Antologia di Spoon River

Questo libro è per chi fa tardi la notte.

Questo libro è per chi guarda un punto lontano all’orizzonte senza sapere perché.

Questo libro è per chi immagina le vite dei passanti che incontra per strada.


C’è una collina appena fuori Spoon River, un piccolo villaggio perso nell’America rurale. È la collina dei morti, un cimitero a cielo aperto disseminato di lapidi. Eppure, in ciascuno dei capitoli di questo libro, gli abitanti di Spoon River ricordano la loro vita e soprattutto il modo in cui si è conclusa. Il cimitero si “anima” e racconta una storia collettiva fatta di uomini e donne, ciascuno colto nella routine grigia di tutti i giorni o all’inseguimento di qualcosa o di qualcuno, spinti da rivalità meschine, grandi odi o grandi amori, enormi aspirazioni o piccoli tornaconti. Quasi sempre però, i loro progetti vengono schiacciati dalla Storia o della vita stessa, che rimescola le carte in tavola e stravolge i piani. Se infatti è vero che siamo tutti uguali di fronte alla morte, questo libro sembra dirci che soltanto la morte può rivelarci davvero se e come abbiamo vissuto. Anche uno sperduto villaggio di qualche migliaio di anime può infatti racchiudere le infinite strade che una vita umana può percorrere prima di finire sulla collina. Così si può passare i giorni “sempre a vele riposte per paura del mare”, come George Gray, oppure rivolgere un ultimo sguardo al mondo “senza neppure un rimpianto”, come il suonatore Jones. In mezzo ci stanno le quasi cinquecento vite che Lee Masters racconta in questa Antologia di Spoon River, e ogni lettore cercherà tra quelle righe i frammenti della propria.


Writing tips:

  • A volte per descrivere bene un personaggio non servono tante pagine. Bastano pochi dettagli significativi e scelti con attenzione. Il lettore riesce così a farsi un’idea del personaggio, ma anche ad immaginare da sé quello che il narratore non dice. I ritratti degli abitanti di Spoon River rimangono impressi nella memoria proprio per questo: sono persone in carne ed ossa, ma ciascuno di noi può lavorare di immaginazione e aggiungere qualcosa che non è scritto, integrare la storia.

  • Ambientare un racconto in un luogo e in un tempo circoscritto (una casa, un villaggio come Spoon River, una piccola città) aiuta a sviluppare la trama senza il rischio di essere incoerenti. È molto facile, infatti, presi nel vortice della creazione, dimenticarsi di dettagli solo all’apparenza banali come la distanza tra un luogo e un altro, l’età dei personaggi, i tanti avvenimenti che alla lunga rischiano di far perdere il filo sia a chi legge che a chi scrive. Certo, non è un divieto assoluto, ma per riuscire a tenere tutto insieme bisogna essere molto bravi e aver letto e scritto moltissimo.

  • Tutti i personaggi dell’Antologia di Spoon River dicono “io”, cioè parlano in prima persona. Questo trucco aiuta il lettore ad immedesimarsi con il personaggio, a vivere la sua vita, ad immaginarsi al suo posto. Questo non significa che l’autore condivida personalmente tutto quello che i personaggi dicono, ma prova a ragionare con la loro testa. Per chiunque voglia provare a scrivere, quest’esercizio è fondamentale. Tutti infatti pensiamo di avere qualcosa da dire e la scrittura può servire anche a questo. Ma prima o poi le idee finiscono, e allora tentare di fare il passo successivo e descrivere la vita di qualcun altro ci permette di capire molto anche di noi stessi; e dà molta più soddisfazione, tra l’altro.