In Bangladesh, il 50% delle bambine si sposa sotto i 15 anni. L’associazione Per un sari rosa accoglie le giovani bengalesi che sarebbero costrette dalle famiglie a un matrimonio forzato troppo precoce, salvandole così a una probabile morte di parto.
“Il primo bambino, se lo prendono gli spiriti”. Questo si dice nella tribù Munda del Sunderban, nel Sud-Ovest del Bangladesh, per giustificare le frequenti morti dei neonati.
Purtroppo, con il bambino, spesso gli spiriti sembra si portino via anche la madre, magari 15enne, costretta a sposarsi prematuramente.
Contro questa piaga, che in Bangladesh interessa il 50% delle bambine, opera la onlus Per un sari rosa, guidata dal missionario saveriano Luigi Paggi.
Padre Luigi ha visitato Expo Milano 2015 in occasione del convegno sull’Agricoltura Sociale che si è tenuto a Palazzo Italia lo scorso 21 settembre (2015). Con lui, una giovane delegazione di tre ragazze bengalesi, guidate dalla più grande, Nilima Munda, di 22 anni, che sono riuscite a raggiungere la maggiore età per poi decidere che strada intraprendere nella vita. Questo viaggio in Italia era il loro premio per avercela fatta.
Qual è lo scopo della sua associazione Per un sari rosa?
La popolazione del Bangladesh è tra le pochissime al mondo che conta più maschi che femmine. La principale causa è l’altissima mortalità femminile dovuta a gravidanze precoci, conseguenza di matrimoni in giovanissima età. Ormai da diversi decenni il governo ha stabilito per legge che le ragazze devono sposarsi non prima dei 18 anni e i ragazzi non prima dei 21. Però la maggior parte dei bengalesi non conosce neanche l’esistenza di questa legge, resta lettera morta.
Per questo, nella mia comunità di 4 mila persone, dislocata vicino alla foresta del Bengala, una delle mie attività è cercare di arginare questa grossa piaga incoraggiando le bambine a ribellarsi e se necessario a fuggire da casa e a rifugiarsi lì da noi. Qui le facciamo studiare in attesa che compiano 17-18 anni, dopodiché, quando sono mature fisicamente, le rimandiamo in famiglia.
In dieci anni ne abbiamo accolte una trentina, delle quali sei o sette hanno già trovato un proprio indirizzo, chi ha fatto un corso da infermiera, due-tre si sono sposate, però sopra i 20 anni, a 22-23 anni.
E le famiglie come le accolgono?
All’inizio le famiglie ci hanno fatto un po’ di guerra, perché mandavamo all’aria i matrimoni che avevano organizzato, poi gradualmente hanno iniziato a capire che le ragazze tornano migliorate: imparano un po’ di inglese, un lavoro, spesso continuano a studiare.
Chiaramente non abbiamo vinto la guerra, ma qualche battaglia…
Qual è il messaggio che vorrebbe comunicare qui in Expo Milano 2015?
Noi sogniamo il giorno in cui le nostre ragazze in Bangladesh avranno la libertà che hanno qui. Ci vorranno generazioni, ma se non si comincia non si arriva. Io addito le nostre ragazze a modello: bisogna guardare al nostro mondo femminile come esempio, perché è più dinamico, libero, autonomo.
Ieri sera, 21 Aprile 2014, al tramonto del sole, nel villaggio di Dhungat, si è celebrato il matrimonio di Nilima Munda, una delle prime selvaggette che circa 8 anni fa, ribellandosi ai genitori che la volevano sposare a 13 anni, fuggì da casa e si rifugiò alla Missione Cattolica di Isshoripur che ormai da vari anni incoraggia le ragazzine della tribù Munda a trasgredire il quarto comandamento...
In questi anni Nilima è cresciuta in tutti i sensi: è una bella ragazza di 21 anni, forte fisicamente, robusta intellettualmente e molto motivata socialmente.
Tra le ragazze della sua tribù è quella che ha raggiunto il livello di studio più alto e l’unica che si destreggia bene con il computer e è in grado di comunicare in Inglese.
Oltre a questi successi accademici Nilima ha avuto l’occasione insieme alla sua amica Minoti Munda (altra selvaggetta ribelle e disubbidiente fuggita da casa a 12 anni per evitare un matrimonio forzato e prematuro) di vedere altre realtà sociali e culturali ben diverse da quelle della sua tribù e del suo paese.
Due anni fa, compiuti i 18 anni, le due amiche come premio per la disubbidienza e la ribellione ai genitori ebbero l’occasione di visitare l’Italia. Quel viaggio non fu inutile: diede loro delle forti motivazioni per tentare di migliorare le condizioni piuttosto deplorevoli del mondo femminile della loro tribù.
Il matrimonio di Nilima Munda si può prestare ad alcune importanti considerazioni: eccole!
Nilima si è sposata a 21 anni compiuti in piena osservanza delle leggi Governative che come età per il matrimonio hanno stabilito 18 anni per le ragazze e 21 per i ragazzi. Questo matrimonio in piena età matura sarà un esempio da seguire per tutta la tribù che ancora fa fatica a sganciarsi dalla brutta tradizione di sposare le figlie in tenera età.
Nilima in un certo qual senso ha sposato un giovanotto scelto da lei stessa con l’approvazione dei genitori. Ruidas Munda, così si chiama il marito di Nilima, è un bravo giovanotto sui 25 anni, che fece un corso di meccanica parecchi anni fa in una nostra scuola tecnica e da parecchi anni lavora a Dhaka e percepisce un buon stipendio. Normalmente secondo le usanze matrimoniali ancora in voga in tutto il Subcontinente Indiano la ragazza è costretta a sposarsi con il ragazzo scelto dai genitori e dal parentado: nel caso di Nilima è avvenuto il contrario: i genitori hanno accettato la decisione della figlia: un altro esempio che le ragazze Munda potrebbero seguire.
Sempre secondo gli usi e costumi matrimoniali in voga in tutto il Subcontinente Indiano la novella sposina deve vivere con i suoceri. Nilima non andrà a vivere con i suoceri: dopo la luna di miele che trascorrerà nella casa dei suoceri suo marito tornerà al suo lavoro a Dhaka e lei continuerà a vivere alla missione dove vuole finire gli studi e dirigere la cooperativa fondata insieme all’amica Minoti per migliorare le condizioni delle donne Munda.
I tribali Munda del Sunderban sono considerati dai Bengalesi un gruppo di selvaggi e incivili: una delle loro caratteristiche è lo stile primitivo di vita... In occasione del matrimonio di Nilima lo stile primitivo di vita è stato sostituito da un tocco di modernità che ha sorpreso tutti: un generatore ha fornito energia elettrica tutta la notte, per il pranzo nuziale c’erano sedie e tavoli e dalle varie decorazioni si è capito che c’era in ballo un grande avvenimento...
La cosa più sorprendente è stato poi il grande afflusso di ospiti sia da parte della comunità Hindù che da quella Mussulmana. Normalmente i Bengalesi si tengono alla larga dai selvaggi e incivili tribali Munda: invece al matrimonio di Nilima si sono presentati personaggi di una certa levatura sociale quali direttori di scuole, insegnanti, medici etc… E non solo hanno presenziato alla cerimonia nuziale ma si sono poi seduti anche a mensa... segno che molti pregiudizi nei confronti dei tribali Munda stanno ormai cadendo e anche i selvaggi della foresta incominciano ad essere considerati rispettabili membri della società umana e onorati cittadini del Bangladesh.
Il parentado di Ruidas Munda non ha preteso nessuna dote dal parentado di Nilima Munda: questa famigerata usanza in voga tra tutte le affiliazioni religiose del Bangladesh è assente nella comunità tribale Munda: sotto questo aspetto i selvaggi tribali Munda hanno parecchio da insegnare ai sofisticati Bengalesi che siano essi Hindù o Mussulmani o Cristiani!
Chiaramente il tocco di modernità la famiglia di Nilima Munda non avrebbe mai potuto permetterselo se parecchi amici Italiani della sposina, informati del suo matrimonio, non le avessero mandato regalini di ogni genere. Tra questi sinceri e grandi amici dei tribali Munda della Foresta del Sunderban ci sono le seguenti persone:
(lista donatori per il matrimonio ...omissis...)
Un GRAZIE a tutte queste persone da parte di Nilima Munda e dei suoi genitori, da parte di suo marito Ruidas Munda e da parte mia.
P. Luigi Paggi s.x.
La più grande foresta di Mangrovie al mondo