Ricordi e testimonianze

Famiglia Medici Aldo e Ferrari Bianca con i figli Luciano e Giuliana

S.ANTONINO: ricordi di scuola e di guerra

di Medici Luciano nato l’8 luglio 1932

Degli anni della Scuola Elementare, a S.Antonino, conservo l’immagine della Maestra Luppi Carolina che ci governava con dolcezza e fermezza.

Malgrado le ristrettezze economiche eravamo una banda di bambini felici che manifestavano la propria gioiosa creatività costruendo giocattoli con legnetti e filo di ferro.

Piazzavamo piccoli mulini lungo i ruscelli ed i fossi dei campi e li osservavamo ruotare con molta soddisfazione .

Ricordo che, per un breve periodo,nella cantina della scuola venne servita una minestra in brodo ai ragazzi che si presentavano. La bidella, la paziente signora Giovanna, scodellava in modo sereno e oculato,

felice di poter dare un aiuto alle famiglie.

Il ricordo più vivo, però, rimane quello della visita della Federale, una donna secca e giallognola che veniva da Reggio per inondarci della fegatosa retorica fascista.

Noi alunni dovevamo essere schierati in cortile e lei,dal terrazzo, parlava e gridava per preparare gli animi all’ orgoglio nazionale.

Pur essendo un bambino di sette –otto anni io vivevo quel momento con molto disagio e avvertivo l’aspetto ridicolo della situazione.

Ad accrescere l’imbarazzo contribuiva il fatto che, essendo io figlio di una sarta, ero tra i pochi che indossavano la divisa!

Quando fu l’ora di frequentare le Scuole Medie mi recavo a piedi a Sassuolo alla Villa Segre. Qui, in prima media, udii per la prima volta il fragore di una bomba che esplodeva su Veggia. Non fu un bombardamento,

ma una bomba sganciata da un aereo in avaria. Fu distrutta una casa e morirono persone.

Ci fu un momento in cui venne bombardata una arcata del ponte sul Secchia .

Si scendeva, allora, dalla parte di Veggia con una scala a pioli, di legno, si attraversava il corso d’acqua e si risaliva dalla parte sassolese con un’altra scaletta.

Quando il ponte fu ulteriormente bombardato fu necessario attraversare il fiume

in tutta la sua larghezza e fu costruita una passerella... di fortuna...tra un canale e l’altro.

Alle Scuole medie si studiava con grande impegno. Ero bravo soprattutto in Latino e in Matematica. Per quanto riguarda il Latino, bravo quanto me e forse di più, era un ragazzo alto e magro che sarebbe poi

diventato...il...Cardinale Ruini.

Un giorno un professore in divisa nera,di cui non ricordo il nome,

invitò noi ragazzi a

tornare a casa facendo una sosta presso il cimitero di Sassuolo perchè avremmo visto qualcosa di istruttivo.

Obbedimmo e vedemmo un povero giovane fucilato,

abbandonato contro il muro del cimitero.

Dovevamo capire che questa era la fine degli oppositori del regime!

Nessuno di noi ragazzi disse una parola,

ma la stima verso il professore diminuì alquanto.

Un’altra immagine che suscita in me,allora come adesso, il senso della disumanità

e della inutilità della guerra riguarda il momento della ritirata dei Tedeschi

quando fui testimone delle ultime sparatorie

e vidi chi vigliaccamente sparava sui

soldati nemici in fuga.

Il periodo della occupazione tedesca del paese venne vissuto da noi ragazzini

con curiosità e spericolatezza.

Vedevamo arrivare i caccia bombardieri alleati e ci riparavamo dietri i tronchi degli alberi per non essere colpiti dai proiettili della mitraglia che sollevavano spruzzi di terreno tutt’intorno. Mai avremmo rinunciato

alle escursioni sulla collina,meta delle nostre scorribande!

Le corse nei rifugi o nelle cantine, quando si prevedeva un bombardamento,erano affrontate con lo sconsiderato senso di avventura proprio dell’età.

Vorrei terminare con ricordi di gioia.

Nell’ aprile del 45 tutti i paesani si riversarono verso il centro di Veggia per festeggiare l’arrivo degli Americani e, improvvisamente, si vide un caccia in avaria che stava precipitando nel bosco di Agazzotti.

Il pilota, paracadutato nei pressi di Dinazzano, pensava di cadere nelle mani dei Tedeschi e quando una contadina del posto gli disse che se ne erano andati fu così felice che cominciò a baciarla e baciarla e non la

finiva più!

Intanto il mio papà,che era stato richiamato in guerra, era tornato a casa.

Era partito, a piedi, da una località della attuale Slovenia e, dopo aver patito freddo, fame, pericoli e fucilate, poteva finalmente riabbracciarci !

VEGGIA: rifugio antiaereo

Veggia Concessionaria Ford

Nella stessa posizione in cui oggi ci sono i capannoni di una concessionaria automobilistica, sorgeva una grande collina chiamata "Covetta", ora completamente erosa dagli scavi per le industrie. Durante l'ultima guerra fu scavato un rifugio antiaereo per difendere gli abitanti della Veggia dai bombardamenti che spesso avevano come obiettivo il ponte sul Secchia.

Il rifugio era compostro di molte stanze e cunicoli ed era dotato di luce elettrica. Entrata e uscita (scambiabili) erano dalla parte del Rio Rocca e dalla parte di Veggia centro.

1919

1940

1948