Regni: racconti fantastici

C’era una volta, nel regno dei nani, il re Grandenano che aveva due figli maschi, Ray, dal carattere solare e Dunstan, dal carattere cupo. Alla morte del padre i figli dovevano stabilire a chi sarebbe andato il regno, così iniziarono a litigare e non smettevano mai, perciò il nano stregone, stanco dei litigi, divise il regno in due parti: una dai colori caldi, che spettava a Ra dato che era molto solare; e una dai colori freddi che sarebbe andata a Dunstan, visto che era molto cupo.

Il castello di Ray era dai colori arancioni, verdi, verde acqua…

Il castello di Dunstan era dai colori azzurri, grigi, blu…

Ray e Dunsan avevano due figli, Dunstan aveva una figlia femmina mentre Ray aveva un figlio maschio. I due fratelli pensavano che i loro figli non si conoscessero, ma si sbagliavano, perché Iris e Tristan (i due figli) si conoscevano grazie al nano stregone che aveva creato un portone magico che si apriva sulla riva del fiume nel regno di Dunstan e una casetta sulla riva del fiume, collegata da un ponte al castello, nel regno di Ray.

Iris e Tristan scoprirono quei passaggi segreti, ma sulla porta di essi si trovavano dei bigliettini che dicevano:” Ricorda bene, tu puoi stare qui fuori, ma devi rientrare dopo 2 ore. Rispetta sempre questa regola!

Dopo aver letto i due ragazzi uscirono e si incontrarono, all’inizio non si fidavano molto l’uno dell’altra però dopo che cominciarono a conoscersi meglio, presero molta confidenza, fino a diventare grandi amici, un giorno però accadde qualcosa… Iris e Tristan, ogni volta che si incontravano, si divertivano tanto da perdere la cognizione del tempo e infatti quel giorno, mentre giocavano, si accorsero che i portoni si stavano chiudendo. Si erano tanto divertiti che non si erano accorti che le 2 ore erano passate, i portoni si erano richiusi e loro non erano rientrati in tempo.

Non erano mai stati fuori dal proprio castello per la notte e quindi avevano paura, avevano freddo, ad un certo punto sentirono un profumo molto gradevole, era un unicorno! L’unicorno abbassò la testa e fece apparire, per magia, due coperte. Iris e Tristan, stupiti, le presero e se le misero addosso.

Loro non lo sapevano ma la notte in quel regno era magica, in cielo si vedevano milioni di stelle che formavano tante costellazioni, cose che loro non avevano mai visto. Così la paura sparì del tutto, si addormentarono ammirando quel cielo e l’unicorno che era rimasto con loro se ne andò.

Il giorno seguente Ray e Dunstan, si svegliarono e non trovarono più i due figli in casa, così chiamarono il nano stregone che fece una magia e portò i due re dai figli… Inizialmente si arrabbiarono ma poi, capirono che era giusto che sapessero la verità, così gli dissero:”Voi siete cugini”, i due ragazzi erano molto felici e inoltre chiesero ai propri padri di unire i regni e così fu, perché Ray e Dunstan dissero al nano stregone di fare una magia e di unirli.

Ci furono così due re e due futuri eredi. Passati gli anni Iris e Tristan diventarono regina e re rispettivamente dei due regni uniti.

Gaia Todeschini


ERIDON

C’era una volta, in un bellissimo ed imponente castello, un ragazzo di nome Eridon, era un ragazzino abbastanza alto e magro. I suoi capelli biondi, gli occhi azzurri chiari e del colore del cielo, quando era con i suoi genitori vestiva in modo elegante, ma quando era solo o in compagnia dei suoi amici vestiva in modo semplice e casuale. Il suo carattere era gentile e curioso, ma fin troppo curioso, infatti i suoi amici si arrabbiavano con lui spesso perché si infilava negli affari altrui, ma poi riusciva a farsi perdonare grazie al suo umorismo e alla sua bontà d’animo, infine viveva con la sua famiglia e con altre famiglie. La famiglia di Eridon era molto ricca ed importante, perchè i genitori erano dei famosissimi scrittori, quindi il bambino aveva avuto sempre ogni cosa che desiderava, il cibo migliore, i giochi migliori, l’istruzione migliore e tanto altro. Ma c’era sempre una cosa che lo turbava e incuriosiva allo stesso tempo più di ogni altra cosa, fin dalla nascita non aveva mai visto altro che il castello, infatti non gli era mai stato concesso di uscire fuori da questo, e se non poteva uscire, voleva almeno poter immaginare com’era il paesaggio, in precedenza aveva già chiesto molte volte delle informazione al padre e alla madre, ma essi gli rispondevano sempre ”Mi dispiace, ma non posso dirti niente” Fu così fino al giorno del compleanno di Eridon, egli decise di chiedere al suo migliore amico, Vanilor, ma egli gli rispose: ”Scusami amico, ma nemmeno io ho visto cosa c’è al di fuori del castello”. Il ragazzo, stanco della stessa risposta, si diresse verso il padre e gli si mise in ginocchio, poi lo pregò: ”La prego padre, mi dica la verità… Cosa c’è fuori dal castello? Ormai sono cresciuto, non credo che ci sia qualcosa di così spaventoso”. Il padre gli rispose: ”Figlio mio… Io e tua madre volevamo sempre dirti la verità, ma non potevamo, per il tuo bene. Fuori vi sono delle strane creature di cui non conosciamo quasi niente, abbiamo mandato dei soldati a investigare, ma li abbiamo ritrovati tutti morti, comunque ci sono molti alberi ricoperti dalla neve,3 fiumi che sgorgano da una cascata, e infine c’è un piccolo tempio che crediamo sia inabitato” Eridon, sorpreso e felice della risposta andò a dirlo Vanilor, ma correndo per la casa per sbaglio pestò un bottone che non aveva mai notato, e cadde in un buco, colpì la testa, ma per fortuna la caduta era stata alleggerita da qualcosa. Poi non sapendo cosa fare iniziò ad avanzare seguendo delle torce dalla fiamma blu, dopo alcuni minuti, Eridon si accorse di aver calpestato qualcosa, prese una torcia e capì che era una pergamena, riuscì a leggerla con difficoltà, ma dalle poche parole scritte Eragon capì ogni cosa, su questa c’era scritto: ”La guerra va avanti ormai da 11 anni, i draghi stanno distruggendo i cavalieri, se tu che leggi non sai né dell’esistenza dei draghi e né dei cavalieri, ora cercherò di spiegarti velocemente, prima che loro mi trovino, i draghi penso che almeno tu sappia cosa sono, non sono delle creature mitologiche, ma sono reali, sono molto più intelligenti degli uomini, e sputano fuoco e ghiaccio. Mentre i cavalieri sono delle persone normali, che hanno trovato un uovo di drago, lo hanno allevato e sono diventati degli eroi. Ma i loro cuori da puri divennero malvagi e pieni di odio, iniziarono addirittura ad uccidere i propri draghi, così i draghi decisero di ribellarsi e iniziarono una guerra che non è ancora terminata. Vorrei poter continuare, ma li sento, stanno venendo ad uccidermi, credo che questa sia la fin...” Eridon, scosso dalla storia, decise di uscire dal castello per venir al fondo di questa storia, così cercò un passaggio segreto per uscire, e dopo alcuni minuti riuscì a trovarlo, e a quel punto… Rimase stupito, il paesaggio era fantastico e mozzafiato, il ragazzo si diresse verso il tempio, riuscì ad attraversare il fiume che divideva i due regni, poi entrò nell’edificio, e davanti a sé trovò una decina di draghi, uno lo stava per attaccare, ma uno di loro lo fermò, poi si avvicinò al ragazzo e gli disse:” Tu. ragazzo, non sei come gli altri, hai il cuore più puro che io abbia mai visto, sono sicuro...Tu sei il prescelto” Il ragazzo stupito chiese” Il prescelto per che cosa? Il drago rispose:” La leggenda narra che solo un nobile ragazzo, dal cuore puro, potrà comandare tutti i draghi per distruggere il meteorite che si abbatterà su di noi tra 2 giorni”. Eridon continuò: “Cosa?! Un meteorite!? Va bene vi aiuterò, però cosa devo fare?” Il drago rispose:” Tu non ti preoccupare, ci penserò io ad allenarti” così Eridon restò con i draghi per i successivi 2 giorni. Il giorno, Eridon si ritrovò con i draghi dopo essersi allenato, essi videro il meteorite arrivare da lontano, il nuovo cavaliere si mise su un drago e iniziarono a volare ad una velocità stratosferica, e si ritrovarono in pochi secondi davanti al meteorite, il ragazzo disse ai draghi di colpire il nemico, ma questo sembrava non essere abbastanza, così Eridon disse a Ingothold, cioè il primo drago che gli parlò: Portami vicino al meteorite, ho un piano” Così il giovane fu trasportato vicino al nemico proveniente dallo spazio, saltò dal drago e colpì con la sua imponente spada infuocata, e questo si disintegrò. Eridon, dopo questo, volle ristabilire la pace tra gli umani e i draghi, così chiamò tutti i draghi e tutte le persone più importanti del castello, tra cui i suoi genitori, e riuscì ad ottenere l’approvazione di le entrambe le razze. Con un patto fece tornare amici gli uomini e i draghi, che dal quel punto si aiutarono sempre a vicenda, diversi anni dopo Eridon divenne il re di tutto il regno, e anche il simbolo di pace per tutte le specie.

Robert Ursu


KIKI, UN'AVVENTURA INDIMENTICABILE

Tutti i folletti abitanti di Astoria erano lì, davanti al grande albero, e aspettavano che succedesse qualcosa; quello era l’albero dell’aiuto: ogni volta che sorgeva un grosso problema, dopo tre giorni da quell’albero giungeva una persona da un altro mondo, colei che li avrebbe aiutati. L’albero era grande e contorto e proprio in quel momento iniziò a brillare. Dopo qualche secondo, davanti all’intero popolo di Astoria apparve una ragazzina: era alta e magra. Mora con i capelli lunghi e lisci che le incorniciavano il roseo viso dall’aria furba; aveva circa dodici anni e si chiamava Kiki. Subito le corse incontro un giovane folletto basso e snello con un biondo ciuffo ribelle sovrastato da un buffo cappellino verde che lo faceva sembrare ingenuo e innocente, si chiamava Jeremy. Lui spiegò a Kiki che il loro re era morto e che se non avessero rimesso insieme il suo scettro, il loro mondo sarebbe stato conquistato dai giganti di Pdor. Lei decise di aiutare i suoi nuovi piccoli amici. Dopo un’altra lunga spiegazione, Kiki e Jeremy si misero in cammino verso l’arco di pietra del regno dell’Est. (Il mondo di Astoria era diviso in due regni da quando lo scettro del re era stato spezzato: il regno dell’Est e il regno dell’Ovest.) Una volta arrivati all’arco, i due nuovi amici incontrarono la maga del regno che spiegò loro che lo scettro era diviso in due parti: il bastone, che era in fondo al lago del, regno dell’Est, e la pietra, che stava in cima alla montagna del regno dell’Ovest. Jeremy si procurò una barca con cui raggiunse insieme a Kiki il centro del lago dove poi si immerse e individuò il bastone dello scettro che fortunatamente era proprio sotto di loro. Mentre Jeremy risaliva in superficie, Kiki calò la canna da pesca che aveva trovato nella barca ma, non riusciva ad agganciare il bastone e così legò la calamita che aveva sempre con lei all’amo che poi ricalò nel lago. Così Jeremy e Kiki riuscirono a recuperare il primo pezzo dello scettro. Poi, i due amici si prepararono a solcare il largo fiume che divideva i due regni e che per fortuna era calmo. Erano a metà quando tre giganti di Pdor attraversarono il fiume alzando un’infinità di onde che rivoltarono la barca e fecero finire a mollo i due amici. Ormai in acqua e senza barca, I due si aggrapparono a dei tronchi. In seguito, vennero salvati dalla maga che donò a Kiki e a Jeremy un paio di ali che gli permisero di volare velocemente verso la cima del monte dell’Ovest. Però, i tre giganti, diretti anche loro al monte, si accorsero dei due e cercarono di schiacciarli come zanzare. Jeremy, disse a Kiki di posarsi sulla testa di un gigante e di volare da una testa all’altra insieme a lui. I giganti, che si sa che non sono molto intelligenti, iniziarono a colpirsi in testa e a furia di colpi, svennero. Approfittando del momento, i due raggiunsero la cima del monte dove trovarono in una grotta la pietra dello scettro. La strega li raggiunse porgendo a Kiki il bastone dello scettro (infatti lo avevano perso nel fiume ). I giganti, ormai rinvenuti, appena videro che lo scettro era di nuovo insieme si recarono al castello decisi a prendersi il regno con la forza ma Jeremy, alzò al cielo lo scettro e urlò insieme a Kiki una formula magica che fece sparire i giganti all’istante. Per festeggiare, il popolo di Astoria si riunì nella radura dell’Ovest e banchettò, ballò e scherzò per diversi giorni ormai in pace e senza preoccupazioni.

Martina Nugara