VOLONTARIATO

VOLUNTEER IN THE WORLD

Molti giovani del Liceo di Cossato si sono rivolti con successo a questa associazione. Ci piace perché permette, sia a minorenni sia ad adulti, di fare un’esperienza di volontariato, però molte informazioni sono difficili da trovare.

Che cos’è?

Volunteer In The World, fondata nel 2016 da Elena Massari, è un ente di beneficenza senza scopo di guadagno economico che recluta volontari e li collega a progetti umanitari in tutto il mondo.

Che cosa propone?

- Aiutano i volontari a trovare il progetto giusto: le persone che vogliono fare volontariato spesso hanno difficoltà a decidere dove andare e come possono aiutare;

- Ispirano ed educano le persone al volontariato;

- Aiutano i progetti a trovare e gestire i volontari: aiutano i loro partner rivedendo regolarmente le loro esigenze, selezionando per loro volontari con le giuste capacità e attitudine e collegandoli direttamente.

 Costo:

Chiedono £ 25 per diventare un membro per un anno, che includerà la ricezione di consigli e un preavviso sui migliori progetti: questa quota consente loro di coprire le loro spese poiché sono un'organizzazione senza scopo di guadagno.

Contatti:

+44 791 8528160

+39 349 5474546

info@volunteerintheworld.com

https://www.volunteerintheworld.com/ 

IL RACCONTO DI CHI L'HA FATTO

Nell'esatate 2022 4 ragazze di 5D hanno deciso di partire per svolgere il loro PCTO  a Londra: così Giulia, Camilla, Marta e Arianna hanno lavorato all’interno di due Charity Shop della capitale inglese. Ci siamo fatti raccontare qualche cosa della loro esperienza.

Per chi non lo sapesse i Charity Shop sono negozi gestiti da organizzazioni benefiche per guadagnare fondi in cui vengono venduti vestiti o oggetti di seconda mano (NdR).

Quanto tempo passavate in famiglia?

G-C: La signora che ci ha ospitati non era molto socievole, parlava poco con noi. Di solito uscivamo appena dopo aver fatto colazione (alle 8) e poi rientravamo per la cena (alle 19) ma lei non ha mai mangiato con noi.

M-A: In famiglia stavamo solamente la mattina per la colazione e  la sera, dato che dopo cena non uscivamo mai perché avevamo orari di rientro e abitavamo in una zona abbastanza lontana dal centro: quindi dopo cena ci sarebbe voluto troppo tempo per prendere il metro e arrivare in centro. Inoltre, la signora della famiglia era abbastanza anziana e quindi non abbiamo instaurato un rapporto particolare, però non ci ha mai fatto mancare nulla, anzi cucinava bene rispetto alla maggior parte delle persone inglesi.

- Nel Charity Shop quali erano le vostre mansioni?

G-C: Nel charity shop entravamo alle 10 e la prima cosa da fare era igienizzare e pulire tutte le cose che potevano andare a contatto con le persone. Una volta finito a volte stavamo al piano superiore ad accogliere i clienti o a cambiare i manichini con vestiti diversi, altre volte invece andavamo al piano di sotto, dove c’era il magazzino, e dividevamo i vestiti da tenere, quelli da inviare ad altri charity shop e quelli da buttare. Per quelli da tenere dovevamo cercare il prezzo originale del prodotto per poi toglierne una percentuale con cui venderli lì, etichettarli, stirarli, decidere quali esporre in quali giorni e infine esporre al piano superiore quelli della giornata corrente.

M-A: Nel charity shop le nostre mansioni erano principalmente quelle di stare nella parte sotto del negozio, quindi non a contatto con i clienti, a stirare vestiti, appenderli sulle grucce, attaccare i cartellini prezzo ai vestiti, smistare le varie donazioni che venivano fatte al negozio e preparare i vestiti che dovevano essere mandati in altri charity shops.

-Ci sono degli stereotipi sugli inglesi che sono reali?

G-C: Parlando di stereotipi, possiamo confermare quello sulla loro particolare riservatezza. Si percepisce molto il loro essere molto più freddi rispetto a noi. Però dopo aver instaurato un buon rapporto, ad esempio con i componenti dello staff, si dimostrano molto più disponibili e socievoli.

M-A: Uno stereotipo sugli inglesi (che però è confermato dai fatti) è che la maggior parte degli inglesi vanno  giro in maniche corte e pantaloncini appena c’è un po’ di sole. Fortunatamente quando siamo andate a Londra abbiamo trovato pochissime giornate piovose e le temperature erano miti, però noi giravamo sempre in felpa: al contrario la maggior parte degli inglesi aveva magliette leggere.

Uno stereotipo invece che secondo noi non è vero è quello che non sarebbero persone molto gentili, perché abbiamo conosciuto molti inglesi, soprattutto all’interno del charity shop, cortesi e disponibili. Infatti, abbiamo instaurato un bellissimo rapporto con la manager del nostro charity shop tanto che una sera siamo anche andate a cena con lei.

Qual è la cosa più strana che vi sia accaduta?

G-C: Il penultimo giorno a Londra, dopo aver finito il turno al charity shop eravamo andate a pranzare e una volta uscite trovammo una anziana signora che aveva bisogno di aiuto per attraversare la strada. Aveva grandi difficoltà a camminare e andava molto piano. L’abbiamo aiutata e nel frattempo abbiamo scoperto che era italiana e si era trasferita lì da giovane. Ci siamo messe a parlare e abbiamo deciso di prendere il pullman con lei e accompagnarla fino a casa per tenerle le pesanti buste della spesa che aveva con sé. Lei ci ha raccontato tutta la storia della sua vita, e ci ha chiesto di andarla a trovare prima di partire e anche le prossime volte in cui saremmo tornate a Londra. Dato che ci aveva fatto molta tenerezza il giorno prima di partire siamo tornati da lei per portarle dei Muffin, ma il portinaio ci ha detto che era appena uscita; dunque, le abbiamo potuto solo lasciare un foglio per salutarla.

M-A: La cosa più strana che ci sia accaduta penso sia stato quando il primo giorno eravamo sedute in un parco e c’era un ragazzo che aveva perso il telefono nel cassonetto dell’immondizia: un altro ragazzo si è offerto di aiutarlo e l’ha tirato su per farlo entrare nel cassonetto. Alla fine dopo aver rovistato all’interno per 2 minuti l’ha recuperato. È stata una cosa molto strana da vedere soprattutto perché all’inizio nessuno aveva capito che in realtà era lì dentro per cercare il telefono

Perché avete deciso di fare questa esperienza?

G-C: I motivi che ci hanno spinte a partecipare a questo partecipare a questo progetto sono diversi. Innanzitutto, volevamo partecipare ad un’esperienza nuova per entrambe, che ci potesse arricchire su vari aspetti. L’ambito che più ci interessava migliorare era sicuramente la lingua, e grazie allo staff del charity shop ci è stato possibile metterla in pratica fin da subito. Questa esperienza è stata molto utile anche sul piano dell’indipendenza e dell’adattamento, poiché ci siamo trovate in una città nuova senza conoscere nulla e dovendo abituarci alle abitudini della famiglia ospitante.

M-A: Abbiamo deciso di fare quest’esperienza per migliorare il nostro inglese ma anche per intraprendere un’esperienza nuova e in cui dovevamo adattarci e organizzarci da sole. Londra comunque è una città molto ben organizzata, con tanti servizi efficienti e una linea metro che è ben strutturata, però comunque tra là lingua è una città molto diversa dai paesini in cui abitiamo volevamo un po’ metterci alla prova e vedere se fossimo riuscite a cavarcela da sole.

Caterina Bordignon


IBO ITALIA

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Ci sembra offra molte possibilità, ma per capire tutto, ad esempio i costi, bisogna cercare parecchio e non tutto alla fine è così chiaro. 



Che cos’è?

IBO Italia è una organizzazione impegnata nel coinvolgere i giovani nel campo della cooperazione internazionale e del volontariato in Italia e nel mondo, con interventi legati all’educazione, all’istruzione e alla formazione; 

 

Cosa propone?

L’organizzazione progetta e realizza percorsi e interventi per far crescere i giovani nel segno del volontariato, offrire loro sempre nuove opportunità, coinvolgendo famiglie, scuole, centri di formazione e strutture di accoglienza


Costo:

150 € (spese organizzative + assicurazione) + 20 € (quota socio IBO Italia per l’anno in corso) Totale = 170 € + le spese per il campo che variano di volta in volta. 


Durata:

I workcamp e le attività di volontariato sono di durata variabile. Sul sito è presente un motore di ricerca che aiuta a trovare un’esperienza più adatta ad ognuno;


Contatti:

 info@iboitalia.org 

Tel.: +39 0532096509;

https://iboitalia.org 


Testimonianza: 

“Mi porto a casa l’accoglienza e la gentilezza delle tante persone che ho incontrato e che sono state con me; per me è stata un’esperienza molto positiva e preziosa e di questo ringrazio tutta la comunità di San Giuseppe. Il giorno in cui ci siamo salutati è stato un momento di commozione da entrambe le parti. Questa esperienza mi ha entusiasmato e mi ha dato la carica per partire presto per altri campi di lavoro.”

Giorgia Fregatti, volontaria IBO Campo di Lavoro e Solidarietà a Catania