Peluches & Co.

Era stata una bella giornata estiva. La casa degli Smith era avvolta dalla luce rosata e soffusa del tramonto. Non si vedeva nessuno nel giardino. Era tutto silenzioso. Solo l’altalena oscillava piano. Nell’aria c’era un lieve odore di muffa. Nella sua camera, Alyssa era intenta a disegnare. I genitori, i signori Smith, erano usciti per una cena di lavoro, lasciando a casa la figlia con la raccomandazione di non fare troppo tardi. Le foglie degli alberi si muovevano lentamente, spinte dalla brezza estiva di quella calda serata. Improvvisamente, due fari rossi si accesero nel buio creato dai fitti alberi della foresta. Due occhi attenti che scrutavano Alyssa. Un ramo spezzato, il suono di passi affrettati. Un odore strano, resina mischiata a… pelo forse. Alyssa sentì il risuonare nelle orecchie il rumore stridente di unghie che graffiano contro la parete. Quel suono… doveva esserselo immaginato. Non era possibile che qualcuno stesse davvero graffiando i muri di casa sua. Però le era sembrato così reale! Forse era un gatto che si faceva le unghie. Sì, era probabile. Alyssa si guardò intorno, cercando qualcosa di strano che potesse aver generato quel rumore. Quando il suo sguardo si posò sulla finestra rimase impietrita. Una grossa figura nera copriva la vista del giardino della casa. Era scomposta e l’unica cosa che non era avvolta dall’ombra erano gli occhi: senza iride o pupilla, solo due ovali di luce rossa che la fissavano insistentemente. Alyssa non credeva di poter definire l’odore del sangue, eppure era certa che fosse proprio quello che stava sentendo adesso. La figura scivolò dentro la stanza, balzando sul letto. Ora era illuminato dalla fioca luce della camera. Era un ammasso di pelo sporco di fango e sangue secco, all’altezza del muso c’era una quantità incredibile di denti lunghi, giallastri e aguzzi che cozzavano tra di loro. Il tutto era coperto da viscida bava. Aveva le dimensioni di un orso, anche se assomigliava di più a un lupo selvatico. Alyssa gridò con tutto il fiato che aveva in gola, correndo a barricarsi nella camera dei genitori. Cercava di calmare il battito accelerato del suo cuore mentre pensava a un modo per sfuggire a quell’orribile essere. Sentiva i suoi passi pesanti aggirarsi per la casa, tentando di trovarla. Alyssa era nascosta in un angolo buio, con la schiena appoggiata alla parete. All’improvviso fu avvolta dal silenzio. Ora l’unica cosa che avvertiva era un fiato caldo e potente. Era davanti a lei. La ragazza non aveva idea di come fosse entrato, però era lì. Quell’enorme cosa continuava ad avvicinarsi al suo esile corpo. Alyssa trattenne il fiato e chiuse gli occhi. Poi, quando sentiva che sarebbe stata sbranata nel giro di qualche secondo, spalancò gli occhi, in un bagno di sudore. Era nel suo letto. Sentiva il battito del suo cuore impazzito nelle orecchie, il respiro irregolare. Era solo un incubo, pensò mentre si scostava dal viso i capelli appiccicati per il sudore. Eppure, non poté fare a meno di notare, nel buio della sua camera, due fari rosso sangue che la fissavano.

C. W., 3E