Sala IV

Sala delle pale d'altare del Duomo

Annunciazone (ca. 1599)

Ferraù Fenzoni

Questa pala d'altare proveniva dalla Cappella dell'Annunziata, che apparteneva alla famiglia Flavi. Una descrizione della cappella scritta nel 18 ° secolo da Claudio Bolognini, un discendente della famiglia Flavi, registrò la pala d'altare come opera di Ferraù Fenzoni, "famoso pittore". Probabilmente Fenzoni lo dipinse nel periodo 1594-9, quando lavorava a Todi.



LE PALE D’ALTARE DEL DUOMO: I COMMITTENTI

A partire dagli anni novanta del Cinquecento, in stretta analogia con quanto accadeva in altre cattedrali della regione ( Orvieto, Todi, Spoleto ) e in concomitanza con l’emergere di famiglie della nobiltà locale e della borghesia, spesso forestiera, arricchite con il commercio e con le manifatture oppure grazie a fortunate carriere nella burocrazia pontificia, le nuove cappelle del Duomo vengono dotate di prestigiose pale d’altare.

I legami con Roma sono forti e vengono stabiliti attraverso alcuni personaggi legati o all’ambiente oratoriano del cardinal Baronio - come Giovanni Battista Vitelli - o al colto nipote di papa Gregorio XIV, il cardinale Paolo Emilio Sfondrato o all’entourage di Sisto V e del nipote di questi, il Cardinale Montalto.

Così la famiglia Flavi si rivolge per una Annunciazione a un pittore faentino, Ferraù Fenzoni, che, dopo avere lavorato in Santa Maria Maggiore a Roma, si era impegnato tra il 1594 e il 1599 nel rinnovamento del Duomo di Todi patrocinato da Angelo Cesi ( suo doveva essere anche un Sant’Onofrio penitente eseguito per l’altare della famiglia Onofri, ma disperso già dai primi del Novecento ); gli Jacobilli chiamano ad operare nella loro cappella intitolata a San Feliciano Vespasiano Strada e Cristoforo Roncalli ( che fornirà opere anche al ramo umbro dei Roncalli, sia per la loro cappella in Santa Maria degli Angeli che per il loro palazzo folignate ); Giustiniano Orfini, per l’altare di San Martino di Tours, si rivolge al pittore bolognese Baldassarre Croce, che aveva realizzato un ciclo pittorico a Roma, in Santa Susanna, in occasione del Giubileo del 1600 e che nel 1603, in Santa Maria degli Angeli, decorava la Cappella di San Pio V e completava quella della Deposizione.

La diffusione dell’ultima “maniera” di gusto romano, iniziata già tra sesto e ottavo decennio del Cinquecento dal Duomo di Orvieto e proseguita nel “crocevia sacro” si Santa Maria degli Angeli, trova piena realizzazione tra ultimo decennio del XVI secolo e primi decenni del XVII nella cattedrale di Foligno, dove verrà poi cancellata dal rinnovamento settecentesco del Vanvitelli e del Piermarini.