e benefici per coloro che hanno qualsiasi tipo dì disturbo della pelle. 1 mala di corallo sono anch'essi usati da chi soffre di eczema, tigna, scabbia, disordini mentali come schizofrenia e nevrosi. 1 mala di cristallo hanno proprietà psichiche e sono usati per i sadhana tantrici più elevati.

Alcuni requisiti per la pratica

- Una volta ricevuto il Mantra dal vostro Guru, non dovrebbe mai essere cambiato a meno che il Guru non ve lo consigli.

- Il Mantra personale non dovrebbe essere rivelato a nessuno.

- Il Mantra può essere ripetuto in ogni momento e in ogni luogo, anche se è meglio praticarlo in un orario regolare, ogni giorno sia alla mattina presto, dopo le asana e il pranayama, o prima di dormire la sera.

- Il Mantra può essere praticato con o senza mala e in ogni posizione, ma quando lo praticate al mattino o prima di dormire è meglio praticarlo in una posizione meditativa, con un mala e con gli occhi chiusi.

- I vestiti devono essere confortevoli e sciolti. Molte persone fanno esperienza di grande costanza e tranquillità se mettono il loro “dhoti geru” sulla testa e sulle spalle durante la loro pratica di Mantra.

- Non cercate di concentrarvi mentre praticate il Mantra, altrimenti creerete tensione.

- Ripetete il Mantra velocemente se la mente è disturbata e lentamente se la mente è più rilassata. Se vi sentite assonnati ripetetelo verbalmente.

- Il mala che usate per il vostro Mantra Sadhana non dovrebbe mai essere portato al collo nè prestato ad altre persone.

Hare Krishna Hare Krishna - Krishna Krishna - Hare Hare - Hare Rama Hare Rama - Rama Rama - Hare Hare

Hare Krishna Hare Krishna - Krishna Krishna - Hare Hare - Hare Rama Hare Rama - Rama Rama - Hare Hare