Il vincitore del concorso di scrittura 2024 è Filippo N. della classe 2^D con il racconto "Natale dal cielo".
Complimenti Filippo!
Natale dal cielo
NATALE DAL CIELO
Ognuno di noi, nel profondo del cuore, custodisce almeno un segreto; alcuni lo sanno custodire con gelosia, magari per tutta la vita, ma ci sono altri, che fanno fatica a mantenerlo e prima o poi finiscono col rivelarlo a qualcuno. Io posso dire di trovarmi a metà tra le due scelte, per cui ho deciso di raccontare un fatto che mi è capitato circa cinque anni fa.
Era la sera della vigilia di Natale ed io, assieme ai miei fratelli, ero andato a letto presto, faticando a prendere sonno, pensando ai doni che l’indomani avrei trovato sotto l’albero. Ero stato buono tutto l’anno e mi ero comportato educatamente con i miei fratelli, con i miei amici e con tutti quelli che conoscevo, avevo quindi delle buone speranze che Babbo Natale si ricordasse anche di me. Quella notte, mi svegliai perché avevo sete, scesi dal letto e indossai le mie pantofole; mi diressi sbadigliando verso la cucina a prendere un bicchiere d’acqua; il corridoio era quasi del tutto buio, illuminato solamente da una tenue luce notturna, che mi impediva di sbattere il naso da qualche parte. Gli altri dormivano tutti serenamente e mi avviai verso la cucina; appena aprii la porta vidi qualcosa che bloccò ogni mia parte del corpo, non capivo se quello che stavo vedendo appartenesse ancora al mondo dei sogni o fosse realtà. Vicino all’albero di Natale c’era qualcuno, era girato di spalle e circondato da una strana luce azzurra, quasi bianca e stava posando a terra alcuni pacchi dono; ad un certo punto, forse avendo intuito la mia presenza, si voltò e mi guardò; era uno sguardo dolcissimo ed io pensavo di trovarmi ancora dentro ad un sogno; posai lo sguardo su quella strana figura e la luce si fece ancora più luminosa. Fu in quel momento che riconobbi il volto del mio nonno, che se n’era andato in cielo qualche anno prima. Mi sorrise e mi chiese cosa facessi ancora sveglio a quell’ora; non riuscivo a muovere le labbra per dire qualcosa, non capivo se avevo paura o se ero sorpreso. Poi mi disse : - Sono sceso dal cielo, in questa magica notte, per portare a te e ai tuoi fratelli questi doni, perché domani possiate essere felici e trascorrere un bel Natale tutti insieme. Vedi, tutti i nonni che sono in cielo, in questa santa notte, aiutano Babbo Natale a distribuire i doni ai bambini. Mentre parlava, la luce diventò fortissima e così candida, che non riuscii a vedere più nessuno; non avevo il coraggio di avvicinarmi all’albero per vedere se quei pacchi erano veri o immaginari, magari frutto della mia fantasia, così ritornai a letto con passi lenti ed incerti. Faticai a riprendere sonno, la mia mente era ancora turbata da quello che era accaduto e questi pensieri vagavano per la mia mente, sovrapponendosi l’un l’altro. Il giorno dopo era Natale, mi svegliai un po' più tardi degli altri, corsi subito in cucina e vidi i miei fratelli, seduti sotto l’albero, pronti ad aprire i regali, gli stessi regali che quella notte avevo visto in mano al nonno.
Adesso so, che ogni bambino nel mondo ha il suo Babbo Natale, qualcuno che da lassù gli vuole bene e fa di tutto perché sia felice, un Babbo Natale che si trova in cielo, sempre pronto a donar qualcosa con immenso amore.
FILIPPO NODARI 2 D
L'avventura di Natale
L’AVVENTURA DI NATALE
Mentre gli elfi e Mamma Natale salutavano Babbo Natale, la slitta stava per decollare: “Forza Cometa! più veloce Saltarello, andiamo!!”.
Ormai il Polo Nord se lo erano già lasciato alle spalle e si stavano avvicinando alla loro prima destinazione, l’Islanda.
La prima casa era circondata da campi ed esternamente sembrava una fattoria. Babbo Natale parcheggia la slitta e molto rapidamente scende, si infila nel camino, appena entra in casa, si sente un leggero scricchiolio di una porta, per sicurezza lui inizia a guardarsi intorno, senza far rumore, si affaccia alla porta della cucina per controllare se nel tavolo ci fosse qualche biscotto o delle carote per le sue renne, ma vide solamente una tazza vuota; quindi si affretta a porre alcuni regali sotto l’albero, quando all’improvviso inciampa e cade per terra, un po’ stordito si rialza subito, si guarda intorno di nuovo per assicurarsi che nessuno si sia svegliato, poi vede una luce accendersi di scatto e subito cerca di nascondersi dietro all’albero, gli sembrò di aver sentito una porta aprirsi e richiudersi immediatamente, ma appena vede la luce spegnersi si infila di nuovo nel caminetto e torna nella sua slitta per riprendere il suo lavoro.
Finisce di consegnare i regali a tutti i paesi Europei, mentre viaggiava verso l’America sente qualche rumore nel retro della slitta, si gira per controllare, ma non trova niente, quindi riprende le redini della slitta e improvvisamente sente una voce: “ Non ci credo! siamo nella slitta di Babbo Natale!”. Lui gira di nuovo la testa verso il retro della slitta e vede due bambini un ragazzino e una ragazzina, Babbo Natale sobbalza dallo spavento e si mette ad urlare, le renne impaurite sbagliano strada, Cometa si stacca dalla slitta. Babbo Natale riprende subito le redini e ordina ai due bambini di tenersi forte: “Freccia, Cupido, Fulmine, seguite Cometa! veloci!”. Cometa non si ferma e finisce per atterrare in un paese sconosciuto, Babbo Natale la segue e dice a i due ragazzini di non muoversi dalla slitta. Babbo Natale cerca Cometa per tutta la città, ad un tratto sente i suoi campanelli e la vede saltellare verso una strada piena di macchine sfreccianti, si affretta verso di lei per riprenderla, quando ormai lei è già nel ciglio della strada, Babbo Natale è troppo lontano per riuscire a prenderla ma in quel momento vede la slitta atterrare davanti a Cometa bloccandole la strada, Babbo Natale arriva di corsa e riattacca Cometa alla Slitta.
Prima che alcune persone si avvicinino, prende le redini e cerca di nascondersi in un vicolo della cittadina, poi si rivolge ai bambini: “Siete stati voi a guidare la slitta fino a qui?”. I bambini risposero: “ Sì, ci scusi signor Babbo Natale, avevamo visto che Cometa era in pericolo e volevamo provare a salvarla”. Babbo Natale aggiunse: “Grazie ragazzi, avete salvato la vita a Cometa, vi sono grato però ora dobbiamo ripartire, ho ancora dei regali da consegnare ed è quasi l’alba! Forza si parte!”. Con l’aiuto dei due bambini Babbo Natale riuscì a consegnare tutti i regali in tempo, anche se purtroppo non avrebbe potuto festeggiare il Natale con i suoi cari per via di una tempesta di neve “ presto ragazzi, vi riaccompagno subito a casa, la tempesta si sta facendo sempre più fitta!”.
Appena arrivati Babbo Natale consegnò i bimbi ai loro genitori che lo ringraziarono molto per averli riportati a casa sani e salvi, e vista la Neve che era in continuo aumento, lo invitarono a festeggiare il Natale con loro.
“Grazie mille per l’invito ma devo portare al riparo le mie renne finchè la neve non cessa”. Poi la Madre dei ragazzi aggiunse: “ Non c’è nessun problema! le renne possono stare nella stalla con le nostre pecore”. A quel punto Babbo Natale accettò l’invito, passò un felice Natale ed i bambini raccontarono tutta la storia ai genitori, che furono molto orgogliosi di loro.
Alessia Chemello 3B
Il Natale è speranza
Era il 24 dicembre e l'aereo tagliava l'aria sopra l'oceano, attraversando il buio della notte. Fuori dal finestrino, il bambino vedeva solo nuvole e il riflesso delle luci a bordo, mentre dentro di lui tutto sembrava più lontano. La neve che aveva visto cadere nelle ultime ore prima di salire a bordo ora sembrava un ricordo sfocato, come un sogno che svaniva lentamente. Non c'erano le strade illuminate del suo paese, non c'erano le voci dei parenti che lo aspettavano a casa, non c'erano i suoi amici con cui giocare nelle piazze addobbate per Natale. C'era solo il suono dell'aereo che ruggiva e il mormorio delle voci di altri passeggeri. Aveva 9 anni, ma in quel momento si sentiva molto più grande, come se il peso di quel viaggio lo avesse invecchiato. Aveva lasciato tutto ciò che conosceva per inseguire un sogno, per cercare una vita migliore in America. Ma, in quel preciso istante, l'emozione di partire e la paura di non sapere cosa lo aspettava si mescolavano dentro di lui, creando una sensazione che non riuscivamo a descrivere. Si stringeva forte al pacchetto che teneva in mano, un piccolo regalo che gli aveva preparato la mamma per la famiglia che lo avrebbe accolto, ma nel suo cuore, nonostante la tristezza, c'era anche un po' di speranza. Forse il Natale avrebbe potuto essere qualcosa di nuovo, pensava. “Forse sarebbe stato un Natale speciale” disse fra sè e sè, diverso da tutti gli altri, ma comunque pieno di quella magia che accompagna ogni festa” gli stavano scendendo le lacrime dagli occhi. Non sarebbe stato insieme alla sua famiglia, ma in qualche modo avrebbe festeggiato comunque, perché stava iniziando una nuova vita. Ogni viaggio, pensava, è un nuovo inizio, una nuova avventura. Il pasto che veniva servito a bordo lo distrasse dai suoi pensieri. Un assistente di volo si avvicinò con un sorriso gentile, cercando di portare un po' di calore in quella notte lunga e silenziosa. "Buon Natale, piccino," gli disse, porgendogli un piatto di cibo. Il bambino non disse nulla, ma sorrise timidamente, ringraziando con uno sguardo. Il Natale, pensato, non si trova solo nelle tradizioni o nei luoghi familiari, ma anche nei gesti che, anche se piccoli, sono sempre i più belli. Il volo sembrava non finire mai, ma nel cuore del bambino si accendeva una piccola speranza. Guardava fuori dal finestrino, dove il cielo era ormai scuro e lontano. Pensava alla sua famiglia, a casa, che forse stava festeggiando senza di lui. Ma non c'era rancore, solo un desiderio profondo che tutto andasse per il meglio, per lui e per loro. Si immaginava, tra qualche anno, a raccontare ai suoi nuovi amici in America di quel Natale in volo, di come il suo viaggio fosse iniziato proprio in quella notte. Avrebbe raccontato di come aveva visto il cielo illuminarsi sotto di lui, di come aveva imparato a guardare avanti, oltre le difficoltà, con il cuore pieno di sentimenti negativi. Forse quel Natale sarebbe stato un Natale diverso, non avrebbe potuto festeggiare come faceva da bambino con la sua famiglia, ma sarebbe comunque stato un Natale speciale, perché segnava l'inizio di una nuova vita. E, sebbene lontano da casa, avrebbe comunque portato con sé il ricordo delle tradizioni, delle luci, delle canzoni, e, soprattutto, dell'amore che non si spegne mai, nemmeno a migliaia di chilometri di distanza. Il bambino chiude gli occhi per un momento, come per raccogliere tutte le sue emozioni e incastonarle in un angolo del cuore, in modo che, anche quando sarebbe arrivato in America, quel Natale rimanesse con lui. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma aveva imparato che ogni viaggio, per quanto difficile, porta con sé qualcosa di prezioso. E quel Natale, in qualche modo, sarebbe diventato parte della sua storia, della sua nuova vita. Un Natale che non aveva bisogno di regali luccicanti o di cene abbondanti per essere speciali. Quel Natale era perfetto così com'era.
Nicolò A. 3^B
Un Natale diverso dal solito
Un Natale diverso dal solito
Quell’anno il Natale sembrava iniziare come tutti gli altri: la nonna già indaffarata a preparare il cibo per il giorno dopo, la casa che profumava di cannella e un'aria calda e accogliente.
La sera della vigilia di Natale la mia famiglia si riunì a casa dei nonni e l’atmosfera natalizia iniziava a salire. Mentre il resto della mia famiglia parlava tra loro, io i miei fratelli e i miei cugini giocavamo a Burraco, un gioco di carte simile allo scala quaranta.
La casa dei nonni è enorme e c'erano molti posti dove non potevamo andare e uno tra questi era la soffitta. Spinta però dalla voglia di sapere perché i nonni non ci lasciassero entrare in quella stanza, decisi di convincere mio fratello senza farmi sentire da nessun altro nelle vicinanze. Salimmo piano piano le scale vecchie e rumorose. Il tetto della soffitta era basso e il pavimento scricchiolava in continuazione. Dentro c'erano vecchi scatoloni tutti impolverati e a fianco una valigetta in pelle, decisi quindi di aprirla e dentro trovammo delle vecchie fotografie che evidentemente risalivano ai primi decenni del Novecento.
Improvvisamente i nonni arrivarono lì ma invece di sgridarci il nonno si sedette vicino a noi e iniziò a raccontare indicando le foto che stavo tenendo in mano.
La prima foto ritraeva un gruppo di bambini che era intorno ad un albero di Natale fatto con palline di carta. Erano tutti sorridenti nonostante l'albero bruttino. ”Quello lì sono io, e questi sono i miei fratelli” disse il nonno.
Un'altra foto mostrava una lunga tavola con una tovaglia semplice, un po' di pane, del formaggio e dei salumi. “Era il nostro pranzo di Natale” disse il nonno un po’ commosso. “Non avevamo quasi niente ma quel poco che c’era lo condividavamo con tutti”.
Trovammo infine una foto in cui una coppia giovane, abbracciava dolcemente un neonato. “Questi erano i miei genitori, qualche volta mi sembra di sentire ancora le loro dolci voci" sussurrò il nonno con gli occhi lucidi e il sorriso. ”Nonostante non avessimo molti soldi e a volte i miei genitori dovevano rinunciare a mangiare per accudire me e i miei fratelli, loro mi hanno sempre insegnato che il Natale è simbolo di condivisione, umiltà e amore”.
Con le parole del nonno mi resi conto che il Natale non era solo regali costosi e biscotti ma un momento per stare con le persone che ami per condividere questo evento importante.
Benetti Eva 3^B
Una Vigilia speciale
UNA VIGILIA SPECIALE
I miei occhi si aprono, all’improvviso mi sveglio. La luce del sole mi attacca la vista e mi copro sotto le coperte. Sono molto stanco dopo la scorsa notte. Sbircio nella stanza fino a scorgere il mio bel alberello addobbato sopra la scrivania. Non brilla più da due giorni ormai, dopo che le sue lampadine si sono fulminate. Ha palline rosse e oro, proprio come l’albero addobbato in cucina, che riflettono il numero 24 del calendario appeso dall’altra parte della stanza. È la vigilia della miglior festa mai creata: il Natale. Una celebrazione che unisce: canti, gioia, il stare in compagnia in un giorno speciale scambiandosi doni tra grandi e piccini. Mentre mi immagini già tutto mamma bussa alla porta. So che è lei dal profumo inconfondibile di vaniglia comprato al negozio Victoria Secret. La sua dolce voce mi chiede gentilmente di sedermi sul letto e chiudere gli occhi. Apre lentamente la porta, entra e camminando lentamente arriva vicino a me. Mi pongo molte domande sul perché mi abbia fatto chiudere gli occhi: sarà un regalo in anticipo? un gattino nuovo da coccolare o forse uno scherzo? Niente di tutto ciò si realizza appena riapro le palpebre, mamma mi porge un grande vassoio ricco di pietanze gustosissime tra cui un bel cornetto alla crema (il mio gusto preferito!) “Colazione in camera!” esclama lei. Mentre mi scaldo le mani con la tazza di tè alla pesca lei accenna che fra circa un’oretta ci sarà una riunione di famiglia per discutere sul programma previsto per oggi, faccio un cenno di approvazione, mi bacia sulla fronte ed esce. Inizio a sfondarmi sul pasto mattutino, una vera delizia, finito mi pulisco la bocca e sposto il vassoietto. Ripenso alla mini vacanza di tre giorni in Austria, penso al gelido vento per strada che solo al ricordo mi fa venire la pelle d’oca, il meraviglioso palazzo della regina Sissi ovvero di di… ah sì di Schönbrunn e per finire l’indimenticabile Volksgarten con il suo vasto impero di piante e fiori coloratissimi che regalano una passeggiata profumata e colorata anche in pieno inverno. Guardo la sveglia appoggiata al comodino, le nove, sono giusto in tempo per una bella doccetta calda. Preparo il mio tablet e faccio partire a bomba la playlist di Natale che mi ricarica. Mentre mi infilo il secondo calzino di lana vedo arrivare il mio gatto coffee con un cappello di Natale sopra il carinissimo musino, lo prendo in braccio, ”Coffee chi ti ha conciato in questo modo” e insieme andiamo in cucina. “Alex ti stava giusto venendo a chiamare”, guardo mio fratello, “esatto ritardatario numero 1” dice con sarcasmo. Papà richiede la nostra attenzione e dopo inizia a dire che oggi lui e mamma pensavano di andare insieme ai nostri zii a Bassano nella pista da pattinaggio, poi festeggiare insieme anche ai nonni la vigilia e aspettare la mezzanotte guardando un bel film a tema. Io e i miei fratelli, Alex e Alice concordiamo con la scelta presa e poi ci esaltiamo iniziando a discutere su chi fosse il pattinatore migliore, e mentre discutiamo papà ci informa che la partenza sarà alle due e un quarto e di prepararci alla sconfitta in una possibile sfida di bravura, conclude con “andate in pace” e ognuno di noi si rintana nella propria stanza. Preso dall’esaltazione ho iniziato a guardare video su come pattinare in modo da sembrare un esperto, che può sembrare per una persona che non mi conosce strano ma quando si parla di competizione io sono tutt'orecchi. Poco dopo mi ero già stancato e così ho deciso di intraprendere i miei “famosi” quaranta minuti di lettura giornalieri, dettati da mamma ancora a inizio scuola. Mi ero perso così tanto nella storia da perdere pure il senso del tempo che non ne avevo molto dopo la lettura per prepararmi. Fisso per minuti e minuti l’anta aperta del mio armadio pieno di felpe e pantaloni che fanno la lotta per essere indossati dal sottoscritto “campione olimpico di pattinaggio” nel momento della vittoria. Tuta Mackenzie o tuta Adidas, non so davvero che scegliere così faccio la conta, cosa dovevo fare se no! Ed il vincitore è è…, guardo la direzione del dito che indica, la tuta Adidas, le stringo la manica e mi congratulo. Sento un lieve profumo di cannella entrare e colmare la stanza, mamma deve aver acceso le candele nuove che aveva insistito di comprare e la motivazione era che queste ultime ci fanno respirare il vero profumo natalizio. Provo l’outfit scelto e mi guardo allo specchio, dando qualche ritocco con profumo e capelli pettinati mi sento molto bello e decido di poter uscire in queste condizioni. Papà mi chiama così afferro il mio immancabile telefono e salgo sulla bella Ford Mondeo appena pulita che mi porterà a Bassano. Durante il tragitto mettiamo in palio al pattinatore più veloce una cioccolata calda come premio. Arrivati al parcheggio io e i miei fratelli ci fiondiamo all’interno assieme ai nostri due cugini Penelope e Nicolas, mentre i nostri genitori camminano con calma verso l’entrata parlando con gli zii. Poco più avanti, vicino ad un mini gazebo della consegna dei pattini c’era una signora che ci ha indicato dove potevamo indossare i pattini ed infine dove si entrava nella pista. La prima impressione è stata "Mamma mia quanto è grande il palazzetto", poi ho pensato di divertirmi. I primi movimenti sembravano da uno zombi che scivola sul ghiaccio ma facendo un po’ di pratica riesco a sbalordire pure mamma e papà con i miei movimenti da pattinatore professionista. Arriva finalmente il momento della gara, sono in ansia, ma vedo anche i miei cugini un pochino tesi. Mia sorella Alice pare non aspettare altro. Parte il via da mio zio Michele e tutti sfrecciamo verso la fine, come prestabilita, si trova dall’altra parte del campo. Ad un certo punto cade mio cugino seguito da mia cugina, devo vincere e metto il turbo ma mia sorella è più veloce e… vince Alex esclama Michele, guardo alla mia destra e lo vedo toccare la fine, non ci credo! A parte la gara persa abbiamo un po’ pattinato ma alle sette siamo andati a casa perchè si cenava dalla nonna. Arrivati abbiamo trovato una tavola piena di pietanze e prelibatezze, il mio stomaco era bello che vuoto così ho mangiato un sacco di cose. La serata è finita con un bel film natalizio e pop corn come snack. Mi sono divertito un sacco e sono andato a letto perchè domani sarà un grande giorno speciale.
CONTINUA…
Ryan T.
Il paese del Natale
Il paese del Natale
Era un giorno normale di Natale, a casa c’era il mio gatto, il mio cane e io, solo io, e basta, praticamente ero da sola, ma mi andava bene così.
Era la vigilia di Natale e i miei genitori erano partiti per lavoro a Madrid senza di me, ma ormai mi ci sono abituata perché con i miei non ho mai avuto un vero rapporto e sapevo che non sarebbero tornati prima di Natale, quindi lo avrei festeggiato da sola, come faccio ogni anno.
Non avevo niente da fare e mi stavo annoiando distesa sul divano, con il sottofondo della TV che diceva ripetutamente una pubblicità natalizia di un pandoro.
Stavo per addormentarmi ma all' improvviso sentii qualcuno bussare alla porta :”Chi potrà mai essere?” mi chiesi, ero molto confusa perché da queste parti del Polo Nord è tutto deserto e non c'è mai quasi nessuno. Cominciai a farmi delle ipotesi su chi potesse essere ma ero sicura che non potevano essere i miei genitori, forse i vicini? No, non può essere, noi non abbiamo vicini, perché l' unica casa vicino alla nostra era la casa dei Clans che si trovava a 20 km da qui e so che non hanno un bel rapporto con la mia famiglia.
Mentre pensavo non mi ero accorta che mi stavano ancora bussando quindi con mani tremanti aprii la porta ma…non c'era nessuno. Che strano, ma allora chi aveva bussato prima? :”Forse avranno bussato per sbaglio o era solo uno scherzo” mi sono detta, quindi ritornai nel divano ma bussarono di nuovo, ma questa volta ancora più forte di prima, quindi aprii subito la porta e mi ritrovai un uomo di piccolissima statura con la pelle d'oca e delle orecchie a sventola ma molto grandi che avevano la stessa grandezza della faccia dove aveva due grandi occhi verdi smeraldo che brillavano tantissimo ma non avevano le pupille, “Forse è nato così” pensai, ma vidi che aveva un vestire davvero sbrilluccicoso con strisce verdi e rosse, sembrava quasi un elfo…ma no, impossibile gli elfi di Babbo Natale non esistono e nemmeno Babbo Natale, se è per questo.
Vidi subito che aveva un borsone attaccato al maglione e cominció a cercare qualcosa al suo interno e prese subito una busta e mi disse : “Ciao! Io sono Puffy e sono l' aiutante di Babbo Natale che mi ha portato qui a darti questa lettera d’invito e questa sarà…” prima che finisse la frase gli chiusi la porta in faccia e mi sedetti un attimo sconvolta per capire se era tutto un sogno o se avevo allucinazioni: “Forse è la mia immaginazione che mi sta ingannando", "Non credo che tu stia immaginando ad occhi aperti, sai” balzai dal divano e vidi che c'era l’elfo che mi stava sorridendo: “Cosa vuoi da me? Perché mi perseguiti?” gli chiesi tutta presa dal panico, lui rispose con calma : “Shasha sono io Puffy! Non ti ricordi? Sono quell' elfo immaginario con cui giocavi sempre a Natale da piccola, ma poi hai cominciato a crescere e hai smesso di festeggiare il Natale come prima e mi hai completamente dimenticato, quindi sono venuto qua a casa tua per dimostrarti che sono reale e Babbo Natale ha bisogno del tuo aiuto e in fretta!” E' vero, Puffy era il mio elfo immaginario, mi ricordo che da piccola pensavo sempre che era lui a portarmi i regali e a mangiare di nascosto i biscotti e il latte che lasciavo sempre per lui, mi faceva sempre rendere il Natale più bello anche quando i miei genitori erano via lui era sempre lì per farmi compagnia.
Cominciai a calmarmi e gli chiesi cosa dovevo fare per aiutare Babbo Natale e lui rispose subito dicendo: “Apri questa busta, qua c'è scritto quello che devi fare” aprii la busta, e c'era scritto “Cara Shasha, ho bisogno del tuo aiuto e in fretta! Qualche giorno fa c'è stata una bufera di neve che ci ha costretti a fermare tutti i nostri lavori e io ho perso alcuni miei elfi e dei regali molto importanti. Uno di questi è il regalo di Albert Lopez il presidente della tua cittadina che aveva chiesto una lettera con sotto scritto una cosa molto importante che nessuno deve leggere e deve essere consegnata entro mezzanotte. Quindi ti volevo chiedere se potevi cercare la lettera, in cambio potrai esprimere un tuo più grande desiderio e io te lo avvererò.
Firmato
Babbo Natale”
Sinceramente non ho mai creduto in Babbo Natale ma questa lettera mi ha fatto riflettere molto, da una parte non volevo perché era solo trovare un regalo per il presidente e mi ero detta che poteva anche rimanere senza regalo questo Natale siccome io non ne ho mai più ricevuti dopo i 5 anni, ma dall'altra parte potevo esprimere un mio più grande desiderio, ma non sapevo se crederci o meno.
Puffy per convincermi mi disse: “Questa è una grande occasione non puoi sprecarla, solo perché non credi al Natale non significa che tutto questo sia una messa in scena” lo ascoltai attentamente e dentro di me mi dissi: “ In fondo ha ragione, anche se non festeggio più il Natale non significa che sia tutto frutto della mia immaginazione, se lo faccio potrei fare del bene a una persona e anche a me stessa, quindi perché no” alla fine accettai e Puffy prese dalla sua borsa una grande slitta e mi disse di salire e mi porto in un posto molto…come dire, natalizio,
C'erano molti elfi, erano vestiti come Puffy ma con colori diversi e molto insoliti, c'era molta neve per terra e le case erano decorate con renne e pupazzi di neve, l' atmosfera era molto natalizia e davanti a me c'era la statua di Babbo Natale in oro puro.
“Ti presento il paese del Natale, qua gli abitanti sono gli elfi, alcuni lavorano, altri cucinano e altri giocano tutti insieme, qua è sempre Natale e il 24 e il 25 dicembre sono i giorni più “sacri” per noi” mi disse Puffy.
Ero meravigliata dal posto, era tutto così bello, vedevo elfi che giocavano, altri che ballavano, famiglie unite… non importava come eri fatto tutti si volevano bene anche chi non si conosceva.
Quando mi videro erano tutti meravigliati, cominciarono a farmi domande di ogni tipo, a toccarmi i capelli e persino a chiedermi autografi! In quel momento mi sentivo una star ma Puffy mi prese subito di scatto e mi portò in un negozio e mi disse che se dovevo trovare il regalo del presidente dovevo mimetizzarmi. “Per quale motivo dovrei?” gli chiesi, lui mi rispose che non era la prima volta che la bufera di neve portava via i regali di Babbo Natale e che la maggior parte delle volte si ritrovano nella capitale del paese e lì non puoi entrare se non ti vedono come un elfo, quindi ero costretta a vestirmi come un elfo ma sarebbe stato difficile siccome in questo paese non ci sono taglie umane, quindi me la personalizzarono e me la crearono con la mia taglia.
Quando lo indossai mi era molto stretto ma Puffy mi disse che era normale e che mi ci sarei abituata presto, e per farmi più credibile indossai un cappello di natale il doppio più grande di me che mi copriva quasi l' intera faccia ma almeno sembravo abbastanza un elfo.
Puffy disse che ero pronta e che potevamo partire,quindi prese la slitta e andammo direttamente verso la capitale e vidi che in centro, al posto del campanile che da me c'è di solito, c'era un albero dove sopra aveva una stella gigante che brillava tantissimo, che quasi quasi poteva anche accecarmi.
Quando arriviamo a terra con la slitta, un bodyguard ci fermò e ci scannerizzo il viso ma a me mi faceva errato, quindi Puffy, per non far capire che in realtà non ero un vero elfo, disse al bodyguard che ero appena arrivata in città per le vacanze e che prima vivevo nell' altro paese.
Il bodyguard ci credette e ci fece passare e io chiesi a Puffy cosa intendeva con “altro paese” e lui mi disse :“ c'è un altro paese a fianco al nostro, e uguale al nostro popolo ma con orari diversi e con un altro centro città”.
Quando entrammo c'era un vento fortissimo e tanta neve che ti arrivava fino alle ginocchia, che era quasi impossibile camminare.
Dopo mezz'ora non eravamo neanche arrivati a metà strada quindi Puffy prese la slitta e mi porto in un posto molto grande.
Aveva 4 piani e il pavimento era tutto rosso fuoco,e attaccato ai muri c'erano dei quadri giganti che avevano una cornice molto insolita con una decorazione molto antica.
All' interno c'era un silenzio spaventoso che si sentiva anche il rumore delle palpebre.
Chiesi subito a Puffy dov’eravamo e lui mi disse che questo era il museo dei regali smarriti, ogni regalo che viene perso viene ritrovato qua.
Quindi cominciammo a cercare la lettera, Puffy mi disse che era verde smeraldo con molti brillantini e un gigante fiocco rosso che lo chiudeva.
Cercai ovunque nel primo piano,nel secondo e nel terzo, poi andai al quarto piano dove portava all' interno dell' orologio del museo, mi guardai attorno e vidi che c'era qualcosa di luccicante in mezzo agli ingranaggi, era la lettera! Mi avvicinai per prenderla, però dovevo farlo con molta calma altrimenti sarebbe caduta nel buco che portava alla tritacarte del piano giù, quindi cercai di prenderla con molta cautela, non riuscivo a prenderla quindi mi avvicinai di un centimetro ma per sbaglio inciampai ma per fortuna riuscii a rimettermi su ma la lettera cadde…in quel momento stavo per urlare dalla disperazione ma poi vidi che Puffy era riuscita a prenderla in tempo, tutta contenta lo abbracciai e lo ringraziai.
Il mio compito qua era finito ma all' improvviso cominciò a tremare tutto e vidi che gli ingranaggi dell' orologio stavano cadendo e vidi che nella mia scarpa c'era attaccato un piccolo pezzo di bullone e capii che per sbaglio mentre stavo inciampando ho tolto un pezzo di bullone da un ingranaggio.
Puffy prese subito la slitta e mi portò via, e quando uscimmo dal museo vidi da dietro che stava crollando tutto, ma non ci feci molto caso perché l' importante è che ero riuscita a portare a termine il compito che mi ha dato Babbo Natale.
Subito dopo Puffy mi portó nel quartier generale di Babbo Natale, e da lì vidi la persona a cui per anni ho smesso di credere… era strano vederlo ma allo stesso tempo emozionante.
Babbo Natale mi accolse subito con un “ho-ho-ho” e mi disse di sedermi a fianco a lui.
Io mi sedetti e gli avevo dato la lettera del presidente e lui mi ringraziò e mi disse :“grazie per aver preso la lettera e di avermi ascoltato, in realtà questa va a te, me lo hanno chiesto i tuoi genitori perché si pentivano di lasciarti sempre da sola a Natale quindi hanno deciso di farti questo regalo e in più il tuo desiderio che ti avevo promesso” non ci potevo credere, non pensavo che i miei genitori mi avrebbero fatto questo regalo, ero felicissima, ringraziai Babbo Natale e Puffy e gli avrei promesso che d’ora in poi festeggerò di nuovo il Natale come prima, ma ad un certo punto chiusi gli occhi e mi addormentai.
Al risveglio mi ritrovai di nuovo distesa sul divano, mi alzai di scatto e pensai che era solo un sogno meraviglioso ma vidi che avevo la lettera di Babbo Natale in mano la aprii e c'era scritto “Cara Shasha, sono io mamma e ti auguro un buon Natale, io e papà siamo dispiaciuti che festeggi il natale da sola, quindi ti abbiamo fatto una sorpresa, abbiamo chiesto a Babbo Natale di regalarti questa lettera da parte nostra ma c'è anche una cosa in più che vedrai presto…” non sapevo cosa intendeva mamma ma ero comunque felice di aver ricevuto il regalo dalle persone a cui voglio più bene ma all' improvviso bussarono alla porta, all' inizio pensai che era Puffy ma poi aprii la porta e mi ritrovai mamma e papà con in mano dei regali di Natale e mi abbracciarono subito, io piansi di gioia e avevo capito che Babbo Natale era riuscito ad avverare il mio desiderio più grande, stare con la mia famiglia.
Festeggiamo il Natale tutti insieme come una volta e da quel momento mi sentii la ragazza più felice del mondo.
Questa storia mi rimase in mente per mesi che ci feci un libro che diventò subito famoso e andò in tutto il mondo, e diventai una scrittrice famosa e di successo, ma non dimenticherò mai la mia esperienza con Babbo Natale e Puffy.
Shakira N. 2^B
Caro diario, oggi è Natale
Caro diario, oggi è Natale
25/12/2012
Caro diario,
sono io Mathilda, oggi è Natale!
Questa mattina mi sono svegliata all’alba presa dalla gioia, sono scesa dalle scale a tutta velocità per andare in cucina dove splendeva l’albero di Natale.
Mi sono fiondata verso di esso, ho cercato tra tutti i regali, ma del mio nome non c’era traccia, ma ho notato che tra i numerosi doni c’era un foglio misterioso che diceva:
“Ricorda, se non riesci a…”.
Ero molto confusa in quanto non mi aspettavo una cosa del genere. Perché sotto l'albero c’era questo biglietto, incompleto tra l’altro?
D’ istinto sono andata a telefonare alle mie migliori amiche Anna e Olivia.
Ho fatto loro uno squillo e dopo aver fatto gli auguri ho raccontato loro l’accaduto e mi hanno risposto:
“ Anche noi abbiamo trovato uno strano biglietto!” hanno esclamato sbalordite
“ Troviamoci ora al parchetto Shining Tree!” le ragazze approvarono.
Tra i vicoli provavo una sensazione di benessere; le luci raggianti, gli alberi decorati con palline di ogni diversa sfumatura dell’arcobaleno, le note delle canzoni natalizie che uscivano dalle case guarnite di splendidi e altissimi alberi…
Mentre percorrevo la strada verso la mia meta, vidi una ragazza dall’aspetto malconcio: aveva una specie di tunica fatta di sacchetti dell’immondizia, scarpe evidentemente consumate, che cercava di coprirsi usando degli scatoloni di cartone.
Accanto aveva un cartello di carta con scritto sopra” Aiutatemi!”.
La ragazza mi faceva molta pena, perciò ho deciso di lasciarle un contributo di cinque dollari vicino all’insegna accanto a lei.
Dopo questa bella azione mi sono sentita molto meglio, e ho proseguito per la mia strada, finchè non sono arrivata al parchetto dove mi aspettavano Anna e Olivia.
Le ragazze mi attendevano sedute su una panchina, quando mi hanno visto arrivare si sono precipitate verso di me.
“ Finalmente siamo tutte insieme e possiamo parlare” ha detto Olivia
“ Avete portato il biglietto?” domanda Anna
“Sí!” abbiamo risposto io e Olivia contemporaneamente.
Così anche loro hanno letto il loro biglietto.
“ … trovare il Natale nel tuo cuore, …” diceva il biglietto di Anna.
Diversamente dal biglietto di Olivia che diceva:
“ … non potrai trovarlo sotto l’albero.”
Avevamo in mano quei misteriosi messaggi quando un colpo di vento ce li ha fatti volare via.
Mentre correvo, cercando di prendere i biglietti, sono scivolata su una pagina di un giornale che come titolo aveva” Auguri di buon Natale a tutti!” e quel foglio ricordava molto la grafica degli strani messaggi ricevuti.
E colpo di genio! Mi è venuta l'idea di unire i biglietti, così appena Anna riuscì a prenderli li ho poggiati e sulla panchina gli ho posizionati in vari modi, finché la frase ottenuta era:
“ Ricorda, se non riesci a trovare il Natale nel tuo cuore, non potrai trovarlo sotto l’albero”.
Questa frase ci ha fatto riflettere e abbiamo capito subito il perchè di questa frase:
abbiamo dato troppo peso ai regali e abbiamo escluso il vero significato del Natale.
Nel tempo in cui ci stavamo pentendo di quel che abbiamo fatto, ci venne incontro un altro colpo di vento che portò con sé un biglietto che riferiva:
“Ora che pentite siete, correte verso casa vostra e contente sarete!”.
Perciò ci siamo salutate e siamo corse ognuna a casa propria e abbiamo trovato un sacco di regali per noi, ma non ci abbiamo dato molto peso e abbiamo passato un pomeriggio indimenticabile insieme ai parenti…
Subito dopo pranzo, sono andata dove la mattina avevo visto la ragazza che chiedeva aiuto.
Ho portato con me qualche dolcetto e un peluche che mi era stato regalato e glieli ho appoggiati vicino per non infastidirla o spaventarla mentre dormiva.
Auguri caro diario, a presto!
Mathilda
Elaf M. 6/12/’24
Un Natale con un solo regalo
Un Natale con un solo regalo
Anni fa, quando avevo dieci o undici anni, avevo fatto una lista di regali lunghissima. Solitamente erano i miei genitori a farmeli, perciò ero abituata ad averli tutti.
Quell’anno diedi la lista a mia mamma, la lesse, e mi guardò un po’ triste, perché quell’anno i miei genitori avevano avuto problemi finanziari quindi l’unica cosa che potevano desiderare era quella di non dover spendere troppo per i regali.
La notte della Vigilia di Natale, mentre ero immersa in un sonno profondo, sentii un forte rumore di campanelle, uscii dalla mia stanza con la mazza di hockey di mio fratello maggiore.
Vidi una slitta, degli elfi e un uomo misterioso ma dalla faccia rassicurante e comprensiva vestito da Babbo Natale. Sopra alla slitta c’erano molti bambini di varie età, alcuni dormivano, altri erano stupiti o felici e alcuni miei conoscenti mi invogliavano a salire sulla slitta. Ero indecisa se chiedere aiuto o salire, ma alla fine decisi di salire.
Appena salita sulla slitta, quell’uomo mi disse di sedermi vicino a lui, io accettai.
Appena seduta la slitta si alzò nel cielo scuro della notte puntinato dalle stelle e dalla luna: si vedevano benissimo. Dopo un po’, l’uomo mi chiese cosa avevo ordinato per Natale, io gli risposi che avevo fatto la lista delle cose da far comprare ai miei genitori, poi, dato che in fin dei conti dovevo rispondere alla domanda, gliele elencai.
Vidi che era stupito dalla mia risposta, poi mi chiese di dirmi se tutti questi oggetti mi erano utili. Imbarazzata, dopo un po’ gli risposi di no.
Mi chiese un regalo utile, ma non solo per me, per le persone a cui voglio bene e anche per quelle che ne hanno più bisogno. Io non sapevo cosa rispondere. Mi disse di riflettere finché non fossimo arrivati al Polo Nord a prendere i regali. Non ci volle tanto tempo ad arrivarci.
Al Polo Nord degli elfi riempirono il sacco nella parte posteriore della slitta e fecero salire tutti i bambini in un treno per portarli nelle loro case, salirono tutti tranne me.
Ricordo che Babbo Natale mi aveva detto che sarei tornata a casa con lui.
Appena salita ci fu un'ondata di applausi e fischi di felicità.
Notai anche un albero di Natale enorme, il più grande che ho visto, illuminarsi tutto.
La slitta partì insieme al treno. Lui mi disse che i regali che avrei chiesto né i miei genitori né Babbo Natale non me li avrebbero potuti e voluto fare, eccetto uno: l’amore.
Mi disse che sapeva che i miei genitori litigavano spesso, che l’amore tra loro poteva finire, ma grazie al regalo che avrei ricevuto sarei riuscita a farli amare di nuovo.
Dopo questo momento ricordo di essere caduta in un sonno profondo e di essermi poi svegliata sul mio letto dai miei genitori felici, mi alzai e aprii i regali; lì trovai un anello e dei papaveri, i fiori preferiti dei miei genitori. Diedi tutto a mio padre e gli dissi di dare i fiori a mia mamma e di farle la proposta di matrimonio, dato che non erano ancora sposati. Mio padre così fece. Quel momento fu il più bello della mia vita: eravamo tutti con le lacrime agli occhi, mia mamma accettò i fiori e l’anello, si abbracciarono e baciarono. Alla fine ci abbracciammo tutti e ci promettemmo amore eterno.
Quello è stato il Natale più bello delle nostre vite, un Natale indimenticabile, anche se con un solo regalo, ma utile.
Cristina Turco 1A
Che bello il Natale !!!
Che bello il Natale!!!
Finalmente tra pochi giorni sarebbe stato Natale, io e la mia famiglia, come ogni anno alla vigilia di Natale andavamo a mangiare dagli zii e la sera guardavamo un bel film di Natale fino a mezzanotte finché non scattava l’ora 00:01.
Mi svegliai la mattina presto, i regali erano già sotto l’albero, ero emozionatissima; ma la mia lista era un po’ lunga…
Caro Babbo Natale…
Per questo Natale speciale vorrei:
un lego maxi
1 gioco da fare con il mio papà
delle ginocchiere speciali per pallavolo
una bella vacanza a Vienna.
Questo è tutto!!!
Un bacione e grazie!
Sul tavolo troverai carote e biscotti, è tutto per te!!!
Contai i regali, in tutto ce ne erano quattro, più due per mia sorella, vidi anche che le carote erano rosicchiate e i biscotti erano finiti, speravo davvero che ci fosse tutto.
Si svegliarono anche mamma e papà e restarono sorpresi dalla quantità di regali presenti sotto l’albero, svegliata anche mia sorella aprimmo i regali: il primo erano le ginocchiere
il secondo il lego
per terzo c’era una letterina breve con scritto:
la vacanza a Vienna non la posso preparare ma in estate ci potrai andare.Ero confusa ma felice!
Il quarto regalo era Monopoli, proprio quello che volevo!
Arrivarono i nonni che ci portarono dei biscotti natalizi, poi gli zii che avevano in mano dei calzini natalizi, eravamo tutti!!!
Tra un po’ era pronto il pranzo: c’erano carne, patatine, pane,vino e tanto altro!
Credo che questo sia stato il Natale più bello di tutta la mia vita!!!
LINDA G. DELLA CLASSE 1A
E' stata solo un'illusione
E’ stata solo un’ illusione
“Ivy! Ivy! Corri dentro sbrigati!” Appena metto piede in casa il mio fratellino Kai inizia ad urlare, tolgo velocemente la sciarpa, il cappello, i guanti, per finire il cappotto e mi rilasso sentendo il solito calduccio prodotto dalla stufa. Mi inginocchio davanti a lui e lo abbraccio “Cosa succede, Kai?” gli chiedo sorridendo, sorriso che lui ricambia mostrando i suoi piccoli dentini “Mi aiuti a fare i biscotti per Babbo Natale? Ricordi? Domani è Natale!” Urla contento.
Ancora lui crede a questa storiella, sono felice per lui perché è ancora piccolo, ma io non più. In quinta elementare, prima delle vacanze, ero eccitatissima, stavo progettato un piano per sgamare il Babbo e quando lo dissi alle mie vecchie amiche, in cerca di sostegno e di qualche idea, loro mi scoppiarono a ridere in faccia prendendomi in giro sul fatto che io ancora ci credessi e mi hanno raccontato la verità, ricordo ancora le loro parole “Sciocca, hai dieci anni e ancora credi a quella favoletta per neonati? Vuoi sapere quello che succede in realtà la notte di Natale? I tuoi genitori rubano la letterina che scrivi, vanno al supermercato, comprano il giochino, ti portano a letto la Vigilia di Natale e infilano i regali sotto l’ albero!” mi spiegarono tutto come se loro lo sapessero già da tempo e io fossi l’unica a crederci ancora, mi fecero sentire piccola anche se lo ero in realtà o almeno lo ero per scoprire la verità.
Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e capisco essere di Kai “Allora Ivy? Mi aiuti?” fa gli occhi dolci sapendo che non gli resisto infatti sbuffando mi alzo “Va bene, facciamo i biscotti per quel vecchione con la barba lunga” gli prendo la manina e raggiungiamo la cucina. Guardandomi intorno vedo che mia madre, mentre io ero a scuola, ha addobbato tutta casa riempiendola di lucette, disegni natalizi fatti sicuramente da mio fratello, poi ha montato l’albero alto due metri con palline rosa opaco, argento e bianco aggiungendo poi una stella scintillante sulla punta. La casa odora di cannella che io adoro e candele speziate. Entrando in cucina vedo la tovaglia rossa e bianca, le presine da cucina con le renne abbinate ai tovaglioli, bicchieri e piatti. La mamma si è data proprio da fare.
“Allora campione, che biscotti vuoi fare?” chiedo a Kai tirando fuori gli ingredienti base come la farina, le uova, il burro, il lievito e lo zucchero.
“Voglio i biscotti…mmh… al cioccolato! tanto cioccolato!” urla felice e lo sono anche io vedendolo così.
“Ma…dimmi un po’… ce le vuoi mettere le gocce di cioccolato?” mi fingo pensierosa sapendo già la risposta e infatti “si! tante tante gocce!" abbraccia le mie gambe non essendo molto alto.
Gli accarezzo la testolina e poi lo prendo in braccio facendolo sedere sul piano da lavoro poi prendo il cioccolato amaro, le gocce e iniziamo a preparare i biscotti dopo aver cercato una ricetta su google.
Dopo mezz’ora di risate, litigi e abbastanza danni inforniamo i nostri dolci in forno.
Sospiro togliendo un po’ di farina dalla mia faccia e mi rivolgo a Kai “Allora, che si fa in questo quarto d’ora?” chiedo rimettendolo a terra.
“Voglio… fare un disegno a Babbo Natale!” esclama correndo verso camera sua, torna dopo un paio di minuti dopo con due fogli e dei pennarelli.
“Ok, vieni qui” lo aiuto a sedersi e insieme facciamo una gara al disegno più bello e ovviamente vince lui con la sua renna–elfo contro il mio pupazzo di neve.
“Ma Kai! E’ ovvio che vinci tu se sei il giudice! non è giusto!” mi fingo offensa e metto il broncio, lui mi salta addosso cercando di consolarmi “Tranquilla sorellona, un giorno vincerai anche tu, ne sono sicuro” mi sussurra all’ orecchio ridacchiando, cosa che faccio anche io senza farmi notare “Ma come ti permetti a prendermi in giro?!” gli faccio il solletico, lui approfitta del timer del forno appena suonato per scappare in cucina e io lo seguo scuotendo la testa divertita.
Dopo aver tolto i biscotti dal forno ne abbiamo messi sei su un piattino e lo abbiamo posizionato sul tavolino davanti all’ albero.
Due ore dopo è tornata nostra madre dal lavoro e ha preparato la cena invitando anche tutti i nostri parenti, verso le dieci abbiamo salutato gli ultimi familiari rimasti ad aiutare, ora io, i miei genitori e Kai siamo seduti sul divano.
“Ivy, noi andiamo a letto, porta tuo fratello in camera” sussurra mamma indicandolo mentre dorme arrotolato tra le coperte naturalmente natalizie.
Ridacchio leggermente vedendolo e rispondo "Sì tranquilli, notte” li saluto entrambi, prendo il batuffolino in braccio e lo porto nella camera che condividiamo, lo appoggio dolcemente nel suo letto e gli rimbocco le coperte dandogli un bacio sulla fronte.
Mentre io mi metto il pigiama e vado in bagno lavandomi i denti; quando torno in stanza sento il suo leggero russare che è quasi rilassante poi mi sdraio a letto e cerco di dormire stringendo il cuscino come se fosse una persona.
Mi sveglio di soprassalto guardandomi intorno confusa, sento molto caldo infatti sono sudata, ho fatto un incubo orribile sul Grinch lo avevo detto a mamma che, nonostante io vada in seconda superiore, ho il terrore di quel mostro verde, ma lei ha deciso di vederlo lo stesso ieri sera. Vedo Kai dormire beatamente, spostando lo sguardo sulla sveglia, mi accorgo che sono le due.
Mi alzo e mi dirigo in bagno per darmi una rinfrescata poi, non riuscendo a riaddormentarmi, prendo una coperta pesante ed esco in balcone per guardare le stelle.
Esse mi hanno sempre affascinata, adoro guardarle mentre brillano e a volte inizio a contarle illudendomi di riuscire a farlo con tutte, guardo il cielo nero, buio e cupo della notte, ma allo stesso tempo scintillante e luminoso e mi sento in pace.
Chiudo gli occhi beandomi del silenzio e del leggero venticello che ora non mi dispiace, ma che mi porterà ad avere mal di gola e raffreddore domani, ma ugualmente non mi importa.
Vedo dalla palpebre chiuse un lampo di luce e subito le apro non vedendo però nulla, le richiudo e dopo un po’ risento quel flash.
Sbuffo spazientita credendo ci sia qualcuno che mi sta facendo uno scherzo e invece, quando apro gli occhi, capisco di stare ancora dormendo perchè non ci possono essere altre spiegazioni.
Inizio a farmi pizzicotti sul braccio e a tirarmi qualche pugnetto, ma non mi sveglio e l'immagine rimane sempre la stessa, imbambolata e ancora incredula fisso quella slitta rossa con finiture di oro e legno che vanno ad arricciarsi agli angoli del…veicolo?
Di fronte alla seduta ci sono ben otto renne che somigliano alle alci, ma più eleganti, come se questo non mi avesse già scandalizzato abbastanza vedo… Babbo Natale e sorrido così forte fin quando non mi fanno male le guance, sorrido per la me bambina a cui hanno strappato via una certezza.
Dopo due minuti in cui sono rimasta a bocca aperta corro dentro a svegliare Kai “Svegliati! Forza! Vieni a vedere!” lo prendo in braccio e corro fuori, gli indico il punto in cui ho visto la slitta e lo vedo confuso “Non la vedi Kai? Avevi ragione! Babbo Natale esiste davvero!” urlo in sottovoce.
“Si lo so Ivy, ma non vedo nulla” sussurra e io punto lo sguardo dove c’era l’oggetto, ma non c’è più, mi guardo intorno non vedendolo.
Sospiro affranta e ritorno dentro, come ho potuto pensare che fosse vero? Eppure per un attimo l’ho creduto veramente, ho creduto all’impossibile, ma era solo la mia immaginazione che ha voluto darmi una speranza per poi strapparla nei peggiori dei modi.
Riporto il mio fratellino a letto e faccio per tornare nel mio, ma calpesto qualcosa, abbasso lo sguardo e vedo un post-it a terra quindi mi piego sulle ginocchia, lo prendo, lo accartoccio e lo butto nella spazzatura tornando a dormire.
E se solo avessi letto il contenuto sarei rimasta quella bambina per sempre:
“Cara Ivy,
Insegui sempre i tuoi sogni anche se tutti ti diranno di fare il contrario e credici fino alla fine perchè, finchè lo farai tu, saranno veri.
Vecchione con la barba lunga.”
Ma non l'ho fatto.
Veronica Mercuri 3°B
Un Natale per la felicità
UN NATALE PER LA FELICITA’
Tutto inizia nel 1990 a New York dove vive una ragazza di 12 anni di nome Nelly Jackson insieme ai genitori e al fratello Gio.
Anche quel giorno si sentono delle urla , sì e’ proprio lei , sta facendo i suoi soliti capricci da viziata , i suoi genitori sono sempre impegnati per lavoro e lei non perde occasione per far impazzire la governante e la tata .
Nelly e suo fratello sono molto fortunati , frequentano una scuola importante , fanno molti sport , possiedono molte cose e sono ricchi ma Nelly in modo particolare non e’ mai contenta e niente va mai bene .
Il suo essere molto egoista e antipatica ha allontanato i suoi amici ma a lei non interessa pensa di ottenere sempre quello che vuole comandando le persone .
Manca poco a Natale e come da tradizione la famiglia Jackson organizza una festa ma Nelly quel giorno voleva i genitori tutti per sè e ne combina di tutti i colori : chiude Gio nell’armadio , disturba i domestici mentre mettono gli addobbi natalizi e fa dispetti vari.
Arriva la sera e dà il peggio di sè, tira la tovaglia della tavola e cade tutto addosso agli ospiti.
I suoi genitori arrabbiati la mettono in castigo chiudendola nella sua camera.
Sola e furiosa mette a soqquadro la stanza, ma viene attirata da uno strano rumore, ma cosa poteva essere ?
Era spaventata ma qualcosa si muoveva tra i cuscini in disordine, si fa coraggio e pian piano si avvicina ma all’improvviso esce un esserino piccolo verde e rosso, Nelly urla dalla paura.
L’esserino dice : “ Ciao non aver paura, io sono Olivia l’elfetta di Babbo Natale e sono qui per aiutarti. Ora ti porto con me in posto bello. “
Nelly risponde : “ Vattene via subito. “
Non fa tempo a finire di parlare e una luce la porta in un posto strano.
Lei e Olivia l’elfetta sono in Norvegia in un piccolo villaggio pieno di neve , un posto bellissimo e si respira lo spirito Natalizio , ma a Nelly non piace , le case sono piccole e mezze rotte , gli addobbi pochi, le persone non sono vestite bene e sembrano povere.
Nelly vuole tornare a casa e continua ad urlare, Olivia la calma e la convince a seguirla, la porta nella piccola fattoria dei genitori di Billy , in cui viene accolta da loro, dai nonni , dagli zii e dai tre fratellini di Billy.
Olivia se ne va lasciandola sola.
La casa è piccola , fredda , non è come quella in cui vive e non le piace per niente , vorrebbe urlare e scappare per lei è un incubo .
Ma in quella famiglia c’era qualcosa di speciale , tutti erano allegri , ridevano , scherzavano ,le donne preparavano la cena , gli uomini fumavano il sigaro e i bambini facevano molto chiasso .
Tutti erano così carini e gentili con lei e nel giro di poco tempo era diventata amica di Billy .
La serata era stata molto piacevole e lei si sentiva parte di quella famiglia e pensava che non si era mai divertita così tanto , si sentiva felice .
Passarono i giorni e insieme a Billy aveva fatto tante cose, come andare nel bosco , mangiare una ciambella calda…
Nelly si chiese perché quelle persone così povere erano sempre felici e lei che aveva tutto non lo era mai.
Ma in cuor suo aveva gia’ capito , non erano i regali o gli oggetti a rendere felici ma le persone che ti vogliono bene .
Nelly era triste perché mancava poco a Natale e voleva vivere con suo fratello e i suoi genitori questa magia .
Si addormento’ pensando a loro e una lacrima le scese sul viso, Nelly aveva imparato la lezione e voleva cambiare per essere una brava ragazza e ringraziare per quello che aveva.
Il mattino seguente si risveglio’ nella sua camera e penso’: “oh no ! e’ stato solo un sogno” mentre si vestiva noto’ un biglietto luccicante e urlo’ dalla felicita’ l’elfetta le aveva scritto un biglietto .
Era tutto vero lei aveva vissuto quella splendida avventura ed era pronta a festeggiare il Natale con la sua famiglia.
Non rivide piu’ l’elfetta, le mancava molto ma sapeva che sarebbe andata da chi ne aveva piu’ bisogno .
Neanche Billy non lo rivide piu’ ma le rimase un ricordo di lui e la sua famiglia .
Nelly corse subito in cucina e raccontò ai suoi genitori la sua avventura e tutte le persone speciali che aveva conosciuto.
I suoi genitori sorrisero e capirono il significato e di che cosa avevano bisogno i loro figli.
Da quel giorno decisero di essere più presenti e vicini ai loro ragazzi, non era la famiglia perfetta ma iniziava a crescere l’amore.
Finalmente arrivò il giorno di Natale e per la prima volta in tutta la sua vita Nelly provo’ una grandissima felicita’ e unione.
Per Nelly fu una vera lezione di vita e l’inizio del suo cambiamento personale.
Negli anni successivi ogni Natale Nelly preparava una grande festa per i piu’ poveri.
Emma Garziera 1^B
Un Natale indimenticabile
UN NATALE INDIMENTICABILE!
Cari lettori, oggi parleremo di un'amicizia tra famiglie iniziata grazie al Natale!
Come ogni racconto di Natale, che si rispetti fin dall’inizio, ora siamo qui, a Rovaniemi in Finlandia.
In un quartiere tranquillo in cui quasi tutte le famiglie sono amiche, sta per accadere qualcosa di incredibile, oltre al nostro caro Natale.
Perché quasi tutte le famiglie sono amiche e non tutte?
Perché la famiglia dei Miller e la famiglia degli Smith sono in conflitto da sempre, il perché nessuno lo sa.
Ma oggi il sindaco dichiara aperto il nuovo tema di quest’anno e la gara.
<< Bentornati cittadini, sono io, il vostro sindaco che vi parla. Quest’anno, siccome il Natale è ormai molto vicino, il tema sarà decorare la propria casa il meglio possibile. Il vincitore riceverà cinque mila dollari!
Che la gara cominci!!>> Proclamò il signore William felice.
Per colpa di questa gara tutti erano in conflitto, ma i più in guerra erano le due famiglie Miller e Smith.
Si parlava della gara a scuola, a lavoro e anche durante lo sport, ma questa resterà per sempre nella storia del Natale.
Il giorno dopo l’annuncio, tutte le famiglie avevano decorazioni, e i supermercati erano vuoti.
In casa Miller, il signore Liam, stava attaccando le luci sul tetto e in tutta casa, invece, la signora Sophia, stava preparando i biscotti insieme ai suoi due figli, Mia e Daniel.
Tutto filava liscio, quando il signor Smith vide che erano gli unici indietro con le decorazioni.
Allora si mise al lavoro, aiutato da sua figlia più grande Emma, e anche dalla figlia più piccola, Amelia.
La signora Eva e sua madre, la nonna delle figlie dei signori Smith, stavano decorando l’albero con palline e luci e anche uno spray bianco per fare finta che fosse neve.
Anche se erano indietro di molto e la fine della gara sarebbe stata fra dieci giorni precisi, non si lasciarono evadere dalla tristezza di essere ultimi.
Tre giorni dopo, le figlie più grandi delle due famiglie si ritrovarono a scuola, erano nella stessa classe.
Allora Emma disse a Mia che avrebbero vinto loro il premio di cinquemila dollari.
Ci fu una grande discussione e anche risse, anche se non erano con le mani, bensì con parole, non erano parolacce ma alcuni piccoli insulti.
Appena tornate a casa cominciarono subito a decorare la propria abitazione, senza badare al mondo esterno.
Emma, chiese alla sorellina, se voleva rovinare con lei il Babbo Natale che avevano messo in giardino la famiglia Miller, ma Amelia, siccome non voleva che cominciasse una guerra vera e propria, disse di no.
Ma comunque Emma non si fece da parte e andò nel giardino dei vicini, che, anche se erano in casa, stavano guardando un film e non la videro.
La ragazza tolse una renna e mise al suo posto una statua di un maialino carino, non contenta, rovinò anche altre decorazioni esterne e poi tornò a casa come se niente fosse successo.
Appena la famiglia Miller vide cosa avevano fatto i vicini, Mia spiegò ai propri genitori, che a scuola c’era stato un litigio tra lei e Emma.
Arrabbiati, si misero tutti, compreso i genitori che erano accecati dalla rabbia, a fare un piano vendicativo.
Solo Daniel che odiava le liti in generale, sia tra amici che vicini, non accettò.
Siccome ci avevano messo molto a decorare l’esterno della casa e a mettere in posizione la slitta con Babbo Natale, Mia, la signora Sophie e il signor Liam pensarono di rovinare le luci della famiglia Smith.
E così, cominciò una vera e propria guerra, tra le famiglie Miller e Smith, non c’era neanche un briciolo di pace.
Si sono distrutti a vicenda le palline sugli alberi decorati in giardino, le luci, le statue, i bastoncini e per di più l’amicizia, anche se non erano proprio tanto amici.
L'ultimo giorno, Daniel decise di vedere Amelia per parlare.
La ragazza ascoltò con attenzione le parole del bambino, e decise di aiutarlo.
Cosa aveva detto Daniel? Bisogna scoprirlo.
Siccome sapevano che le due famiglie all’una in punto sarebbero andate via a comprare altre cose dai supermercati, si finsero tutti e due malati, per procedere al piano.
Appena la strada fu libera, presero le luci dai giardini delle due famiglie, tolsero le renne e la slitta di Babbo Natale dal giardino della famiglia Miller, presero i bastoncini di zucchero finti e le palline dell’albero dalla famiglia Smith.
Camminavano avanti e indietro, finchè tutte le cose non fossero davanti al posto definito e alla fine cominciarono a decorare senza sosta, fino alle sette di sera.
Alle otto e mezza i due ragazzi tornarono a casa e trovarono le due famiglie disperate, perché scoprirono che erano state rubate le decorazioni, e si davano la colpa l’una con l’altra, intanto Daniel e Amelia ridevano sotto i baffi.
Nel volantino della gara, c’era scritto che il sindaco passerà alle dieci per vedere chi aveva decorato meglio e per dare i cinquemila dollari al vincitore, quindi per i Miller e i Smith era tardi per decorare le loro case di nuovo.
Alle dieci il sindaco partì con un carro di Natale e si avviò per la città, e per le dieci e mezza erano ormai sulla via delle due famiglie.
Appena vide che non c’erano decorazioni, chiese il perché.
<< Scusate cari signori, ma le vostre decorazioni? Siete gli unici della città a non avere decorato la vostra casa. Mi dispiace, ma ovviamente, non vincerete niente.>> Disse così, proprio così, il sindaco.
Finì la gara alle undici e il vincitore fu la famiglia Korhonen, ma era ovvio, erano gli unici della città che ogni Natale decoravano la loro casa con qualsiasi tipo di cose che ricevevano in mano.
Mentre il sindaco stava per dare i cinquemila dollari ai vincitori, Daniel e Amelia si fecero avanti.
<< Fermi, scusi per l’interruzione sindaco, ma non avete visto la casa di riposo per anziani… anche quella è decorata.>>
<< Davvero?! Di solito nessuno la decora. Bene andiamo!>> Disse il signore William al microfono, riprendendo la carta con i dollari che stava per dare al signore Korhonen.
Partirono e arrivarono subito dopo.
<< Eccola!!>> Proclamò Amelia felice.
Era decorata del tutto con bastoncini di zucchero finti, la slitta di Babbo Natale e luci, molte luci.
<< Ecco la slitta e i bastoncini, ma come ci sono finiti qua?>> Disse il signore Liam guardando suo figlio arrabbiato.
<< Scusa papà. Signor William, la prego, posso il microfono?>> Chiese Daniel salendo sopra il carro per ricevere il microfono.
<< Scusate ancora per prima, ma volevo dire che il Natale non è un festività stupenda solo per le decorazioni e i regali, ma quello che conta di più è la pace, il stare con le proprie famiglie e con i vicini senza litigare per chi ha decorazioni più belle, o per chi ha speso di più per i regali molto costosi.
L’importante è divertirsi e amare, soprattutto amare.
Grazie a una mia amica, Amelia, abbiamo portato qua luci e decorazioni per la casa di riposo per anziani, perché hanno più bisogno gli anziani che noi dell’amore.
Forse si sentono soli o anche no, ma comunque dobbiamo fare del nostro meglio per stare bene tutti insieme.
Allora chiedo al nostro sindaco, che è un vero gentiluomo, se può premiare la casa di riposo e gli anziani, e di dare quei cinquemila dollari a loro, che sono sempre utili per aiutare la gente.
Si può, sindaco?>>
Il sindaco ci penso un pò e dopo riprese il microfono per parlare.
<< Certo Daniel, e che il premio vada alla casa di riposo di Rovaniemi!!>> Proclamò il signor William donando la carta agli anziani che erano usciti per il frastuono degli applausi.
Daniel e Amelia scesero dal carro e si avvicinarono alle loro famiglie.
<< Scusate ragazzi, siamo stati delle famiglie che hanno pensato solo al denaro, invece dell’amore, ci perdonate?>> Chiese il padre di Amelia abbracciando sua figlia.
<< Si >> Dissero in coro i nostri due eroi.
E il Natale a casa delle nostre due famiglie passò come un vero Natale, tutti insieme con pace e amore.
Ormai la nostra storia è giunta al termine cari lettori, ma ricordate che la pace e l’amore trionfano sempre sul male e se non è così per alcuni di voi, almeno provate ad aprire il vostro cuore per provare ad amare e sognare.
Ogni storia natalizia che si rispetti fino alla fine, ha sempre un… THE END!!
Angelica C. 2^A
2/12/2024
La leggenda del biscotto di Pan di zenzero
LA LEGGENDA DEL BISCOTTO DI PAN DI ZENZERO
Tanto tempo fa, in un vecchia casetta di montagna, viveva il piccolo Ginger insieme con la sua nonna; come si sapeva, da molti anni loro due, per festeggiare il periodo natalizio in compagnia, scendevano giù a valle in un villaggetto che si chiamava “Sant Candidus” e ogni volta portavano qualcosa da condividere con gli abitanti. Il piccolo Ginger era sempre molto felice quando era Natale, perché sapeva che il babbo più gentile di tutti, Babbo Natale, gli avrebbe portato dei regali, ma soprattutto perché a Natale si respira aria di gioia e serenità. La nonna era molto felice di festeggiare con Ginger e ogni anno si dava da fare per addobbare la casa e far venir fuori dal forno tutte le idee strampalate di Ginger, che si divertiva a ideare nuovi e assurdi dolci da portare al villaggio.
Un anno però accadde un problema: a Ginger non venivano più idee per un dolce! Nessuna delle idee della nonna piacque a Ginger, perché diceva che erano troppo banali. ”Come è possibile che non ti vengano idee per un dolce, Ginger? Non possiamo rimanere senza i tuoi dolcetti!” gli disse un suo amico mentre si tiravano palle di neve. “Non so cosa mi sia preso, lo giuro! Non riesco a trovare un’idea!” rispose Ginger mentre lanciava una palla di neve all’amico. “Ci sono! Un panettone a forma di renna!” disse ad un certo punto l’amico, mentre stavano facendo un pupazzo di neve. “Guarda che esiste!” rispose Ginger.
Il giorno dopo Ginger era felicissimo perché finalmente gli era venuta un’idea: ”Nonna! Fai dei biscotti con una spolverata di zenzero a forma di omino che vengano di colore rosa e, quando saranno cotti, li decorerai come se fossero dei piccoli Babbo Natale!”. “Sarà difficile ma ci proverò” rispose la nonna.
Stava andando tutto bene quando… la nonna si dimenticò di togliere i biscotti dal forno: erano marroni chiaro, quasi inguardabili per Ginger! Quando li ebbe assaggiati però le cose cambiarono: ”Sono squisiti nonna! I più buoni biscotti che abbia mai mangiato! E c’è quella nota di zenzero che li differenzia da qualunque altro biscotto che abbiamo fatto!” disse, e li decorò lui stesso con le glasse: erano bellissimi da vedere e buonissimi da mangiare.
Arrivò il giorno di Natale e Ginger e la nonna andarono a mangiare in compagnia il pranzo. Quando fu il momento del dolce, tutti a tavola mangiarono i biscotti di Ginger e ne vollero subito ancora; per fortuna ne avevano fatti moltissimi! Ginger però rimase con un solo biscotto, ma quello gli bastò e se lo gustò tutto fino all’ultima briciola.
Da quel momento il biscotto di Ginger fu chiamato “Gingerbread” perché l’ha inventato lui e perché tuttora si condividono come se fossero pagnotte di pane.
Giulio Chemello, 1^B
C'era una volta, in un piccolo paese avvolto dalla neve, una ragazza di 11 anni di nome Sofia. Ogni anno, quando dicembre arrivava, Sofia era entusiasta. Il Natale era la sua festa preferita. Le luci colorate sulle case, l'odore dei biscotti appena sfornati e l'atmosfera di magia che si respirava ovunque la rendevano felice.
Quest'anno, però, qualcosa era diverso. Sofia non si sentiva completamente serena. Sua mamma era stata malata per un po’ e non riusciva a fare tutte le cose che faceva di solito. Non avevano nemmeno messo l'albero di Natale, e Sofia sentiva che qualcosa mancava.
Una mattina, mentre si preparava a uscire per la scuola, Sofia guardò fuori dalla finestra e vide il cielo grigio, carico di neve. "Forse è proprio il momento giusto," pensò. "Farò qualcosa di speciale per mamma."
Dopo scuola, Sofia corse al negozio di giocattoli del paese e comprò una piccola decorazione a forma di angelo, con le ali d'argento che brillavano come stelle. Poi, tornò a casa e, con molta calma, iniziò a sistemare l'albero. Per prima cosa, appese le palline colorate che aveva trovato nel vecchio scatolone, poi mise la stella sulla punta. Ma qualcosa le mancava… Quella sensazione che solo il Natale sa dare.
Improvvisamente, Sofia si ricordò dell'angioletto. Con cura, lo appese tra le luci, proprio accanto all’albero. “Ora è perfetto,” pensò sorridendo, ma il suo cuore sentiva che c’era ancora qualcosa da fare.
Quella sera, mentre il buio scendeva sul paese e la neve continuava a cadere, Sofia preparò un biglietto per mamma. Lo scrisse con una calligrafia un po' incerta, ma piena di amore:
"Mamma, ti voglio bene. Quest’anno, voglio che il Natale sia speciale per te, anche se non possiamo fare tutto come prima. Ma noi siamo insieme, e questo è il regalo più bello."
Quando mamma arrivò a casa, stanca ma sorridente, Sofia corse verso di lei e le diede il biglietto. “Leggilo, mamma, leggilo subito!”
La mamma, con gli occhi lucidi, abbracciò Sofia. "Sei la mia sorpresa più grande, amore mio. Il Natale non è solo fatto di luci e regali, ma di amore e di momenti insieme."
Quella notte, sotto le coperte, Sofia si addormentò con un sorriso. Non importava che quest’anno non ci fossero tante cose da fare o da comprare. Il vero spirito del Natale era dentro di loro, e sarebbe rimasto nel loro cuore per sempre.
E così, anche se il Natale era diverso, Sofia capì che la magia del Natale era nei piccoli gesti, nell'amore che si condivide con chi si vuole bene. E con quella consapevolezza, il suo Natale divenne il più bello di tutti.
Fine.