LA BICICLETTA VERDE

«La voce delle donne non deve uscire dalla porta di casa»: così una maestra ammonisce le sue piccole allieve, forte dei comandamenti di un Dio maschile e invadente. Ma Wadjda è di parere opposto. Vuole una bicicletta, proprio come ce l'ha il suo amico Abdullah, e poco conta che il suo desiderio passi per indecente. Un piccolo grande film, coraggioso e solare.

Da L'Espresso.

 

I ragazzi della scuola media Vidoletti hanno potuto vedere e apprezzare il film, candidato all'Oscar 2014. In classe, poi, hanno avuto modo di discuterne tra loro e con l'insegnante. Ecco che cosa è emerso...

 

Il film “La bicicletta verde” parla di una ragazzina, Wadjda, che vive in Arabia Saudita. In questo stato, ancora oggi, le donne sono considerate inferiori agli uomini. Un esempio è che non possono guidare la macchina, infatti la mamma della protagonista paga ogni giorno l’autista, perché la accompagni al lavoro, oppure devono uscire di casa con il velo nero che copre loro tutta la testa, compresa la faccia (solo gli occhi possono rimanere scoperti). Come le donne non possono guidare la macchina, alle bambine è proibito usare la bicicletta. A Wadjda questo non piace, perché è convinta che le donne siano allo stesso livello degli uomini e inoltre vuole fare una gara di velocità  assieme a un suo amico. Wadjda decide quindi di guadagnare un po’ di soldi e metterli da parte per comprarla. All’inizio, decide di vendere dei braccialetti fatti da lei nella sua scuola, frequentata solo da femmine. Ma, dopo pochi giorni, viene scoperta dalla preside che glieli ritira tutti e le proibisce di distribuirli ancora. Allora decide di iscriversi alla gara di Corano dell'istituto, che consiste nel rispondere a quesiti e nel recitare passi del testo sacro a memoria e con la corretta intonazione. In palio, per questo concorso, ci sono millecinquecento rial. Questi soldi sono più che sufficienti per potersi comprare una bicicletta. Da principio, trova molte difficoltà nell’imparare i versi, ma alla fine, mettendoci tutta la sua forza di volontà, riesce a vincere la gara. Durante le premiazioni, la preside le consegna i soldi e le chiede per quale scopo li voglia usare. Wadjda risponde, con tutta tranquillità e sincerità, che vuole comprarsi una bicicletta. La dirigente, contrariata dall’affermazione dell’alunna, decide di ritirarle il premio e di donare la somma in beneficenza. Wadjda, dopo l’accaduto, si intristisce, ma ritrova subito la felicità, quando la mamma, molto fiera della figlia e rimasta sola con lei, in quanto abbandonata dal marito per un'altra donna, le regala la bicicletta verde.      

Questo film mi ha colpito molto, perché mi ha fatto vedere la realtà di quei paesi. Da una certa parte, mi ha suscitato anche un po’ di tristezza, perché, immedesimandomi nella protagonista, ho capito che le cose che riteniamo scontate, come per esempio metterci lo smalto, truccarci oppure semplicemente andare in bicicletta, per le ragazze arabe sono solo un sogno irrealizzabile.

Secondo me, tutto questo è sbagliato, perché non vedo il motivo per il quale gli uomini siano liberi di fare tutto quello che vogliono, mentre le donne debbano rispettare regole molto severe e, se disobbediscono o le trasgrediscono, sono costrette a punizioni molto severe. Però mi è piaciuta molto anche la tenacia della protagonista che, senza scrupoli, fa di tutto per raggiungere il suo obiettivo.

Erika M. 3^E

 

Ho apprezzato il coraggio e la determinatezza di Wadjda capace con la sua personalità e la sua tenacia di uscire dagli schemi rigidi di una società in cui la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo. Le due scene che mi sono piaciute di più sono quella in cui la ragazza fa finta di piangere per avere 5 rial dall'amico Abdullah e quando scopre che la mamma le ha comprato la bicicletta tanto desiderata anche dopo che è stata la prima a dirle che non poteva comprarla.

                                                                                     Giulia L. 3^E 

 

Secondo me, questo film fa capire la grande diversità che c’è tra i paesi modernizzati come l’Europa e quelli arabi nei quali, addirittura, le bambine non possono andare in bicicletta. Nel film si capisce che la bambina e la madre, come molte altre donne, vorrebbero vivere in modo diverso e per riuscirci sono disposte a correre dei rischi, come essere punite o finire in carcere.   

Samuele N. 3^E

 

Secondo me questo film è molto significativo in quanto esprime la voglia di Wadjda di essere un po' più libera e di non conformarsi con tutte le altre donne che rimangono sottomesse agli uomini.

Wadjda, pur essendo solo una bambina, è molto coraggiosa, tanto da mettersi contro le ferree ed ingiuste (secondo me) regole della sua religione e del suo paese, per dimostrare che tutti gli esseri umani sono uguali e, quindi, si devono rispettare.

Inoltre Wadjda ci fa ricordare che, se una persona desidera veramente una cosa (la bicicletta o la vittoria nella gara di Corano, in questo caso), se la deve conquistare faticando, senza mai arrendersi di fronte ai problemi.

                                                                                     Marianna C. 3^E

 

In questo film, secondo me, si possono cogliere molti aspetti significativi: la determinazione della ragazza, la voglia di essere come gli altri, il suo animo così ribelle e tutte le caratteristiche che rendono la protagonista così diversa da tutti.

Wadjda mi dà l'idea di uno spirito chiuso in un vaso che vuole liberarsi, perché lei vuole esprimersi in modo che il mondo la capisca.

Cecilia B. 3^E