IL RICHIAMO DELLA FORESTA

Titolo: Il richiamo della foresta

Autore: Jack London

Casa Editrice: Arnoldo Mondadori 

Anno di pubblicazione: 1903

Numero di pagine: 112


Jack London è nato il 12 gennaio 1876 a San Francisco. Fu scrittore, giornalista, famoso per romanzi come “Martin Eden”, “Zanna Bianca” e tantissime altre opere. London fece una vita vagabonda e tanti mestieri come venditore di giornali, pescatore di ostriche, lavandaio, cacciatore di foche, corrispondente di guerra e anche cercatore d’oro.

In qualche modo il libro forse ricorda le esperienze fatte in Canada o in Alaska.

Questo è il primo libro che leggo di London però ho visto il film “Zanna Bianca” tratto da una sua opera. Dopo questo libro penso ne leggerò altri perché mi è piaciuto il modo di scrivere dell’autore.

“Il richiamo della foresta” è un romanzo di avventura e per questo motivo mi piace.

Il libro racconta la storia di un cane, un incrocio fra un San Bernardo e un Pastore Scozzese, che vive viziato nella residenza del giudice Miller. Per la sete di denaro viene venduto dal giardiniere della villa, Manuel, a un losco trafficante. Dalla calda California, alla notizia del ritrovamento di tanto oro in Alaska passa il resto della sua vita in condizioni terribili al freddo di quelle zone. Servivano molti cani da slitta, unico mezzo di trasporto in quei luoghi e lui fu addestrato dal signore col maglione rosso, maltrattato crudelmente fino a ricordare e ritornare con la mente ai suoi antenati ululanti: i lupi. Vive con altri cani e ben presto impara la legge del bastone e della zanna. Il bastone serviva ad apprendere il nuovo modo di vivere legato a una slitta, la zanna invece gli insegnò il rispetto per gli altri simili. Imparò presto la lotta per la sopravvivenza e cioè o uccidi o muori. Da cane fiero e viziato imparò a diventare paziente per non subire, ma anche ad attendere il momento giusto per la vendetta.

 I fatti si svolgono in ordine cronologico, a parte qualche flashback che riportano Buck al suo modo di vivere precedente.

Il romanzo si legge volentieri perché scritto in modo semplice. E’ interessante e coinvolgente per il succedere dei fatti. Non ricordo niente di cose così terribili descritte da London perché amo talmente i cani che non avrei sopportato tanta crudeltà.

La vicenda è narrata in terza persona e il modo in cui è scritta mi fa sentire partecipe alle azioni. London parla della pazienza che ha il cane Buck aspettando la rivincita; l’amore per l’uomo che gli ha salvato la vita e il ritorno alle sue origini che proprio il bastone gli ha ricordato. 

Il personaggio più importante del libro è Buck, protagonista del libro, un cane astuto, intelligente amico degli uomini che gli vogliono bene e ha il muso lungo come i lupi. La cattiveria che incontra negli uomini in quelle terre fredde e il male che subisce trasformerà Buck in un cane feroce e selvaggio. Altro personaggio di rilievo è l’uomo dal maglione rosso per la violenza e la ferocia nell’addestrare gli animali che addomesticava con un bastone. Ricordo mentre il cane Spitz capo slitta che non permetteva a nessuno di toglierli l’incarico, cane feroce rivale di Buck, ma che alla fine avrà la peggio; il signor Perrault conoscitore dei ghiacci, esperto di cani, inviato del governo canadese attento a guadagnare la fiducia di chi l’ha mandato; François esperto di cani che guida la slitta crudele ma leale. John Thornton suo grande amico gentile, intelligente e che per lui Buck è pronto a morire. Proprio la morte di Thornton lo porta a ritornare selvaggio nella foresta con i lupi, suoi antenati. Diventerà capo di un branco di lupi e ricordato come cane fantasma che perseguiterà gli indiani uccisori del suo amico. A ogni anniversario della sua morte lo sentiranno ululare nella foresta.

 Questa vicenda si svolge nell’anno 1896, quando la gente povera e disperata comincia la caccia all’oro nello Jukon, territorio selvaggio tra il Canada e l’Alaska. In quella terra coperta da ghiacci Buck per la prima volta vede e calpesta la neve. Servivano molti cani da slitta per spostarsi tra i ghiacci di quei luoghi e Buck conosce le tirelle, il freddo e la fame. Il romanzo mi ha insegnato che per riuscire a sopravvivere a quei tempi o si uccideva o si soccombeva. La vicenda passa da una aristocratica casa in California a personaggi emarginati, poveri, analfabeti e furfanti di una terra in fondo al mondo. Le descrizioni meravigliose di London con la fantasia ci portano a sentirci partecipi delle vicende che avvengono. La gente povera e emarginata con scarsa cultura induce i protagonisti ad agire in modo irresponsabile e a soccombere a causa della la cattiveria di persone scaltre. 

Lo stile del romanzo è di facile comprensione, i periodi usati non sono molto lunghi e ci sono pochi dialoghi. 

Il ritmo coinvolgente e il modo di scrivere fanno venire voglia di leggere in fretta per conoscere come va a finire il romanzo. I temi che hanno ispirato London sono l’intelligenza, l’ingiustizia, la disperazione, il mistero dell’avventura, il coraggio e l’amore per la natura. London parla dell’amore e dell’odio infinito fra animali e uomini. Il rispetto verso i compagni di sventura portano Buck a imparare la pazienza per non sbagliare due volte. A mio avviso chi non ama gli animali non imparerà ad amarli anche se legge questo libro.

Il romanzo mi è piaciuto per il modo in cui è scritto e si legge volentieri. Ho impiegato una settimana a leggerlo e leggendolo immaginavo la storia anche se un po’ mi ricordava il film “Zanna Bianca”. London con questo romanzo vuole insegnarci che la vita non è come ce la immaginiamo, ma a volte il destino ci porta a cambiare i nostri desideri.   

E.M. - Classe 2A SSPG Minerbe