Sala I

Sala del Maestro di Serrone

L’IMMAGINE DEL PATRONO: SAN FELICIANO

Scultura lignea policroma, cm 160x60x55

Scultura del 1420 ca.

Secondo la Passio Sancti Feliciani, un testo redatto tra VI e VII secolo, l’anziano vescovo Feliciano, trascorsi 56 anni nell’ufficio di pastore della comunità cristiana di Forum Flaminii, costretto a seguire in catene il corteo dell’imperatore Decio diretto a Roma, gravato dagli anni e sfinito dalle torture cadde a terra e morì “ad montem Rotundum”, tre miglia distante dalla sede episcopale.

In età comunale ( secoli XI – XII ) il martire e protovescovo Feliciano si affermò come indiscusso patrono della città che, sorta nel luogo della sua sepoltura, lo riconobbe come difensore della sua incolumità e fonte di sacralità. La tradizione vuole che l’immagine di San Feliciano, raffigurata su un vessillo, proteggesse i Folignati durante il “bellum perusinum” del 1283, mentre nel 1442 veniva registrato nel Libro della Croce un busto di San Feliciano in rame dorato, di cui purtroppo si è persa ogni traccia.

La scultura lignea esposta nel corridoio antistante alla Sala I del Museo, sostituita nel Settecento dalla scultura argentea barocca che ancora viene portata in processione, fu fatta restaurare nel 1849 e una ventina d'anni più tardi (1871) venne mutilata della testa, delle mani e dei piedi, che vennero inseriti in una nuova immagine di cartapesta. Ai primi del Novecento una testa in gesso realizzata dallo scultore Ottaviano Ottaviani andò a reintegrare il busto ligneo rimasto mutilo.

Trascorso un secolo da allora, si è affrontato il complesso restauro dell'antica scultura di cui, grazie alla ricomposizione delle parti originali e all’attenta pulitura, si è riscoperto il pregevole modellato e la raffinata cromia. Si propone l’attribuzione allo scultore senese Francesco di Valdambrino nella fase più tarda della sua attività, intorno al 1425 circa, anche grazie al confronto con la scultura raffigurante San Pietro conservata nel Museo di Montalcino

Bottega di san Giuseppe (1616 - 1620ca.), olio su tela

Georges de La Tour,

La celebre tela, scoperta durante la ricognizione della pittura umbra seicentesca, non finisce di sorprendere per la qualità altissima che segnala un artista presumibilmente straniero (francese o fiammingo) attivo per la modesta chiesa di un piccolo insediamento montano, Serrone, il tema trattato è pertinente al luogo, un paesino di boscaioli e falegnami, e viene affrontato con toccante adesione alla quotidianità e sottili giochi allusivi. L’ipotesi finora più accreditata porta in direzione di Gorges La Tour e a una datazione intorno al 1616-17, anche se non esistono prove documentarie né motivazione di ordine storico che possono giustificare la presenza di un opera del celebre pittore lorenese nel piccolo centro della montagna folignate.

Particolare della "Madonna col Bambino in trono" (inizi del XIV secolo),

Scuola umbra

Particolare del gruppo scultoreo raffigurante “Madonna con Bambino” .Questa statua in legno policromo proveniva da un tabernacolo nell'oratorio di Santa Maria Giacobbe, in Pale che era decorato con piccoli pannelli raffiguranti scene della vita di Cristo. La statua e il tabernacolo furono rubati e successivamente recuperati in diverse occasioni: tuttavia alcuni dei pannelli non sono stati ancora recuperati.Originariamente c'erano sedici pannelli raffiguranti otto scene. Quelli recuperati sono: il pannello di destra del "nole me tangere"; il pannello di sinistra dell'agonia nel giardino; il pannello di destra della presentazione di Gesù al Tempio; e La coppia di pannelli raffiguranti la cattura di Cristo.