Rosta Bernarda

 

Viaggiando con l'occhio su una mappa del territorio di Cartigliano del Settecento si rimane colpiti dalla fitta maglia di roste, rogge e canali che, staccandosi ad una certa altezza dal tronco fluviale del Brenta o dalla rosta Rosà, entrano ed escono dalla campagna cartiglianese con tante denominazioni diverse. All'antichissima rosta del Becato, chiamata ad un certo punto del suo percorso Rosta Bernarda, vengono ad affiancarsi, a partire soprattutto dal Seicento, altre roste, rogge o seriole d'acqua dai nomi meno familiari, ma comunque presenti sulle mappe del territorio bassanese e rosatese, come la Rosta Moranda o il Roston della Vica, diretto a Rossano e fiancheggiato per un certo tratto dalla Rosta Morosina, e finalmente dalle Roste Michela, Dolfina, Cappella, Cerata, Remondina e, ancor prima, Passalacqua.

 E' difficile, nel Settecento, trovare una comunità del bassanese cosi vicina ed imparentata col Brenta come Cartigliano. La storia economica di questa comunità non avrebbe, del resto,spiegazione alcuna senza il Brenta e il Settecento fra tutti i secoli della lunga storia di Cartigliano è forse quello che meglio di ogni altro, grazie allo sviluppo agricolo e manifatturiero del posto, interpreta e mette in risalto questa parentela.

Rosta Bernarda, all'origine chiamata anche Rosta del Becato nel suo tratto iniziale, è il canale d'acqua più antico e importante di Cartigliano la cui presenza, pur risalendo al tempo degli Ezzelini (secoli 12°-13°), è tuttavia documentata solo a partire dal Quattrocento.

 

Sendeva allora, come oggi, dalle Prè di Bassano ad irrigare la campagna del paese, in particolare quella dei Ligonzi, proseguendo poi la sua corsa in direzione di Tezze sul Brenta. Molta parte dell'economia cartiglianese venne affidata dalla storia a questa rosta, vera spina dorsale dell'attività agricola e proto industriale di Cartigliano dal Medioevo alla nostra epoca.

Sorta con ogni probabilità per iniziativa dei Signori da Romano e passata quindi in uso insieme al molino al comune di Cartigliano, essa cambiò abbastanza presto il nome originario di Rosta del Becato con quello di Bernarda dal nome dei fratelli Bernardi di Bassano che ne vennero in possesso verso la fine del Cinquecento e se ne servivano sopratutto per azionare le loro attività manifatturiere, costituite da una sega, un mulino, un follo per pannilana, un maglio e una mola da “gussar”. A partire dal 1649 l'acqua di questa rosta, passava in uso per una parte al comune di Cartigliano che se ne sarebbe servito per irrigare i campi ricavati dalle Giare del Brenta, l'altra ai proprietari degli opifici delle Prè, passando di mano in mano dai Morosini agli Spolaore, ai Vanzo Mercante e infine agli Zanin di Bassano. Aspre battaglie giudiziarie si trascinarono avanti per anni su l'usofrutto dell'acqua tra il comune e i proprietari degli opifici sino al 1912.

L'ultima tappa della storia di questa rosta è rappresentata dalla costituzione negli anni Trenta del Consorzio Irriguo del Brenta, con il quale ogni diritto di proprietà e di uso della Rosta sottratto di fatto al Comune venne affidato al nuovo ente amministrativo.

 

 Roggia Bernarda alla centrale elettrica in Quartiere Prè (1938)                                                               Roggia Bernarda lungo via F. Morosini (1958)  

Roggia Bernarda al Maglio

Roggia Bernarda al Molo

Molo Albertoni

 Molo Albertoni: argine maestro sul Brenta a nord della Villa Morosini, costruito nel 1848 dalla ditta Casalini di Velo d'Astico per difendere dalle alluvioni del fiume le terre del Brolo. 

Tratti del suo percorso lungo le "Basse del Brenta"

 Uno dei tanti "salti di rosta"

La foce della Roggia Bernarda in un bacino di regolamentazione delle acque con scolmatore all' estremo sud di via Forca dove poi si dividerà in altre due rogge: la Trona e la Michela