Progetto Libera: Dalla memoria alla responsabilità


La memoria è la funzione psichica di riprodurre nella mente l'esperienza passata (immagini, sensazioni o nozioni), di conoscerla come tale e di localizzarla nello spazio e nel tempo; è ciò che dovrebbe caratterizzare ognuno di noi e rendere la nostra società più sensibile di fronte al ricordo. Il ricordo delle vittime innocenti della mafia, che per noi cittadini è una grande responsabilità. Come diceva Don Peppe Diana: “Responsabilità significa saper dare delle risposte, essere in grado di comprendere la necessità di darle nel rispetto del contesto e delle persone, comprendere che la responsabilità di ognuno diventa corresponsabilità se vista in dimensione comunitaria”.

Nella nostra comunità però SI RESPIRA ANCORA TROPPA COMPLICITA' E INDIFFERENZA.


La mafia è la parola che dalla metà dell'Ottocento ad oggi ritorna di continuo.

Non sempre riusciamo a scorgere nella nostra quotidianità il rapporto con la mafia, a meno che non consideriamo il comportamento mafioso come un fatto culturale che può riguardarci tutti.

Oggi la diminuzione degli omicidi rispetto al passato non rassicura affatto. La legge del più forte continua a spadroneggiare da sempre.


Libera è un'associazione di promozione sociale che sollecita la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e favorisce la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse. E' stata fondata ufficialmente e legalmente il 25 Marzo 1995 da Don Luigi Ciotti e coordina più di 1600 associazioni che si occupano del contrasto alla criminalità organizzata. Libera lancia la prima campagna nazionale con una raccolta di firme per un disegno di legge che potesse aggiungere un pezzo importante alla legge Rognoni-La Torre: il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.

Il 7 marzo 1996 compare in Gazzetta ufficiale la legge 109, che rende finalmente la società civile protagonista della lotta alle mafie, attraverso la possibilità di riappropriarsi di spazi e crearne di nuovi.

Libera non gestisce direttamente i beni confiscati alla criminalità organizzata, ma promuove interventi formativi e di progettazione partecipata utili a renderli risorse in grado di innescare processi di sviluppo locale e accrescere la coesione sociale. Per raggiungere questo importante obiettivo Libera ha dato vita a una rete per moltiplicare le occasioni di interazione tra soggetti pubblici (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Regioni, Nuclei di supporto presso le prefetture ed Enti locali destinatari dei beni) e organizzazioni del terzo settore (associazioni, cooperative sociali e consorzi di cooperative, fondazioni).

I principali beneficiari delle attività progettuali sono le organizzazioni di volontariato o della cooperazione, che gestiscono o intendono gestire beni confiscati; i soggetti pubblici direttamente o indirettamente coinvolti nel processo di destinazione e assegnazione, i cittadini che possono attivare processi di monitoraggio civico e di progettazione partecipata.


Nel 2016, con il sostegno della Fondazione Italiana Charlemagne onlus, Libera ha realizzato una ricerca sui soggetti che riutilizzano i beni confiscati, in occasione dei venti anni dalla legge 109 del 1996: BeneItalia. Economia, welfare, cultura, etica: la generazione di valori nell'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Sono promosse le campagne Impresa bene comune, Scuola nazionale beni confiscati e Confiscati bene 2.0.

Per l'Associazione Libera vi è una figura emblematica: Don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe, ucciso il 19 Marzo 1994 in Chiesa, prima della celebrazione della messa. Il 25 aprile 2006 è nata ufficialmente l'Associazione di Promozione Sociale: il “Comitato Don Peppe Diana”. Il frutto di un percorso di diversi anni che ha coinvolto persone e organizzazioni unite dal desiderio di non dimenticare il martirio di un sacerdote morto per amore del suo popolo.