Commento sull'articolo “Io e Internet. Breve storia della rete, da Arpanet ai nostri giorni” di Antonino Saggio
Link articolo: left.it/2019/11/08/io-e-internet-breve-storia-della-rete-da-arpanet-ai-nostri-giorni-seconda-parte/
L'articolo di Antonino Saggio esplora con grande acume la trasformazione che Internet e le nuove tecnologie hanno portato nelle nostre vite, mettendo in particolare evidenza il ruolo di Google come quasi un'entità divina. La visione di Google come "Dio" suggerisce un parallelismo con la ricerca umana della verità e della conoscenza, un’entità che non solo risponde alle nostre domande ma che sembra "onnisciente", "onnipresente" e persino "onnipotente". Quasi come un dio della modernità, Google ci offre risposte immediate e ci ascolta, un'entità che, come una divinità antica, ci guida verso una comprensione del mondo, senza però interrogarci realmente sulla verità o sulle implicazioni di ciò che sappiamo. È come se avessimo a disposizione un sapere assoluto, ma che non richiede un vero impegno critico o intellettuale da parte nostra.
Questo parallelismo con il divino richiama alla mente la filosofia di Platone, in particolare Il Mito della Caverna, che descrive come la verità non sia mai quella che vediamo immediatamente, ma qualcosa che va cercato al di là dell'apparenza. In un certo senso, Google ci offre una "verità" immediata, ma è una verità che spesso rimane superficiale e che non ci obbliga a metterla in discussione o a cercare oltre. Nel mito della caverna, i prigionieri vedono solo le ombre proiettate sulla parete e credono che quelle siano la realtà. Google, nella sua onniscienza, potrebbe essere visto come una di queste "ombre", un riflesso di ciò che appare vero senza che ci venga mai chiesto di guardare oltre. La velocità con cui otteniamo risposte su Google ci dà un'illusione di conoscenza, ma non ci spinge a interrogarci sul "perché" o sul "come" delle cose. Ciò che rischiamo è di accontentarci delle risposte facili, senza impegnarci in un'esplorazione più profonda.
Tuttavia, l’articolo di Saggio non si limita a questa riflessione critica. Se da una parte Google rappresenta un "Dio" della conoscenza immediata, dall’altra la tecnologia offre anche nuove modalità di interazione con il sapere che possono essere più democratiche e partecipative. Ad esempio, l’emergere dei blog e dei podcast ha trasformato la comunicazione in un processo interattivo e decentralizzato, in cui ogni individuo può contribuire alla creazione del sapere. In essi, il sapere non è più esclusivo e autoritario, ma vive e si evolve continuamente attraverso il contributo di molteplici voci, ognuna con la propria prospettiva.
Un altro esempio significativo dell’evoluzione della tecnologia in relazione alla conoscenza è l’introduzione dei libri on demand e delle piattaforme di auto-pubblicazione. Qui, Saggio mette in luce come internet abbia abbattuto le barriere economiche e sociali legate alla produzione e distribuzione dei libri, rendendo la conoscenza più accessibile a tutti.
Tuttavia, anche se internet ha sicuramente democratizzato la distribuzione della conoscenza, Saggio non manca di sollevare il problema delle superficialità e delle illusorie verità che possono derivare da un consumo passivo e non critico delle informazioni. Questo ci riporta a una riflessione nietzschiana: Friedrich Nietzsche, con la sua critica alla "pigrizia intellettuale", metteva in guardia contro il conformismo e la superficialità della cultura di massa. In un mondo in cui le informazioni sono facilmente accessibili e condivise in modo virale, la tentazione è quella di rifugiarsi in verità superficiali e facili da digerire. Come Nietzsche avvertiva, l’uomo moderno tende a sfuggire alla profondità del pensiero critico e alla ricerca autentica della verità, rifugiandosi in ciò che è già pronto, confezionato e condiviso. Allo stesso modo, internet, con la sua iperconnessione e il continuo flusso di informazioni, può portare a una forma di "nichilismo tecnologico", in cui il pensiero profondo viene sostituito dalla superficialità dell’informazione istantanea.
In conclusione, la tecnologia pur offrendo enormi possibilità di conoscenza e partecipazione, comporta anche rischi legati alla superficialità e alla mancanza di una riflessione critica.
In un'epoca dominata dal "Dio-Google" e dalla facilità di accesso alla conoscenza, sta a noi decidere come utilizzare questi strumenti per approfondire, anziché semplificare, la nostra comprensione del mondo.
Il Mito della Caverna di Platone, descritto nel Libro VII della Repubblica, rappresenta una metafora della condizione umana riguardo alla conoscenza e all’ignoranza. Immagina un gruppo di prigionieri incatenati fin dalla nascita all’interno di una caverna, costretti a guardare solo una parete di fronte a loro. Dietro di loro, brilla un fuoco, e tra il fuoco e i prigionieri vengono fatti passare vari oggetti, i cui movimenti proiettano ombre sulla parete. Non potendo voltarsi, i prigionieri vedono solo queste ombre e le scambiano per la realtà. Un giorno, uno dei prigionieri riesce a liberarsi e scopre l’inganno: le ombre non sono la realtà, ma semplici riflessi di oggetti illuminati dal fuoco. Usando il mito, Platone simboleggia il percorso dall’ignoranza alla conoscenza: il prigioniero che esce dalla caverna rappresenta il filosofo che si libera dalle apparenze e accede alla verità, simboleggiata dal mondo esterno e dalla luce del sole. Per Platone, la vera conoscenza non si ottiene guardando le ombre (illusioni), ma cercando le idee, cioè le essenze immutabili delle cose.