La misteriosa scomparsa di Sara 

Paola Aprea

Sono seduta sul divano, a casa da sola dopo aver mangiato. Devo tornare a scuola tra circa un’ora per i laboratori pomeridiani, quindi mi sto rilassando guardando la TV. Non c’è nessun programma bello, continuo a cambiare canale fino a quando non arrivo su RAI 3, c’è “CHI L’HA VISTO” e c’è la mia foto segnaletica, mi stanno cercando? Sono scomparsa? Rimango scioccata, spengo velocemente la TV, mi devo preparare per tornare a scuola. Durante tutto il tragitto che percorro a piedi per arrivare a scuola ho fisso quel pensiero: “perché mi stanno cercando?”, ma alla fine mi convinco che quella foto appartiene a qualcuno che mia assomiglia, in effetti non ho fatto in tempo a leggere il nome della scomparsa che già stavano passando l’immagine di un’altra persona. Finalmente sono arrivata, devo chiedere a qualcuno se sa qualcosa di questo avvenimento. Entro a scuola, è deserta, saranno già tutti nelle aule, sono in ritardo come sempre. Salgo velocemente le scale, la mia classe si trova al primo piano. Afferro la maniglia e appena apro la porta mia aspetto il caloroso benvenuto della prof: uno sguardo di rimprovero per il mio ritardo. Invece ha un’espressione perplessa, fissa la porta aperta ma non dice niente. Penso sia una cosa normale, magari per non deconcentrare i miei compagni indaffarati nel lavoro; decido di andare al mio posto, in ultima fila vicino alla finestra, nessuna delle mie amiche mi saluta, neanche mi guardano; neppure Giorgia la mia compagna di banco, sembra essere interessata al mio arrivo, di solito mi parla sempre. Forse temono un richiamo dalla prof che è riconosciuta come la più severa della scuola. Hanno ragione, neanche io parlerei con il rischio della nota. Decido di mettermi al lavoro senza chiedere niente, guardo da Giorgia che pagine del libro stiamo svolgendo, lei non sembra essersi ancora accorta della mia presenza, meglio iniziare a lavorare. Le due ore passano lentamente, ma alla fine suona la campanella, quel bellissimo suono che mi ricorda la libertà. La prof ci dà il permesso di alzarci e sistemare banco e cartella, poi metterci in fila per due fuori dalla porta. Sto per mettermi in fila insieme a Giorgia, ma vedo che lei preferisce stare vicino a Sofia; allora decido di andare infondo e, visto che siamo dispari e tutti hanno già un compagno, resto da sola . Non ci rimango male ma pensose ho fatto qualcosa di sbagliato, forse Giorgia non mi calcola per questo e dopo che l’ha detto alle altre poteri aver fatto la fine dell’amica cattiva. Durante il ritorno da scuola, sempre a piedi, ripenso agli strani comportamenti dei compagnie e della prof , ma anche a casa trovo uno scenario simile. Appena entro dalla porta aperta di casa saluto, ma nessuno risponde nonostante i miei genitori siano entrambi in casa. Chiudo la porta e vado in cucina dove trovo ma madre a lavorare al computer, la saluto ma lei non risponde, penso che magari non voglia distrarsi dal lavoro, perché se fossi io la scomparsa sarebbe triste e mi starebbe cercando, sarà sicuramente per via del lavoro. Vado a salutare mio padre seduto sul divano a leggere il giornale, nemmeno lui dà reazioni al saluto, continua a fissare la pagina dedicata al calcio, forse è un argomento molto importante… No, è impossibile; è impossibile che nessuno mi calcoli senza motivo; è impossibile che nessuno mi veda, anche a cena mia madre si è “dimenticata” di farmi da mangiare e di apparecchiare per me a tavola. Da quando ho visto quell’annuncio di scomparsa la mia vita è cambiata: “E’ come se fossi scomparsa davvero, come se nessuno riuscisse a vedermi”, penso prima di addormentarmi. Mentre sono assorta in questi pensieri all’improvviso sento… «Sara, vegliati se no fai tardi a scuola!», la voce di mia madre mi riporta alla realtà, mi sveglio di soprassalto e guardo il calendario. Ora capisco, tutto è stato un sogno, anzi un incubo.

Paola Aprea