Laboratorio scrittura creativa 1D

LA SFERA DELLA VITA


In una galassia lontana lontana, sul pianeta Astrabix, vivevano gli alieni astrabixiani: avevano una forma umanoide e la pelle della tonalità dal blu al viola. Erano molto pacifici perchè a loro bastava il loro pianeta, i loro cari e la sfera della vita.

La sfera della vita era una sfera di cristallo costruita sul loro pianeta che donava a tutti i suoi abitanti l’immortalità. Per questo motivo gli astrabixiani non cercarono mai di attaccare o distriggere alcun pianeta. Un giorno però il radar astrabixiano avvistò una navicella spaziale diretta ad Astrabix. Gli astrabixiani di guardia cercarono di rintracciarla e di capire di chi fosse, ma senza risultati.

Poco dopo scattò l’allarme sul pianeta: qualcuno aveva rubato la sfera della vita. Le guardie, che erano ancora alla ricerca della navicella avvistata, sentendo l’allarme suonare corsero nel luogo in cui veniva custodita la sfera della vita.

Purtroppo però arrivarono troppo tardi. Il ladro stava già risalendo sulla sua astronave. Le guardie però, prima che la porta si chiudesse e che la navicella partisse a tutta velocità, riuscirono ad identificare la specie a cui apparteneva il ladro: era un umano.

Dopo lunghe e snervanti riunioni il Consiglio planetario Astrabixiano decise di mandare in missione sul pianeta terra Emi: un’aliena intelligente e furba. La sua missione era recureare la sfera della vita e, una volta lasciata la terra, avvisare il consiglio che avrebbe fatto partire un razzo per distruggere la terra. Emi accettò la missione, salì sull’astronave che era già stata preparata per lei. L’interno era molto illuminato e conteneva molti gadget tra cui un travestimento da umano molto realistico, due sedili, un tablet in grado di rispondere ad ogni sua domanda e una cella di espulsione da utilizzare in caso d’emergenza.

Non appena fu tutto pronto partì; dall’oblò vedeva passare velocemente tutti i pianeti che superava finchè arrivati in prossimità della terra la navicella rallentò. Scese in una parte desolata della terra vicino ad una città; atterrò in un bosco. Per Emi era tutto nuovo quindi cominciò ad interrogare il tablet: “Cos’è questo? Cos’è quello?” ed il tablet rispondeva dandole tutte le informazioni necessarie.

Poco dopo ricevette una chiamata dal Consiglio:

“Come stà andando la missione? Sei già arrivata?”

“Si, sono arrivata ma non mi sono ancora avventurata nella città però adesso mi cambio e ci vado subito”

Il consiglio le rispose: “Ricordati, ora sei una ragazza umana, non farti scoprire!”.

“Ok, starò attenta” rispose Emi.

Si avventurò nel bosco finchè non arrivò alle porte di una città, una grande città, simile alla capitale di Astrabix: c’erano grandi palazzi con immense vetrate, molte statue su cui si appoggiavano molti animali con le ali che gli umani chiamavano “piccioni”, panchine piene di gente seduta, auto che però avevano le ruote e dei grandi edifici con sopra una croce rossa, erano gli ospedali dove le persone malate venivano curate.

Per fortuna Emi sapeva parlare molte lingue per questo riusciva a parlare con gli umani. Passeggiando per una via molto affollata vide un signore che inciampando ruzzolò per terra buttando in aria le borse della spesa che stava trasportando. Poichè nessuno si fermò per aiutarlo, Emi corse in suo aiuto. Il signore per ringraziarla della sua gentilzza la invitò a casa sua. Emi decise di accettare l’invito anche se non vedeva l’ora di tornare alla navicella.

Appena entrata in casa del vecchio signore Emi si sentì subito accolta e accettò il cibo che gli offrirono. Erano tutti molto accoglienti anche se era una casa molto piccola per una famiglia così numerosa. Infatti in quella casa abitavano il nonno, la mamma, il papà e quattro figli.

Dopo cena, dato che si era fatto tardi, Emi accettò l’invito di rimanere lì a dormire. Poiché la casa era piccola la misero a dormire nella stanza di uno dei quattro figli vicino alla porta della cantina. A un certo punto dovette andare in bagno passando dalla cantina vide una luce simile a quella della sfera della vita e incuriosita provò a scendere: era tutto buio tranne una palla tutta luminosa, la sfera della vita.

Emi stava per chiamare il consiglio planetario Astrabixiano quando capì che non era la cosa giusta da fare. Infatti, prima di scendere in cantina, da una camera leggermente aperta sentì i genitori che dicevano che grazie alla sfera il nonno stava molto meglio. Inoltre, anche negli ospedali, molte persone guarivano e i pazienti erano sempre meno.

Emi decise allora di non rubare la sfera della vita agli umani ma di condividerla con loro. La cosa più difficile sarebbe stato convincere un intero pianeta furioso a non distruggere i ladri del loro tesoro, ma le ci provò: “Caro consiglio, non ritengo opportuno distruggere un pianeta senza valide motivazioni”

“Ma hanno rubato la nostra sfera della vita!” disse il Consiglio.

“Si, ma anche loro vorrebbero poter vivere di più con i loro cari, a voi piacerebbe veder morire un parente o un amico? Non penso proprio!” inistè Emi.

La discussione con il consiglio durò tanto finchè Emi non ebbe la meglio: avrebbero diviso la sfera della vita a metà, così metà poteva restare sulla terra e metà sarebbe tornata su Astrabix. Tutti furono molto soddisfatti perchè in fondo umani e astrabixiani volevano la stessa cosa: vivere a lungo con i loro cari !!

Giulia Fanuzzi


SALVATION


Nel 2050 il mondo viene colpito improvvisamente da un’entità sconosciuta che genererà il caos a livello planetario. Qualcosa di paragonabile ad un virus trasforma gli esseri viventi di ogni specie in creature prive di vita, avvolte da una specie di membrana gelatinosa. La pandemia si diffonde molto velocemente costringendo i governi di tutto il mondo ad unire gli sforzi per una soluzione comune. La situazione è molto grave sul pianeta e resta solo una soluzione:”abbandonare la Terra”. Le agenzie spaziali più importanti in collaborazione con le forze armate, hanno elaborato un piano di evacuazione per le specie sopravvissute chiamato Salvation. Il pianeta rosso è la meta da raggiungere, ma prima è necessario assicurarsi che fosse colonizzabile. La missione “Life” ha il compito di raggiungere ed esplorare Marte per gettare le basi per le nuove colonie terrestri. Le squadre Alpha Life e Delta Life lasciano la Terra su due razzi vettori. Dopo alcuni mesi di viaggio nello spazio i due equipaggi toccano il suolo di Marte. Le squadre Alpha e Delta preparano i rispettivi mezzi con tutte le attrezzature necessarie alla spedizione di ricerca e, una volta imbarcati, si dirigono in due direzioni diverse. La squadra Alpha si dirige verso le montagne mentre la squadra Delta punta su una vasta piana di cui non si vede la fine. Entrambi gli equipaggi sono in costante contatto audio-video tra loro ed i rispettivi vettori per documentare ogni istante della missione. Per giorni vagarono nella speranza trovare un’area del pianeta che non fosse esposta al pericolo di crolli, tempeste di sabbia, temperature estreme e predatori pericolosi. Sapevano di non avere molto tempo a disposizione perché sul pianeta blu le cose andavano male; bisogna fare presto! Dopo due settimane la squadra Delta fece ritorno al modulo senza notizie confortanti, solo qualche campione di roccia e minerale. La squadra Alpha invece prende una decisione diversa. Il professor Stone, un geografo esperto in mineralogia, nota delle striature sulla facciata dei rilievi, segno evidente che un tempo l’ acqua scorreva in questi canyon. Nota anche la presenza di alcune aperture alla base delle montagne:”E se l’ acqua fosse defluita da qui? Come se si svuotasse una vasca da bagno?” La teoria convince l’ equipaggio ad abbandonare le ricerche in superficie e proseguire a piedi in uno di quei buchi simili ad un tunnel. Sapevano di correre dei rischi ma non hanno alternative, sono l’ unica speranza per il genere umano. Due persone restano a presidiare il rover, mentre il professor Stone, il biologo Bacter e cinque soldati delle forze speciali si addentrarono nell’ ignoto avvolti completamente dall’ oscurità. Camminarono per diverse ore discendendo il tunnel verso il basso, quando, all’ improvviso, il capo fila della spedizione cadde improvvisamente scivolando per decine di metri. Il resto del gruppo si fermò prontamente e controllò la situazione. Il dottor Bacter, facendo luce a terra, osserva la presenza di un fungo spugnoso molto simile al muschio, di colore rossastro. Questo organismo è la prova che il professor Stone aveva ragione, l’ acqua deve essere molto vicina. Il gruppo riprese a scendere prudentemente raggiungendo il soldato Mass che, nella caduta, riportò una frattura del braccio sinistro. Continuarono a scendere nel tunnel fino a scorgere in lontananza una luce intensa di colore arancione, quasi accecante. La temperatura cominciò a salire ma rimase ancora sopportabile. Giunti alla fine del tunnel si trovarono davanti ad uno spettacolo sorprendente. Una grandissima bolla sotterranea piena di vita! Fiumi d’ acqua serpeggiavano tra terra, roccia e vegetazione. Le pareti della volta avevano delle venature di colore arancione intenso, quasi come fosse magma. La scoperta riempie di gioia i membri della spedizione ma l’ euforia durò poco. Addentrandosi nella vegetazione il dottor Bacter trovò qualcosa di familiare, una sostanza gelatinosa che fuoriusciva da un bozzolo rossastro che sporgeva dal suolo. Ne raccolse un campione e lo analizzò con la sua attrezzatura portatile. La scoperta è spaventosa:”E’ la stessa entità che sta distruggendo la vita sulla Terra”. Tutto è più chiaro adesso, la minaccia del nostro pianeta è arrivata dallo spazio e, probabilmente, con qualche meteorite proveniente da Marte. La presenza di questa cosa spiegava il fatto che nessuna specie animale fosse presente in questa bolla e ciò rese vano pensare di potervi costruire una colonia terrestre. La squadra Alpha rientrò al modulo ma prima decise di raccogliere alcuni campioni biologici e minerali. Raccolse anche uno di quei bozzoli rossi sradicandolo dal suolo. Giunti al modulo, gli scienziati della missione analizzarono il bozzolo prelevato trovando al suo interno delle larve che si nutrivano dell’ entità:”Sorprendente!” esclamò il dottor Bacter. “Perchè questi esseri sono immuni all’ entità?” La riposta a questa domanda sarà la cura del pianeta Terra. Ora esiste una speranza e forse non sarà più necessario abbandonare il nostro amato pianeta:”A tutto l’ equipaggio, prepararsi al decollo...si torna a casa!”.

Edoardo Sorrentino



IL DIARIO SEGRETO


Mancavo pochi giorni al compleanno di Lena.

Era eccitatissima e da settimane aveva pronte le decorazioni per la festa.

Aveva invitato tutte le sue amiche: Marta, Giorgia, Anna, Viola, Lisa e Giulia, la sua migliore amica.

Arrivò il 21 di agosto: con l’aiuto della mamma, Lena decorò la casa per la festa a tema “fenicottero”, perché lei li adorava.

Arrivarono le sue amiche, mangiarono la pizza e Lena aprì i regali: ricevette un peluche, una felpa, una collana, una bambola, uno zaino e un diario segreto, regalato da Giulia.

La festa finì, tutte le amiche di Lena se ne andarono tranne Giulia che era d’accordo per rimanere ad un pigiama party.

A mezzanotte prepararono i pop corn e guardarono insieme i regali che Lena aveva ricevuto. Si fermarono sul diario: era abbastanza grande, la copertina era verde ed aveva sopra tanti piccoli fenicotteri rosa: Lena lo adorava!

Le due amiche videro un aereo lampeggiante e, senza dargli troppa attenzione, aprirono il diario: uscì da esso un bagliore fortissimo che avvolse Giulia e Lena e le fece sparire.

Un po’ spaventate, si trovarono in una terra immensa, coperta da un grande prato verde, ma completamente vuota.

C’era solo un cartello che diceva:

Benvenuti a Fantasylandia

Il gentile proprietario del diario è pregato di appoggiare la mano qui sotto.


Lena, confusa, appoggiò la mano e sul suo diario apparvero delle istruzioni con scritto:

Per far prendere vita a Fantasylandia dovrai scrivere sul tuo diario tutto ciò che desideri.

Per venire qui dovrai aprire il diario e per tornare sulla terra dovrai chiuderlo.

Quando sei qui il tempo si ferma, quindi puoi stare quanto vuoi.

Attenzione: tutto questo deve rimanere un segreto

Lena, ancora scioccata, scrisse sul diario: “Vorrei un unicorno da cavalcare di nome Dream”.

Dopo un istante, si trovò in sella ad un unicorno dal manto bianco, criniera e coda arcobaleno e uno splendente corno dorato.

Lena e Giulia rimasero a bocca aperta: Lena scrisse ancora che desiderava un’enorme casa rosa per lei e Giulia e la vide davanti ai suoi occhi. Fatto ciò, lasciò fuori l’unicorno ed entrò in casa: era proprio la casa dei suoi sogni!

Lena fece scrivere a Giulia un suo desiderio, quindi scrisse: “Vorrei il giardino che ho sempre sognato”.

Apparvero un’enorme recinzione di legno e un sacco di fiori, un dondolo e una piscina.

Lena chiuse di colpo il diario e tornò a casa sua con Giulia.

L’aereo lampeggiante era rimasto dove Lena lo aveva visto per l’ultima volta: il tempo si era fermato.

Le due amiche si guardarono e risero per l’emozione.

Lena era una bambina di nove anni, con occhi azzurri e capelli lunghi e biondi che legava in una treccia.

Le piaceva mettersi vestitini e gonne, ma a scuola metteva i leggins.

Adorava gli animali fantastici, ma il suo animale preferito era il fenicottero, perché era rosa, come il colore che le piaceva di più.

Lena e Giulia si addormentarono e, quando la mattina dopo si svegliarono, credettero che fosse stato un sogno.

Qualche giorno dopo lena invitò Giulia per una cena a casa sua.

Vollero riprovare ad aprire il diario, e questa volta erano strasicure di essere sveglie.

Lena aprì il diario e le due si trovarono a Fantasylandia con Dream, la casa e il giardino. Erano più scioccate dell’ultima volta.

Lena questa volta era sicura che non fosse un sogno, ed infatti non lo era mai stato: era tutto reale.

Le amiche si abbracciarono perché erano contentissime di poter far diventare realtà tutti i loro desideri.

Diedero subito vita a molti altri animali, come draghi, altri unicorni, fenici, fenicotteri e tanti altri.

Organizzarono una festa a casa loro per inaugurare Fantasylandia e i suoi abitanti. Finita la festa, Lena e Giulia salutarono tutti e tornarono a casa, più contente che mai.

Visto che si divertiva, Lena prese l’abitudine di stare ogni giorno a Fantasylandia per qualche ora, e ogni volta creava un pezzo dell’isola; qualche volta veniva anche Giulia.

Il tempo passava, Fantasylandia cresceva con Lena, realizzando ogni suo desiderio. Era un’isola fantastica, come il suo nome: all’ingresso c’erano la casa e il giardino di Lena e Giulia; la spiaggia aveva dei brillantini al posto della sabbia e nel mare c’erano delle sirene; c’era anche una vastissima zona per tutti gli animali con ogni comodità per soddisfare i loro bisogni; l’isola aveva tantissimi palazzi, che potevano essere ristoranti, bar, pasticcerie, ristoranti di sushi, pizzerie e tanti altri. Era un capolavoro!

Le due amiche crescevano: a scuola erano molto brave e quando andarono alle superiori si concentrarono sugli studi e persero l’abitudine di entrare a Fantasylandia. Era un grosso problema, perché se il proprietario abbandonava l’isola per troppo tempo, essa svaniva.

Lena non apriva il diario ormai da mesi: la sua casa aveva crepe nel muro, i vetri delle finestre erano rotti, mancavano alcune tegole del tetto e la vernice rosa diventava grigia. Gli animali erano stanchi e un po’ malati, i corni degli unicorni facevano scintille, le fenici erano spelacchiate e i draghi non sputavano più né ghiaccio né fuoco.

La situazione peggiorava di giorno in giorno. I poveri animali non potevano vedere quel disastro, così decisero di unire le loro pochissime forze e provare a creare un portale per andare sulla Terra e avvertire Lena.

Dopo una settimana, il portale era pronto.

Un giorno Lena decise di riordinare la sua stanza e buttare le cose che non le servivano più. Tirò fuori il diario che si era completamente dimenticata e, proprio mentre stava per buttarlo, Dream apparve davanti a lei e disse: “Fantasylandia sta sparendo. Ti prego, apri il diario e sistema tutto: il nostro destino è nelle tue mani”.

Lena si ricordò tutto: corse immediatamente in sala a prendere il telefono e chiamò Giulia che arrivò in pochi minuti. Aprirono il diario e videro l’isola cadere a pezzi. Lena e Giulia, con qualche lacrima agli occhi, si misero subito a ricostruire tutto e in pochi giorni terminarono.

Gli animali erano veramente contenti e ringraziarono le due amiche per averli salvati.

Lena riprese ad andare ogni giorno a Fantasylandia, che divenne un mondo di meraviglie e desideri.

Le due amiche non si separarono mai e crebbero insieme.

Lena si sposò ed ebbe una figlia, Nicole, che aveva una passione per il calcio.

Quando Lena le affidò il diario, divenne viola con tanti piccoli palloni da calcio. Lo aprirono insieme, ma non si trovarono a Fantasylandia: c’erano lo stesso prato verde e lo stesso cartello che trovò all’inizio Lena, ma l’isola aveva un altro nome.

L’altra isola sembrava un mondo lontano.

Il diario si tramandò di generazione in generazione ed esiste ancora, da qualche parte.

Emma Gramegna.