Sala III

Sala dei pittori forestieri e locali

Sposalizio di Maria Vergine (1613), olio su tela

Ventura Salimbeni,

E’ l’opera che conclude, nel 1613, l’attività del Salimbeni per l’Umbria (il pittore aveva eseguito altre tele anche per Foligno, in San Domenico e Sant’Agostino) e che mostra con grande evidenza le sue personali caratteristiche, ben connotate rispetto al generico “baroccismo” nel quale spesso è stato confuso. Risulta invece molto evidente in questa tela il rimando al maggior pittore del Cinquecento senese, Domenico Beccafumi, rilevato negli accostamenti cromatici e nelle tipologie fisionomiche. Lo stemma sul gradino indica la committenza della famiglia Elisei.

LE PALE D’ALTARE DEL DUOMO: PITTORI FORESTIERI E PITTORI LOCALI

Sugli altari del Duomo figurano prevalentemente opere di artisti forestieri, mentre l’attività dei pittori locali riscuote maggiore successo presso le piccole comunità parrocchiali della montagna o presso le confraternite. Tuttavia anche in cattedrale si può assistere al confronto tra opere commissionate a pittori nativi dell’Umbria e stabilmente presenti in zona e opere approdate a seguito di sporadiche commissioni, destinate comunque ad avere ripercussioni sulla produzione artistica locale.

E’ questo il caso della bella tela di Ventura Salimbeni eseguita nel 1613 per l’altare della famiglia Elisei, una delle ultime opere del Salimbeni, che morirà proprio nel 1613. Il pittore senese aveva avuto un ruolo assai significativo in Umbria, operando prima a Perugia ( due tavole del 1602 in San Pietro), poi nel Palazzo Breccia Vigilanti di Assisi e in Santa Maria degli Angeli, infine nella stessa Foligno, dove in Sant’Agostino si conserva una sua Natività del 1610.

Un’altra presenza di molto interesse è quella del francese Noël Quillerier, nativo di Orléans e documentato a Roma nel 1622 insieme a Simon Vouet e a molti altri pittori francesi residenti nell’Urbe. Quillerier è presente in Umbria con numerose opere distribuite tra le diocesi di Foligno e di Spoleto. La tela con i beati folignati e con una bella immagine della città, definita ex voto nell’iscrizione che compare in basso, rappresenta una commissione civica per la cattedrale, come attesta un documento del 1626.

A rappresentare le presenze “locali” in anni più avanzati, già verso la metà del secolo, si possono vedere una tela realizzata da Cesare Sermei ( orvietano naturalizzato assisano ) per la cappella dell’Università dei Calzolai verso il 1640 e un’opera del pittore folignate Giovan Battista Michelini, forse l’artista più attivo e rappresentativo della Foligno seicentesca, da situare con ogni probabilità nel corso del quinto decennio del secolo.