Nelle terre di Faerûn, dove l’acciaio e la magia si intrecciavano a ogni passo, Neverwinter prosperava, baluardo di commerci e alleanze inquiete. Dietro le sue mura sicure, mercanti e guerrieri tracciavano rotte per terre sconosciute, spingendosi verso le regioni selvagge che separavano la civiltà dal caos. Fu così che, nelle sale austere della ditta Fireforge & F.lli, i piani di un’impresa minore si intrecciarono con i fili di una trama ben più oscura e antica.
Flint Fireforge, il più anziano dei tre fratelli delle Colline Ferrose, uomo di parola e di ferro, aveva convocato un manipolo di avventurieri per una missione in apparenza semplice: trasportare provviste e attrezzature verso Phandalin, dove i nani avevano deciso di aprire una nuova miniera. Ma nelle ombre si agitavano già presenze inquietanti, e in cuor suo Flint sospettava che quel viaggio avrebbe riservato molto più che incontri di cortesia.
Gli avventurieri, ignari dei pericoli che si celavano lungo il cammino, si ritrovarono pronti a partire: Sora, il paladino inflessibile, Olga, la warlock scaltra, Sark, il monaco silenzioso, Tarsil, il mago saggio, ed Edvin, l’alchimista dall’anima ambigua. Uniti da interessi comuni e dal miraggio dell’oro, i compagni di ventura si apprestavano a varcare il confine del mondo conosciuto, diretti verso lande selvagge, dove solo la legge della forza e dell’astuzia dettava il ritmo della vita.
Essi ignoravano ancora il fato che li attendeva, ma le voci nei villaggi narravano già di strane sparizioni, di sentieri macchiati di sangue e di frecce dalle piume nere, firmate da una minaccia che serpeggiava silente tra le rocce. Mentre il sole si alzava sulle torri di Neverwinter, il viaggio ebbe inizio.
Ricapitoliamo: tutti sono svenuti all’inferno di fianco ad un drago d’ottone corrotto sventrato, Edvin è stato portato via da un vecchio spettinato e dagli occhi spiritati, Sark tramortito dal calcio del sopra citato vecchio.
Wysabella, Tarsil e Sora sono piantati sulla parete ovest…è duro giudicare se la sacra prova sia superata o meno.
Ad un tratto però il pettorale di Sora inizia a brillare, una luce bianchissima la avvolge e lei riprende i sensi inondata dalla sacra presenza di Bahamut, poi caldi raggi di luce abbracciano i suoi compagni ristorandoli e permettendo al gruppo di riprendersi, Bahamut considera la prova superata e di conseguenza li ha salvati.
Wysabella però è strana la sua pelle sembra invecchiare a vista d’occhio, ma appena Tarsil la osserva bene tutto è tornato alla normalità, così velocemente che il mago pensa di essersi ingannato, non fanno in tempo però domandare che fine ha fatto Edvin che le spoglie del drago iniziano a tremare e ad avvolgersi di fiamme rosse e minacciose.
Con un ruggito, una creatura si innalza dalle sue spoglie, un ibrido tra quello che una volta era il drago e un essere fiammeggiante con le sembianze di un elementale, ma dalle urla della creatura il gruppo capisce che qualcosa non sta andando secondo i piani, la pelle fiammeggiante si squarcia, un braccio esplode, e dagli occhi fiammate esplodono accecando gli eroi, poi con un urlo portentoso dal petto del drago che si sta disintegrando fuoriesce una vecchia conoscenza, Ankriss il secondino infernale, che ferito e stremato li guarda con astio.
Dove è finita l’anima del nostro prigioniero? che ne avete fatto? li accusa mentre tanta di riprendere un contegno, ma nessuno sa di cosa sta parlando.
Il tentativo di impossessarsi dell’anima per qualche motivo è fallito ma il diavolo non ha intenzione di restare a bocca asciutta, se non posso avere il drago mi prenderò le vostre urla, mentre Wysabella, Sora Tarsil e Sark si mettono in posizione di battaglia osservano che molti diavoli si sono ammassati nelle vicinanze, Wysabella gli fa notare che lui è ferito e loro sono in 4….e che hanno appena ammazzato un drago da soli, questo lo fa tentennare.
Alla fine dopo essere stato intimidito anche da Sora cede, non ha senso rischiare la vita per 4 anime insignificanti, così con uno schiocco di dita gli indica un portale immenso che compare alle loro spalle, addio avventurieri, attraversate quella porta e non fatevi più vedere….dice prima di sparire in una fiammata.
Troppo facile sussurra Tarsil guardando Sora che annuisce, Sark invece si avvicina alla porta e prova a spingerne i battenti, appena la tocca però si sente un rumore di catene, e il suo braccio viene strappato via dal battente di pietra e lui quasi cade a terra, quello che vede sono le catene che li vincolavano al patto che lo trascinano verso una creatura infernale che urlando dichiara che non andranno da nessuna parte, sono destinati a essere schiavi infernali per l’eternità.
Il diavolo che li trattiene è un ammasso di catene sanguinanti, e che con movimenti sgraziati e scattanti li appresta a lanciare le sue catene contro il gruppo.
La battaglia inizia violentemente con il diavolo che incatena Sora e Wysabella, poi evoca una seconda creatura con delle budella che fuoriescono dalla gola e una grossa falce per attaccare Sark e Tarsil.
il gruppo scopre che i diavoli sono immuni al fuoco, al veleno e pure al freddo, ma grazie a Wysabella che ghiaccia il terreno il barbuto non riesce praticamente a fare altro che strisciare sul campo di battaglia.
Le catene però fanno strazio delle carni degli eroi mandando al tappeto Wysabella, che svenuta è alla mercè del nemico, Sora casta Santuario per salvarla, mentre Tarsil e Sark incalzano il nemico rimanente, che vistosi alle strette e in fin di vita decide di portare con sé nella tomba almeno uno di loro.
In un ultimo disperato colpo unisce tutte le sue catene e le abbatte sul santuario che protegge Sora, lo infrange ma un attimo prima di colpire il colpo dello stregone, Wysabella si dissolve in sabbia, e una strana gemma nera compare dalle sue spoglie.
Le catene la colpiscono e tutto esplode vaporizzando il diavolo, e strappando il tessuto planare, Tarsil, Sora, Sark ne vengono risucchiati all’interno, e tutto diventa Nero.
Gli Avventurieri si sentono cadere per un tempo se sembra un'eternità, e poi vedono una luce che si avvicina vorticosamente.
Tutti tranne Tarsil vengono catapultati fuori da un pozzo in mezzo ad una taverna ricca di musica, e gente allegra, mentre un taverniere coi basettoni imponenti e uno sguardo corrucciato li guarda dicendo…mi dovete una moneta d’oro
Perletti viene bombardato di richieste da Wysabella che non si fa pregiudizi a far trasparire la sua avidità per qualsiasi cosa luccichi specialmente se magico.
Poi è il turno di Tarsil che ottiene il sacro ombrello di perletti, Edvin e Sora che soddisfatti fanno un passo indietro studiando gli oggetti appena ottenuti. Solo Sark sembra non interessato al fabbro sacro, infatti gli chiede semplicemente di potenziargli i parabracci e poi se ne va a flexxare spaccando qualche roccia.
Una volta concluso lo scambio Perletti, ansioso di tornare a forgiare le scaglie di bahamut apre loro un portale per la prova, il cosiddetto piano B, ma il gruppo inizia a fare piani ritardando la partenza.
Edvni vuole entrare di soppiatto e approfittando della sorpresa colpire a tradimento il drago, mentre Sora vuole entrare a testa alta, ingaggiare battaglia e ottenere gli onori della prova, gli incantatori invece aspettano che qualcuno faccia la prima mossa dopotutto si tratta di un drago….
Così alla fine Edvin si rende invisibile e infila la testa nel portale, quello che vede è una classica scena infernale, un diavolo gigante seduto sul trono con una congrega di figure incappucciate che intonano strane nenie, non ha in tempo a riferire al gruppo che Sark e Sora entrano osservando la scena.
A questo punto, il piano stealth salta e tutti entrano nel portale, (wysabella viene spinta da Perletti, terrorizzato da una possibile ulteriore richiesta dell’avida stregona, e Sark si domanda se il gigante cornuto è il drago…
Il Diavolo tuona: siete giunti per la prova o avventurieri?
Sora non sa cosa rispondere e chiede del drago, ma il diavolo ripete la stessa frase, alla fine una delle figure incappucciate si alza, e fa notare agli orie le differenze tra un drago e un diavolo…..così sulla carta entrambi hanno ali, corna e coda, ma sono disposte in modo differente.
Si tratta di Ankriss (al quale non chiedono il nome) il secondino infernale, che spiega che sono al cospetto di Asmodeus, Arcidiavolo infernale Signore di Baator, il cui palazzo si trova su Nessus, nono e ultimo strato del piano. Signore degli altri otto arcidiavoli, che governano ogni strato per suo conto e volere, è sopravvissuto a innumerevoli tentativi di tradimento da parte dei suoi sottoposti, di volta in volta punendo il colpevole nel modo che riteneva più opportuno. Recentemente, a seguito dell'aumentare di adoratori e cultisti nei piani, ha raggiunto lo status di divinità.
Perciò, no quello non è un drago.
Li scorta alla porta dietro la quale si trova il drago, Bahamut ha un patto con Asmodeus, in cambio della custodia del drago corrotto, e in attesa degli eroi che porranno fine alle sue sofferenze, il signore infernale può tenere le anime di coloro che falliranno…
Gli augura buona fortuna e apre le porte…
a circa una trentina di metri assorto in meditazione e con vistose traccie di corruzione vedono un gigantesco drago, sembra sofferente e a stento trattiene dei lamenti.
Edvin si occulta con l'invisibilità, Sora tenta di fare un piano con Sark e Wysabella, ma Tarsil affascinato fissa per bene il drago…. non è d’oro, è un drago d’ottone adulto, strano, erano venuto per un drago d’oro…
Decidono di provare a parlare al drago, sbagliare obiettivo è troppo rischioso, già una volta hanno ucciso una povera famiglia di Ogre innocenti…
Sora si presenta, e il drago la saluta cortesemente, spiega loro che è confinato li a causa della sua corruzione, la stessa che sente aleggiare intorno al gruppo….non vede Edvin ma lo fiuta.
Il Paladino capisce che è il loro bersaglio, e che a lui Bahamut ha concesso una morte onorevole in battaglia, per quello invia eroi degni della prova…
Il drago rivela che ci sarebbe un modo alternativo per salvarlo, ma si trova a sottomonte, luogo dove lui non può entrare, ma forse, si potrebbe tentere….
A metà della frase la freccia di Edvin centra l’occhio del Drago che furioso, si lancia sul gruppo, accusandoli di essere dei vigliacchi che non lasciano neppure finire di parlare un avversario.
Sora si vergogna a morte, le regole di un duello sono sacre, ma non le resta altro che alzare lo scudo.
Edvin tenta di nascondersi, ma l’occhio rimanente del drago è fisso su di lui, la creatura tenta di incenerirli tutti con un soffio infuocato, li colpisce in pieno, ma….al posto dei 5 corpi carbonizzati vede una sfera nera e lucida, uno scudo di Wysabella che ha protetto il gruppo.
Gli eroi tentano di rispondere alla creatura, ma le frecce di Edvin sono poco efficaci, Sora è fuori portata e Wysabella sta preparando un altro incantesimo.
E’ Tarsil a prendere l’iniziativa colpendo al petto la creatura con un raggio di affaticamento che avvelena e stordisce il bestione, poi Sark con un’acrobazia spicca un balzo che gli permette di ingaggiare battaglia, un colpo di spada seguito da un pugno, poi da un altro colpo di spada e da una raffica di colpi.
Al drago fanno il solletico, quasi non si accorge del monaco che lo percuote, ma accecato e avvelenato si sbilancia durante un colpo di coda rovinando a terra.
Quello che vede il gruppo però è che dopo l’ultimo pugno di Sark il drago collassa, basta questo a far flexxare il monaco come alla finale di mister Olimpa per la durata dello scontro.
La battaglia infuria il drago imperversa con colpi di coda, artigliate e le potenti raffiche di vento delle sue ali, venendo duramente il gruppo, ma ricevendo anche pesanti ferite.
Edvin scaglia frecce dalle ombre, ma rimane male quando capisce che i suoi compagni non notano assolutamente la sua sopraffina tecnica, il ladro infatti scaglia frecce nere quando è nascosto, e freccie bianche quando è visibile per una questione di decoro e coerenza.
Il soffio magico della creatura addormenta buona parte del gruppo, e mette in difficoltà il paladino.
Dopo numerosi attacchi Micix viene incenerita, Sora che ha protetto il gruppo perde i sensi sbalzata contro il muro, ma è riuscita a far svegliare gli altri.
Anche Wysabella dopo aver colpito il drago con un incantesimo viene raggiunta e stroncata da un’artigliata.
Ll drago però è molto ferito e gli sforzi prolungati gli fanno aprite pieghe terribili sul collo, Edvin gli strappa un’ala con una freccia e Tarsil lo avvelena nuovamente appena prima di essere piantato in una parete di roccia da un colpo di coda.
Lo scontro finale è tra il drago d’ottone che si trascina a stento, un Edvin mezzo morto e Sark che appena riesce a controllare i suoi arti, tutto si concluderà con nell’ultimo attacco.
Il drago scatta, Sark sguscia tra i suoi artigli, schiva le sue zanne e gli pianta la spada nel petto, il drago prova a raggiungerlo con un ultima artigliata, ma con un guizzo il monaco la schiva, carica il pugno e stronca l’avversario mentre Edvin dalle tenebre urla : Nooooo non puoi ucciderli sempre tuuuuu.
Poi il campo di battaglia tace, il monaco cade a terra sfinito, Edvin posa l’arco e tenta di non svenire, ma il drago inizia a scuotersi degli spasmi si diffondono per tutto il corpo fino a che un’esplosione immane spazza via tutto.
Pochi attimi prima di svenire sark vede un Vecchio coi vestiti a brandelli che esce dal petto del drago, con occhi spiritati e i capelli scarmigliati inizia a borbottare qualcosa del tipo, era ora, finalmente arriva l’ultimo pezzo, poi saltellando si avvicina ad Edvin, lo prende in spalla, gli si avvicina e augurandogli buona notte gli dà un calcio sulla mandibola.
Sora si ritrova nella cittadella sacra di Bahamut, il luogo dove da giovane aveva prestato giuramento per diventare un Paldino.
Una luce dorata e benevola le illumina il volto squamoso, e cori soavi le allietano le orecchie, poi abbassa gli occhi e vede Trarsil, Wysabella, Agatha, e Geralt bloccato nel ghiaccio, ed Edvin ancora accasciato ai suoi piedi in fin di vita.
Spiega al ladro che sono nella sala comune del sacro tempio e che ora sono al sicuro, Edvin però le fa notare che con loro c’è una banshee e che lui è contaminato da chissà quale entità.
Una risata argentina li sorprende entrambi, Sora alza lo sguardo e vede una ragazzina elfa seduta sopra la balaustra che la guarda sorridendo, è Siria la figlia ribelle dell’alto Chierico una vecchia conoscenza.
Siria scende con un salto e saluta la vecchia amica e si presenta a Edvin, si dimostra molto curiosa e solare ma quando Edvin chiede se può guarire gli amici intrappolati nel ghiaccio, lei ridendo dice che non si può usare la magia li dentro.
Sora intuisce che la sala è circondata, il teletrasporto non può non essere stato individuato e inizia a sudare freddo.
Siria intanto le chiede come mai ha portato una schifosa Banshee nel tempio di Bahamut, sicuramente ci deve essere un’ottima spiegazione, per rischiare di essere purificati dai paladini.
Edvin prova ad intervenire, ma Sirial lo guarda e sobbalza, come mai questo piccolo uomo ha un immondo attorno al cuore? Chiede sorridente? Complimentandosi con Sora che riesce ogni volta a farla divertire.
Sora non sa più come comportarsi, e Edvin si chiude in un silenzio protettivo, quando la porta si spalanca e 30 paladini della guardia privata del Generale di Bahamut entrano e si dispongono a ventaglio.
Poi a grandi e solenni passi, Freya il generale dei paladini, saluta Sora squadrandola con occhi di fuoco.
Immediatamente chiede spiegazioni alla sua subordinata, come ha osato irrompere qui, con una non morta e un mezz’uomo contaminato?
Sora le racconta l’accaduto tra gli sgomenti dei paladini, i risolini di Siria e un crescente cipiglio di Freya.
Il generale poi scongela i compagni e li ristora leggermente vuole la versione di tutti, ma lascia Agatha nella sua prigione di ghiaccio.
Castando Cerchio di verità inizia a interrogare il ladro, ma si accorge che lui non è vincolato all’incantesimo, così le sue domande rimbalzano su Sora per conferma.
Comprende che il paladino ha agito così per salvare il suo gruppo, a differenza dell’ultimo a quanto pare, quando viene a conoscenza che si battevano contro il ragno nero però ha un moto di orgoglio e capisce che i motivi che hanno guidato Sora e il suo gruppo, per quanto sgangherato sono al servizio del bene.
Poi interroga il mago sul motivo che lo spinge a trovare l’onda tornate, e anche Wysabella, entrambi le danno una motivazione per lei inaccettabile, cioè per motivi legati all’ambizione o al potere personale.
Geralt anch’esso vincolato al dire la verità rivela che lui si è unito a loro a causa di un assassinio che il gruppo ha perpetrato, e li deve scortare a Thunder Three per un processo entro la luna nuova, altrimenti il vincolo che hanno sottoscritto esigerà di essere pagato.
Freya è impressionata dalla storia, ma ancora di più dalla minaccia oscura che si cela dentro Edvin, probabilmente epurarlo sarebbe la scelta più saggia, ma così facendo non saprebbe dove si cela l’onda tonante, il ragno nero e l’immondo di cui il ladro fa parte.
Fa chiamare il Santo Chierico e Vayl fa la sua comparsa con un lampo di luce sacra.
Saluta tutti come fossere suoi figli e poi ascolta il rapporto del generale, commosso dal coraggio del gruppo li benedice tutti risanando le ferite e ristorando gli animi e offre loro due scelte, e vincolandoli con delle catene magiche alla scelta che gli sta per proporre.
Il piano A, invocare il Sacro soffio di Bahamut per incenerire il piccolo Edvin e tutta la malvagità che porta dentro, o il piano B svolgere una prova sacra per ottenere la benedizione del Dio e porre fine alla minaccia del ragno nero e dell’immondo che li attende all’onda tonante.
Edvin prontamente propende per il piano B, seguito anche dagli amici.
Poi però domanda al sacro Padre come potrebbe inibire il potere del frammento di immondo, e il Chierico gli propone come scorciatoia il Piano A, lui ovviamente rifiuta.
I compagni così accettano il Piano B, ma prima il chierico incarica Freya di dotare lo sgangherato gruppo con un equipaggiamento migliore, apre un portale e Sora capisce immediatamente che il privilegio che gli è stato appena fatto è il sogno proibito di ogni paladino.
Stanno per essere equipaggiato dal famoso Perletti, il fabbro divino di Bahamut.
Avvisa i compagni dell’enorme onore, e mentre si avvicinano alla forgia, attraversando un ponte su un fiume di lava Freya li redarguisce duramente.
Non disturbate a lungo il sommo Perletti, lui forgia le scaglia di bahamut e non ha tempo da perdere con gente come voi, se lo infastidirete troppo…Piano A.
Poi le porte si spalancano e un gigantesco Ifree dalla testa fiammeggiante ferma per un attimo il suo martello incandescente per ascoltare le richieste del gruppo.
Sora Olga e Tarsil non perdono tempo attivato l’incantesimo Passo del vento, precedentemente attivato da Sora, si tramutano in delle nubi gassose e sfrecciano all’interno del pozzo, Wysabella ha una bellissima colorazione fuxia.
Tarsil e Edvin invece si avvicinano circospetti al pozzo, il Mago nota delle piccole colonne vicino all’entrata, sembrano parte di qualche rituale, ma appena si avvicina il suo sguardo viene rapito dalle venature di basalto del minerale e il suo intento sfuma nel nulla.
Edvin percepisce qualcosa di strano, il pozzo sembra essere sospetto, e inoltre non riesce a leggere le strane iscrizioni sulle piccole colonnine… richiama l’attenzione del Mago, meglio allontanarsi e setacciare l’area.
Nel frattempo i 3 che sono entrati sono circondati dalle tenebre, nulla sembra riuscire a fenderle, e neppure la luce magica che Tarsil cala in loro soccorso.
I rumori sono azzerati e un freddo sepolcrale li attanaglia, è evidente ai 3 gassosi che quella tenebra è magica, a provano ad uscire, ma viene bloccata da una specie di barriera invisibile, così Wysabella e Sark decidono di scendere per esplorare l’area, un lungo tunnel li porta giù per una 50 di metri, e poi si snoda fino a una vasta apertura in cui si avventurano completamente alla cieca dividendosi.
Sora invece prova a forzare la barriera, ma dopo diversi tentativi desiste, in forma gassosa infatti non può comunicare e usare i suoi incantesimi, così scende anche lei con i compagni.
Intanto Tarsil e d Edvin abbandonano la piazza del paese guadagnando la copertura delle abitazioni, sebbene diroccate offrono un buon riparo e un’opportunità di raccogliere informazioni sul luogo.
Le abitazioni sono abbandonate da tempo, la polvere che ricopre ogni cosa lo testimonia, e tutti gli avere degli abitanti sono stati saccheggiati o distrutti.
Tarsil guardando da una finestra vede il pozzo e quelle strane colonne che lo circondano, la sensazione che gli mandano è di pericolo e di una qualche sorta di trappola.
Edvin è dello stesso avviso, ma non riesce a capirne la fonte, poi notano che al passare di un corvo le ombre sembrano flettersi, tremolare, allungarsi fino a diventare vive, uno strano busto umanoide fatto di oscurità tenta di afferrare l’animale, e poi mancandolo ritornò nell’ombra della costruzione.
I due si guardano e con un cenno della testa Tarsil casta illusione minore, un Edvin ologramma sfreccia nella piazza verso le colonne.
Appena l’illusione arriva a tiro delle ombre queste si sollevano e lo avvolgono come un mano nero, un urlo di disperazione si levò dal pozzo appena l’illusione sparì e le creature umanoidi restarono a bocca aciutta.
Mago e ladro iniziarono così ad elaborare un piano, avvicinarsi alla voragine era fuori questione senza avere maggiori informazioni sulle creature, ma propio mentre Edvin si proponeva per analizzarle da vicino 2 fulmini squarciarono l’orizzonte, Tarsil riconobbe subito la natura arcana delle manifestazioni, poi come a conferma uno spruzzo colorato abbattè uno dei rami del grosso albero sulla collina, qualcuno stava combattendo laggiù.
Edvin si nascose, mentre Tarsil decide di affrontare il nemico, rumori di zoccoli avvisarono il duo che qualcosa stava cavalcando nella loro direzione, con un incantesimo sulla punta delle dita il mago si preparò a incenerire il nuovo arrivato, ma quello che vide comparire fu il vecchio Krumadin in modalità Cervo.
Wysabella intanto completamente accecata e stufa della situazione sciolse l’incantesimo, buio e freddo restarono immutabili, quello che scoprì cadendoci dentro fu la presenza di uno stretto fossato sul pavimento che si diramava in modo sinuoso, decise di seguirlo.
Sark allo stesso modo tornò corporeo la sua esplorazione però non diede frutti migliori se non che i suoi sensi all’erta gli permisero di saltare uno degli strani fossati invece di cadervi dentro.
Sora invece restò alla fine del tunnel, con le mani si rese conto che esso conduceva ad un grande slargo, ma l’oscurità magica non le permetteva di indagare oltre.
Sark iniziò a chiamare gli amici, e una voce ben nota gli rispose, “UHMMM” Geralt si fece riconoscere, iniziò a sbattere la spada per terra facendo si chè il monaco lo individuasse.
Sempre al buio arrivò pian piano anche il paladino e il cacciatore di taglie spiegò loro che Agatha aveva creato quell’oscurità per proteggere lui e lei da una strana entità che li aveva attaccati.
Non il Beholder ma bensì qualcosa di molto più potente e demoniaco, come confermava il naso di Sora.
Agatha l’aveva confinata in quel pozzo, con le ultime forze, il beholder era stata solo un’esca, che però aveva quasi vaporizzato lui.
Sora ascoltando la storia si insospettì sempre di più, doveva per forza uscire di lì e controllando gli strani fossati si rese conto che formavano una strana incisione, il marchio di Valindra disse con orrore.
All’esterno intanto Tarsil chiese spiegazioni al suo mentore, come mai era ferito? con chi combatteva?
Il cerv’uomo gli disse che non avevano tempo da perdere, i fratelli krull li avevano rintracciati, lui li aveva ritardati, ma come poteva vedere non era stato abbastanza potente da sopraffarli.
Doveva radunare il gruppo e fuggire immediatamente, Tarsil informò che gli amici erano bloccati dentro a quello strano pozzo, e il Cervo analizzò il pozzo, e spiegò che quello era un incantesimo di confinamento, per liberare i prigionieri bastava romperne il sigillo, relativamente alle ombre assassine bastava colpire dalla distanza…
Tarsil iniziò a preparare il suo dardo infuocato all’istante, ma ad Edvin qualcosa non tornava, Krumadin parlava in modo leggermente differente, il suo aspetto aveva qualcosa di strano, e soprattutto, perchè chiedeva a tarsil di rompere il sigillo egli stesso era un mago.
Nell’esatto momento in cui il ladro urlava a tarsil di fermarsi il dardo di fuoco lasciava le mani del mago distruggendo una delle colonnine, il ghigno del cervo gli deformò la faccia e per un attimo Edvin vide il suo vero aspetto, il volto di una ragazza seminascosto da una terrificante maschera da Oni, poi un geyser di oscurità eruppe dal pozzo scatenando un pandemonio.
L’oscurità defluì vertiginosamente dal pozzo trascinando con se i 3 compagni nella caverna, sparandoli fuori all’esterno, e poi con la stessa violenza risucchiò tutto quello che aveva intorno.
Tarsil riuscì ad afferrarsi al bordo del pozzo, ma solo per vedere Edvin venire trascinato già seguito da Sora, Sark e Wysabella aggrappati a Geralt, dopo di chè l’oscurità si dissolse.
O così almeno sembrò al mago, che invece si sentì accarezzare da mani d’ombra, le strane creature di prima lo stavano circondando, e si apprestavano a saltargli alla gola agognanco il suo calore, il suo sangue e la sua carne.
Appeso e impossibilitato a usare la magia la sola cosa che lo difese fu la sua abiurazione, al primo attacco però scivolò giù e raggiunse gli amici.
la caverna sotterranea ora era visibile a tutti, una cupola di roccia del diametro circa di 30 cm con sul pavimento dei fossati che emanavano una tetra luminescenza verdastra che componeva il simbolo di Valindra, signora Lich e terribile minaccia dei viventi..
Sora alzò lo scudo, e tutti gli altri in risposta si prepararono a difendersi, invece Geralt li invitò calmarsi, Agatha aveva creato quel sigillo, non aveva intenzioni malvagie, anzi aveva sacrificato se stessa per creare la barriera e ora era incastonata nel soffitto ancora nell’atto di castare il suo incantesimo per l’eternità.
L’abissale che li aveva attaccati però era intrappolato con loro, era quella la vera minaccia, una risata però interruppe il racconto, tutti si girarono e vedere una ragazzina che li fissava ridendo con una strana maschera da Oni in testa.
Edvin riconobbe la stessa faccia che si nascondeva sotto le mentite spoglie di Krumadin e avvisò gli amici, la sconosciuta però si rivolse a Sark e con finto dispiacere gli chiese come mai non la riconosceva.
Il monaco spiazzato chiese informazioni, al chè ella ridendo gli mostrò una forma che a dire suo gli avrebbe rinfrescato la memoria.
Un Oni gigantesco si stagliava ora davanti al gruppo, Sark ruggì di collera e preparò i suoi pugni, ora sapeva di aver davanti lo stesso Oni del suo ricordo.
L’oni tornò di nuovo in forma di ragazzina e lo sbeffeggiò dicendo che era abbastanza delusa, in confronto al padre lui era solo una misera sfida, vedendo Sark confuso, si staccò uno dei pendagli che penzolavano dalla sua maschera e glielo scagliò addosso.
Immediatamente un flash spalancò le tenebre dei ricordi di Sark, sprazi di memoria gli riaffiorarono, mostrando un potente monaco dai pugni dorati che si stagliava solitario a difesa di un villaggio di montagna.
Suo padre che da solo combatteva contro l’Oni, unica difesa del villaggio in quanto attorno a lui tutta la popolazione era stata decimata.
Un altro flash gli mostrò il culmine della battaglia, quando il monaco attinse a tutto il suo KI per attivare la tecnica segreta del palmo tremolante contro i nemico colpendolo in pieno.
L’oni era in difficoltà stava per essere annientato dalla potenza inaudita del colpo, ma, nell’attimo del colpo di grazia una lama verde trafisse alle spalle il padre, rompendo la concentrazione e permettendo all’oni di liberarsi.
Sark carponi tornato al presente stava piangendo di rabbia e dolore, ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa la ragazza lanciò un secondo pendente contro Edvin che si piegò su se stesso e iniziò a vomitare una terribile pece nera, spasmi lo distruggevano e minacciavano di soffocarlo fino a che una specie di sfera orrenda con tentacoli non uscì dalla sua bocca.
Inorriditi tutti lo fissarono, Edvin a sua volta fissò l'oscenità che iniziò a risucchiare la pece e a mutare.
Una figura inconcepibile nacque davanti a loro, un mantello giallo nascondeva a stento una moltitudine di escrescenze, tentacoli e bocche fameliche, sul petto la sfera originaria e al posto della testa un vuoto siderale li guardava.
L'immondo li salutò con una voce inconcepibile ai più solo Edvin e Tarsil capirono il linguaggio abissale, invitò Edvin a unirsi a lui, a tornare ad essere una cosa sola, e gli ordinò di aprire la grotta tonante per liberare il suo vero corpo.
Edvin non capiva, e si rifiutò tentando di avvicinarsi solo per rendersi conto che non riuscire a distinguere i suoi pensieri da quelli dell’immondo.
Oni suo gesto, pensiero o mossa per quanto imprevedibile era guidata o prevista dalla creatura.
Edvin rifiutò di unirsi a lui, e l’immondo spinse sulla sua coscienza, rivelò di essere il patrono di Olga, e che visto il fallimento della sua marionetta si era deciso ad intervenire di persona…il ladro usò la sua corda magica per tentare in una mossa disperata di avvinghiare il nucleo del patrono, ma questi con una rapida mossa bloccò l’attrezzo magico e poi con una risata divertita fissò il piccolo ladro terrorizzandolo, vedo che non sei ancora pronto ad arrenderti e a tornare parte di me, bene divertiamoci pure, verrò a coglierti quando sarai più maturo.
Con una velocità sovrumana la figura si sciolse, e la sfera e sfrecciò nuovamente in gola a Edvin tornando al suo interno.
L’halfling iniziò a essere soffocato dal liquido nero, il dolore era interminabile e sconquassò il suo corpo si piegò in due e tra gli spasmi e le urla iniziò a rotolare, per un attimo i lsuo corpo si allungò, mutò, fino quasi a strapparsi, i compagni per una frazione di secondi videre un nuov volto, completamente nero al posto di quello dell’amico, orecchie a punta e strani capelli bianchi.
Ma fu solo per un battito di ciglia, tanto che tutti pensarono di esserselo immaginato.
Non era pronto per essere ancora colto, così si sentì sussurrare nella mente.
Poi una voce che conoscevano molto bene li salutò tutti.
Si trattava di Iarno, che salutò Edvin chiamandolo falso fratello e informando tutti che era lì per vendicarsi, prendere il piccolo Halfling e usarlo per liberare il suo nuovo signore, che gli aveva donato nuovi poteri, dopo di chè una palla di fuoco immensa illuminò la sua faccia demoniaca e sfrecciò verso il gruppo.
Trasil annullò l’incantesimo appena in tempo, Sark evocò un orso bruno a supporto, Wysabella e Sora si prepararono mentre il terrorizzato Edvin ancora carponi cercava di rielaborare cosa fosse successo.
Il terrore lo inchiodava a terra.
l’Oni intanto si rese invisibile, così come Iarno lasciando che 4 ombre strisciassero fuori dalle scanalatura del terreno e attaccassero il monaco.
Ancora furente Sark fece volare i suoi pugni vaporizzando 2 ombre senza dare loro la possibilità di muoversi, per poi lanciarsi sulla terza.
L’oni intanto castò Oscurità in mezzo al gruppo accecandoli tutti, Sora curò Edvin e tentò di calmarlo, ma l’oscurità ebbe l'effetto contrario.
Iarno castò nuovamente una palla di fuoco e Tarsi fu costretto a usare controincantesimo nuovamente, poi lui e Wysabella si gettarono fuori dalla sfera di oscurità dove l’oni stava attaccando l’orso.
Sora si scagliò contro l’oni che però schivò il colpo allontanandosi, tarsil castò Fulmine che fu neutralizzato dall’invisibile mago nemico, e mentre Sark annientava le ultime 2 ombre Wysabella invocò la forza degli elementi facendo cadere una tempesta di neve nell’area di lotta paralizzando l’oni.
Poi Iarno li colpì con delle palle di fuoco ferendoli e distraendoli, questo fu fatale perchè l’oni si portò alle loro spalle utilizzando cono di freddo che investì tutto il gruppo.
Sark, Wysabella, Geralt e Tersil si tramutarono in statue di ghiaccio, Edvin in fin di vita ma sconvolto si accasciò tra le gambe di Sora gravemente ferita mentre una risata trionfante risuonò davanti a loro.
Iarno ormai certo della vittoria alzò il suo bastone con l’intento di fracassare la testa del Ladro.
Hai spostato il castello, disse iarno a Tersil, ma ora quel potere sarà mio, ti prenderò tutto il sangue per il mio signore e il tuo potere per me.
Fu solo grazie a Sora che il gruppo non fu annientato, vedendo la situazione disperata invocò il potere del suo elmo incantato teletrasportando appena in tempo tutto il gruppo e Agatha nel posto da lei considerato più sicuro
una luce dorata e calda li accecò tutti e mentre l’eco dell’urlo d’odio di Iarno si spegneva videro una sala riccamente adorna di icone di Bahamut.
Il gruppo si prepara per la notte, il primo turno di guardia è affidato a Tarsil, che si sistema vicino al fuoco e vigila sul sonno dei compagni, a circa met turno però un brivido gli corre lungo la schiena, una figura si staglia nera all’orizzonte sullo sfondo della luna, ruggisce e si tuffa in picchiata, è a caccia capisce Tarsil, ma è molto lontana dall’accampamento, la notte torna tranquilla.
Edvin furtivamente si avvicina a Sora, e le fa un regalo, un giglio bianco attorniato da fiori di iperico, il simbolo dei paladini, dopo di che si accoccola con la Micix per dormire al caldo.
Tarsil invece le dona l’anello dell’ ariete in segno di riconciliazione lasciandoglielo appeso ad un ramo davanti al suo giaciglio.
Passate le 4 ore il mago sveglia il paladino per il cambio, e Sora trova i regali, dona l’anello a Sark e un po’ di iperico a Wysabella che lo usa peril su dipinto dopo di che prende posizione per vigilare sul sonno di tutti.
A notte inoltrata Micix sente uno strano odore provenire dal fogliame, e dei rumori sospetti, allerta Sora che sveglia immediatamente il gruppo, un predatore li sta osservando dal fitto del fogliame.
Si mettono in posizione difensiva, ma vengono attaccati alle spalle da quello che sembra essere la testa di un enorme gufo, attaccata alla testa c’è un corpo gigantesco di un orso, Sora riconosce l’animale, un orsogufo li ha fiutati e ora li sta attaccando e quello che è peggio è che non è solo, un altro sopraggiunge dal fianco.
La battaglia inizia con Sark e Sora che scattano ad intercettare le belve mentre gli incantatori iniziano a castare le loro magie, ed Edvin bersaglia gli orsogufi dal fitto del cespuglio dove si era nascosto.
Le Creature sono molto tenaci una morde sark alla spalle e lo scaraventa contro Edvin, il Ladro tenta di schivare ma il proiettile umano è troppo veloce e lo prende in pieno, Sora usa il suo scudo per difenderli ma un artigliata la raggiunge alla coscia ferendola.
Poi Tarsil ed Olga riescono a indebolire gli orsogufi a colpi di dardo infuocato e permettono al gruppo di finirle facilmente.
Sark prova a conciare le pelli degli animali, ma le fiamme ne hanno rovinato le pellicce così decide di tagliarsi un buon filetto e cucinarselo, ma tarsil rifiuta la porzione, secondo lui la carne non è commestibile.
Gerald avvisa il gruppo che li precederà da Agatha e si incammina nelle tenebre, gli altri invece chiudono il campo attendono l’alba e si incamminano.
Sora incaricò micix di trainare il carretto dove Wysabella procedeva con il dipinto, e gli altri a piedi seguirono il rozzo mezzo di trasporto.
Tarsil stranamente volle fare da apripista, sotto la furtiva supervisione di Edvin che da sopra gli alberi lo teneva d’occhio, finchè dopo circa 8 ore di cammino il mago percepì delle stridule vocine nel bosco, dei goblin stavano litigando tra loro per la carcassa di un coniglio rinsecchito.
Senza perdere tempo, li salutò e si presentò loro, subito fu circondato e gli fu intimato l’alt.
Quel bosco era loro, e se voleva attraversarlo doveva pagare un pedaggio, nessun problema esclamò l’elfo, prese un sacchetto di nessun valore dalla sua cintura, e con illusione minore convinse le stupide creatura di star consegnando loro 500 MO, questi alla vista sbiancarono, e iniziarono ad urlare, poi quando videro il resto del gruppo rincararono la il prezzo, così, tarsil non fece altro che estrarre un altro sacchetto con altre 500 MO immaginarie, fu un tripudio I Goblin impazzirono dalla felicità e lasciarono passare il gruppo permettendo loro di raggiungere un crinale dal quale videro la vallata d Conberry e un albero solitario stagliarsi all’orizzonte.
Si incamminano fino ad arrivare ai piedi dell’albero dove sentono provenire un pianto disperato, allarmati si avvicinano con cautela pensando di aver trovato Agatha, ma invece trovano una vecchia che seduta in mezzo a pentacoli, teschi e rimasugli di cadavere si dispera chiamando un certo Hector.
Edvin le chiede cosa stia succedendo, e questa inizia a straparlare di Hector e di una terribile sciagura che le è capitata, mostrando a Wysabella e a Tarsil una bacchetta magica spezzata, irrimediabilmente rotta secondo quest’ultimo.
La vecchina dice di chiamarsi Muriel, e chiede l’aiuto degli eroi, “aiutatemi a riavere il mio Hector vi prego, ho lavorato tanto per averlo e ora l’ho perduto” poi indica dietro di lei al di là del bosco dove quelli che sembrano raggi magici imperversano all’orizzonte.
Sora vuole vederci chiaro e chiede chi sia Hector, e la vecchina tra le lacrime gli racconta che è un Beholder che ha trovato morto, dopo una battaglia con dei draghi, lei lo ha riportato alla non vita vincolandolo alla bacchetta.
Inorridito il gruppo si rende conto di essere davanti ad una Negromante, ma questa aggiunge che Hector ormai fuori controllo sta distruggendo tutto quello che trova, e che Agatha è sulla sua linea di morte, li avvisa anche che un'altra sua creatura è fuggita, si tratta di grumish, una testa magica che lei ha creato e potenziato un po di tempo fa.
Nessuno vorrebbe aiutarla, ma un Beholder Zombie non è certo una minaccia da lasciare a piede libero, ed inoltre Agatha potrebbe venire distrutta dalla creatura, vanificando la loro missione.
Vedendoli indecisi Muriel propone una ricompensa, degli oggetti magici in cambio dell’aiuto con il mostro, fermatelo e riportatemi l’occhio e avremmo raggiunto entrambi i nostri obiettivi.
Alla fine il gruppo accetta, ma non prima di aver chiesto delucidazioni sulla due creatura, e capendo che sono estremamente pericolose, grumish inoltre è particolarmente fastidioso in quanto pieno di incantesimi che lo proteggono dagli attacchi magici.
Convinti di stare facendo una pazzia, ma senza possibilità di evitarla si avviano, avvistano le creature poco più avanti, stanno impazzando nella vecchia piazza di Convberry, devastando le case in rovina urlando come degli ossessi.
Edvin si fa avanti per primo in modo furtivo si porta a tiro e scocca una freccia a Hector, gli fa appena il solletico, il beholder lo scorge alza un tentacolo con un occhio Viola e un raggio sfiora il ladro vaporizzando all’istante una grossa porzione di selciato alle sue spalle.
Edvin tenta di nascondersi, ma Grumish arriva ridendo come un pazzo e gli scaglia addosso 4 dardi incantati inchiodandolo al suolo.
Gli amici si lanciano sul campo di battaglia, come al solito i primi sono Sark con un Lupo evocato dal sacchetto magico, e Sora con a fianco la Micix, mentre tarsil e Wysabella più indietro preparano gli incantesimi.
La battaglia è durissima, Edvin scopre che le sue frecce non sono efficaci sui non morto Sark non riesce a coordinare bene i colpi le creature volano non sono il suo forte, e Sora dal canto suo a stento riesce a parare i colpi.
Hector tenta di mordere Sora, ma questa resiste, poi le scaglia addosso un raggio giallo, ma fortunatamente lo schiva e contrattacca ferendolo, Wyabelle però evoca le sue campane spettrali che attaccano lo zombie con energia necrotizzante…scoprendo che però ha un effetto curativo su di lui.
Grumish intanto prende quota e scaglia un globo infuocato contro Sark e Sora, ma per fortuna Tarsil usa dissolvi magie salvando gli amici.
Il teschio infuriato attacca il mago che si salva solo grazie alla sua abiurazione protettiva.
Sark attacca nuovamente e i suoi colpi iniziano a danneggiate il beholder ce però è ancora in forze e troppo pericoloso.
La vera minaccia però è Grumish che resiste a tutti gli incantesimi di fuoco di Tarsil e pure a quelli necrotici di Wysabella, il mago dissolve una palla di fuoco che avrebbe spazzato via il gruppo, ma poi finisce gli incantesimi e il teschio riesce ad evocare una sfera incandescente che scaglia in mezzo al gruppo.
Sora, Edvin e Sark vengono ustionati, ma grazie agli sforzi congiunti riescono a avere ragione di Hector.
Il Beholder però inizia a rianimarsi tra spasmi e flatulenze, così Sark stappa una boccetta di acqua santa, donatagli da Graele e gliela versa sopra, urla disumane scaturiscono dalla testa mostruosa, mentre come acido l’acqua lo corrode fino a trasformalo in una pozza marcescente di materia grigia.
Il teschio però sale di quota e li attacca senza che nessuno riesca a scalfirlo.
Il Mago ha un idea, crea un illusione di Muriel e la usa come esca, non appena la vede Grumush perde la ragione e le si scaglia addosso, attraversandola e fracassandosi al suolo, Edvin con un intuito eccezionale usa la sua corda magica per prendere al lazzo la mandibola del non morto e trattenerlo passando la corda a Sora.
Tarsil prova ad avvelenarlo, ma è immune, Sark prova a tramortirlo, ma neppure lui ce la fa, tocca a sora invocare la sua magia radiosa e fracassare il cranio con il suo morning star, Wysabella intanto carica un incantesimo particolare, afferra un sasso e come una catapulta colpisce a ripetizione Grumish.
Funziona profonde crepe si formano sulla sua testa, prima di soccombere però il non morto attacca lo stregone con dei raggi infuocati, ma è solo un inutile diversivo, perché con un ultimo colpo di catapulta Wysabella destra la sua calotta cranica stroncandolo.
Se la sono vista brutta, per la prima volta hanno affrontato dei nemici resistenti agli incantesimi e per poco, se non fosse stato per la scaltrezza di Tarsil e alla sua illusione sarebbero stati inceneriti dalle pale di fuoco del teschio infuocato.
Muriel li raggiunge mentre stanno analizzando delle strane macchie di sangue che finiscono in un pozzo al centro della piazza, sangue di Geralt conferma la Micix…
La vecchina però è ancora più disperata di prima, il suo Hector è completamente sciolto, la sua più magnifica creazione è andata perduta, come potrà ora continuare a studiare la Necromanzia?
Sora le fa notare che hanno slavato la regione, e soprattutto che non si poteva rischiare di lasciare Hector alla sua mercee, se scappato una volta potrebbe fuggire di nuovo.
Alla fine Muriel viene convinta e tra le lacrime, consegna pure la ricompensa pattuita, 5 oggetti portentosi per il gruppo.
Ora però Trasil p in pensiero per Geralt, tutto quel sangue è il suo, e li conduce in fondo al pozzo…
Gli avventurieri continuano il loro viaggio è appena mezzogiorno e hanno una tabella di marcia serrata, ma prima Sora vuole chiarire perchè è stata ingannata.
l’essere stata ferita dai Lupi infatti ha rotto la suggestione lanciata da Tarsil rendendola furiosa.
Sark bisbiglia aTarsil che adesso è nei guai, che non avrebbe dovuto incantarla a ripetizione i giorni passati, ma Sora lo sente...
Chiama i compagni in cerchio e casta zona di verità, all’interno del cerchio magico nessuno potrà mentire, eccetto Tarsil però che riesce a non farsi incatenare dall’incantesimo.
Dopo di che inizia ad interrogare Sark, il quale conferma che Tarsil ha ussto suggestione per farle accettare il patto di Halia, poi conferma anche che Tarsil ha giustiziato il marchio rosso al vilaggio.
Furiosa passa a Edvin, gli chiede chi sono i genitori, che cosa sa del reagente, e come è andata la storia del marchio rosso, il ladro risponde a tutto in modo sincero, i suoi sono una famiglia ricca ma criminale, il reagente è lui, ma non sa bene che significa, e al villaggio ha solo fatto quello che pensava giusto, Tarsil però ha mentito e questo lo ha fatto infuriare, tanto da minacciare il mago se dovesse mentire nuovamente a lui o al gruppo.
Sora poi gli chiede se ha intenzione di tradire il gruppo, e Edvin candidamente la informa che finchè sarò vantaggioso per lui non farlo, non lo farà.
Sora si rende conto che il suo team non è unito, e ci sono elementi fuori controllo sete di conoscenza e potere, ambizione e sotterfugi, si incolpa di questo, si mette in discussione la sua leadership non è stata sufficiente a creare dei legami, lo spetto del fallimenti si insinua nel suo cuore, infuriata e avvilita decide di allontanarsi per riflettere e torna all’accampamento seguita da Sark triste per lo stato d’animo dell’amica.
Lungo la strada presa dallo sconforto, afferra la sua icona del patto, la spezza e la getta a terra, questo non sfugge al ladro che furtivo la raccoglie.
Il resto del gruppo intanto medita la prossima mossa, Tarsil si sente in colpa per quello che ha fatto, ma era l’unica via per ottenere informazioni, Wysabella in disparte pensa a come finire il suo dipinto, e Edvin invece pensa a come lo ha guardato Halia quando ha rifiutato di darle il suo sangue.
“E quindi avete fatto un bel casini eh?” li deride una voce alle loro spalle, si girano e su una roccia vedono seduto Krumadin il Mentore si Tarsil, il vecchio nano li saluta e tenta di dare speranza al gruppo in difficoltà, quando Wysabella si gira a guardarlo però il nano sorride e cambia aspetto, appare come il signore che ha allevato la stregona, rivela così di essere la stessa persona, e di volere il bene di entrambi.
Wysabella però nota che ora è cieco, e alla sua domanda di spiegazioni vede Tarsil diventare rosso e nascondere la faccia, Jrumadin spiega che è stato un incidente causato dal Mago, ma non gli serba rancore.
E’ venito lu però per due motivi, il primo è per avvertirli che l Zentharim ha fatto chiamare 2 cacciatori di taglie, i fratelli Krull, terribili tagliagole famosi per non aver mai fallito una missione e specializzati nella cattura di incantatori, sono sulle traccie di Edvin, o meglio della cosa che è nascosta dentro Edvin, lui può percepirla, e non sembra nulla di buono, e neppure di questo piano.
RIvela che Edvin è la chiave per la caverna, lui è legato ad essa, e forse la riuscirà a capire cosa lo sta cambiando.
Edvin sospettoso prende un sasso e lo tira su Krumadin, rivelando che n realtà non è altro che un’illusione, una piccola risata alla loro destra rivela il vero Mentore che sbuca da dietro un albero, prende un sasso, lo tira addosso ad Edvin e chiede che ora possono smetterla coi giochetti.
La seconda cosa è che il patrono di Olga vuole allo stesso modo Edvin, Olga era un burattino inconsapevole di quest’ultimo, e aveva il compito di prendere il “reagente” per l’immondo.
Ora che è morta l’immondo è stato rallentato, ma non certo fermato.
Le informazioni sono sconvolgenti, e cambiano drasticamente la visione della missione del gruppo, il Mentore si alza in piedi e vedendoli scossi decide di regalare loro un oggetto magico a testa, dopo di che si incammina verso il bosco.
Con un cenno della mano muta nuovamente diventando una sorta di uomo cervide, e li saluta per l'ultima volta rassicurandoli che si rivedranno “Cervamente”, e che lui intanto “Cervrà” maggiori informazioni sulla caverna.
Nel frattempo Sark evoca un cinghiale dalla sua Borsa magica, quella prima appartenuta alla non compianta (se non da Tarsil una volta) Olga, e lo incarica di investigare su certi rumori che ha udito nel fosco del bosco, l’animale se ne torna con un’espressione spaventata sul volto e un legnetto con delle secrezioni nauseabonde, Tarsil lo analizza e concorda con il naso di Sora, si tratta di non morti, e pure contenti, probabilmente di Ghast cioè dei Ghoul capobranco.
Nemici temibili, soprattutto perchè il gruppo è stanco e ci sono dei feriti, Edvin propone di aggirarli e tutti acconsentono sfuggendo al pericolo.
Decidono di accamparsi diverse ore dopo in una piccola radura tra gli alberi, accendono il fuoco e Wysabella si mette subito a dipingere.
Edvin va a caccia, ma un piccolo coniglio malato è tutto quello che trova mentre Sark riesce a catturare un bel paio di pernici.
Il monaco però è stato seguito da un orco che usa comando su Sark che era andato ad investigare e lo obbliga a spegnere il fuoco, questo però fa insospettire Edvin che si arrampica e nasconde tra le fronde.
Poi un urlo rompe il silenzio della notte, “gruuummshh” la voce gutturale si fa più vicina poi una lancia spettrale sibila nell’aria colpendo Edvin nascosto e facendolo crollare a suolo.
Tre Orchi fanno irruzione nell’accampamento con le asce sguainate, e l’orco che ha scagliato la lancia contro il povero Halfling lo finisce tramortendolo definitivamente comandando la lancia a distanza.
Tarsil capisce che si tratta di un arma spirituale, e che non ha davanti semplici orchi, ma un reparto d'élite di potenti maghi guerrieri.
Sora si precipita in difesa del ladro, alzando lo scudo mentre Sark inizia a menare pugni come al suo solito, Gli orchi però avevano usato preveggenza, per quello sapevano dove si nascondeva Edvin e ora sanno anche come li attaccherà ognuno del gruppo.
Il secondo Orco evoca a sua volta un'arma spirituale e si scaglia contro Wysabella, che già ferita dal combattimento con gli ogre soccombe sotto l’ascia implacabile.
Tarsil gattaiola fuori dal bosco e le da una pozione per rimetterla in piedi, e poi si dirige minaccioso verso uno degli orchi caricando un incantesimo.
Sark fa lo stesso con Edvin, ma appena il povero Halfling si rialza viene trapassato nuovamente dalla lancia spirituale del nemico collassando esanime davanti al monaco.
Sora avanza minacciosa alzando lo scudo e parando i colpi mentre Sark tempesta di pugni il nemico, Tarsil usa spruzzo velenoso colpendo in piena faccia uno dei nemici e rompendo la loro formazione.
Wysabella evoca un diavoletto della povere e lo scaglia nella battaglia accecando i nemici e permettendo a Sark di gettarsi nella mischia, uno degli orchi prova a perforarlo da dietro con la lancia, ma il monaco irrigidendo i suoi glutei basaltici ferma l’arma e risponde ferendo pesantemente sia il corpo che l’orgoglio dell’orrendo mostro.
Wysabella poi evoca le sue mini meteore e le scagli contro il nemico intrappolato nel vortice facendo strazio di corpi.
Poi Soram Sark e Tarsil finiscono il lavoro con facilità.
la battaglia è vinta ma il gruppo è allo stremo delle forze, perquisisce il nemico e trova un liuto da bardo nelle sacche, poi si riunisce vicino al fuoco per la conta dei danni.
Dalle ombre però due occhi di brace li osservano, uno straniero si avvicina dalle tenebre, è Geralt di Vador un cacciatore di taglie, sulle tracce del trio di tagliagole che avevano ucciso il suo amico Ranuncolo.
Tarsil gli spiega che hanno già fatto il lavoro per lui, e gli mostra il liuto, al che il cacciatore di taglie li ringrazia e piange una singola lacrima in ricordo dell’amico.
Si accampa con loro, e quando Wysabella chiede cosa ci facesse per quei boschi, risponde che era lì alla caccia di alcuni assassini, assassini di una famiglia di ogre boscaioli che commerciavano con Thunder three e che 2 notti fa sono stati trovati morti sulla pista Triboar.
Gli avventurieri si guardano negli occhi, l’un l’altro, hanno capito cosa hanno fatto e quando Sora sente che la Ogre femmina era pure incinta, non resiste e confessa il misfatto.
Geralt risponde con un “uhmmmm” e si fa raccontare la storia, capisce che è stato un equivoco, e che imbattersi in Ogre di solito significa venire divorati, ma comunque ha un lavoro da fare, sono colpevoli e devono espiare la loro colpa.
Li invita a costituirsi a Thunder Three, dove il capo villaggio ascolterà la loro versione e deciderà come procedere, in caso contrario è pronto a fare quello per cui è stato pagato.
Tarsil fa leva sulla compassione, e gli chiede cosa avrebbe fatto lui in caso avessero minacciato un suo caro amico, la ferita della perdita di Ranuncolo è ancora sanguinante, così il mercenario gli da tempo un mese, ma estrae uno strano amuleto raffigurante una testa di lupo e li invita a vincolarsi con una goccia di sangue.
Tutti lo fatto tranne Edvin che rifiuta testardamente e costringe Geralt ad estrarre le sue lame, è solo grazie a Sora che la situazione non degenera, il paladino gli racconta la loro missione e che devono recarsi da Agatha la banshee per il pettine di giada, Geralt gli chiede se hanno intenzione di uccidere anche quella creatura, e lei nega, offrendogli si unirsi a loro per controllare se non ci crede, poi una volta chiusa quella faccenda si costituiranno tutti a Thunder three, se il Ladro non darà il suo sangue sarà sorvegliato dal cacciatore di taglie.
Geralt accetta, capisce l’importanza della missione, ma comunque terrà d’occhio il piccoletto da vicino.
Finita la battaglia decidono di passare la notte nel maniero, leccarsi le ferite e riorganizzarsi.
Il gruppo ha sconfitto i marchi rossi, ha messo in fuga Iarno e salvato Phandalin, ora devono chiudere i conti con il ragno nero e salvare Trink Fireforge, non ‘è tempo per piangere Olga.
Sora ed Edvin passano la notte con gli ostaggi, Edna e il figlioletto, e il Paladino approfitta della serata tranquilla per evocare la sua cavalcatura Magica, dal nulla appare Micix un leone dorato con i dreadlock, abs di serie, e cerchi da 18 con cruise control adattativo turbo elettrico a zero emissioni.
Sark, e Tarsil si sistemano nel refettorio con Kurt il bugbear, dove il mostro accusa il mago di Fricchionaggine, secondo lui infatti chi utilizza la magia piuttosto che i muscoli dovrebbe stare a casa a fare la calza e non atteggiarsi da uomo, dimostrando tutti i limiti della società patriarcale dei bugbear…..
Al mattino Tarsil e Sark raggiungono Sora, scatenando le urla terrorizzate di Edna, che riconosce in Kurt lo stupratore seriale che l’ha tormentata per settimane.
La donna inizia a piangere disperata e il povero bimbo torna catatonico con gli occhi spalancati, è solo grazie alle rassicurazioni di Sora ed Edvin che gli ostaggi si calmano e tutti si avviano verso l’uscita del maniero Tresendar.
Intanto all’insaputa degli eroi in un luogo non precisato, un portale si apre, e ne sbuca Iarno, sanguinante e lacero, si inchina ad una figura avvolta nell’ombra e riferisce che i marchi rossi sono stati sbaragliati.
La figura digrigna i denti, e gli domanda della mappa, che compare da una delle maniche del mago, Iarno conferma di non essersela lasciata sottrarre.
Il ragno nero sorride, afferra una sfera e informa il mago che cambieranno posizione….dopo di che Iarno riapre il portale con l’intento di vendicarsi del gruppo si Avventurrieri.
Oltrepassano le cripte, e rimangono bloccati nel corridoio con la trappola di Tiamat, li le 4 piattaforme sono tornate immateriali, l’orso di Olga che teneva le leve è scomparso e tocca a sark risolvere la situazione con un balzo inizia a correre lungo il muro facendosi beffe della legge di gravità e atterrando dall’altro lato della voragine.
Giungono così nella sala della Fontana, Edvin perquisisce nuovamente la pozza d’acqua ma nulla è cambiato, quello che notano però è che la porta principale è bloccata da quelle che sembrano delle radici a forma di mano, Tarsil si avvicina per analizzarle quando una voce nell’ombra li saluta in modo amichevole.
Reidoth il druido si presenta al gruppo, rivela di essere stato mandato direttamente da Lord Neverember reggente di Neverwinter perché nessuna notizia arrivava ormai da pandhalin da oltre un mese.
Li ringrazia in quanto, “avete fatto il lavoro al posto mio” e della mia compagna Wysabella che sbuca alle sue spalle facendo luccicare gli occhi a Tarsil che oltre a restare incantato dalla bellezza dello stregone ne percepisce anche lo sconvolgente potere magico.
Tarsil si accorge per la prima volta di avere un cuore proprio guardando Wysabella, la quale racconta di essere li con Reidoth perché sta cercando di entrare nella caverna dell’onda tonante, il druido però suggerisce di portare gli ostaggi in città e lì di riorganizzarsi, soprattutto perché il castello Cragmaw non è dove dovrebbe essere, conferma il druido.
Crea un carro con i rami, apre il portone e tutti insieme si incamminano per Phandalin, precisamente da Sorella Graele, l’unica secondo Reidhot che potrebbe aiutarli a rintracciare il covo di ragno nero.
Arrivano in piazza dove il Borgomastro corre loro incontro, urlando che non possono portare quella schifosa creatura con loro, Edvin resosi conto che il Bugbear è una canaglia, che non ha informazioni utili e che probabilmente li tradirà appena gli gireranno le spalle lo affida agli incantesimi di charm di Harbin, che usa Charm e suggestione per soggiogare il mostro, poi lo porta nel porcile fuori città e gli ordina di mangiare tutto il ben di dio che trova nella cloaca dei maiali, mentre Reidoth si accomiata dal gruppo per organizzare la ricostruzione della città con Dalmar e Liniene.
Il gruppo si dirige da Graele al tempio di Tymora, una piccola chiesa a nord di Phandalin, Sora e Sark entrano nel tempio e trovano ad accoglierli Sorella Graele, una provocante Monaca molto sensuale che sta officiando un rituale, Sark viene salutato in modo molto allegro, mentre Sora viene salutata con rispetto e rigore.
Graele nota subito lo scudo della vigilanza, e capisce che Sora è stata mandata da Liniene sua vecchia amica, invita tutti ad entrare e a spiegare cosa sta succedendo.
Le raccontano i fatti finora e le chiedono aiuto nel rintracciare il castello dei CragMaw, il chierico rivela di averci provato, ma il castello è soggetto ad un incantesimo che ne impedisce la localizzazione, e inoltre può essere spostato a piacere del suo signore.
C’è solo una possibilità di poter raggiungere il castello, devono entrare in possesso del Pettine di Giada, un artefatto magico che può bloccare l’ammaliamento del ragno nero, il manufatto però è posseduto da Agatha, una banshee che infesta Conberry, e che…..sembra non volersene separare, il tentativo fatto da Graele le è quasi costato la vita e l’ha costretta a letto per settimane.
Graele spiega agli eroi che le banshee sono spettri di elfe morte nel dolore e nel rancore, che perdurano infestando la zona in cui sono morte lamentandosi e portando desolazione alle creature viventi.
Le Banshee sono suscettibili alla bellezza specialmente se connessa alla loro storia, Graele aveva provato a scambiare il pettine per un'icona tempestata di perle, ma la banshee l’ha aggredita.
Il gruppo deve scoprire la storia di Agatha, e per farlo il chierico li indirizza alla borsa dei minatori da Halia Torton.
SI recano all’emporio, un caseggiato pieno di opere d’arti di ogni posto del mondo, e di ricchezze, dietro al bancone vedono un’umana riccamente vestita che li saluta e si presenta come Halia, leader degli Zentharim di Phandalin, un gruppo di speculatori, con le mani in pasta in affari loschi….
Edvin spiega la situazione aiutato da Sora, la commerciante si dice in possesso delle informazioni di cui necessitano, e disposta a trattare….
Il suo prezzo è il diritto di prelazione della caverna dell’onda tonante.
Inaccettabile per il gruppo, la grotta è troppo preziosa, Wysabella prova ad intimidirla minacciando di passare le informazioni sulla grotta alla gilda dei minatori di Neverwinter….questo funziona Halia cede ma diviene anche più minacciosa.
Le informazioni in cambio del segreto sulla scoperta della miniera e di trattare con i Fireforge l’accesso alla stessa.
Sora sbotta che è inaccettabile, e Halia li invita ad andarsene, Edvin tenta di mediare rivelando il suo nome, Tealeaf…..un nome famoso negli ambienti malavitosi, in gergo ladresco informa il ladro di conoscere i suoi genitori e sapere anche un paio dei suoi segreti…
Gli propone di dare le info in cambio di una fiala del suo sangue, l’Halfling rifiuta e questo fa infuriare la Zentharim, minaccia di morte il gruppo se non si toglie dai piedi.
Halia però guarda Edvin con occhi nuovi, sembra progettare qualcosa di losco.
Vistosi alle strette Tarsil decide di intimorirla, la informa che potrebbe influenzarle la mente, e lei sorridendo si accarezza un orecchino che si illumina, e poi lo sfida a farlo, capito di essere in scacco, Tarsil cambia tattica, usa suggestione su Sora mettendole in testa l’intenzione di accettare il patto di Halia, e così succede...ottengono il libro con la storia di Agatha, ma Tarsil sente già l’ira del paladino accendersi appena suggestione finirà il suo effetto.
Gli eroi si accomiatano da Halia, e scoprono leggendo il libro, la storia della sventurata Banshee, abbandonata dall’amato la notte in cui dovevano fuggire assieme, disperata e depressa si impiccò all’albero della piazza di Conberry stringendo il dipinto della sua anima gemella.
Wysabella elabora velocemente un piano, lei abile nell’arte dei pennelli realizzerò un quadro che rappresenti l’amore e il calore famigliare, da scambiare con Agatha.
Il piano è accettato da tutti così si incamminano verso Conberry che dista circa 3 giorni di marcia, la sera in accampamento lo stregone dipingerà mentre i compagni si organizzeranno per il giorno seguente.
Il mattino seguente si incamminano su di un carro trainato dalla Micix creato da Reidoth, seguono la pista triboar e il primo giorno passa senza intoppi, Wysabella però non è particolarmente ispirata e la bozza del suo dipinto è particolarmente brutta.
Durante la notte sentono dei rumori strano, Edvin si avvicina furtivo e scorge un grosso ogre intento a cercare un grosso e pesante tronco d’albero per costruirsi una sorta di clava, poi trovatolo, l’ogre si allontana senza minacciare il gruppo.
Al mattino ripartono, e all’orizzonte scorgono uno stormo di uccelli stigei, che prontamente stermina a colpi di frecce.
Sark si avvicina agli uccelli per capire se ci siano sopravvissuti, e sente rumore di passi in lontananza, qualcosa si stà facendo largo nel bosco urlando “CIBOOOOO”, tutti si nascondono, ma il monaco scivola sul sangue dei pennuti e perde la sua occasione, gli alberi si aprono e l’ogre compare sul campo.
Ruggisce contro Sark, e poi chiama la Moglie urlandole che c’è del cibo
Wysabella non perde tempo usa la sua magia contro la moglie Ogre, la indica e delle campane spettrali risuonano nell’aria, immediatamente l’ogre urla tenendosi le orecchie sanginanti.
Marito si infila gli stigei negli orecchi e carica il gruppo, con un tronco tenta di attaccare Sark che viene colpito e sbalzato via, mentre moglie scaglia un albero contro lo stregone campanaro.
La battaglia infuria e Sora interviene per parare i colpi dell’ogre ma quando anche Tarsil ed Edvin entrano in campo i due Ogre iniziano a vedersela brutta.
Marito muore sfigurato dal fuoco di Tarsil e Moglie lo segue da vicino stroncata dagli attacchi di Sark e Wysabella.
Edvin perquisisce i cadaveri, ma oltre ad un fetore terribile non trova nulla, ma si accorge che Moglie era in cinta…..
Decidono di proseguire e verso sera finiscono per essere attaccati da un branco di Lupi selvaggi, si difendono strenuamente ma il branco è molto feroce in pochi minuti uccide Micix, sbranata dal capobranco, Sora distrutta dal dolore si scaglia nella battaglia menando fendenti seguita da Sark che sembra boxare coi lupi come se non ci fosse un domani, resta però scoperta Wysabella che circondata cade esanime.
Tarsil rianima lo stregone con una pozione curativa mentre Edvin si nasconde nel fogliame e bersaglia i lupi ai fianchi, ad un certo punto però pesta un ramo secco rilevando la sua posizione, i lupi si lanciano in massa contro di lui capendo che contro l’armatura di Sora non hanno speranze, e lo feriscono gravemente.
Tocca a Wysabella risolvere la situazione evocando 6 mini meteore che si abbattono sui lupi rompendo la formazione e permettendo ai compagni di avere ragione del nemico.
Il mago casta Charme su Sark, e con la sua voce stridula lo invita a guardare i suoi compagni, agli occhi del Monaco Sora assume le fattezze di un ogre Magi, proprio lo stesso che nei suoi ricordi ha sterminato la sua famiglia, questo fa gli fa perdere la ragione e lo fa scagliare contro Sora.
Il paladino impreparato alla furia dell’amico schiva, a pagare il prezzo dell’attacco di Sark è quindi Sora che si vede arrivare un destro in piena faccia.
Sora capisce che qualcosa sta controllando il Monaco e decide di andare alla radice del problema si scaglia a sua volta sul mago nemico.
Edvin approfittando della confusione usa la sua consueta agilità per nascondersi nelle ombre e avvicinarsi al Mago intento a castare chissà quale incantesimo con il suo bastone magico, appena però si avvicina nota qualcosa di strano, il nemico sembra essere traslucido, e la sua immagine ha delle distorsioni sospette, capisce immediatamente che si trova davanti ad un’illusione.
non fa in tempo ad avvisare i compagni che 3 dardi incantati lo colpiscono al fianco, il mago compare dietro una seconda illusione, all’altro lato della stanza quella che sembrava una libreria si dissolve mostrando Iarno ghignante, del fumo verdognolo gli si raccoglie attorno, Tarsil capisce che è protetto da un’armatura agica.
E’ l’ora di vedere chi ha la magia più potente urla Iarno, Tarsil non se lo fece ripetere due volte lanciando una serie di raggi roventi, i primi due vengono deviati con facilità, ma il terzo penetra lo scudo del mago ferendolo ad una spalla.
Nel frattempo Sora attacca il Bastone di cristallo, ma è tallonata dal furioso Sark, che le tira un colpo con il bastone ferrato che però colpisce Edvin nascosto nelle ombre vicino al mago.
Iarno per proteggersi casta scudo ma questo viene perforato da un incantesimo di Olga che ripresasi dal ougno di Sark avanza minacciosa, la rabbia del mago diventa incontrollabile, fissa il warlock negli occhi e scaglia blocca persona e la pietrifica sul posto.
La concentrazione però che ha richiesto l’incantesimo offre una apertura ad Edvin che incocca una freccia e la pianta nell’occhio del mago rompendogli tutte le difese.
Mentre Sora tenta di arginare Sark Tarsil casta immagine speculare creando 3 copie di se che circondano il malvagio sanguinante.
Rendendosi conto di essere circondato e spacciato il bastone di cristallo si arrende, inginocchiandosi si lascia legare dall’halfling e disarmare da Sora, questo fa tornare in sé Sark e sblocca Sora.
Appena il Warlock si libera dall’incantesimo però non ha occhi che per il manufatto di cristalli, pretende che gli venga consegnato e inizia a discutere animatamente.
Edvin e Tarsil intanto perquisiscono il mago trovando parecchie ricchezze e pergamene ma quando Edvin si avvicina troppo , Iarno approfitta della confusione per castare Charme, e lo convince di essere suo fratello perduto.
Edvin è visibilmente scosso, non ha mai avuto fratelli ma ora quel ricordo è fissato nella sua mente, si fa imbambolare dalla parlantina del mago e pure Tarsil ci crede vedendo la commozione sincera negli occhi dell’amico.
Il gruppo si divide Iarno, narra a Edvin e Tarsil la sua storia, è stato vittima degli eventi costretto dal malvagio ragno nero ad agire così, inoltre rivela di essere un altro esperimento fallimentare di magia oscura perpetrato dai genitori di Edvin, garantendosi la solidarietà del Ladro.
Poi insiste di fuggire dal covo e ritrovarsi al gigante addormentato, è troppo pericoloso rimanere nella tana dei marchi rossi, ma vuole che lo lascino fuggire da solo…
Tarsil rifiuta, ma le parole melliflue di Iarno fanno presa su Edvin e alla fine accettano, si girano per informare gli amici, proprio mentre il Mago con un ghigno rompe un sigillo nascosto e salta in un portale magico.
Nel frattempo Olga è riuscita a farsi dare il Bastone, Sora ha deciso di affidare il manufatto magico in quanto il warlock è il più esperto in fatto di magia, mentre Sark medita solitario su l'aver attaccato i compagni e aver perso la ragione.
Olga sente l’avidità crescere dentro di lei, prende il bastone e si sposta nel laboratorio di Iarno, vuole studiarlo con calma, ha un valore inestimabile, lo solleva per guardarlo alla luce della torcia, e un bagliore le fa intravedere un forziere dorato nascosto sotto una panca.
Si avvicina e vede che il forziere è tempestato di gemme viola e sembra pesante, l’avidità prende il sopravvento, allunga una mano per afferrarlo, ma quello che vede è un guizzo viola, e una lingua appiccicosa afferrarle il polso e salirle fino alla spalla.
E’ una fottuta trappola, un Mimic la attira a se le ingoia il braccio bloccandola, inizia ad urlare, ma il Mimic le stacca quasi di netto il braccio, Olga molla il bastone e tenta di difendersi, ma non c’è niente da fare un altro morso la fa crollare a terra esanime.
Sora sentendo le urla accorre in difesa, si mette in protezione di Sora e con un colpo potentissimo spaventa i mimic facendogli mollare la presa, Sark con un balzo si abbatte sul forziere mannaro, fracassandolo malamente, poi si affianca a Sora con le armi in pugno.
Il Mimic arretra terrorizzato da Sora, non può avvicinarsi a Sark essendo coperto dallo scudo del paladino così con una mossa famelica e disperata, scivola lungo la parete e con uno schiocco di fauci ingoia il corpo di Olga con un gorgoglio famelico.
Il gelo calò sui due compagni superstiti, il Mimic si girò ringhiando con pezzi di Olga tra le fauci, la forza della disperazione si impadronì di Sark e Sora che a mazzate uccidono il Mimic, per la compagna però non c’è nulla da fare è stata completemente digerita l’unica cosa che trovano tra le interiora del mostro è uno strano cristallo rosa con un marchio arcano.
Fanno appena in tempo a raccontare il fatto al Mago e al Ladro che una voce gutturale li invita a uscire dal laboratorio.
I tre bugbear li attendono nella sala comune armi in pugno, arrendetevi subito se ci tenete alla vita oppure preparatevi a venire annientati, Sora ancora stordita dall’aver perso un compagno carica il nemico seguita da Sark.
La battaglia è molto cruenta ma il gruppo ha presto ragione dei nemici, la tristezza si tramuta in furia e uccidono velocemente 2 mostri, il terzo ferito ed intimorito dalla furia del gruppo si arrende.
Si fanno rivelare che Iarno li ha traditi, e in quel momento l’incanto su Edvin si scioglie, si rende conto che è stato raggirato, e medita vendetta.
Il bugbear sa dov’è il castello Cragmaw, ma li avevverte che contro ragno nero non hanno speranze, già hanno perso un compagno contro un semplice Mimic.
Sark lo schiaffeggia ordinandogli di tacere e Tarsil prova a convincere il mostro rimasto a combattere con loro, a guidarli, promettendogli fama e scontro ferocissimi.
Gli avventurieri vedono l'ambizione accendersi negli occhi porcini della creatura e sanno che finché si mostreranno i più forti e staranno all’erta avranno se non un alleato, almeno un mercenario che combatterà con loro.
Sark e Sora immobilizzano il Criminale, finchè Edvin e Olga aiutati da Tarsil si curano.
Sora è preoccupata, già una volta Tarsil si è fatto giustizia da solo, e non vuole lasciare il prigioniero in presenza del Mago, ma poi il senso del dovere ha la meglio, dei prigionieri sono ancora in cella nella stanza accanto, accompagnata da Edvin si avvicina alle celle.
Tarsil e Olga e Sark nel frattempo interrogano il Marchio rosso, il quale per nulla arreso li offende e fa resistenza finché Sark non decide di fargli pagare la sua arroganza in denti.
Il prigioniero non rivela loro nulla di nuovo, tranne che 3 bugbear sono nel dormitorio più avanti, e che lavorano per Ragno nero.
Il mago, Bastone di cristallo è in realtà Iarno Albreck votato al male e scagnozzo di Ragno nero.
Il mago ribelle si trova nel suo laboratorio, e gli fornisce anche la posizione approssimativa, e gli dà delle indicazioni relative alla sua pericolosità: sembra che usi potenti incantesimi fulmine riuscendo a friggere i nemici dentro le corazze.
Sora intanto chiede ad Edvin di scassinare la serratura, nella cella si trova una donna conciata malissimo e suo figlio catatonco nell’angolo in ombra.
Edvin finge di non saperla aprire, ma ad un ruggito di Sora, si convince e il paladino può trarre in salvo i 2 sventurati.
La donna è la moglie di Tel, o meglio la vedova in quanto racconta, suo marito è stato ucciso e gettato nel crepaccio dai marchi rossi , come monito al villaggio per essersi ribellato.
E’ stata abusata ripetutamente dalle guardie per settimane e suo figlio picchiato e bullizzato, Sora trema dalla rabbia e giura sul suo onore di paladino di Punire i colpevoli, casta Santuario sui due ostaggi in modo da proteggerli e poi torna nella stanza dove i compagni stanno interrogando l’ex carceriere.
Tarsil venuto a conoscenza del numero di banditi nascosti nel covo decide di creare un diversivo, casta suggestione sul nemico convincendolo di esser stato lui a uccidere i compagni, e lo convince a restare lì e costituirsi alla prossima pattuglia.
Sark che stava osservando la scena appoggiato al muro in fondo, sente un rumore provenire dal dormitorio, lo ispeziona e trova degli oggetti interessanti sul tavolo al centro della stanza.
Ance Olga percepisce qualcosa di strano, entra ma la sua attenzione viene attirata da degli strani oggetti magici sulle mensole, li studia interessatissima, ma poi Sark con la coda dell’occhio vede una mano verde, spuntare da dietro uno scudo e infilarsi nel mantello del Warlock.
Scatta, rovescia lo scudo e inchioda al muro una loro vecchia conoscenza, Wark il goblin che li aveva attaccati sul sentiero per Phandalin.
Il goblin li riconosce e li saluta con affetto, lusingandoli e leccando gli stivali a tutti, e sotto la pressione di Edvin racconta di essere stato catturato e schiavizzato dai Bugbear e trascinati nel maniero per servirli finchè non si stancheranno di lui.
Edvin nel tentativo di scucirgli ulteriori informazioni, lo informa che il suo clan è stato sterminato, e gli mostra la statuetta trovata addosso a Yeemik.
War è estasiato di essere l’ultimo goblin, ora è il capo dei goblin dice sogghignando, e poi si prostra davanti a Triburrash, l’effige del dio Goblin che il Mezzuomo ha in mano.
Edvin tenta di convincerlo di essere anch'egli un seguace di Triburrash, e il goblin al settimo cielo lo abbraccia chiamandolo fratello.
Il ladro però non si sa fregare, e capisce immediatamente che il bastardo verde sta mentendo, lo atterra con un calcio e si fa ridare le frecce che gli erano state appena rubate.
Questo pone fine alle sceneggiata, Sora incombe sul Goblin e gli ordina di dire come ha fatto ad arrivare in quella stanza e soprattutto dove è il mago nemico, Wart se la fa sotto, e indica un muro alla destra dello scaffale, è magico dice e può essere aperto da una chiave speciale.
Tarsil si fa avanti chiedendo che gli venga consegnata, Wart lo avvisa per qualsiasi motivo al mondo il mago non dovrà lasciarla cadere o cederla, per quanto abominevole possa essere l’oggetto, se lo dovesse fare la porta segreta si sigillerà per sempre lanciano un allarme.
Tarsil accetta e si vede appoggiare in mano un oggetto schifoso, viscido, a metà tra interiora marce di Goblin e il vomito di capra raffermo, trattenendo un conato di vomito resiste all’impulso di gettare via il feticcio e seguendo le istruzioni di Wart apre la porta segreta.
Edvin poi convince il Goblin a creare per loro un diversivo, infiltrarsi nel laboratorio del mago e rubargli il bastone di cristallo, il piano riesce e il goblin si tuffa nelle ombre per derubare il mago.
Il gruppo procede poi attraverso la porta segreta, ritrovandosi nell’armeria precedentemente visitata a nord del crepaccio, seguendo le indicazioni del bandito interrogato attraversano la passerella, e salgono le scale a ovest, diretti verso il dormitorio.
Sul pianerottolo sopra le scale sentono dei rumori di festa, nascosti nell’ombra Tarsil, Olga e Edvin vedono nella stanza alla loro destra 3 marchi rossi ubriachi fradici intenti a giocare a 3 draghi al buio puntando pesantemente e ridendo in modo sguaiato.
Olga e Sark invece spiano nella stanza immersa nell’ombra alla loro sinistra, quello che vedono è un lurido laboratorio da mago pieno di boccette, pentoloni e un trespolo con quello che sembra essere un piccolo pettirosso addormentato.
Uno dei malviventi si gira per prendere del vino e vede Olga e Trasil, troppo lenti nel nascondersi, li scambia per nuove reclute e li invita ad entrare.
I due stanno al gioco, il nemico è talmente ubriaco che non capisce realmente con chi sta parlando e addirittura li invita a giocare, pensando di spennarli come ha fatto con i suoi due compagni.
Olga accetta prontamente, e punta 3 monete di Rame, Tarsil usa illusione minore per trasformale il Platino, questo fa impazzire i marchi rossi che pensano di aver fatto bingo, poi tarsil aggiunge la sua puntata altro Platino.
Un bandito sviene per lo schock, e l’altro ha un epistassi incontrollabile che lo costringe sdraiarsi per terra, sul tavolo grazie al trucco del Mago c’è il valore di un piccolo regno, gli occhi del bandito rimasto brillano, pur di giocare punta tutto quello che ha in Oro e ci aggiunge due oggetti magici.
Decidono di pescare le carte e tentare il tutto per tutto al meglio delle 3, la prima mano va a favore del bandito, ma Tarsil e Olga capiscono che chiaramente ha barato, la seconda mano il marchio rosso cala una carta fortissima, Tarsil non ha nulla, ma incanta la carta di Olga e la fa vincere.
Nella mano finale, il bandito imbroglia di nuovo, Tarsil pure e sul tavolo compaiono 2 bahamut, le carte più forti del gioco, peccato che nel mazzo ce ne dovrebbe essere solo una, il bandito accusa Tarsil di aver barato, e gli punta un pugnale alla gola, il movimento però rivela il mazzo di carte nascosto che aveva nella manica e altri 2 bahamut cadono su tavolo.
A quella vista esplode il finimondo, i due marchi rossi che osservavano la sfida capiscono che il loro compagno aveva barato anche con loro e inizia una zuffa tremenda.
Dalla porta in fondo alla stanza però un grido intima l’alt e chiede come mai si stia facendo tutto quel casino.
E’ l’occasione che stavano aspettando, il Mago e il Warlock afferrano il malloppo e fuggono dalla stanza proprio mentre 3 bugbear spalancano la porta e si gettano sui malviventi avvinghiati in lotta.
Kurt il capo dei Bugbear afferra il baro, e gli spezza il collo in un colpo solo, poi intima agli altri di inginocchiarsi per terra, lo hanno svegliato, e soprattutto hanno finito il vino, la morte sarà un sollievo per loro dopo che li avrà torturati.
Gli avventurieri non hanno altra scelta che prendere la strada del laboratorio, Sark però fa un rumore e il pettirosso si sveglia, gli vola vicino e si posa sulla sua mano, è molto amichevole e si fa coccolare anche da Olga.
Quando Tarsi si gira e vede la scena, si blocca, quello potrebbe essere un famiglio del mago, e se fosse così il mago a quest’ora potrebbe già sapere del loro tentativo di infiltrarsi, appena spiega la cosa, Sark carica un pugno e fa esplodere il povero animaletto.
Tarsil suggerisce di entrare nel laboratorio, ma appena varca la soglia scatta l’incantesimo Allarme, una luce rossa si accende e un corso inizia a suonare, entrano nel laboratorio ormai scoperti, e sprangano la porta alle loro spalle.
Olga vede il corpo di un Quasit vivisezionato sul tavolo, e diverse boccette che fanno capire a Tarsil che il mago stava tentando di creare una pozione di invisibilità.
Capiscono che hanno i minuti contati, così decidono di attraversare il laboratorio diretti alla porta in fondo, alle stanze personali di Bastone di Cristallo.
Edvin suggerisce di usare l’entrata segreta che hanno individuato sul muro a nord del laboratorio, il mago sa che stanno arrivando, ma non si aspetta che passino per il passaggio segreto, purtroppo però Sora si dimentica di usare la chiave magica, e appena tocca la parete illusoria la porta si sigilla lanciando un allarme in tutta la base.
Ormai qualsiasi fattore sorpresa è saltato, fanno irruzione nella stanza e ad attenderli sogghignante su uno scranno c’è bastone di cristallo che li saluta e li invita ad entrare.
Li deride rivelando che li teneva d’occhio dal primo passo che hanno fatto nel laboratorio, e che di fronte alla sua magia non sono nulla.
Il suo sguardo va poi su Tarsil, un povero apprendista come te non può nulla di fronte alla vera magia, apostrofa il mago, anche il piccolo goblin che avete mandato non è stato altro che una distrazione dice, indicando una macchia bruciacchiata sul pavimento, ma una ferita è visibile sull’avambraccio del mago traditore.
Poi sfidandoli si alza in piedi, il suo bastone rifulge di luce e la battaglia ha inizio.
Gli Eroi varcano la porta della galleria e si ritrovano in un corridoio umido buio e che li guida verso una grande sala una caverna si apre davanti a quelli che hanno scurovisione,
Tarsil inizia a studiare le pareti della caverna, delle strane formazioni di aragonite attirano la sua attenzione, estrae uno scalpello e prova a prelevarne un campione, il materiale è durissimo, ma alla fine riesce a rompere la punta di una stalagmite causando un rumore che riverbera per tutta la grotta, propagandosi di roccia in roccia come uno xilofono naturale.
Il gruppo si allerta, sicuramente i marchi rossi avranno sentito e tra poco gli piomberanno addosso, ma stranamente non succede nulla.
Olga sfruttando la sua capacità di vedere al buio esplora la caverna notando il crepaccio che divide in due il pavimento e la passerella di legno che vi è costruita sopra per attraversare.
Edvin stanco di non poter vedere accende la sua lanterna regolando la luce al minimo in modo da non allertare eventuali nemici in agguato, mentre Sora e Sark si avvicinano al crepaccio per capire meglio in che razza di pasticcio si sono cacciati.
Grazie alla luce, il ladro identifica immediatamente una trappola a molla installata sulla passerelle, un lavoro da principianti, quasi un'offesa alle sua capacità, avvisa il gruppo e prova a disinnescarla.
Si sporge dalla passerella e capisce di essere stato ingannato, la vera trappola si attiva nel momento esatto in cui disinnesca quella fasulla, e solo grazie ai suoi riflessi fulminei che evita la falce che sbuca dal nulla puntando alla sua gola.
Tarsil intanto percepisce qualcosa di strano sul fondo del crepaccio, una lieve traccia di energia necromantica sale dalla nebbia, avvisa il gruppo che dei non morti sono in agguato sul fondo.
Sora, allarmate, estrae la sua mazza, prepara lo scudo e salta sul fondo del crepaccio pronta a sterminare ogni non morto presente, ma atterrata su fondo non trova nulla di speciale, se non una strana sensazione di gelo.
Sark e Olga sentono la stessa sensazione di gelo attraversarli e avvisano il gruppo che qualcosa di strano sta accadendo, e subito dopo anche gli altri sperimentano la stessa esperienza, come se qualcuno di nascosto li stesse osservando e analizzando.
Edvin stanco dell’oscurità e del vantaggio che ha questo misterioso osservatore, usa dell’olio per dare fuoco alla passerella, questa luce fa scorgere a sora una strana cavità sul fondo del crepaccio, dove sono accatastati un bel po di cadaveri e anche uno strano forziere.
Edvin usa la sua corda magica per afferrare il forziere, ma questa non appena arriva vicino, si blocca come se una forza la trattenesse, e l’estremità vicina al baule marcisce, una voce sussurrante li avvisa che non è bene toccare la proprietà altrui, arriva direttamente alle menti del gruppo.
La voce misteriosa, li saluta e mostra di conoscerli molto bene, ricorda infatti a Sora che non è la prima volta che cammina su una pila di cadaveri, anche se questa volta non si tratta del sul plotone, poi ricorda a Sark che l’aragonita è dura, probabilmente come la pietra che, mentendo a Flint, ha raccontato di aver frantumato in un colpo solamente.
Olga intima all’entità di palesarsi, e questa la schernisce chiamandola serva di mefistofele, e deridendola chiedendole cosa succederebbe se il reagente, cioè Edvin morisse? come la prenderebbe l’immondo che essa serve?
Poi è il turno di Tarsil, o come viene apostrofato il mago imbroglione, che barò durante la prova di magia, e per ultimo venne il turno di Edvin, il povero Edvin risultato di uno spregevole patto tra i genitori e un’entità planare, il povero bimbo veniva usato per qualche sorta di rituale in offerta a chissà quale mostruosità.
Stanchi di sentirsi mettere a nudo in quel modo gli avventurieri sguainano le armi, una risata però rompe la tensione, alzano lo sguardo e vedono una creatura con un solo grande occhio aggrappata ad una stalattite sul soffitto che li guarda sorridendo.
Tarsil lo identifica come un Nothic, cioè un mago che avido di potere ha tentato di padroneggiare conoscenze al di là delle proprie capacità venendone consumato.
Un tempo umano, ora è un'aberrazione magica che si nutre di segreti, conoscenza e carne umana.
Il Nothic, non risulta essere aggressivo, ma solo alla ricerca di potere ed informazioni, rivela di avere un patto con Bastone di cristallo, in cambio di segreti e carne, lui fa la guardia all’entrata, ma è facilmente corruttibile.
Tarsil chiede come mai non ha rubato i segreti del mago, e il Nothich rivela che esso è troppo potente e che un incantesimo ne scherma la mente, è molto più conveniente lavorare per lui, la sua ricompensa è la posizione della caverna dell’onda tonante, dove si trova il tomo della prima pietra.
Il gruppo propone un patto, gli daranno in pasto l’orso che ha evocato Olga in cambio di informazioni intelligence sul maniero Tresendar, l’abberrazione accetta spiegando a grandi linee cosa troveranno più avanti e dove trovare il mago, e gli ostaggi, poi però diventa impaziente di nutrirsi e smette di prestare attenzione al Warlock che lo sta subissando di richieste, cosè Edvin tenta il tutto per tutto.
Estrae uno dei suoi flauti in osso con cui giocava da bambino e lo mostra al mostro, spacciandolo per un potentissimo artefatto magico.
Il Nothich affamato e distratto abbocca all’amo, e pur di appropriarsi il flauto cede addirittura il proprio forziere, dentro cui trovano un bel po di oro, pozioni di cura e un vecchio bastone ferrato con la parola Artiglio incisa sopra.
Sark si sente attratto dall'arma e appena la impugna rivive gli ultimi attimi di Lord Tresendar, il vecchio cavaliere che difese in passato la valle dall’attacco degli orchi, il bastone ne racchiude lo spirito combattivo, e invita il monaco a combattere sfruttando il potere, poi lo saluta anticipando che gli parlerà nuovamente il giorno della sua morte.
Tornato in se, Sark sente il potere del bastone e questi gli fa ricordare qualcosa del suo passato, chiede al Nothich intento a sgranocchiare l’orso di Olga chi ha sterminato il suo vecchio villaggio.
Il mostro usa il suo occhio per scavare nei suoi ricordi di bambino rimossi, e vede un ONI, un terribile tipo di Ogre Magi che solitamente si camuffa da umano, si infiltra tra la popolazione e la decima lentamente, lo racconta a Sark e il monaco rivive tratti di quella tragedia.
Sora vedendo che l'aberrazione ha quasi ultimato il pasto suggerisce di levare le tende, e guida il gruppo oltre il crepaccio utilizzando la seconda passerella, Edvin dissemina di trappole il percorso per precauzione, e poi raggiunge i compagni nella stanza a Nord, una specie di ripostiglio dove i marchi rossi tengono le loro cappe, ed armature.
Tarsil utilizza la pergamena con l’incantesimo Presagio trovata nel forziere e vede uno sprazzo di futuro, il gruppo travestito da marchi rossi.
Olga si occupa del camuffamento e così il gruppo riparte sotto mentite spoglie, e con Tarsil legato dalla corda magica come finto prigioniero.
Decidono spinti dal senso del dovere di Sora di liberare i prigionieri prima di occuparsi di Bastone di cristallo, così scelgono la via a sud.
attraversato un corridoio buio ed umido e sbucano in una grande sala, con una fontana sulla destra, li è dove secondo il mostro Bastone di Cristallo si soffermava spesso, Tarsil percepisce qualcosa di strano nell’acqua la analizza e trova una strana sacca impermeabile occultata magicamente sul fondo, essa contiene dei vestiti da prete e una pozione di invisibilità.
Sark e Sora intanto esplorano l’area e trovano la via per le celle bloccata da una grata, mentre decidono il da farsi dalla stanza oltre la fontana esce uno dei malviventi sbadigliano.
Si spaventa riconoscendo in olga un ufficiale, e sapendo di essere stato colto a dormire, così si scusa e cerca di compiacere il gruppo.
Olga gli dice che devono consegnare il prigioniero alle prigioni e il malvivente si appresta ad aprire la grata, poi però nota qualcosa di strano in Edvin, si avvicina e Tarsil per salvare la situazione casta Sonno poi innaffia la vittima con del vino proprio mentre il suo compagno esce dal dormitorio.
Olga prende la situazione in mano, chiedendo spiegazioni per la scena indisciplinata e chiedendo che venga aperta la grata per le prigioni.
Il Malvivente imbarazzato obbedisce agli ordini, poi saluta il gruppo ricordandogli degli scheletri nella cripta e di usare l’amuleto, Tarsil che sta aiutando a trasportare l’ubriaco a letto gli fruga nel mantello e sottrae l’amuleto.
Sora poi li guida alla volta delle prigioni, ma nel corridoio trovano un ostacolo inaspettato.
Il pavimento è interrotto da una fossa con 4 pedane fatte di fumo, delle teste di drago alle pareti sembrano molto minacciose e 4 leve mettono alla prova il gruppo.
Dopo un po di prove capiscono come utilizzare le leve per far materializzare le pedane senza essere colpiti dai soffi di drago delle statue, e Olga incarica l’orso nuovamente evocato di tenere azionate le leve corrette mentre loro si mettono in salvo.
Superata questa prova arrivano alla cripta, dove sono allineati diversi sarcofagi che Tarsil identifica come elfici, Sora e Sark invece si dirigono verso le celle e iniziano a forzarle.
La situazione degenera quando 3 forzieri si aprono rivelando altrettanti scheletri che si dirigono verso il Mago.
Tarsil estrae l’amuleto ma questo non funziona, si rende conto che serve una parola di attivazione, e fortunatamente riesce a decifrarla, urlandola ferma gli scheletri che tornano nelle loro tombe.
Proprio in quel momento Paladino e Monaco divelgono l’inferriata causando un frastuono infernale che allerta le guardie, 4 marchi rossi si precipitano sul gruppo con le spade sguainate.
La battaglia è terribile, i malviventi sono molto agili e mettono alle strette gli eroi, il primo a cadere è Edvin che dopo averne ferito uno con una freccia viene freddato da un colpo di sciabola.
Sark e Sora intercettano 2 nemici ma il capo dei banditi ingaggia in mischia Olga impedendole di castare i suoi incantesimi più potenti, e Tarsil invece viene ferito gravemente dall’ultimo bandito, la sua magia sembra non voler funzionare stavolta.
Sora riesce a malapena a parare i colpi, proteggendo sark e Tarsil con lo scudo, il gruppo sta per venire sopraffatto, il paladino ricorre a tutte le sue cure per sostenere il mago che casta Armatura magica ma sembra che niente possa funzionare, Olga non ha tempo per scagliare gli incantesimi e perfino l’evocazione ce tenta le va male, materializza infatti solamente un topo dalla sua sacca magica, che le viene ucciso davanti agli occhi da un bandito ghignante.
Le sciabole nemiche li feriscono sempre più in gravemente.
Il capo dei banditi inoltre risveglia gli scheletri e Tarsil deve nuovamente ricorrere all’amuleto.
Il Mago capisce che nascondersi dietro allo scudo di Sora non può funzionare a lungo, e tenta il tutto per tutto in fin di vita scatta in modo da mettere distanza tra lui e i nemici in un ultimo disperato colpo, fallito quello, il gruppo soccomberà.
Si concentra e casta 3 Dardi infuocati, all’ultimo secondo la magia risponde e dalle sue mani partono 3 raggi di fuoco che inceneriscono 3 nemici all’istante, il calore è incredibile e la stanza esplode di luce.
Il mago crolla esausto, mentre Sark immobilizza l’ultimo bandito, Trasil ha esaurito la sua magia, Edvin è svenuto e quasi dissanguato, Olga gravemente ferita si accascia al suolo.
Hanno vinto l’ennesima battaglia ma Tarsil si rende contro che stavolta hanno rischiato il tutto per tutto e hanno salvato la vita solamente grazie alla sua magia.
La battaglia è stata dura, e il gruppo ha sperimentato la forza dei marchi rossi. Mentre Edvin e Sark interrogano il sopravvissuto legandolo strettamente con una corda, Tarsil perquisisce i corpi degli altri nemici trovandovi una pergamena accartocciata e chiazzata di sangue.
La sua curiosità di studioso gliela fa aprire subito, e questa per poco non gli sfugge di mano, il messaggio è magico e tenta di svolazzare via verso la finestra.
Olga e Sora notano che la lingua è draconico, ma non del loro tempo, un dialetto antico e che non riescono a decifrare correttamente, dimenticando tutto il resto si siedono e iniziano la difficile traduzione.
Nel frattempo Edvin, informa Darfa della morte del marito, la donna è distrutta dal dolore, ma anche felice di essere viva, lo ringrazia per averla salvata e ha addirittura parole di perdono verso i criminali, invita il Ladro a non odiare a pensare alle buone azioni che il gruppo ha fatto salvando lei e la taverna.
Tarsil non è dello stesso avviso, Toblen è stato sgozzato a sangue freddo e il marchio rosso deve pagare per questo, ma prima vuole estorcere tutte le informazioni possibili da lui.
Il bandito rivela loro informazioni che già erano il loro possesso, bastone di Cristallo li comanda, hanno catturato Klimt fireforge, il loro quartier generale è al maniero Tresendar, e che una fantomatica figura chiamata il ragno nero ha ingaggiato il gruppo per rubare la mappa che conduce alla Caverna dell’onda tonante.
Trink è stato portato al castello CragMaw probabilmente, ma solo i Goblin sanno dove esso si trovi, e il gruppo sa bene dove trovare i Goblin ricorda a tutti Olga.
Proprio in quel momento, la porta della locanda si apre, e Linene Grey Wind entra salutando tutti con aria felice, e appoggia la sua mazza chiazzata di sangue verdastro di fianco al bancone.
Vuole offrire da bere a tutti, per ringraziare la soffiata che il gruppo le ha dato il giorno precedente, grazie alle informazioni ha potuto recuperare la merce rubata e nel contempo liberarsi di tutti i Goblin che minacciavano il sentiero questo fa sfumare il piano di Olga, gli unici che sanno dove sia il castello di Klorg, re dei goblin sono bastone di cristallo, e il ragno nero.
Tarsil propone di giustiziare il criminale per fargli pagare l’assassinio del povero Torbim, ma Sora si oppone fortemente, non sta a lui fare giustizia, e uccidere senza processo è peggio dell’assassinio, Darfa inotre intercede per l’assassino del marito, ricordando a tutti che la pietà è l’unica via.
Nel frattempo Sora ed Olga esultano, sono riuscite a tradurre il messaggio che recita:
Il testo ricorda loro l’antica leggenda della Spellplague, identificano nella regina Bianca Miskal, e n quella nera Shar, ma la parte sulla battaglia li confonde e basta.
Mentre il gruppo è concentrato sulla profezia, Tarsil, scorta fuori il Manto Rosso per interrogarlo con mano pesante, lontano dai principi di giustizia del Paladino.
Li a spiarli trova Carp, che subito tempesta di domande il mago, e che, riconosce il bandito come uno dei “tizi, grossi, brutti pelosi e rossi” che aveva visto uscire dalla galleria nel bosco.
Il manto rosso non vuole rivelare altre informazioni, così Tarsil non riuscendo a tollerare che il criminale venga consegnato al Borgomastro, che, a detto di quest'ultimo è sul suo libro paga, decide di fare giustizia da sé, e dare un insegnamento di vita al bambino, “guarda Carp”, gli dice “ certe volte bisogna proteggersi da soli, e farsi giustizia con le proprie mani per proteggere te e chi ami” e detto questo stronca la vita del manto rosso soffocandolo con tocco gelido, e poi se ne torna dentro.
Edvin, intanto sospettando qualcosa, esce e trova Carp sconvolto e catatonico di fianco al cadavere, analizzandolo capisce che il maggiore sospettato è proprio Tarsil, e che se Sora lo scoprisse il gruppo si spaccherebbe, ha solo una manciata di secondi per agire, così tenta di convincere Carp a non rivelare l’accaduto, ma il Bambino si impunta che mentire è sbagliato, poi scioccato accetta il consiglio del ladro che gli dice di correre a casa.
Sora notata la mancanza del prigioniero, esce dalla locanda e vede il cadavere, Edvin e Tarsil fanno finta di esaminare il corpo, ma Sora non si lascia ingannare, collega gli indizi e accusa Tarsil.
L’assenza del mago, la sua proposta di uccidere il marchio, e l’incantesimo usato lo collocano al primo posto nella lista degli indiziati.
Sora inizia a urlare contro Tarsil, e attira l’attenzione del Borgomastro che terrorizzato accorre sulla scena, disperandosi e accusando il gruppo di aver condannato il villaggio.
Sora non accettando più le bugie di Tarsil ed Edvin decide di abbandonare il gruppo, e recarsi da sola al covo del marchi rossi per difendere il villaggio e assicurarli alla giustizia, mentre Edvin inizia a litigare col Borgomastro accusandolo di essere un leccapiedi dei banditi e di aver venduto il villaggio.
In breve il Ladro elabora un piano, spoglia il cadavere e si camuffa, propone di prendere in ostaggio il borgomastro e consegnarlo a bastone di cristallo per avere un diversivo e poter entrare nel castello.
Harbin prova a difendersi, ma mago e ladro hanno già deciso, lo vogliono sacrifiare alla causa per salvare il villaggio, così usa charme su Sark e Olga convincendoli di essere vecchi amici e chiedendo loro aiuto.
I due intervengono e lo scontro appare inevitabile, ma in quel momento arriva Sir Sildar attirato dalle ulra.
si pone in mezzo al gruppo e tenta di chiarire la situazione, e soprattutto di spiegarsi come mai un cadavere nudo è in mezzo alla piazza.
Harbin prova a difendersi, spiegando il piano, lo stesso fa Edvin, Sildar giudica ingiusto sacrificare il Borgomastro, e ancora più infame farsi giustizia da soli.
Lodando Sora per la sua rettitudine sguaina la spada e si pone a difesa dell’ostaggio.
Trovandosi in inferiorità Tarsil e Edvin divengono più ragionevoli e desistono, anche perchè vengono a sapere che Harbin non era realmente in combutta coi criminali, ma che in realtà li manipolava nell’ombra per salvare il villaggio, incantandoli come aveva fatto coi loro compagni.
I compagni convengono che il villaggio è in pericolo, essendo la pattuglia morta, bastone di cristallo manderà altri a controllare e probabilmente questo porterà ad un ecatombe.
Partono quindi tutti per il maniero Tresendar, o meglio per la galleria indicata dal giovane Carp.
Sora che era andata avanti incontra Carp, il quale le conferma di aver visto l’assassinio del criminale per mano di Tarsil, ma essa decide di occuparsi in seguito del mago, e di proseguire verso la galleria segreta.
Arrivata davanti però non riesce a proseguire, una specie di meccanismo con delle torce sembra chiudere l’ingresso.
Viene raggiunta dai compagni, e anche se la tensione è ancora palpabile, decidono di unire le forze per il bene di Pandhalin.
Capiscono che la chiave del meccanismo è costituito dall’accensione nel corretto ordine delle torce, precisamente riuscire ad accenderle tutte e 5, fanno diversi tentativi, e fanno scattare una specie di allarme che libera degli uccelli stigeo che li attaccano.
Tarsil e Sark vengono feriti, ma Sora ruggendo li mette in fuga dando il tempo a Edvin e Olga di completare la sequenza.
La porta si apre, ora possono entrare nella galleria segreta.
Edvin e Olga iniziano a frugare tra le cose di Klarg e nelle casse ammucchiate nella stanza, trovando un po di denaro, una statuetta strana con degli occhi d’oro e notano che le casse hanno il marchio di uno scudo blu con un leone ruggente sopra.
Olga trova anche uno strano sacchetto color ruggine, vi infila le dita e viene morsa da qualcosa, lo analizza ma non riesce a capire bene cosa sia, se non che della magia lo pervade.
Tarsil nel fattempo si occupa di Sark e lo rimette in sesto grazie a una delle pozioni che gli passa il ladro (appartenenti al defunto Klarg).
Sora invece, è sconvolta, il suo onore di paladino è stato macchiato, si è resa conto che il gruppo ha attaccato un nemico alle spalle, senza sfidarlo, in 5 contro uno, e per di più ammazzandogli il cane...un atto ignobile, spinto da una creatura ancora più ignobile, Yeemik.
Non si accorge della presenza di Edvin che stava tentando di passarle una pozione guaritrice, ruggisce e si lancia a velocità folle nel covi del Goblin, il ladro non può fare altro che aggrapparsi alla furia in armatura e farsi trascinare.
Irrompe nella caverna urlando il nome del viscido Goblin, che prontamente punta il pugnale alla gola dell’ostaggio, ma stavolta non funziona, Sora afferra Edvin per il mantello e lo scaglia contro a Yeemik, creando un diversivo e permettendo il Halfling di disarmare il Goblin.
Nel frattempo arriva il resto degli avventurieri, e si preparano ad uno scontro inevitabile, Sora furiosa minaccia il goblin che serrano i ranghi pronti a scoccare le loro frecce.
Sora scagli il suo morningstar, ma Yeemik lo evita, dopo di che un arciere colpisce alle spalle Edvin che crolla al suolo esanime, Sark, Olga e Tersil ingaggiano battaglia, ma Yeemik ora dispone di due ostaggi, puntando le lame alla gola di Sildar e del ladro gli ordina di fermarsi.
Il gruppo è costretto ad obbedire, Yeemik li ricatta, la vita dei compagni per 100 MO, Tarsil, notando dai battibecchi con Sora,la sua propensione all’ira e poca intelligenza, tenta di raggirarlo, proponendo uno scambio, la sua Campana magica senza batacchio e 50 MO, Yeemik accetta, grazie anche alle lusinghe di Olga.
Yeemik inizia a raccontare tutta la sua epica vita al suo gruppo di goblin che lo osannano e inneggiano sempre di più, dalla nascita nel recinto dei maiali, all’infanzia delle fogne ecc… dando la possibilità al gruppo di levare le tende.
Prendono Sildar, rianimano Edvin ed escono dalla caverna, ma Sora si attarda tornando a controllare le casse di Klarg.
Sildar li avverte che dei goblin non ci si può fidare, anche se hanno pagato il riscatto li tradiranno e proprio in quel momento, dalla caverna si sente Yeemik che inneggia alla conquista del mondo, Tarsil fa esplodere il ponte con una dardo infuocato e questo mette in fuga la tribù permettendo agli avventurieri di fuggire verso Phandalin.
Durante il viaggio Sildar aggiorna Tarsil e Sora su quello che sa:
Klarg, il bugbear che guida questa banda di goblin, aveva l'ordine di tendere un'imboscata a Trink. Sildar ha sentito dire dai goblin che il Ragno Nero aveva dato l'ordine che il nano gli fosse consegnato. Sildar non sa chi o cosa sia il Ragno Nero.
Trink possedeva una mappa che mostrava l'ubicazione segreta della Caverna dell'Onda Tonante, ma i goblin L'hanno portata via quando L'hanno catturato. Sildar crede che Klarg abbia inviato la mappa e il nano al capotribù dei Cragmaw in un luogo chiamato il Castello Cragmaw. Sildar non sa dove possa trovarsi, ma presume che qualcuno a Phandalin possa saperlo.
Il contatto di Sildar a Phandalin è un mago umano di nome Iarno Albrek. l mago si era recato in paese due mesi fa per fare ordine nel posto. Quando l'Alleanza dei Lord non ha ricevuto più alcuna notizia da Iarno, Sildar ha deciso di indagare.
Sildar fa pressione sul gruppo perché lo porti alla villa del Borgomastro, ma gli eroi fanno resistenza, a quanto sanno Harbin è un lacchè dei marchi rossi e potrebbe denunciarli o venderli, decidono di fermarsi allo scudo del leone per fare il punto della situazione e parlare con Linene Grey Wind, presunta proprietaria delle casse intraviste nel covi dei Cragmaw.
Linene è una muscolosa Tiefling che si sta allenando con una mazza mastodontica davanti al suo emporio, li accoglie con modi burberi e sospettosi, ma appena Sora si presenta in modo militaresco, e le annuncia di aver trovato le sue casse la guerriera li accoglie a braccia aperte, e gli apre la bottega dei rifornimenti.
il gruppo ne approfitta per riorganizzarsi, e Sora compra lo scudo della vigilanza, Linene le fa uno sconto dietro la promessa che il Paladino aiuterà Sorella Graele con il suo problema.
Edvin racconta tutto sulle casse e su dove sono nascoste e Linene ringrazia il gruppo e promette amicizia e poi si prepara per sistemare i goblin che l'hanno derubata.
Sildar però continua ad insistere, e Sora fa muovere il gruppo, decidono di fermarsi alla locanda di Stonehill per cercare riparo e riprendere le forze.
qui incontrano Torbin, un umano con una strana apparecchiatura con braccia meccaniche sulla schiena, che nasconde il loro carro, gli da delle stanze al piano di sopra e prepara un lauto banchetto.
Era proprio quello che serviva agli avventurieri per riprendere un po il fiato e rilassarsi, tanto che il gruppo inizia a chiacchierare con gli altri avventori.
Narth un vecchio contadino dice a Sora che Sorella graele è tornata da una spedizione ferita e ora si è rinchiusa al santuario della fortuna, nessuno sa che è successo.
Elsa una cameriera Halfling racconta a Sark che Daran vive nel frutteto e difende il villaggio, ma i marchi rossi lo braccano, e che i marchi rossi però non hanno il fegato di attaccare apertamente Halia Thornton giù alla borsa dei minatori, forse perchè è una zenthamarin...
Lunar, un elfo silvano inizia a bisticciare con Tarsil, ma poi gli animi si calmano e racconta del problema che ha visto sulla pista Triboar, degli orchi stanno facendo scorribanda lassù attaccando i viandanti.
La moglie del locandiere racconta ad Olga che i marchi rossi hanno sequestrato la famiglia Drendar la settimana scorsa, e non se ne sa più nulla in paese
poi Trasil si imbatte in una vecchia conoscenza, XXXX il suo vecchio mentore che fumando la sua vecchia Pipa chiede al mago di Cercare il Tomo magico perduto che si narra sia nella caverna dell’onda tonante, ha a che fare con l’antico patto di Phandalver,
inoltre nella caverna si trova un raro e mitico minerale, che ha a che fare con il Tomo...ma non aggiunge altro.
Poi con uno schiocco di dita cancella la memoria agli amici di Tarsil, e invita il mago ad alzare il naso dai libri e lavorare sul gruppo….parole sibilline non comprese a pieno dal giovane Tarsil, che prova a chiedere delucidazioni ma si ritrova a fissare una sedia vuota
Il gruppo ha fatto il pieno di cibo e di informazioni così decide di ritirarsi per la notte.
All’alba Edvin scivola fuori dal suo letto, socchiude la porta con circospezione e vede 4 malviventi vestiti di rosso minacciare Torbil vicino al bancone.
Allerta tutti e il gruppo elabora un piano, peccato però che Sark improvvisi, scende la scala fingendo di essere ubriaco per creare un diversivo.
quello che sembra il capobanda però non ci casca, annusa il fiato del monaco e non percependo tracce di alcool capisce il tranello, il combattimento è terribile.
Sora raggiunge Sark bloccando le scale e creando una zona sicura agli incantatori, mentre Edvin si occulta dietro al bancone e inizia a bersagliare di frecce i due Ninja rossi vicino alla porta.
Tarsil prova ad addormentare il nemico, ma l’incantesimo gli sfugge di mano, Olga per fortuna riesce a ferirne e scaraventarne fuori uno con la sua magia.
Sulle scale però il ninja che attacca Sark riesce a trovare un varco nelle difese del monaco colpendolo mortalmente, Sora trovatasi in minoranza non riesce a parare i colpi e cade poco dopo, sotto i colpi delle lame nemiche.
Edvin mette alle strette uno dei nemici costringendolo ritirarsi verso le scale, ma il capo dei banditi sale al piano di sopra attaccando direttamente gli incantatori.
Tarsil usa raggio di infermità e lo avvelena, ma è Olga il suo obiettivo.
il Ninja la trapassa da parte a parte con la spada, e in quel momento la voce del Warlok cambia divenendo un urlo demoniaco, delle fiamme infernali avvolgono il nemico e lo consumano fino a farlo diventare cenere, poi giratasi scaglia un incantesimo sull’ultimo ninja sopravvissuto fracassando sul muro.
Il mattino dopo all’alba gli avventurieri si svegliarono e iniziarono a prepararsi per tornare al covo dei Cragmaw, salvare gli ostaggi era la priorità di tutti, ma disponevano i ancora poche informazioni, Edvin apri la porta del fienile per guardare fuori e subito si imbattè nel giovane Carp, che carico come una molla iniziò a tempestarlo di domande su mondo, sul loro arrivo e su mille altre avventure.
Tarsil, si fece largo scansando il marmocchio con una delle pergamene di incantesimi che aveva studiato la notte, e questo fu per Carp un vero onore, iniziò a correre in gire urlando di essere magico.
nel frattempo tutti gli avventurieri uscirono dal rifugio improvvisato e iniziraono a decidere cosa fare, Edvin chiede delle stoffe colorate al piccolo per camuffare il carro, Tarsil invece chiede a Quielle dove potesse trovare un braciere, la quale glielo indicò e il mago iniziò ad armeggiare con i suoi componenti magici sotto lo sguardo attento di Olga.
Sark e Edvin poi andarono a caccia nel boschetto a fianco, mentre Sora, dava lezioni di tattica al piccolo Carp mentre lucidava la sua armatura.
vedendo che Carp pendeva letteralmente dalle sue labbra, e provando simpatia per il cucciolo di umano, il paladino gli donò una delle sua scaglie argentee, il che rese carp un drago magico eroico e quasi svenne per l’emozione.
Nel frattempo i cacciatori tornarono, Tarsil finì di evocare il suo Gufo famiglio e Queille li raggiunse per consigliare al gruppo, e assicurarsi che lasciassero la fattoria il prima possibile, se i marchi rossi li avessero visti ci sarebbero state ripercussioni per tutti.
Sark, utilizzò la mappa che Carp gli aveva donato per chiedere delle informazioni e venne a conoscenza che Sorella Graele, la monaca del santuario della fortuna di Tymora, era tornata da una spedizione gravemente ferita, che il Troll peloso era il covo dei marchi rossi , e che Bathen li attendeva ma passare per il centro del paese era troppo rischioso.
Il gruppo pensò di fermarsi alla borsa dei minatori, ma Sora dichiarò perentoria che gli ostaggi erano in pericolo e che il loro primo obbligo era verso di loro e la fitta Fireforge, così il gruppo tornò sui suoi passi, alla caverna dei CragMaw.
Edvin strisciò fino all’imboccatura ma poi l’oscurità fu troppo fitta, Sark e Tarsil invece non avevano questi problemi così andarono avanti loro, il mago mandò il gufo in avanscoperta, e vide lungo il piccolo torrente sotterraneo un ponte fatiscente, accese una luce e subito un urlo stridulo intimò loro l’alt.
Una freccia lo colpì alla solita spalla ferita, e fu solo grazie al potente ruggito di Sora che il mago poté battere in ritirata, mente la vedetta avvertiva i compagni dell’arrivo di un Drago.
Sark ed Elvin intanto avanzarono per prendere possesso del ponte, ma il goblin diede ordine ai suoi due compagni Pustola e Verruka di abbattere la diga, questo scatenò un’ondata anomala che trascinò i due avventurieri e il paladino fuori dalla caverna.
il gruppo sbattuto fuori dall’onda, si mimetizzò all’imboccatura della caverna, corni di allarme risuonarono dentro la montagna, e poi lentamente una zattera improvvisata uscì dalla caverna.
Sopra legata mani e piedi si trovava una figura vestita con un leggiadro abito bianco, una parrucca bionda e una rugosa faccia da Goblin malamente truccata da principessa.
Tra le mani la figura stringeva una pergamena, Tarsil la afferrò e decifrando tra gli errori ortografici spiegò al gruppo che si trattava di un’offerta sacrificale al drago per risparmiare il clan nascosto all’interno.
Sora interrogò immediatamente la finta principessa che tra le lacrime rivelò la presenza di una ventina di compagni, e le approssimativa posizione di Klarg, il bugbear che li comandava, e di Yeemik, il suo braccio destro e carceriere degli ostaggi.
Dopo di chè il Goblin fu lasciato fuggire, e gli avventurieri decisero di dare la priorità agli ostaggi.
Si infiltrarono nuovamente nel covo tentando di no nfarsi scoprire e seguendo il corso del fiume arrivarono al ponte fatiscente, Sark davanti a tutti, tallonato da Sora, Edvin mentre Olga e Tarsil chiudevano la retroguardia.
Il gufo avvistò nuovamente la vedetta, ma sfortunatamente anch’essa avvistò Sark, un nuovo allarme risuonò in fondo alla tromba di scale oltre il ponte.
Immediatamente una nuova ondata li investì, ma stavolta tutti riescono ad aggrapparsi e a non farsi trascinare dalla corrente.
Sark poi con uno scatto si precipita per le scale nel tentativo di sorprendere i goblin appostati nella sala delle dighe, ma allontanarsi dal paladino gli risulta fatale, una freccia lo raggiunge al petto inchiodandolo al suolo privo di sensi.
Sora prontamente lo protegge con lo scudo, e lo salva dalla morte imponendogli le mani, poi studia la situazione, 3 goblin sono trincerati nella stanza e li bersagliano con i loro archi.
Edvin cerca di prenderli di sorpresa, arrampicandosi per il ponte, e ce la fa grazie all’aiuto di Olga, questo permette al gruppo di aver ragione dei nemici senza troppe perdite.
Procedono poi attraversando il ponte, e arrivano furtivamente ad uno slargo a ovest, dove 3 guardie stanno gozzovigliando mezze ubriache, Edvin tenta di attaccarle di sorpresa, ma scivola su una pietra e avvisa i nemici, la battaglia inizia, ma il rumore allerta Yeemik che da sopra un costone roccioso urla al gruppo di fermarsi oppure getterà Sir Hallwinter dal baratro.
Sora ferma la battaglia, preoccupata per l’ostaggio, Yeemik propone un patto agli avventurieri, “uccidete Klarg per me e io vi riconsegno questo vecchio cavagliere”
La situazione è critica, Yeemik tiene Sildar per il bavero e minaccia di farlo schiantare al suolo, e i suoi goblin tengono sotto tiro gli eroi, Sora accetta con un rignhio.
Yeemik incarica uno dei suoi scagnozzi di scortarli fino alla stanza di Klarg e il gruppo entra in azione, Edvin si infltra e vede il bugbear che davanti al fuoco accarezza un lupo, chiamandolo cucciolotto mio….
sta per attaccare quando Sark irrompe nella stanza facendo roteare il bastone ferrato, la foga del monaco è incontenibile, e a pagarne le conseguenze è propio lo halfling che cade a terra esanime colpito alla testa proprio dal bastone.
Sora si fa avanti, come al solito tocca a lei salvare la situazione cura il ladro, e si mette in posizione di difesa e bloccando il morningstar del nemico, Tarsil intanto attacca il lupo ferendolo gravemente.
Questo fa imbufalire Klarg che carica il mago, Sora para il colpo col suo scudo, salvandogli la vita, Olga attacca, ma il suo incantesimo va a vuoto, poi una voce la scuote dall'interno, “se il reagente muore ne pagherai le conseguenze” gli sussurra il suo signore terrorizzandola.
Sark si fa avanti carica il colpo, ma scivola sul terreno,fracassando il cranio nuovamente ad Edvin, la situazione è disperata, Tarsil casta una protezione attorno a se stesso mentre Sora cura nuovamente il compagno ferito, poi il mago acceca il lupo con uno spruzzo cromatico, e approfittando della cecità gli eroi uccidono il cucciolo inerme.
Klarg si vendica impalando con il giavellotto il gufo di tarsil, ma poi soccombe alla schiacciante forza del gruppo.
Ce l’hanno fatta, lo scontro è stato durissimo e hanno rischiato molto più del previsto, ma Klarg giace immobile morto ai loro piedi.
Il sole stava calando all'orizzonte, tingendo il cielo di sfumature cremisi, mentre il gruppo si accampava accanto al carro. Elvin e Sora erano impegnati in una discussione accesa. La tensione tra il paladino e il ladro si tagliava con un coltello.
“Non possiamo abbandonare il carro,” dichiarò Sora, incrociando le braccia davanti alla sua imponente figura. “Se ce ne andiamo, non solo rischiamo di perdere il carico, ma ci esponiamo a pericoli inutili.”
Elvin, invece, tamburellava nervosamente le dita sull'arco, lo sguardo acceso. “Ogni secondo che perdiamo potrebbe costare la vita a Trink e a quell'altro disgraziato. Non possiamo restare qui con le mani in mano!”
Proposero diverse soluzioni, ma lo scontro di opinioni bloccò ogni decisione. Fu allora che uno dei buoi lanciò un muggito di terrore. I compagni si voltarono di scatto e scorsero il goblin che avevano legato; era pancia a terra, intento a strisciare tra i rovi dopo essersi liberato dalle corde.
Elvin fu il più veloce a reagire: incoccò una freccia e colpì il fuggitivo alla caviglia. Il goblin emise un gemito di dolore, che Tarsil prontamente smorzò con la sua mano magica, mentre il prigioniero veniva nuovamente immobilizzato.
Gli avventurieri, mettendo da parte le divergenze, decisero che era giunto il momento di interrogare il loro nemico. Sora gli si parò davanti con sguardo intimidatorio e gli ordinò di rivelare tutto ciò che sapeva: perché avevano attaccato il gruppo, da dove provenivano e cosa era accaduto ai proprietari dei cavalli. Appena la mano magica di Tarsil allentò la presa, il goblin iniziò a lamentarsi: "Sto morendo dissanguato! Non camminerò mai più!", implorando di essere salvato, nonostante la ferita fosse appena un graffio sulla sua lurida caviglia, come Olga confermò con un rapido sguardo.
“Vi prego, pisciatemi sulla ferita o morirò!” continuò a strillare il goblin. Con un ghigno, Olga estrasse dalla cintura una boccetta contenente un liquido giallastro e gliene versò qualche goccia sopra.
Il goblin si calmò, terrorizzato ma placato, e iniziò a parlare.
Tarsil, incuriosito dalla strana pozione di Olga, chiese di cosa si trattasse, e lei colse l'occasione per provare a vendergli una “pozione di invisibilità.” Dopo averla acquistata per 25 monete d'oro, però, il mago si accorse subito della truffa e, infastidito, tentò di prendere Olga, che rispose lanciando un tocco gelido. Entrambi finirono a terra e ci volle tutta l'autorità di Sora per sedare la rissa.
Una volta calmati gli animi, il goblin rivelò che l’imboscata era stata ordinata da Klarg, un bugbear al servizio diretto di Re Klor. Gli ordini erano di catturare Trink Fireforge e portarlo al loro covo per conto di una figura misteriosa nota come il Ragno Nero. Il goblin non sapeva chi fosse questo enigmatico individuo, ma spiegò che aveva pagato bene, armato i goblin e orchestrato l’imboscata.
Il goblin raccontò anche che la loro tana si trovava oltre la pista tra i rovi, nella caverna dei Cragmaw, e che il clan contava una ventina di goblin. Gli ostaggi erano due: Trink, catturato ubriaco fradicio, e la sua guardia, Sir Sildar Hallwinter, che si era arreso quando Klarg aveva minacciato di sgozzare il nano.
Pur non avendo conferma che i prigionieri fossero ancora vivi, il gruppo sentiva di avere finalmente una missione chiara. Decisero di nascondere il carro tra i rovi. Tarsil ordinò alla mano magica di portare i buoi al pascolo, e il gruppo si preparò a seguire Sark, che li avrebbe condotti alla pista dei goblin.
Prima di partire, Sora incaricò il goblin prigioniero di consegnare una lettera a Phandalin, con l’ordine di informare la popolazione del pericolo incombente. Fingendo di maledire la pergamena, lo convinse che, se avesse tentato di fuggire o non avesse portato il messaggio a destinazione, sarebbe stato tormentato da terribili sfortune.
Sark prese quindi la testa del gruppo e cominciò a farsi strada lungo il sentiero, seguito dagli altri a distanza ravvicinata. Ma non aveva previsto le trappole lungo il cammino: all’improvviso, una fossa irta di spuntoni si spalancò sotto i suoi piedi. Con un’abilità sorprendente, Sark si avvitò in aria e atterrò in punta di piedi su uno degli spuntoni, sotto gli sguardi sbigottiti dei compagni.
Superata la fossa, il gruppo si riorganizzò. Elvin, esperto in trappole, salì sulle spalle di Sark e insieme raggiunsero un vecchio albero secco, uno dei punti di riferimento indicati dal goblin. Ma appena il monaco mise piede su una radice, scattò un meccanismo: una fune si tese, e un laccio lo sollevò a testa in giù. Elvin, colto di sorpresa, cadde malamente a terra, mentre Tarsil ordinò alla sua mano magica di liberare il compagno intrappolato.
Finalmente, arrivarono alla fine del sentiero e scorsero l’entrata della caverna. Strisciando nell’erba, il ladro individuò due sentinelle nascoste tra i rovi. Con un rapido colpo, Elvin incoccò due frecce e, approfittando della loro distrazione, le abbatté, facendo sembrare che si fossero eliminate a vicenda per errore.
Gli avventurieri guadarono un piccolo ruscello ed entrarono nella caverna. Tarsil lanciò luce per illuminare il cammino, permettendo agli amici privi di scurovisione di orientarsi. Ma appena Sark entrò nel primo slargo, si udì un frastuono di latrati e catene: i goblin, evidentemente, avevano dei cani da guardia.
Tre lupi incatenati in fondo alla stanza si dibattevano con ferocia, e le catene, una a una, iniziarono a cedere. Sark si lanciò contro uno dei lupi, abbattendolo con il suo bastone, mentre Sora, con il suo scudo, ne teneva a bada un altro. Olga tentò un tocco gelido, ma, nella confusione, colpì Sora, che barcollò per l’attacco subito. Un lupo ne approfittò e balzò alla gola di Tarsil, che cadde a terra privo di sensi, mentre un fiotto di sangue gli sgorgava dalla ferita.
Elvin cominciò a scagliare frecce contro i lupi, e Sark completò il lavoro, sconfiggendo le creature rimaste. Ma il mago stava lottando tra la vita e la morte, e Sora stessa era ferita; decisero così di ritirarsi temporaneamente.
Per evitare di allertare altri goblin, Sora trascinò i corpi delle sentinelle dentro la caverna, mentre Edvin allestì una messinscena, cercando di far sembrare che i goblin fossero stati attaccati dai lupi stessi. La messinscena non risultava del tutto credibile, ma confidavano nella scarsa sagacia dei goblin.
Il gruppo aiutò i feriti a tornare al carro e si diresse verso Phandalin. Arrivarono in città a notte fonda e incontrarono Daram Edermath, un membro del Guanto d’Arme, che viveva lì e si occupava della protezione del luogo.
Daram spiegò che la città stava attraversando un periodo difficile a causa di un gruppo mercenario noto come i Marchi Rossi, guidati da un misterioso “Bastone di Vetro”, alla ricerca di una mappa legata a Klimt Fireforge, che avevano rapito. Non apparve sorpreso nel sapere dell’imboscata goblin, ma consigliò al gruppo di trascorrere la notte al fienile della famiglia Alderleaf, degli halfling che vivevano poco fuori città, e di fare il possibile per salvare Sir Sildar Hallwinter.
“Con Sir Hallwinter prigioniero, la città è in grave pericolo,” disse Daram. “Senza la sua guida, rischiamo di perderla.”
Accettarono, e Edvin trattò un posto nel fienile con Qelline e suo figlio, orfano del padre morto poco tempo fa, il gruppo così può riposarsi curare i feriti e fare un piano per l’indomani, stando attenti però a non svegliare Melvin, il bassotto che dorme con loro nel fienile.
La sera scendeva lenta, avvolgendo il paesaggio in ombre lunghe e sinistre. Attorno al carro, l’atmosfera era tesa. Elvin e Sora discutevano animatamente, incapaci di trovare un accordo.
“È una follia!” esclamò il paladino, battendo il pugno sull’impugnatura dello spadone. “Abbandonare il carro è un rischio troppo grande. Razziatori, predatori… non possiamo permetterci di perdere tutto.”
Il ladro, con la fronte corrugata e le mani inquiete, rispose: “E che ne sarà di Trink e dell’altro ostaggio? Ogni secondo che perdiamo riduce le nostre possibilità di salvarli. Vuoi che muoiano perché siamo troppo cauti?”
Sora scosse la testa, ostinata. “Non avventurerò i miei compagni alla cieca. Non senza sapere cosa ci aspetta.”
“E io non resterò qui con le mani in mano!” replicò Elvin, con lo sguardo che sembrava bruciare d’impazienza.
Proposero strategie, ma ogni idea naufragava nello scontro tra prudenza e urgenza. La situazione sembrava senza sbocco quando, all’improvviso, uno dei buoi emise un muggito disperato. I quattro si voltarono di scatto verso la direzione del suono, gli occhi attenti a cogliere il pericolo.
Fu allora che lo scorsero: il goblin, quello che avevano catturato e legato poco prima, era pancia a terra e strisciava tra i rovi, intento a fuggire.
“Dannato verme!” ringhiò Sora, portando istintivamente la mano all’elsa della spada. Ma Elvin fu il più rapido. In un unico movimento fluido, incoccò una freccia e scoccò. Il dardo fischiò nell’aria e colpì il fuggitivo alla caviglia, strappandogli un grido acuto di dolore.
Tarsil, il mago, alzò una mano avvolta da un lieve bagliore arcano, evocando una mano spettrale che si posò sul goblin, soffocando i suoi lamenti. Sora e Olga lo raggiunsero, lo afferrarono con forza e lo legarono di nuovo, stavolta con nodi ben più robusti.
“Non avrai altre occasioni,” ringhiò Sora, inchinandosi sul prigioniero con sguardo minaccioso. “Adesso parli. Chi siete? Da dove venite? E cosa ne è stato dei proprietari dei cavalli?”
Il goblin cominciò a strillare: “Sto morendo! Mi hai rotto la caviglia! Non camminerò mai più!”
Olga si avvicinò, osservando la ferita con occhio critico. “È solo un graffio,” sbuffò. Ma il goblin, ignorandola, continuava a implorare.
“Vi prego! Pisciatemi sulla ferita o morirò dissanguato!”
Olga rise e, senza perdere l’occasione di umiliarlo, estrasse una boccetta contenente un liquido giallastro. “Ecco, prendi questo,” disse, versandone qualche goccia sulla caviglia. Il goblin si calmò immediatamente, terrorizzato e confuso.
Finalmente, il prigioniero parlò. Raccontò del loro capo, Klarg, un bugbear al servizio di Re Klor, che aveva ordinato l’attacco per catturare Trink Fireforge. Gli ostaggi erano stati portati alla caverna dei Cragmaw, una tana nascosta oltre la pista tra i rovi. Il goblin menzionò anche un misterioso individuo, noto solo come il Ragno Nero, che aveva pagato e armato i goblin per compiere l’imboscata.
Il gruppo ascoltava con attenzione. L’idea di affrontare un’intera banda di goblin e un bugbear era tutt’altro che allettante, ma non avevano scelta: Trink e l’altro prigioniero, Sir Sildar Hallwinter, dovevano essere salvati.
Prima di partire, Sora si avvicinò al goblin e, con un tono autoritario, gli ordinò di consegnare una lettera a Phandalin, avvertendo la popolazione del pericolo. “Questa pergamena è maledetta,” disse con voce grave. “Se non la consegni, o se provi a fuggire, la sfortuna ti perseguiterà per il resto dei tuoi giorni.”
Il goblin deglutì e annuì freneticamente.
Guidati da Sark, il gruppo si avviò lungo il sentiero indicato dal goblin. Ma non erano preparati alle trappole disseminate lungo il cammino. Improvvisamente, una fossa irta di spuntoni si aprì sotto i piedi di Sark. Con un’agilità impressionante, il monaco saltò e atterrò su uno degli spuntoni, illeso, lasciando i compagni a bocca aperta.
Poco dopo, un laccio nascosto catturò Elvin, sollevandolo a testa in giù. Il ladro cadde rovinosamente, mentre Tarsil, con la sua mano magica, lo liberò dal tranello.
Dopo ore di cammino, giunsero infine all’entrata della caverna. L’acqua di un ruscello scorreva placida tra i rovi, ma i rumori all’interno della caverna non lasciavano dubbi: non erano soli. Due sentinelle goblin sorvegliavano l’ingresso. Elvin, con precisione chirurgica, scoccò due frecce, facendo sembrare che le guardie si fossero eliminate a vicenda.
Entrando nella caverna, il gruppo fu accolto da latrati feroci. Tre lupi, incatenati in fondo alla sala, si dibattevano furiosamente, le catene che cedevano una dopo l’altra. La battaglia fu brutale: Sark abbatté uno dei lupi con il suo bastone, mentre Sora teneva a bada un altro con il suo scudo. Olga, nel tentativo di aiutare, scagliò un incantesimo, ma colpì accidentalmente Sora, lasciandola vulnerabile. Uno dei lupi approfittò del caos e balzò su Tarsil, mordendolo alla gola. Il mago cadde privo di sensi, mentre un fiotto di sangue sgorgava dalla ferita.
Alla fine, con le frecce di Elvin e i colpi di Sark, riuscirono a eliminare i lupi rimasti. Ma il gruppo era in pessime condizioni. Tarsil giaceva a terra, tra la vita e la morte, e Sora era ferita.
Saggiamente, decisero di ritirarsi. Portarono via i corpi delle sentinelle e allestirono una scena che facesse sembrare che i goblin fossero stati attaccati dai loro stessi lupi. Tornarono al carro e si diressero verso Phandalin, sperando di trovare aiuto.
Nella città, Daram Edermath, un membro del Guanto d’Arme, li accolse. Dopo aver ascoltato il loro resoconto, consigliò loro di riposarsi presso il fienile degli Alderleaf, dove avrebbero potuto pianificare il salvataggio di Sir Hallwinter.
Il gruppo trovò rifugio presso la famiglia halfling e trascorse la notte tra cure e riposo, facendo attenzione a non svegliare Melvin, il piccolo bassotto che dormiva accanto a loro. La missione era tutt’altro che finita, ma la determinazione nei loro cuori era più forte che mai.
La miniera di Phandalin non stava rendendo come avrebbe dovuto, pensò Flint scorrendo i conti sul libro mastro.
Quella sera, come ogni sera, si scervellava per capire cosa stesse andando storto laggiù. Non era mai stato un tipo avido, ma restava pur sempre un nano: e un nano che si rispetti non poteva accettare di non riuscire a far fruttare una miniera.
Osservò il fondo del suo boccale, arido come le casse della sua ditta e anche come la sua scorta di idee.
Non gli restava che chiamare aiuto, ma a chi affidarsi? Di mercenari ce n’erano fin troppi, gente che voleva solo un po’ d’oro per fingere di darsi da fare… no, non aveva bisogno di quella gentaglia: gli serviva qualcuno di fidato, qualcuno che credesse in qualcosa.
La sua famiglia l’aveva già mandata, ma Trink era un ubriacone, e Klimt si perdeva sempre nell’ammirare stupidaggini che lui definiva opere d’arte.
Tra i suoi collaboratori, Flint aveva qualche buon elemento… o meglio, aveva degli invasati che poteva incaricare, altri che gli dovevano un favore e persino un paladino, che di sicuro avrebbe tenuto tutti in riga.
Il nome gli salì alle labbra: Sora.
Sorrise.
Quella lucertolona avrebbe preso di sicuro a cuore la sua missione.
L’ultima volta, però, aveva combinato un casino e tutti quei morti le pesavano come un macigno sulla coscienza, ma forse la redenzione che cercava era la moneta giusta.
Mise da parte il boccale ormai inutile, estrasse penna e calamaio e iniziò a scrivere la sua lettera. Quella lettera, quel piccolo pezzo di carta scritto dalle mani di un nano preoccupato del suo gruzzoletto, si rivelò un faro di speranza per la paladina.
Ormai ombra di sé stessa, negli ultimi mesi Sora si era allenata ogni sera fino a svenire, per poi ricominciare la mattina seguente.
La sua debolezza era costata cara a tutti, la sua tracotanza aveva decretato la fine di persone che si erano affidate a lei.
Ora, però, il Nano le stava servendo su un piatto d’argento l’opportunità di lavare i propri peccati oppure, pensò cupa, di pagarne lo scotto.
Fu così che gli avventurieri partirono per una semplice commissione per conto della ditta Fireforge & F.lli, una delle più rinomate di tutta Neverwinter.
In una fredda mattina di novembre, Sora si presentò nell’ufficio di Flint, il fratello anziano della Fireforge & F.lli.
Assieme a lei c’erano: un halfling col cappuccio tirato e una bella spilla a forma di foglia di tè; un pomposo, ampolloso, saccente e irritante elfo dagli occhi e capelli dorati.
Sora lo aveva inquadrato solo da come camminava o forse lo aveva deciso a priori, dato che spesso si faceva idee sulle persone, e spesso ci azzeccava, e altre volte…be altre volte finivano con un’imboscata e un sacco di cadaveri.
Ma si impose di non commettere gli stessi errori del passato, era lì per dimostrare a sé stessa e a Bahamut, il suo DIO, di essere ancora degna.
Spostò poi gli occhi grigio ghiaccio su una montagna di muscoli, cesellati da chissà quanti anni di allenamento, disciplina e dedizione.
Quel monaco guerriero sarebbe stato un ottimo alleato, se solo avesse avuto la possibilità di parlargli.
Se ne stava in piedi in una specie di trance, fissando la pietra che teneva tra le mani: tutto il suo essere concentrato sul semplice atto di reggerla. Poi, dopo una lunga espirazione, contrasse i muscoli e la pietra si sgretolò.
«Mi hai deluso anche tu…» sussurrò, e una lacrima gli rigò le guance.
Per ultima entrò un’affascinante dama vestita di velluto scuro, lunghi capelli corvini e gli occhi più irrequieti che Sora avesse mai visto.
In una frazione di secondo, Sora notò lo sguardo di quella donna sfrecciare su tutti i borselli, poi passare in rassegna la stanza, soffermarsi sulla cassaforte dietro la scrivania e infine tornare sui borselli.
Ma, quasi subito, quegli occhi parvero non vedere più nulla: esisteva solo la cassaforte.
La paladina stava già per mettere mano alla spada quando la porta in fondo si spalancò, e un nano ben vestito ma coi capelli arruffati li salutò tutti.
«Benvenuti,» disse, accomodandosi dietro la scrivania. «Restate pure in piedi, non ho sedie per tutti, e non vi tratterrò a lungo.
Avete tutti ricevuto la mia lettera di ingaggio, e sapete perché siete qui.
«Ah…» fece una pausa e si voltò verso il monaco. «Sark, visto che tu non leggi i messaggi come al solito, la farò semplice. Mi ascolti?»
Il monaco sollevò lo sguardo dalla roccia sgretolata e annuì solenne.
«Sì. Non leggo i messaggi, ma Tarsil mi ha detto che, se lo seguo, troverò la roccia che cerco. Quella per cui mi alleno da una vita. Quell…»
«Sì sì,» lo interruppe Flint con una mano.
«Avrai tutti i sassetti insulsi che vuoi se io riavrò la mia miniera. Vi mando lì apposta, signori: raggiungete Phandalin, scoprite perché non ho notizie dei miei fratelli, rimettete in sesto i miei affari, COSTI QUEL CHE COSTI, e poi tornate per la ricompensa. È chiaro?»
«Ricevuto!» tuonò Sora «La missione è chiara e non falliremo.»
Flint sorrise «Certo, Sora. E, visto che hai preso il comando, ti affido il gruppo… Sono sicuro che le tue doti li porteranno al successo.»
Un brivido percorse la spina dorsale della dragonide argentata, ma non vacillò.
«Tarsil,» proseguì Flint, «confido anche in te. In primo luogo, per tenere focalizzato questo ammasso di muscoli» e indicò Sark «e poi per capire cosa non vada nella miniera. Mi raccomando,» aggiunse aprendo un pesante registro, «non stai andando in spedizione scientifica. L’obiettivo è riaprire la mia miniera, intesi?»
«Certamente, Mastro Flint. Comprendo l’importanza e la grande opportunità che mi affidate. Le vene di roccia di Phandalin sono famose ovunque e i minerali che si nascondono tra gli strati basaltici non mi distrarranno affatto. Sebbene debba confessarvi che il solo pensiero mi ha tenuto sveglio nelle ultime cinque notti…»
Intervenne allora Edvin: «Mastro Flint, non vi preoccupate per i vostri affari. Sono qui apposta per gestire e garantire il ritorno economico, e per tenere i registri. Potete contare su di me.»
Flint gli rivolse un’occhiata furtiva, poi gli fece l’occhiolino color rame. «Sì, Edvin, la tua famiglia mi ha sempre servito bene. So che i miei affari sono in buone mani con te.» parlando sopra al costante ronzio della voce di Tarsil che si avventurava nella spiegazione di strani agglomerati di magnesite.
Poi, con un sospiro, si voltò verso Wysabella. «E ora veniamo a te, mia cara.» Si pinzò la base del naso tra pollice e indice. «Innanzi tutto, posa ogni genere di oggetto che ti è “entrato” nelle tasche da quando sei arrivata qui.»
Tutti si bloccarono, tranne Sark che era già immobile di suo.
Wysabella, stropicciandosi le maniche e nascondendosi dietro i capelli corvini, disse: «Mastro, non ho preso nulla, lo giuro.»
Flint batté il pugno sulla scrivania.
«Ah no? E come mai tutte le candele di fianco a te sono sul tavolo? Dove accidenti sono finiti i miei candelabri d’argento?»
Sora impallidì: un furto sotto i suoi occhi? Che affronto! E quale vigliaccheria si era consumata sotto quel tetto? Serviva forse del sangue per lavarne l’onta?
Edvin sorrise sotto i baffi, mentre Tarsil riprendeva un discorso lasciato a metà: «Ed è per questo che il cobalto di Phandalin, sebbene mi tolga il sonno, non mi distrarrà dalla missione.»
Sark, invece, sbriciolò un’altra pietra e iniziò a piangere, deluso.
Wysabella, intimorita, rimise i candelabri sul tavolo, seguiti da quattro cucchiai d’argento, un cannocchiale intarsiato e un pendente con rubino.
«Brava la mia ragazza,» commentò il nano, poi sorrise. «Ma il pendente non è mio…»
Fulminee, le mani di Wysabella scattarono, afferrando il pendente e facendolo sparire tra le ampie maniche.
«Ah no? Mi sono confusa, questo è un gioiello che mi ha donato mia nonna.»
«Va bene, come vuoi. Non indagherò oltre» tagliò corto Flint. «Tu ti unirai alla compagnia perché a Phandalin c’è qualcosa di arcano e ho bisogno dei tuoi servigi.»
A quel punto, Sora fece un passo avanti e chiese la parola, indignata: «Mastro Nano, volete farmi accompagnare da una sporca ladra? Volete salvare i vostri forzieri portandovi in casa una farabutta?»
«Non è una ladra, è una potente warlock… cleptomane, certo, ma la sua magia sarà utile.»
«Ma come possiamo viaggiare con lei, che ha già messo le mani nei nostri borselli? Non è affidabile.»
Wysabella arrossì e piagnucolò piano: «Non volevo rubare, erano sporchi e li stavo solo… pulendo. Non ho mai rubato nulla in vita mia!»
Sora rimase interdetta: forse aveva giudicato troppo in fretta?
«Ma certo, mia cara,» intervenne Edvin accarezzando le mani di Wysabella, «anch’io li avevo visti tutti sporchi e appannati. Hai fatto bene a pulire anche questo porta-tabacco d’oro!» disse, estraendo il ninnolo dalla manica della warlock e posandolo sulla scrivania.
«Ah, giusto… mi si era impigliato prima, grazie signore…» sussurrò Wysabella, mentre Sora la fissava con sguardo truce.
«Bando alle ciance,» sentenziò Flint alzandosi. «È ora di partire. I vostri compiti sono chiari e il carro vi aspetta fuori. Mi aspetto grandi cose da voi, ho radunato l’élite di Neverwinter e ci ho messo a capo l’élite dei Paladini. Non potete fallire.»
Con queste parole che echeggiavano nelle orecchie, Sora si chiuse la porta alle spalle.
Il viaggio cominciò lungo la Via Alta, una strada sicura e ben pattugliata che da Neverwinter portava verso sud, fino a Waterdeep.
Durante il tragitto, Edvin si sforzò di conoscere meglio i suoi compagni.
Sora, una dragonide femmina dalle scaglie argentate e affilate, si rivelò un paladino inflessibile e sempre all’erta, segnata da un passato che la tormentava e che non aveva il coraggio di rivelare se non qualche brandello.
Anni prima, a causa di un errore di gioventù, il suo gruppo era finito in un’imboscata e molti compagni avevano perso la vita.
Da allora, Sora viveva con l’ombra di quel fallimento e vegliava instancabile sulla sicurezza di chi la circondava, persino a costo di menar le mani con i suoi compagni pur di tenerli al sicuro.
Sembrava una contraddizione, ma non lo era per lei.
Olga, invece, era una warlock molto potente, ma l’halfling non aveva ancora capito se fosse un genio o una sempliciotta attratta dalle cose luccicanti.
Si era guadagnata l’amicizia di Trink, il fratello più festaiolo di Flint, dopo averlo “alleggerito” delle sue ricchezze in una partita di tre draghi al buio, per poi offrirgli da bere con i suoi stessi fondi.
Il monaco Sark era noto per la sua efficienza e scrupolosità.
Lavorava come minatore per la Fireforge ma senza percepire paga o altre ricompense materiali: si accontentava di una promessa.
Tempo prima, Flint gli aveva detto: «Lavora per me e troverai quello che cerchi: una roccia che resisterà ai tuoi pugni.»
Da allora Sark si era ossessionato con la forza e con la ricerca di una sfida capace di farlo evolvere.
Della stessa risma era Tarsil, il mago del gruppo e vero faro di conoscenza della Fireforge, in grado di individuare i giacimenti più rari senza devastare colline e montagne con mesi di scavi.
La sua presenza serafica, la fiducia in sé e la pazienza nell’analizzare minuziosamente le vene di minerale erano celebri tra i nani, che lo trattavano come un segugio da “focalizzare” di tanto in tanto.
La sua passione per i dettagli era però una piaga: spesso Flint vedeva i due (Sark e Tarsil) fermi per giorni a osservare la stessa roccia, uno intento a capire se potesse sbriciolarla e l’altro intento a teorizzarne la composizione.
Edvin aveva provato a parlargli diverse volte negli ultimi tre giorni ma, per tutta risposta, aveva ottenuto solo una profonda conoscenza delle colline ferrose di Phandalin e una dissertazione di 153 minuti su geologia dell’Underdark, senza pause.
Lui stesso, Edvin Tealeaf, era un discreto alchimista noto nell’ambiente.
Ma non era per questo che Flint l’aveva chiamato.
C’erano altre doti, nascoste più in profondità nelle ombre del piccolo halfling, che per il momento teneva per sé.
Arrivati al crocevia per Phandalin, Sora fermò il carro e chiamò il gruppo a raccolta.
«Da qui in poi abbandoniamo la Via Alta. Tenete gli occhi aperti e, soprattutto, le orecchie. Chiaro?»
«Certo, comandante,» rispose Olga, mentre Edvin annuiva.
Anche lui sapeva che le vie della Costa della Spada non erano tutte sicure: più si andava a sud, più era probabile incontrare bestie selvagge o gruppi ostili.
Tarsil staccò gli occhi da un libro e disse, con tono placido: «Mancano circa due giorni prima di incontrare le prime formazioni rocciose degne di nota, a meno di non metterci a scavare. In quel caso, ci vorrebbero 30-40 ore per imbatterci fortuitamente in una vena di manganese o di alluminio.»
Sora lo fissò a lungo. «E questo che c’entra, Mago?»
«C’entra, Paladina, che non serve tenere occhi e orecchie all’erta per altri due giorni. Qui non c’è nulla di interessante… e non abbiamo attrezzi da scavo, no?» rispose lui, piccato.
La dragonide sgranò gli occhi, ma Edvin si intromise, intuendo le sue intenzioni: «Sora intende che potremmo essere attaccati da goblin o da un orsogufo. In quel caso, i tuoi poteri ci tornerebbero utili.»
«Quanto può essere duro un orsogufo?» intervenne Sark dall’interno del carro.
Edvin guardò Sora, e quest’ultima rispose: «Un orsogufo ti aprirebbe in due con una zampata. Ecco perché è meglio stare all’erta.»
«…In due con una zampata…» mormorò il monaco con gli occhi sognanti, «allora devo allenarmi!» iniziando a fare flessioni sul tetto del carro.
Sconcertata, Sora spronò i cavalli e ripresero ad avanzare.
Il paesaggio cominciò a mutare, diventando via via più selvaggio e impervio.
Arbusti e radici contorte rendevano il sentiero accidentato, mentre rocce coperte di muschio scuro suggerivano che il passaggio di carovane fosse interrotto da tempo.
Un odore selvaggio e pericoloso mise in allerta tutti gli avventurieri, da li in poi le comodità e gli agi di Neverwinter terminavano.
Stavano aggirando una bassa collina brulla, quando un improvviso silenzio calò sul gruppo.
Ognuno percepì la tensione crescere, come se qualcosa, di invisibile, li stesse osservando.
I cavalli nitrirono spaventati e Sora li fermò di scatto.
Nel medesimo istante, Sark avvertì odore di sangue nell’aria.
Dalla sommità del carro, il monaco scattò, fletté i muscoli e afferrò il suo bastone ferrato.
Senza dire nulla, si lanciò in aria avvitandosi e atterrando davanti a Sora in equilibrio sulla punta del piede destro, indicando alcune sagome stese a terra, molto più avanti sulla strada.
«Attenti, compagni» sussurrò «Là in fondo c’è un pericolo. Restiamo saldi in questo momento di difficoltà.»
Allarmati dal comportamento di Sark, gli altri rallentarono e scrutarono i dintorni con cautela.
Sora scese dal carro, sguainò lo spadone e affiancò il monaco.
«Avanziamo fianco a fianco, e mettiamo in sicurezza il passo» disse, stringendo le fibbie del suo pettorale scintillante.
Edvin e Olga restarono nei pressi del carro, mentre Tarsil li seguiva a debita distanza.
Le sagome stese a terra erano cavalli trafitti da frecce dal piumaggio nero.
Sark ne estrasse una, chiedendo scusa al cavallo, e la rimirò prima di spezzarla.
«Freccia di pessima qualità» commentò Sora, ma allo stesso tempo serrò la mano sull’elsa dello spadone. Una voce interna la metteva in guardia: «imboscata», bisbigliò a sua volta.
«Goblin…» intervenne Tarsil con un filo di voce, poco prima che i suoi occhi passassero dalla mano di Sark a qualcosa dietro Sark stesso.
«Malachite!» sussurrò, lasciando ogni prudenza e correndo verso un costone roccioso, oltre i cavalli.
«Fermati, maledetto Mago!» ringhiò Sora a denti stretti. «Non siamo al sicuro qui allo scoperto. La stramaledetta roccia può aspettare!»
«Questa scoperta è incredibile!» esclamò Tarsil. «Se qui c’è malachite significa che…»
Ormai il mago si era allontanato, e anche Olga, nel frattempo, era scesa dal carro per raggiungere i compagni.
Edvin, invece, si era eclissato: approfittava della distrazione generale per ispezionare il carico, cercando tracce di qualcosa che solo lui conosceva.
Ma trovò solo vanghe, picconi e poche frecce.
Sora e Sark, sempre più circospetti, notarono che i cavalli portavano le bardature marchiate Fireforge. «Probabilmente erano di Trink e Klimt» mormorò la paladina al monaco, mantenendo tutti i sensi all’erta.
Flint li aveva avvisati che i suoi fratelli, assieme a Sir Sildar Hallwinter, erano partiti in avanscoperta su quella stessa strada.
Probabilmente erano caduti in un’imboscata.
E ora rischiavano di fare la stessa fine.
Sora ebbe un attimo di smarrimento, ricordando l’ultima volta che aveva guidato un gruppo in un’imboscata fatale.
Rivide la radura dove si erano accampati, il fuoco che lei stessa aveva acceso troppo presto, troppo sicura del proprio valore… e lo scintillio di una lama che aveva colpito alla gola il suo compagno.
Barcollò sopraffatta dal dolore e dalla vergogna, non era quello il momento di crollare, il passato non si sarebbe ripetuto.
Ora lei era diversa.
Eppure, prima che potesse dare ordini, alcune rozze coperture di paglia si sollevarono ai bordi della strada e tre goblin balzarono fuori.
«Imboscata!» urlò Sora a squarciagola, mentre il panico minacciava di travolgerla di nuovo.
I goblin le piombarono addosso ringhiando e brandendo lame arrugginite che, per fortuna, non riuscirono a scalfire la sua armatura.
Ma il ronzio di una corda d’arco fece gelare l’aria, e Tarsil emise un urlo di dolore prima di accasciarsi, con la manica destra già rossa di sangue.
Dal braccio spuntava una freccia dal piumaggio nero: pochi centimetri più a destra e avrebbe colpito il cuore.
Tuttavia, prima che Sark e Olga potessero intervenire, il mago incanalò le sue energie e una vampata di fiamme scaturì dai suoi palmi e incenerì i due arcieri, che non ebbero nemmeno il tempo di urlare.
Sark e Olga si occuparono dei goblin, ormai esposti.
La warlock ne incantò uno, strangolandolo con la sua magia arcana, mentre Sark aiutò Sora a immobilizzare l’altro e tramortirlo con un colpo secco del suo bastone ferrato.
Edvin, che aveva preparato una bomba incendiaria, accorse soltanto per vedere l’ultimo codardo verdastro infilarsi tra i rovi e darsi alla fuga.
Sark, in preda all’adrenalina, si lanciò all’inseguimento, tuffandosi sul crinale e tra i cespugli, incurante di spine e graffi grazie al suo corpo temprato dai duri allenamenti.
«Non mi sfuggirai, vile creatura…» ringhiò, accucciandosi per individuare il sentiero nascosto usato dal goblin.
«Saaark!» urlò Sora. «Torna qui, raccogliamoci accanto al carro!»
Lui, con un ultimo sguardo tra i rovi, si ricongiunse al gruppo.
Era tempo di interrogare il prigioniero per scoprire cosa stesse accadendo.
Edvin, invece, non concordava, lasciare che il goblin superstite tornasse al covo significava esporsi a una futura carneficina.
Dal suo addestramento, sapeva bene che quelle creature, prese singolarmente, erano facili da gestire, ma in gruppo avrebbero potuto dare molto filo da torcere. In poche ore, si sarebbero ritrovati braccati da tutto il clan.