Rive e le "Basse del Brenta"

  RIVE

 RIVE, località -. Dette anche Rippe di Cartigliano. Sono gli antichi argini fluviali di Cartigliano, larghi una decina di metri ed estesi da nord a sud per l' intera lunghezza del territorio comunale.

Le Rive di Cartigliano sono sempre state considerate un bene comunale e gli abitanti del paese se ne sono serviti in ogni tempo come terreno da pascolo e riserva di legna per gli usi domestici. Il Brenta, di tanto in tanto, con le sue piene ne insidiava i terreni scavando delle valli – Ligonzi – o invadendole con acqua e pozzanghere. Nella prima metà del secolo scorso il Brenta con le sue piene rovinose ne aveva asportato oltre una terza parte, costringendo i frontisti, su invito ed incoraggiamento del Comune, a piantarvi pioppe e robinie.

Oggi anche questa denominazione antichissima ha perso il suo diritto ad essere ricordata a vantaggio di altre intitolazioni più recenti che nulla o ben poco hanno a che fare con la storia e la cultura del paese.  

 Via Rive. Sullo sfondo Tezze sul Brenta. Anticamente le "Rive" costituivano gli argini del Brenta.

Via Rive: chiesa di S.Antonio da Padova e Gaetano Thiene. Maria Bambina.

Croce del cosiddetto “Tumulo degli Ungari” risalente al 900 d.C. nel punto in cui i predatori asiatici in fuga, sconfitto Berengario, avrebbero passato il fiume Brenta. Il toponimo “vadum Ungarorum”resiste da secoli.

Sulle mappe dell'Ottocento la via del Maglio si trova sulla strada comunale delle Tezze, a mezzogiorno della contrà delle Rive Inferiori, ovvero delle Basse

 Maria Bambina.- INTERNO sec. XVII

 Il maglio

 Prende il nome da un maglio da battere il ferro e il rame di cui si conserva memoria, a quanto pare, a partire dal 1456. Venne acquistato alla fine del Quattrocento dai Morosini allo scopo di servire alle loro attività agricole e manifatturiere, fino al Seicento quando è diventato oggetto di contesa fra i suoi padroni, i Morosini, ed il Comune.



LE BASSE DEL BRENTA 

Percorso naturalistico: Sentiero delle Basse

 Zona ancora incontaminata, ricca di incomparabili scorci naturalistici. Da oltre un anno il Gruppo Tutela Ambiente Cartigliano “Amici del Brenta”stanno lavorando per riaprire camminamenti e sentieri da sempre esistiti che la natura si era ripresa, ripristinando e pulendo le aree a sud e ad est della zona industriale precedentemente lasciate in totale abbandono e degrado. 

AREA NATURALISTICA “LE BASSE”

SITO DI INTERESSE COMUNITARIO

ZONA DI PROTEZIONE SPECIALE

GRAVE E ZONE UMIDE DEL BRENTA”

L’area naturalistica “LE BASSE”, polmone verde di Cartigliano, rappresenta l’ultimo lembo sfuggito all’avanzata del cemento (strade e zone industriali) di un sistema ambientale di grande pregio che si estendeva tra i comuni di Cartigliano e Tezze sul Brenta, nell’alveo naturale dell’omonimo fiume.

Queste terre sono definite “BASSE” perché situate in una posizione inferiore rispetto al resto del paese, in un’area originariamente parte integrante della piana di inondazione del fiume, che a Cartigliano presentava, quale argine naturale, l’attuale via delle “Rive”. La stessa villa di scuola palladiana dei Morosini è stata costruita sulla “Riva” del fiume, dalla quale si poteva godere di una vista magnifica. In questo tratto il Brenta assume oggi come allora la massima larghezza del suo alveo (circa 1 km) diventando, fin dai tempi antichi, il punto di guado più facile. Per questo motivo, durante l’epoca delle invasioni barbariche, divenne campo di battaglia nello scontro avvenuto nel 899 d.C. tra l’esercito di Berengario I, futuro imperatore del Sacro Romano Impero, e il popolo seminomade degli Ungari. A testimonianza di quei fatti, sull’argine naturale del fiume, si trova ancor oggi il cosiddetto “Tumulo degli Ungari”, con sepolte le spoglie dei morti in quella battaglia. Nelle epoche successive l’alveo venne in parte convertito a campi coltivabili, periodicamente inondati dalle piene del fiume: minaccia scongiurata dalla costruzione, negli anni 1920/30, di un nuovo argine volto a sottrarre le terre delle “Basse” in modo definitivo ai cicli alluvionali del Brenta. Queste terre assumono oggi un elevato valore ecologico – naturalistico, per la diffusa presenza di prati da sfalcio alternati a siepi e rogge di delimitazione fondiaria (elementi che qualificano la tipologia ambientale a campi chiusi). Tale struttura del territorio consentiva alla popolazione di provvedere sia al foraggio per il sostentamento degli animali che al legname per l’inverno, permettendo nel contempo la conservazione di un elevato grado di biodiversità: tutt’oggi si possono contare più di 500 specie vegetale e numerosissime specie animali appartenenti a tutte le classi conosciute. Il sapiente rapporto tra uomo e natura ha così plasmato un territorio, rendendolo patrimonio naturalistico e culturale, per la cui unicità è stato incluso nel Sito di interesse Comunitario (SIC), Zona di Protezione Speciale (ZPS) “Grave e zone umide della Brenta”, figurando nel programma di protezione speciale ambiente denominato “RETE NATURA 2000”.  

 Parco dell' Amicizia

 Area attrezzata per chi ama i pic-nic e le allegre scampagnate. Comprende un' orto botanico con diverse erbe tipiche e autoctone del Brenta e relativo percorso didattico. In questo tratto dell'alta pianura, il fiume si apre in tanti rivoli e l'alveo si allarga per diverse centinaia di metri mostrando l'originario ambiente composto di ghiaioni ed isolette e popolato da una variegata fauna e flora.

Il fiume Brenta nei pressi del parco dell'Amicizia