L’Arara Azul

In giornata dovevo andare con Padre Flavio e Irma Estrela all’Aldeia degli Indio poco distante da noi per celebrare

messa, Padre Flavio mi disse che mi avrebbe fatto vedere qualcosa di speciale prima di sera, mi avrebbe fatto vedere un’Arara da vicino;

l’arara è un pappagallo che quando si “sposa” con un altro pappagallo lo fa per tutta la vita e se rimane vedovo non si rimette più con

un altro pappagallo, ora, questa Arara di cui mi parlava P.Flavio, era un po’ vecchia (vivono 50 anni) ed era rimasta vedova...

Comunque, sentendosi sola, aveva preso confidenza con gli indio del villaggio avvicinandosi alle persone per trovare compagnia, aveva

conosciuto anche il Padre e, a quanto mi diceva, ormai riconosceva il fuoristrada vedendolo dall’alto e si avvicinava per andarlo a trovare.

E così sarebbe dovuto accadere quella giornata: iniziammo a vagare per le strade dell’aldeia e per la foresta chiamando “Arara! Arara!”

ma dell’Arara neanche l’ombra “Arara! Arara!” ...niente…

Io dissi

“vabbeh sarà per un’altra volta”

ma il Padre volle insistere, girammo per un po’ ed io stavo perdendo la speranza di vederla...

fin quando sentimmo picchiettare qualcosa sul tettuccio del fuoristrada

“che è?!?!”

Ancora picchiettare... “ma cosa…?!?!” vedemmo due ampie ali giallo azzurre dispiegarsi davanti a noi in un volo silenzioso verso un albero li vicino

“L’ARARA!!!”

....ci aveva preso in giro: Fin dall’inizio era rimasta appollaiata sul tettuccio del fuoristrada senza che noi ce ne accorgessimo mentre la stavamo cercando!

Scesi dalla macchina, l’arara era su un albero li vicino, il padre mi disse di alzare il braccio, io non capendo perchè lo feci,

l’Arara prese il volo e dopo un cerchio in aria atterrarò sul mio braccio…

Era veramente grossa e sentivo il suo peso nella presa delle sue zampe sul mio braccio, era bellissima di un piumaggio multicolore

verde giallo azzurro come i colori della bandiera brasiliana.

All’inizio non conoscendomi l’Arara era piuttosto diffidente e iniziò a becchettarmi un po’ il braccio con il robusto becco ,in grado di

rompere qualsiasi noce, ma senza farmi del male per dirmi :

“Attento! Non ti conosco, mi fido, ma non farmi arrabbiare perché posso farti del male”

Poi, presa la confidenza iniziale iniziò a farsi accarezzare sulla testa e sulla pancia, l’Arara dimostrava di apprezzare le attenzioni inarcandosi

e movendosi in maniera strana e facendo versi molto simili alla voce umana , il Padre mi disse che aveva imparato anche a "Parlare" ma in

Guaranì, quindi in maniera totalmente incomprensibile.

Dopo qualche foto riprese il volo verso i suoi alberi di mango.