GUSTAW HERLING

Uno dei più grandi scrittori polacchi della seconda metà del '900

Gustaw Herling-Grudziński nasce a Kielce il 20 maggio 1919 da una famiglia ebraica.

Studia letteratura polacca presso l'Università di Varsavia, fino a quando l'invasione nazista della Polonia non lo costringe ad interrompere gli studi.

Attivo nell'organizzazione partigiana Polska Ludowa Akcja Niepodległościowa durante la spartizione della Polonia tra la Germania nazista e l'Unione Sovietica, viene catturato dall'NKVD (la polizia segreta sovietica, equivalente della Gestapo tedesca) a Leopoli nel marzo del 1940.

Internato in un gulag ad Arcangelo, viene liberato due anni dopo, nel 1942. Entra a far parte del Secondo Corpo polacco del generale Władysław Anders, col quale prende parte alla Battaglia di Montecassino.

Al termine della guerra, impossibilitato a rientrare nella Polonia comunista, si trasferisce nell'Europa occidentale: dapprima a Roma, poi, nel 1947, a Londra assieme alla moglie, la pittrice Krystyna Domanska.

Infine arriva a Napoli dal 1955, dove si sposa con Lidia Croce, una delle figlie del filosofo Benedetto Croce. Da questo matrimonio ha due figli: Andrea Benedetto e Marta.

Nel dopoguerra è tra i fondatori della rivista Kultura, edita in lingua polacca (inizialmente a Roma e poi a Parigi), che si pone come espressione della cultura polacca dissidente in esilio.

Muore a Napoli il 4 luglio 2000.

UN MONDO A PARTE

Il libro di Herling sull'esperienza nel gulag è pubblicato a Londra in inglese nel 1951 con una prefazione del filosofo Bertrand Russell. Viene apprezzato sia per la veridicità come documento storico che per il valore letterario.

In Francia, invece, nonostante il commento entusiasta del premio nobel per la letteratura Albert Camus, non trova un editore fino al 1985.

In Italia è pubblicato quasi "clandestinamente" dalla casa editrice Laterza nel 1958, ma non viene distribuito a causa di probabili pressioni da parte del Partito Comunista Italiano fino al 1996.

Come nota lo stesso Herling in una prefazione all'edizione russa (1986) del suo libro, l'establishment culturale si atteneva, prevalentemente, alla parola d'ordine del filosofo francese Jean-Paul Sartre:

"anche se questo è vero, di questo non bisogna parlare".