L'impatto dell'Informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea, il World Wide Web
L0 Prolusione: L'Information Technology come Crisi e come Sfida
L1: L'invenzione dello Zero
L2: Il ruolo strutturale dell'Informazione: La Terza Ondata
L3: Comunicazione Marsupiale: Informazione e figure della Comunicazione in Architettura
L4: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura
L4 bis: Parte B. Lo strumento
L5: La lunga crisi dell'Ottocento. Ricerche e innovazioni tra architettura ingegneria e arte
L6: La Trasparenza: il catalizzatore dell'architettura della rivoluzione industriale. Il Bauhaus a Dessau
Nuove Sostanze. L'informatica e il rinnovamento dell'architettura, di Antonino Saggio
È sorprendente come, per comprendere il ruolo e l’impatto dell’Informatica, si debba necessariamente fare riferimento al concetto di crisi.
Ma partiamo dalle fondamenta: che cosa significa realmente crisi?
Crisi - Uno stato di profonda perturbazione nella vita di un individuo o di un gruppo, con effetti più o meno gravi: trovarsi in crisi, affrontare un momento difficile; mettere qualcuno in crisi, in una situazione di grande difficoltà; in modo analogo, andare in crisi, entrare in crisi, superare una crisi...
Inoltre, il concetto di crisi è il punto di partenza per esplorare la Modernità, che può essere intesa in vari modi:
- Come una scansione temporale (distinguendo il mondo antico dal mondo moderno);
- Come un aggettivo, "moderno" come "nuovo", in opposizione al "vecchio"; nell’ambito dell’architettura, il termine è stato utilizzato per la prima volta
durante il Congresso Internazionale di Architettura Moderna nel 1928;
- Come una funzione di crisi
Modernità - La modernità è quella che trasforma la crisi in un valore e promuove un'estetica di rottura e cambiamento.
La crisi è, infatti, una condizione caotica e disordinata da cui è necessario "uscire", cercando una soluzione o, più semplicemente, assistendo a un nuovo inizio, a un Archetipo, a un Paradigma.
Esempi:
In Architettura
A Firenze nasce una scoperta semi-scientifica: la prospettiva (crisi), un modo per rappresentare in due dimensioni la profondità dello spazio. Come evolvere l’architettura ora che esiste la prospettiva? Creando linee che convergono verso un unico punto (modernità).
[Brunelleschi, Basilica di San Lorenzo]
[Brunelleschi, Portico degli Innocenti]
Nell'Arte
Il soggetto inizia ad essere collocato all’interno di uno spazio prospettico (crisi), dando vita a scene teatrali grazie all'uso dello specchio e della camera oscura, seguendo un approccio scientifico che consente di verificare il risultato a ritroso (modernità).
[Masaccio, La Trinità]
[Piero della Francesca, Città ideale]
Nel Cinema
Il cinema sonoro emerge come una grande innovazione (crisi), modificando radicalmente le pratiche cinematografiche del periodo. Oggi, la voce è considerata un valore imprescindibile per un attore (modernità).
[Michel Hazanavicius, The Artist]
[Damien Chazelle, Babylon]
Così, anche l’Information Technology rappresenta una sorta di prospettiva, che conduce a un nuovo paradigma, che si riflette anche nell’architettura.
Sta a noi, proprio come fece Brunelleschi, trovare una risposta a questo nuovo paradigma e sviluppare una modernità capace di valorizzare la tecnologia informatica.
ChatGPT è una sofisticata applicazione di intelligenza artificiale che utilizza l'elaborazione del linguaggio naturale (NLP) per comprendere e generare testi in modo simile a quello umano. Sviluppato su algoritmi di deep learning e addestrato su vasti dataset, ChatGPT si avvale della tecnologia dei transformer per offrire risposte coerenti e fluide a una varietà di richieste.
Il modello viene prima "pre-addestrato" su enormi volumi di testo (pretraining) e poi perfezionato per rispondere a contesti più specifici (fine-tuning). Questo approccio gli consente di produrre risposte pertinenti anche in situazioni di conversazione complesse.
L'impiego di ChatGPT solleva interrogativi legati all’etica, come la gestione della disinformazione e la tutela della privacy. Tuttavia, le sue applicazioni sono molteplici e di grande valore: può essere utilizzato nell’automazione del servizio clienti, nella generazione di contenuti, nelle traduzioni e in tanti altri ambiti, migliorando l’efficienza e l’accessibilità della comunicazione.
Da Dato a Informazione
da A. Saggio, Informazione materia prima dell'architettura
Ecco un punto, realizzato appoggiando la matita sul foglio fino a lasciare un segno, il più piccolo possibile.
La domanda è: Quanto è grande?
È logico pensare a diverse ipotesi per misurarlo, come usare una lente d'ingrandimento o un metro. Tuttavia, non possiamo fare riferimento alla Geometria Euclidea, perché ci troviamo nel campo della misurazione. Per misurare, dobbiamo basarci su un postulato fondamentale: il punto, come scrisse Euclide, "non ha parti", ovvero non ha dimensioni.
Eccoci quindi in una contraddizione: per misurare quel punto sul foglio, dobbiamo basarci sul postulato della sua immisurabilità.
Per risolvere questa contraddizione dobbiamo procedere con diverse formulazioni:
1. chiamo il punto Datum (dato) poiché trattasi di un elemento di modifica di una situazione precedente (infatti prima il foglio era bianco, ora presenta una modifica).
2. questo dato è soggetto ad infinite Convenzioni. Applicare ad un dato una convenzione innesca la "formazione" di un mondo.
3. l'Informazione è l'applicazione di una Convenzione a un Dato. Ora, riferendoci al segno sul foglio ci chiediamo: cos'è? è un ovale, una linea chiusa (convenzione geometrica); un uovo, la terra, un anello (convenzione semantica); la lettera "O" (convenzione alfabetica); il numero "0" (convenzione numerica).
Tutto questo dipende dalla convenzione, ne deduciamo quindi che dare una convenzione a un dato mi da l'Informazione.
4. in informatica non esistono dati ma sempre e solo Informazioni.
5. Di conseguenza, se in informatica non esistono dati, ma solo informazioni, allora in informatica è tutto In-Formazione, difatti se qualcosa arriva nel sistema elettronico deve per forza obbedire ad una convenzione.
Questa formulazione considera che l'informazione è in-formazione: in costante, dinamico, inesausto, muoversi e divenire. Quindi l'informazione è, per definizione, una massa fluida che deve prendere "ancora" forma. Ecco una definizione di Informare: "informare vuol dire "modellare secondo una forma" e le informazioni sono di questa modellazione "gli atti".
6. Se in informatica è tutto in-formazione, il prendere forma dell'informazione si definisce Modellazione e si esplica nella creazione di modelli.
Il Modello ("Schema teorico elaborato in varie scienze e discipline per rappresentare gli elementi fondamentali di uno o più fenomeni o enti.") è allora la forma che assumono le informazioni, è la forma in cui vengono modellate le informazioni.
Ma questo approccio esiste anche nell'architettura? Assolutamente si, nel BIM!
L2: Il ruolo strutturale dell'Informazione: La Terza Ondata
La Terza Ondata secondo Alvin Toffler
Quando si parla della Terza Ondata, è fondamentale fare riferimento ad Alvin Toffler, sociologo americano e autore del libro La Terza Ondata (1980), nel quale si definisce come "futurologo".
Nel suo lavoro, Toffler utilizza il concetto di "ondata" per descrivere le grandi trasformazioni che hanno segnato la storia dell’umanità, cambiando profondamente la società, l'economia, la politica e la cultura. Ogni "ondata" rappresenta una fase di evoluzione umana caratterizzata da specifiche modalità di organizzazione sociale ed economica. Toffler individua tre principali ondate nella storia:
Prima Ondata: Società Agricola. Dal sorgere dell’agricoltura (8000 a.C.) fino alla Rivoluzione Industriale (XVIII secolo). In questa fase, le persone si stabiliscono in comunità agricole e la gran parte della popolazione si dedica all’agricoltura, mentre i settori industriali e terziari sono praticamente inesistenti. La società è strutturata attorno alla terra e al suo utilizzo.
Seconda Ondata: Società Industriale. Dalla Rivoluzione Industriale (XVIII secolo - metà XX secolo). La crescente industrializzazione porta le persone dalle campagne verso le città, dove si concentrano nelle fabbriche. L’agricoltura diventa sempre più meccanizzata e richiede meno manodopera, mentre l’industria e i settori dei servizi iniziano a occupare la maggior parte della forza lavoro.
Terza Ondata: Società dell’Informazione. Dalla metà del XX secolo fino ai giorni nostri. Con l’evoluzione della tecnologia e l’esplosione del settore dei servizi, l’informazione e la conoscenza diventano il nucleo della società moderna. Oggi, gran parte della popolazione è coinvolta nei settori della tecnologia, della sanità, dell'istruzione e della finanza, con la produzione industriale che rappresenta una parte molto più piccola dell’economia.
Nel caso dell'industria automobilistica, ad esempio, la produzione è cambiata radicalmente: se nel passato l’assemblaggio richiedeva molta manodopera, oggi la produzione di auto è automatizzata e robotizzata, mentre la personalizzazione dei veicoli è diventata una caratteristica fondamentale, grazie alla tecnologia dell'informazione. L'industria, quindi, si è evoluta, spostando l’attenzione dalla produzione di massa a una produzione più su misura per le esigenze individuali.
L' evoluzione dell'Architettura nella Terza Ondata
Nel contesto architettonico, la Terza Ondata ha portato a significativi cambiamenti. In epoca agricola, l'architettura era funzionale ma anche profondamente simbolica: gli edifici rappresentavano la connessione dell'uomo con la comunità e la natura. In questo periodo, l'architettura non era solo utile, ma anche un segno tangibile dell’esistenza dell’individuo, una manifestazione collettiva della propria cultura e religione.
Con l’arrivo dell’era industriale, l’architettura cambia radicalmente. L’obiettivo non è più solo rappresentare, ma soprattutto funzionare. Gli edifici diventano strumenti utilitari, progettati per massimizzare l’efficienza e la produttività. I materiali come il cemento e l'acciaio sono sinonimo di modernità, e l'estetica viene messa in secondo piano a favore della funzionalità. L'architettura industriale riflette il principio: "Io esisto perché produco."
Nella Terza Ondata, con la crescita della società dell'informazione, l'architettura si trasforma ancora. Gli edifici non sono più solo spazi per vivere e lavorare, ma diventano mezzi di comunicazione e di scambio di informazioni. La nuova funzione architettonica è legata al concetto di "informare": "Io esisto per trasmettere conoscenza". Le tecnologie intelligenti, l'uso dei dati digitali e la crescente attenzione alla sostenibilità e alla personalizzazione rendono l'architettura più dinamica e adattabile, in grado di rispondere alle esigenze mutevoli di una società sempre più complessa.
Il Salto di Paradigma
In questo contesto, è utile riferirsi al concetto di salto di paradigma, introdotto da Thomas Kuhn nel suo libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Kuhn descrive come la scienza non proceda in modo lineare, ma subisca improvvisi cambiamenti radicali, definiti appunto "salti di paradigma". Questi avvengono quando le anomalie e le contraddizioni all’interno di un paradigma esistente diventano insostenibili, dando origine a una crisi che culmina in un cambiamento radicale, creando un nuovo paradigma.
Il salto di paradigma non riguarda solo la scienza, ma può applicarsi a tutti i settori della società, inclusi la tecnologia, la cultura e, naturalmente, l'architettura. Oggi stiamo vivendo una fase di rottura con il passato, dove nuove scoperte e tecnologie ci spingono a ridefinire i modelli precedenti, abbracciando nuovi paradigmi che meglio rispondono alle sfide della realtà attuale e futura.
L3: Comunicazione Marsupiale: Informazione e figure della Comunicazione in Architettura
Nel 1956, Alvin Toffler pubblicò La Terza Ondata, un'opera che esplora le radicali trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche che stavano avvenendo. Toffler descrive come la rivoluzione tecnologica abbia modificato profondamente la società, e questo cambiamento ha avuto anche delle ripercussioni nel campo dell’architettura. Un esempio significativo è il concorso internazionale per la progettazione dell'Opera House di Sydney, che si tenne negli anni '50.
Il progetto vincente fu quello dell'architetto danese Jørn Utzon, la cui proposta innovativa sfidò le convenzioni estetiche e funzionali dell’architettura moderna. Utzon dimostrò che la forma di un edificio non doveva essere strettamente legata alla sua funzione, ma poteva liberarsi da queste restrizioni e diventare una forma di espressione artistica e culturale. La Sydney Opera House, con le sue strutture che ricordano le conchiglie e i gusci, rappresenta un audace tentativo di rompere con il razionalismo delle architetture precedenti.
Questa scelta stilistica provocò un ampio dibattito nel mondo dell’architettura, soprattutto tra i modernisti come Le Corbusier e Mies van der Rohe, che avevano sempre sostenuto che la forma dovesse essere al servizio della funzione. Tuttavia, Utzon dimostrò che un edificio poteva avere una forma autonoma, capace di evocare emozioni e trasmettere significati attraverso il suo design. La sua architettura divenne così un simbolo di una nuova visione, dove l'arte, la cultura e la storia si intrecciano con la costruzione di spazi.
Il progetto dell'Opera House ha introdotto un nuovo concetto nell’architettura: quello della Comunicazione. L'idea che un edificio possa andare oltre la semplice funzionalità per diventare un veicolo di messaggi e simboli, in grado di evocare emozioni e riflettere valori sociali e culturali. L’architettura, quindi, non è più solo un mezzo per creare spazi utili, ma diventa un linguaggio visivo in grado di raccontare storie.
La Sydney Opera House non è solo un’opera architettonica di grande valore estetico, ma rappresenta anche un manifesto di innovazione creativa e libertà progettuale, che ha avuto un impatto duraturo nel campo dell'architettura e continua a ispirare generazioni di architetti e artisti.
Le figure retoriche, da sempre un pilastro nell'arte e nella poesia, sono stati strumenti importanti per arricchire il linguaggio e per trasmettere concetti complessi in modo evocativo. Tuttavia, nell’architettura moderna, si è assistito a un allontanamento da queste pratiche, a favore di uno stile più funzionalista in cui la forma si sovrapponeva strettamente alla funzione. Negli ultimi decenni, però, si è verificato un ritorno all'uso delle figure retoriche, anche nella pubblicità, dove simboli e metafore sono diventati strumenti per raggiungere un pubblico più ampio e diversificato.
Un esempio di come la pubblicità stia utilizzando le figure retoriche per trasmettere significati complessi è la campagna di Byblos, in cui il fuoco e la mela sono utilizzati come simboli di passione e tentazione. Ma l’elemento più interessante è la figura della donna, con le sue gambe piegate e la borsa nera che appare sullo sfondo. Questa scelta visiva, che sposta l'attenzione lontano dal prodotto principale, crea una comunicazione complessa e difficile da decodificare. L'iperpersonalizzazione del messaggio può allontanare il pubblico, rendendo difficile identificare il vero messaggio della pubblicità.
In modo simile, la pubblicità della macchina da scrivere Olivetti, con la figura di una donna dal copricapo esagerato, non si concentra solo sul prodotto, ma sui dettagli visivi.
Negli ultimi decenni, l'architettura ha riscoperto l’uso delle figure retoriche e delle narrazioni visive. Alla fine degli anni ’90, diversi progetti iconici hanno fatto dell’architettura un’esperienza emozionale e narrativa. Ad esempio, il Museo Ebraico di Berlino progettato da Daniel Libeskind ha utilizzato una forma angolare e frammentaria per raccontare la storia della memoria ebraica, rendendo l’edificio un simbolo visivo di una tragedia storica. Allo stesso modo, il Guggenheim di Bilbao, progettato da Frank Gehry, non è solo un museo, ma un’opera d’arte in sé, che attira visitatori non solo per le esposizioni, ma anche per la sua architettura audace e innovativa.
Un altro esempio significativo è il Kiasma di Helsinki, progettato da Steven Holl, che gioca con il concetto di "intreccio dei nervi ottici" per rappresentare il processo creativo dell'architettura. Questo concetto trasforma la visita dell’edificio in un viaggio emozionale, rendendo l’architettura stessa una narrazione visiva.
Questi esempi segnano un cambiamento significativo nell'architettura contemporanea, che non si limita più a creare spazi funzionali, ma si concentra sulla creazione di esperienze in grado di raccontare storie e suscitare emozioni. L’architettura sta diventando un linguaggio più soggettivo, che parla direttamente al cuore e alla mente delle persone, e non solo alla loro esigenza di spazi pratici.
L4: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura
Cos'è veramente il Paesaggio? È solo una semplice descrizione di ciò che ci circonda, o rappresenta un modo per comprendere e dare significato a ciò che chiamiamo realtà? Quando parliamo di paesaggio, in realtà, ci riferiamo a un'interpretazione. Non è semplicemente un elemento naturale o un ambiente creato dall'uomo, ma una "rappresentazione estetica, collettivamente condivisa e culturalmente influenzata, ma sempre in cambiamento, di una parte del mondo."
Il paesaggio, quindi, non è sempre stato concepito come lo conosciamo oggi. La sua vera "scoperta" avviene negli affreschi dei fratelli Lorenzetti nella Sala dei Nove a Siena. In queste opere, il paesaggio non è solo uno sfondo pittorico, ma diventa un simbolo di valore comunitario, rappresentando ordine, benessere e armonia tra l'uomo e la natura. Da quel momento, il paesaggio diventa il risultato di un equilibrio tra fenomeni naturali e antropici, uniti in una narrazione estetica che definisce un determinato spazio del mondo.
Prendiamo, per esempio, Mondrian. Con la sua arte astratta, il pittore raffigura il paesaggio dell'era industriale. Le sue linee geometriche non rappresentano solo la natura, ma un paesaggio profondamente segnato dalle strutture umane. Questo ci fa comprendere come il concetto di paesaggio sia in continua evoluzione, in relazione ai cambiamenti sociali e alle concezioni del mondo condivise da una collettività.
Paesaggio mentale
E quando parliamo di paesaggio mentale? Qui entriamo in un terreno differente, dove si tenta di costruire uno spazio operativo, un ambiente dove testare idee, concetti e possibilità prima che si concretizzino in un nuovo paesaggio fisico. Il paesaggio mentale è uno stadio in trasformazione, un passo preliminare verso quello che potrebbe diventare un paesaggio fisico o culturale. Se pensiamo a tutti i diversi tipi di paesaggi esistenti, l’inglese ci offre una prospettiva interessante grazie al suffisso "-scape", che indica una scena o una rappresentazione: landscape, urbanscape, moonscape... e anche netscape, un "paesaggio" digitale. Tutti questi rappresentano paesaggi mentali che precedentemente non esistevano: dal paesaggio geometrico dei Romani, al paesaggio prospettico del Rinascimento, fino all'astrazione del paesaggio moderno.
Ma cosa definisce un paesaggio mentale informatico? La rivoluzione digitale ha generato nuovi "paesaggi", come suggerito dalla coppia Diller e Scofidio con la loro opera Blur. Non parliamo più solo di paesaggi naturali o industriali, ma di qualcosa di nuovo e indefinito, un paesaggio mentale in continua evoluzione.
Oggi, il concetto di paesaggio è più fluido e aperto che mai. Non si tratta solo di ciò che vediamo, ma anche di ciò che percepiamo e costruiamo mentalmente. Un paesaggio non è solo uno spazio fisico, ma anche uno spazio di idee, emozioni e significati che cambiano e si adattano con il mutare delle nostre esperienze e delle tecnologie.
L4 bis: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura
Utensile o Strumento? La differenza di Alexandre Koyré e il ruolo della Tecnologia nella cultura
Esiste una netta distinzione tra utensile e strumento? La risposta è sì, e questa separazione non è affatto irrilevante.
Per Alexandre Koyré, filosofo e storico della scienza, la differenza tra i due è fondamentale. Secondo lui, l’utensile (outil) è un oggetto che amplifica le capacità fisiche dell’essere umano: un martello, una corda o una pala sono esempi di utensili che aumentano la forza e la destrezza. Al contrario, lo strumento (instrument) ha una valenza più profonda, legata alla sfera dello spirito e della creatività. Koyré si riferisce soprattutto agli strumenti musicali, che non solo potenziano abilità fisiche, ma concretizzano e rivelano l’espressione interiore, il genio creativo dell’essere umano.
Per capire meglio questa distinzione, possiamo fare riferimento alla storia e al modo in cui alcuni strumenti hanno trasformato il nostro modo di vedere e interagire con il mondo. Pensiamo, ad esempio, alla macchina fotografica, introdotta da Nadar, che ha introdotto una nuova forma di realismo visivo, paragonabile alla pittura ma con un linguaggio a sé stante. Successivamente, Edward Muybridge usa la fotografia per indagare il movimento umano, mostrando che questo strumento non è solo un mezzo artistico, ma anche un importante strumento scientifico.
Ogni nuovo strumento tende a suscitare due reazioni contrastanti: da un lato ci sono coloro che lo impiegano senza renderlo un cambiamento radicale, utilizzandolo all’interno delle categorie preesistenti; dall’altro, ci sono i pionieri che, esplorando le sue potenzialità innovative, sfidano le convenzioni esistenti. Ad esempio, la fotografia non ha solo accompagnato la pittura, ma ha spinto i pittori stessi a rivoluzionare il loro linguaggio, dando vita al movimento impressionista, che esplora luce e colore al di là di un mero realismo. Il cinema ha avuto un impatto simile sulle arti visive, pur in maniera meno sconvolgente rispetto alla fotografia.
Oggi viviamo in un’epoca in cui la tecnologia digitale sta modificando profondamente il nostro modo di interagire con il mondo. Se gli utensili amplificano le capacità fisiche, la tecnologia digitale funge da strumento che richiede una comprensione sperimentale delle sue potenzialità. Non si tratta solo di un mezzo che facilita i compiti esistenti, ma di una piattaforma che stimola l’innovazione. Se vediamo la tecnologia come semplice utensile, ne limiteremmo le possibilità; invece, considerandola come uno strumento, possiamo esplorare come questa possa ridefinire i nostri modi di vivere, comunicare e creare. Questo implica un approccio creativo e sperimentale, che ci invita a scoprire e sfruttare le sue caratteristiche uniche, creando nuove categorie e visioni del mondo.
La Corda: Un Potente Strumento di Geometria e Costruzione
La storia è piena di esempi di strumenti che hanno cambiato il nostro modo di pensare e costruire. Uno degli strumenti più affascinanti è la corda, un oggetto apparentemente semplice, ma che nella geometria antica ha avuto un ruolo determinante. Con la corda, gli antichi greci e romani erano in grado di tracciare forme geometriche complesse, come il pentagono e l’esagono, e anche di calcolare la sezione aurea. Ogni fase del processo, dalla definizione di un punto iniziale fino alla costruzione di figure geometriche, evidenziava come un concetto matematico potesse essere tradotto in una forma concreta. Un esempio di questa pratica è la "Corda Pentagonica", descritta da Girolamo Pico Fonticulano nella sua opera Geometria del 1597.
La sezione aurea, in particolare, è stata fondamentale per l’architettura. Non è un legame casuale: l’architettura è stata il campo in cui i concetti matematici si sono concretizzati in costruzioni reali. Le piramidi egizie, ad esempio, mostrano una straordinaria conoscenza geometrica, mentre la progettazione delle città romane rivela una comprensione avanzata delle proporzioni e delle proiezioni perpendicolari. Qui, lo strumento non è solo un mezzo fisico, ma una chiave per trasformare idee astratte in costruzioni tangibili, che diventano simboli di conoscenza.
Nel Rinascimento, l’avvento della prospettiva ha portato alla creazione di nuovi strumenti di rappresentazione, che hanno prodotto una visione scientifica e precisa del mondo. Successivamente, durante il Barocco, architetti come Borromini hanno iniziato a esplorare forme più complesse e curve, usando strumenti avanzati come il compasso per tracciare linee sinuose e creare strutture dinamiche che vanno oltre la semplice rappresentazione geometrica.
Questi esempi mostrano come gli strumenti non siano mai solo oggetti funzionali, ma anche dispositivi che stimolano nuove modalità di pensiero e creazione. Così come gli strumenti del passato hanno ridefinito il nostro rapporto con il mondo, anche la tecnologia digitale ha il potenziale per cambiare radicalmente la nostra concezione di ciò che è possibile. Sta a noi esplorare e cogliere le opportunità che essa offre, immaginando come potremo utilizzarla per costruire il futuro.
L5: La lunga crisi dell'Ottocento. Ricerche e innovazioni tra architettura ingegneria e arte
Il Viaggio dell'Architettura: Evoluzione, Innovazione e Sostenibilità
Il cammino che ha portato all’architettura moderna è complesso e segnato da continui cambiamenti. Ogni nuovo paradigma emerge lentamente e spesso in modo difficile, perché la creazione di una nuova visione necessita di tempo per assimilare e comprendere le esperienze precedenti. Noi stessi ci troviamo immersi in questa fase di transizione, e per orientarsi è fondamentale guardare al passato, imparando a interpretarlo per affinare la nostra capacità di comprensione.
1. Uno sguardo al passato: 120 anni di evoluzione dell’architettura
Per comprendere come siamo arrivati all’architettura contemporanea, è necessario analizzare il passato. Nel libro Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla Rivoluzione Informatica di A. Saggio, si sostiene che l’inizio dei “grandi architetti rivoluzionari” si possa collocare già intorno alla Rivoluzione Industriale, con figure chiave come Étienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux. I loro progetti puntavano a un’architettura dominata dalla geometria pura, che simboleggiava la razionalità scientifica e rispondeva ai principi dell’Illuminismo. In un periodo in cui stili come il Barocco e il Rococò erano predominanti, il lavoro di Boullée e Ledoux rappresentava una rottura radicale. Successivamente, Napoleone contribuì a rinnovare la cultura accademica, promuovendo un approccio tecnico e tipologico più mirato a razionalizzare l’architettura. Nonostante la loro influenza iniziale fosse rimasta in secondo piano, il pensiero di Boullée e Ledoux tornò a essere centrale negli anni successivi.
2. L’avvento del ferro: la rivoluzione industriale e il cambiamento nei materiali da costruzione
Con la Rivoluzione Industriale, l’architettura subì un cambiamento fondamentale: l’introduzione del ferro come materiale da costruzione. Il ferro, infatti, trovò impiego nei ponti, nelle ferrovie e negli hangar, apprezzato per la sua resistenza e la rapidità di costruzione. Tuttavia, l’utilizzo di questo nuovo materiale richiedeva un adeguamento delle tecniche costruttive. L’introduzione del cemento armato, grazie all’ingegno di due giardinieri, continuò il processo di innovazione. Un esempio emblematico di questo cambiamento fu il Crystal Palace di Londra, costruito per l’Esposizione Universale, che rappresentava un’architettura innovativa, leggera e funzionale. La tragedia dell’incendio di Chicago del 1870 stimolò ulteriormente la ricerca di nuove soluzioni architettoniche, e nacque così il sistema della struttura a telaio, che permise la costruzione di grattacieli, portando l’architettura a nuove altezze grazie all’utilizzo del ferro e del vetro.
3. Architettura organica e la corrente Arts and Crafts
In parallelo a questi sviluppi, emerse la figura di Louis Sullivan, un architetto che cercava di rendere l'architettura più organica, armonizzandola con l’ambiente circostante. In Inghilterra, il movimento Arts and Crafts si oppose alla crescente industrializzazione, proponendo un ritorno all’artigianato e a uno stile naturale. Grandi esponenti come William Morris e Philip Webb contribuirono a costruire una visione integrata di architettura, arte e design, creando un "unico mondo" che unisse tutti questi ambiti. Alla fine del XIX secolo, l’eclettismo si fece strada, portando a una fusione di stili diversi. In questo contesto, l’Art Nouveau (o stile Liberty) si distinse per l’uso innovativo di materiali come il vetro, il ferro e la ghisa, creando decorazioni ispirate alla natura.
4. La stazione come simbolo della città moderna
In questo periodo storico, le stazioni ferroviarie divennero emblematici luoghi di incontro e simboli architettonici di un’epoca in rapida trasformazione. Esse rappresentavano il dinamismo e il movimento della città moderna, rispecchiando la continua evoluzione del paesaggio urbano. Questo tema trovò eco anche nell’arte impressionista, in cui pittori come Monet catturarono il dinamismo delle stazioni, simbolo della frenesia della vita moderna. L'arte si frammentava, cercando di immortalare l’effimero momento del passaggio, simile a una fotografia che cattura la rapidità del tempo.
5. L’avvio dell’astrazione: Cézanne e Picasso
Anche nel mondo dell’arte, il passaggio alla modernità fu evidente. Paul Cézanne, con il suo approccio analitico e il suo modo di affrontare il colore e le forme, separò la rappresentazione della realtà da un’interpretazione più intima e personale. Le sue opere, come Montagne Sainte-Victoire e le sue nature morte, portarono alla frammentazione della forma, aprendo la strada a una nuova estetica.
Questa evoluzione culminò con Pablo Picasso, che con Les Demoiselles d'Avignon rivoluzionò l’arte, dando vita al cubismo. La sua opera, che rompeva con la tradizione, offriva una visione del mondo completamente nuova, in cui la bellezza e la "bruttezza" si intrecciavano per creare una nuova visione estetica.
E l’architettura?
L'architettura, parallelamente a questi cambiamenti nell’arte, continuò a evolversi. La modernità in architettura non si esprimeva solo attraverso l’adozione di nuove tecniche e materiali, ma anche attraverso una visione estetica che rispecchiava le trasformazioni sociali, culturali ed artistiche del periodo. Con il passare degli anni, nuove forme di costruzione e nuovi principi architettonici hanno preso forma, contribuendo a dar vita all'architettura come la conosciamo oggi.
L6: La Trasparenza: il catalizzatore dell'architettura della rivoluzione industriale, Il Bauhaus di Dessau
Da Weimar a Dessau: La Nascita di un'Università Rivoluzionaria
Il Bauhaus ha origine a Weimar, dove fu concepito come una scuola che rappresentava il dinamismo di un centro universitario moderno. La città stessa sembrava quasi un'“Oxford europea” grazie al suo spirito libero e innovativo, che attirava giovani provenienti da tutta Europa. Questi studenti portavano con sé idee anticonformiste e una visione progressista, in netta contrapposizione con il clima politico e culturale di Weimar. Tuttavia, fu solo con l’arrivo di Walter Gropius che il Bauhaus si trasformò radicalmente. Sotto la sua guida, la scuola si spostò a Dessau, segnando l'inizio di una nuova era e l’evoluzione dell'idea di università, forgiata dalle difficoltà e dalle sfide dell'epoca.
Il trasferimento del Bauhaus a Dessau rappresenta un punto di svolta, segnando l’ingresso del movimento in una fase di concretizzazione, con l'emergere di un'architettura innovativa pensata per rispondere alle sfide della società industriale in crisi. L’obiettivo di questa nuova architettura era superare i modelli tradizionali, affrontando con soluzioni originali temi come l'urbanizzazione crescente, la necessità di spazi per la produzione e il desiderio di una vita collettiva integrata.
L'edificio che ospita il Bauhaus a Dessau non è solo una scuola: è un manifesto visivo e funzionale alle problematiche del suo tempo. La sua struttura si distacca dalle convenzioni tradizionali e si presenta come una spirale, simbolo di dinamismo e innovazione. Ogni parte dell'edificio è progettata con una logica funzionale precisa, che definisce la destinazione d’uso degli spazi, dalle residenze per studenti ai laboratori, dagli uffici amministrativi allo studio di Gropius.
Questa progettazione a-tipologica incarna pienamente la filosofia del Bauhaus, che non voleva essere solo un luogo di istruzione, ma un vero e proprio laboratorio di idee e di sperimentazione sociale.
Una delle soluzioni più rivoluzionarie dell’edificio è l'introduzione della finestra ad angolo. Grazie all’uso estensivo di superfici vetrate, l’architettura si apre alla luce naturale, rompendo le convenzioni tradizionali di prospettiva e creando nuovi scenari visivi. Ma questa apertura non è solo fisica; è anche ideologica. L'edificio diventa un luogo dove le idee e le persone possono incontrarsi liberamente, senza barriere, e dove la trasparenza diventa un principio fondamentale della progettazione.
Tra gli spazi più significativi c'è la grande aula polifunzionale, che funge da punto di connessione tra gli alloggi degli studenti e i laboratori. Questo spazio ampio e versatile riflette l'idea di un’architettura che si adatta alle esigenze della comunità, un luogo in cui le funzioni possono cambiare a seconda delle necessità di chi lo abita.
In definitiva, il Bauhaus di Dessau non è solo un edificio, ma un simbolo concreto di una nuova visione dell'architettura e dell'urbanistica. Il nostro scopo, in questo percorso di studio, è esplorare ogni aspetto di questa eredità, completando insieme la nostra comprensione dell’impatto duraturo che questa scuola rivoluzionaria ha avuto.