San Lazzaro

San Lazzaro in Bassano d G.

 

IL NUOVO ASPETTO DEL CENTRO DI S. LAZZARO.

Lungo via S. Rocco: una nuova piazza in collegamento col piazzale della chiesa, case a schiera, insediamenti abitativi e negozi.

 

 

 

UN PAESE SORTO SULL'ARGINE DEL BRENTA

(testi e foto tratte dall'omonimo Libro;   maggio 1987)

 

La Chiesa di S. Lazzaro al Lazzaretto

 

  

 

Processione sull'argine del Brenta

 

 

La vecchia chiesa del Lazzaretto con il campanile inaugurato nel 1903 

 

 

 

Nel 1501 i cittadini bassanesi innalzarono sull' antica cappella esistente già alla prima metà del 400 una chiesa in onore di S. Lazzaro, il risuscitato da Cristo, come protettore dei lebbrosi, i quali anticamente, essendo tagliati fuori dalla società umana, vagavano per le campagne o abitavano negli agglomerati di capanne dove venivano ricoverati i malati contagiosi.. Impossibile non pensare che i lebbrosi avessero come loro dimora delle capanne nella campagna bassanese, presso la riva sinistra del Brenta, alla chiesuola di S. Lazzaro. In seguito, nei pressi dell'oratorio dedicato al Santo, vi furono portati i colpiti dalla disastrosa peste del 1348-50, negli anni 1360-63 e nel 1381-83. Si stabilì nel dicembre 1465 di fabbricare presso il Brenta il Lazzaretto per accogliere gli appestati. Tale decisione non trovò esecuzione prima del 1483 e il suo completamento avvenne nel 1501 assieme alla chiesa. La peste falciava numerose vite umane, tuttavia il morbo infierì ancora per molti anni causando carestie e morti di fame. Fu solo nel lontano 1632 che la peste cominciò a diminuire sciogliendo la città di Bassano dal sequestro e dando la libertà al commercio. Era il 23 gennaio, giorno di S. Emerenziana, d' allora annoverata tra i protettori di Bassano. Nei secoli XVI e XVII l' assistenza religiosa degli abitanti fu affidata ai cappellani della Confraternita di S. Lazzaro: tale notificazione concorderebbe con l'origine della più antica chiesetta campestre dedicata a San Lazzaro, protettore dei lebbrosi. Nel 1768 cadde sotto la giurisdizione del curato di S. Croce rimanendovi per oltre un secolo. La separazione avvenne nel 1875.

 Nel 1923 il Vescovo di Vicenza Mons. Ferdinando Rodolfi decretò che Titolare della chiesa del Lazzaretto di Bassano sia San Lazzaro, e che i santi Rocco e Clemente siano onorati come patroni. Toccò a don Giuseppe Zambon, succeduto nel 1940 a don Antonio Bertozzo, presentare domanda al Vescovo di Vicenza, affinché la sua chiesa curaziale fosse elevata a chiesa Parrocchiale. A quarant'anni di distanza, dopo che la comunità decise di costruirne una nuova, più ampia e decentrata, la vecchia chiesetta del Lazzaretto fu abbandonata e sconsacrata, venne acquistata dalla Scamosceria S. Lazzaro e adibita a magazzino. Al giorno d'oggi risulta in totale abbandono e degrado.

 

 

                                        L'antico ospedale del Lazzaretto, ora trasformato in abitazione privata.

 

 

Ponte "DE QUAREO" su rosta Rosà in via Melagrani 

 

 

LA VECCHIA FORNACE DI SAN LAZZARO

 

La fornace di S. Lazzaro fu costruita dai Facchin nel 1884; è senz'altro tra le più vecchie fornaci del Veneto ed era costituita fin dall'inizio di tre fornaci di diversa grandezza. Nel 1925 Pietro Chenet, originario di Alleghe, la comperò attuando delle modifiche, tra cui l'abbattimento della piccola fornace di mezzo per realizzare un passaggio attraverso cui trasportare con la carriola segatura e legna. La fornace funzionava a fuoco continuo tutto l'anno, tranne il periodo compreso tra la vigilia di Natale e l'Epifania. Si immettevano nel forno 100 quintali di sassi calcarei, due volte al giorno e si facevano due “cavate” al giorno, ciascuna di 45 – 50 quintali di calce. Solo la domenica gli operai si limitavano ad imboccare il forno con segatura e legna, alle sei del mattino e alle sei di sera, per non interrompere i processi di cottura, saltando per quel giorno le cavate di calce.

Fino agli anni 60 erano i carrettieri, uomini di S. Lazzaro, di Tezze, di Cartigliano, di S. Anna di Rosà, a trasportare alla fornace i sassi calcarei che venivano loro pagati a peso. Una settimana era necessaria per ottenere dai sassi calcarei, che rendevano più o meno, a seconda della loro porosità, una “fornà” di calce. Il momento della “cavata” era il più importante, il più delicato e richiedeva sempre la presenza dell'occhio esperto del titolare. Poi, i sassi di calce cotti, la “calce viva”, venivano trasferiti in vasche, ricoperti d'acqua per provocarne la disgregazione; dopo 20 giorni circa la calce era pronta. Il 3 maggio 1971 Francesco Chenet ottenne da parte dell' Associazione degli Industriali di Vicenza un attestato con medaglia d'oro, come riconoscimento per la produzione della calce di migliore qualità delle Tre Venezie. Negli ultimi anni si è avuta una progressiva diminuzione di richiesta di calce, sostituita da altri prodotti chimici e per le fornaci è iniziata la crisi. La fornace di S. Lazzaro, che occupava 7 persone, ha cessato la sua attività il 7 agosto 1986 ed è stata l'ultima a chiudere i battenti nella provincia di Vicenza.

 

 

 

 

La vecchia Fornace di S.Lazzaro negli anni '70

 

Carrettiere per il trasporto di sassi

 

La fornace com'è oggi