Arte Povera

L’arte povera, considerata una delle neoavanguardie più originali del panorama europeo degli anni Settanta, è un movimento che nasce nell’ambito dell’arte concettuale, ispirandosi anche, sotto certi aspetti, ad artisti come Lucio Fontana, Alberto Burri o Piero Manzoni, che avevano rivoluzionato in modo radicale i canoni artistici tradizionali.

I “poveristi” vanno oltre, ricercando un’ampia gamma di riferimenti alla realtà e ad allusioni simboliche, di cui le opere concettuali sono prive. A un’arte “ricca“, basata sulle scoperte scientifiche e tecnologiche, veniva contrapposta un’arte “povera“ che non voleva giudicare o interpretare, ma semplicemente conoscere e percepire il fluire della vita, utilizzando materiali che fino ad allora non erano mai stati considerati, come rame, terra, acqua, pietra, stoffa, plastica, metallo, carta...

Il termine “arte povera” fu pensato dal critico Germano Celant nel 1967, in occasione di una mostra a Genova, per indicare un movimento artistico in controtendenza con l’estetica dell’epoca (dominata dalle tendenze pop e minimaliste), che si concentrava più su una riscoperta della natura come energia vitale, riflettendo sulle condizioni primarie dell’esistenza, caratterizzato dall’uso di materiali poveri e di elementi naturali.

L’arte povera inoltre non produrrà solo “opere” intese come oggetti dati, ma realizzerà anche azioni, eventi, a volte percepibili in atto, altre volte così lenti da poter essere solo immaginati, ponendo l’attenzione non tanto sull’opera d’arte finale, quanto invece sul processo di creazione stesso.

Da questo momento in poi inizia a essere importante la presenza del visitatore, che diventerà "attore" entrando in relazione con l'opera d'arte stessa, che senza la sua presenza non avrebbe senso.


L’arte povera ebbe il suo epicentro a Torino, ma raggiunse presto un’affermazione internazionale. Principali figure del movimento furono gli artisti che parteciparono alla prima mostra del 1967: Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Emilio Prini, Jannis Kounellis e Pino Pascali. In seguito la definizione arte povera fu applicata anche alle opere di Mario e Marisa Merz, Michelangelo Pistoletto, Pierpaolo Calzolari, Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio e Pietro Gilardi.