La fabbrica di cioccolato

Questo libro è per chi fa piani che poi non li rispetta mai.

Questo libro è per chi cambia strada apposta per perdersi un po’.

Questo libro è per chi da piccolo voleva fare l’inventore.


La fabbrica di cioccolato deve la sua enorme fama (oltre che alle due fortunate riduzioni cinematografiche del 1971 e del 2005) ad un sapiente dosaggio di ironia grottesca e inquietudine instillata nel lettore più avveduto. La trama è sicuramente nota: l’eccentrico industriale del cioccolato Willie Wonka offre a cinque fortunati ragazzini la possibilità di visitare la sua stupefacente fabbrica di dolciumi. Tuttavia, con tutte le dovute e macroscopiche differenze del caso, Dahl trasforma proprio la fabbrica in uno sgargiante e tragicomico inferno dantesco, e il signor Wonka assume le fattezze di un sorridente quanto caustico giustiziere. Ad ogni tappa del viaggio, infatti, uno dei quattro bambini “viziati” compie una sciocchezza o trasgredisce una regola, il genitore di turno si mostra impotente o addirittura lo incoraggia, e i bambini fanno via via una fine che, per quanto stemperata dai toni favolistici, è comunque terribile. Si potrebbe addirittura argomentare che, quasi le stanze della fabbrica fossero veri gironi infernali, più si scende e più la “colpa” aumenta. Il voracissimo Augustus Gloop e la smorfiosa Violetta Beauregarde appartengono alla categoria dantesca degli “incontinenti”, ovvero di chi non riesce a controllare le proprie pulsioni, siano la fame o la vanità. Invece Veruca Salt, la tirannica e incontentabile figlia di un miliardario, e Mike Tivù, alienato dallo schermo e patito di gangster movies, sono perfettamente consapevoli delle proprie azioni e ne traggono immensa soddisfazione. Tutti, secondo la logica del contrappasso, subiranno un castigo proporzionato alla loro colpa, mentre a salvarsi sarà l’ultimo ragazzino, Charlie Bucket. Charlie, conscio della terribile situazione di miseria in cui versa la famiglia, osserva stupefatto le meraviglie della fabbrica di cioccolato e riesce, come direbbe Italo Calvino, a riconoscere, nell’inferno della vita, “quel che inferno non è”.


Writing tips:

  • Ti proponiamo di confrontare il romanzo originale con la versione cinematografica di Tim Burton. Ti accorgerai che Dahl non menziona neppure una volta la famiglia di Willie Wonka, mentre Tim Burton inventa la figura autoritaria del padre dentista di Wonka. La scelta della professione è tutt’altro che scontata: chi meglio di un dentista potrebbe infatti odiare i dolci, fonte di carie e di numerosi altri problemi odontoiatrici.

Rielaborare una trama nota può essere quindi un ottimo esercizio per crearne poi di nuove: ti renderai conto quanto può essere creativo e fruttuoso “rubare” i personaggi del libro che maggiormente hanno solleticato la tua fantasia. Prova ad utilizzarli per scrivere una tua trama originale.

Ogni scrittore, in fondo, è un “copione” che ha saputo imparare dagli altri rielaborando ciò che ha letto secondo la sua sensibilità.