La mirabolante avventura della Fleur de la Mort
Atto 1
Scena 1: Piovono marchesi dal Cielo
Un'ombra sta correndo sui tetti scivolosi di Prevoye, è notte inoltrata e i mocassini di velluto non fanno quasi rumore sulle tegole delle case vecchie.
Si sta recando al porto dove spera l’armatore abbia mantenuto la parola datagli.
La sua nave, la sua prima nave, dovrebbe essere là ad attenderlo.
La partenza era fissata per la prossima settimana, ma, la retata degli inquisitori aveva rovinato tutto, quei cani al soldo del cardinal Micheletti avevano stravolto sia la sua giovane vita, che quella della sua famiglia, ed ora a pagarne il fio era la sorella minore Arielle.
Per questo motivo, George I Dubois De Prevoye figlio del marchese di Prevoye, stava rischiando l’osso del collo per raggiungere una nave che non aveva mai visto, pregando che gli inquisitori non fossero già al porto ad attenderlo.
Maeve McHogan si stava organizzando per far ritorno in patria. Il suo viaggio a Montaigne aveva dato i frutti sperati.
Finalmente aveva una pista da seguire, finalmente avrebbe potuto cambiare le cose e aiutare i Sidhe.
Doveva solo trovare una barca che la riportasse “gratis” alle isole incantate, visto che aveva speso tutto quello che aveva per passare la notte in quella locanda.
E la fortuna letteralmente le piombò addosso, sfondando il tetto della sua stanza al “le chat pendu” sotto forma di un paio di nobili e scalcianti gambe in calzamaglia e mocassini.
Si scolò la sua sesta pinta, ma neanche in fondo a quel bicchiere trovò la risposta alle sue domande, legittime domande eppure molto semplici, come: dov’era? che ci faceva lì? Che stava facendo prima di ……non se lo ricordava neppure. Contrariato, decise di cercare la risposta in fondo alla prossima Pinta, ma il taverniere del “le chat pendu” non la pensava allo stesso modo.
Di scrocconi ne aveva visti a centinaia, e sapeva anche come trattarli. Era per quello che pagava i suoi 2 camerieri “speciali”, ai quali fece un cenno prima di andare a mettere alla porta il biondo gigantone ubriaco che gli stava svuotando i fusti di birra.
Ma fu in quel momento che la porta si spalancò e una donna attirò la sua attenzione chiedendo una stanza. Il radar degli scrocconi si attivò all’istante, l’ennesima approfittatrice, si disse, e si preparò a sbattere fuori anche lei.
Daina Pokorny, però, sapeva bene come trattare con la gente, e lo colse in contropiede offrendo in cambio del pernottamento uno dei suoi famigerati barattoli di marmellata di Mirtilli rossi, gli stessi barattoli che Elaine, la regina di Avalon amava tanto.
A vedere da come si alzarono le sopracciglia del locandiere…aveva fatto centro.
Max colse il lampo di avidità negli occhi del taverniere e decise che quella era la sua occasione per uscirne indenne e, spacciandosi per un amico di vecchia data di Daina, scroccò la stanza appena guadagnata dalla Sarmatiana.
E così i due sconosciuti aprirono la porta della stanza e si trovarono davanti Meave che tentava di liberare il nobile George. Nell’aiutarlo però fecero cedere l’architrave principale creando una voragine nel tetto e un boato, udito da tutti nella taverna.
A quel punto, fu chiaro a tutti i coinquilini che i danni da pagare ammontavano a ben più che un vasetto di marmellata, e che la situazione si stava facendo sempre più preoccupante soprattutto per il presentarsi delle prime gocce d’acqua foriere di tempesta.
Accusandosi e rimbalzando le colpe a vicenda elaborarono un piano infallibile:
Tappare il buco col il letto, e poi darsela a gambe con la nave di George. Peccato però che il frastuono del crollo avesse allertato i due bravi, e che quest’ultimi trovarono il gruppo con le mani nel sacco.
George ricorse al suo rango per guadagnare tempo, e sembrò funzionare. I modi dei due bruti cambiarono sensibilmente.
Soprattutto, dopo aver compreso che il marchese Dubois era lo stesso che aveva avuto problemi con gli inquisitori di Isentrud.
Si ritirarono e lasciarono il gruppo a pianificare la fuga.
Una volta scesi però corsero ad informare il taverniere il quale pensò bene di vendere l’informazione proprio agli inquisitori, un po’ per rifarsi del tetto distrutto, ma principalmente per la sua già citata avidità, così diede l’ordine e la soffiata fu affidata ad uno dei bravi.
Daina decise di ricorrere al suo Dievas per raccogliere informazioni su una certa Isentrud, un nome che aveva sentito giù in taverna. Tra gli astanti infatti giravano parecchie voci, e lei voleva essere aggiornata. Il demone le rivelò che quel nome apparteneva al capo degli inquisitori, al diretto comando del cardinal Micheletti, ma in cambio gli chiese di dichiararsi al taverniere.
Nel frattempo, all’oscuro delle trame del taverniere, i lavori sul tetto procedevano.
George e Maeve decisero di scendere per controllare meglio la situazione e assicurarsi che nessun altro salisse per spiarli ulteriormente.
Atto 1
Scena 2: Dammi la pistola Mio Amore
Nel locale, infatti, l’atmosfera era tesa, era palese che tutti li stessero tenendo d’occhio e soprattutto che qualcosa stesse bollendo in pentola. L’infame che li stava vendendo li invitò in modo plateale a brindare: un marchese nella sua topaia era un evento eccezionale ed andava festeggiato. Questo insospettì molto i due eroi, che però decisero di stare al gioco, anche perché, tra gentiluomini, una bevuta non si rifiuta mai.
Intanto Max e Daina furono costretti a salire sul tetto per completare i lavori di riparazione, e lì, sotto una pioggia battente, scorsero delle figure vestite di rosso nascoste tra i vicoli, inquisitori che si stavano apprestando a far scattare la trappola e catturare il marchesino.
La conferma di ciò fu data dallo sconclusionato discorso di un ubriacone uscito a pisciare sulla balconata, che visti gli inquisitori profetizzò “e mo’ so uccelli per diabetici per tutti”.
Con uno sguardo d’intesa decisero di agire, Max si calò fino a terra alle spalle degli sgherri per rallentarli, e Daina andò ad avvertire George.
Nel frattempo Maeve durante il brindisi notò il sospetto gioco di sguardi tra lo sgherro e il taverniere e avvisò George, che agì immediatamente gettando il vino negli occhi del padrone di casa per creare un diversivo e nello stesso momento Maeve si buttò sulla porta d’entrata per sbarrarla.
Sarebbe stata la fine per il marchese, se Daina catapultandosi nel locale non avesse scorto la pistola nascosta sotto il tavolo dal taverniere.
Con una dichiarazione d’amore degna della più abile rubacuori lo sedusse e convinse a donargliela come pegno d’affetto, ottenendo 2 piccioni con una fava, salvando la vita a George e soddisfacendo il suo Dievas.
Stavano correndo un rischio enorme, li informò Daina. Gli inquisitori infatti si apprestavano a fare irruzione e il loro numero non lasciava adito a speranze riguardo all’esito dello scontro.
L’unica soluzione era dividersi in 2 gruppi e fuggire dal retro della locanda. Daina convinse il suo nuovo innamorato ad immolarsi come scudo umano permettendo così a George di sgusciare dal retro. Gettò uno sguardo nel vicolo e si raggelò.
Max stava tenendo occupati gli inquisitori guidati da Alfonso Riquesse.
Uno spregevole schiavista a capo della Vela de Hierro. George lo conosceva per la sua fama e si rese conto immediatamente che il trucchetto dell’ubriaco che stava tentando Max non avrebbe mai funzionato con un individuo abbietto come Alfonso.
Per questo tirò fuori la pistola e sparò in aria rivelandosi agli inquisitori, per poi darsela a gambe come non ci fosse un domani.
Atto 1
Scena 3: Scusi per il porto?
Max con uno scatto seguì il suo esempio, approfittando dell’entrata in campo del taverniere innamorato.
Gli sgherri si buttarono all’inseguimento come dei pazzi, sparando a vista e tentando di intercettarli nel dedalo di vicoli del porto. Le pallottole sibilavano e si piantavano sempre più vicino alla testa dei due fuggitivi finché Max decise di togliersi dalla strada, sfondò un portone e …cadde nel vuoto, rotolando per le scale. Si trovarono in un magazzino al buio tra file e file di botti, secondi preziosi per far perdere le tracce.
Maeve e Daina intanto si ritrovarono sole nella taverna, tutti gli inquisitori si erano lanciati su George quindi, con calma, sbloccarono la porta e uscirono fuori alla pioggia battente.
Il marchese aveva dichiarato di avere una nave, quindi per fuggire si sarebbe diretto verso la banchina, e loro volevano essere con lui in quel momento. Stare a Prevoye non era più sicuro per due possibili eretiche.
Ma come trovare la nave? A questo pensò Daina, o meglio il suo Dievas, al quale ricorse nuovamente chiedendogli di mostrarle la nave. Il Dievas obbedì sorridendo, mostrandole un’immagine della nave ma non indicandole una direzione. Grazie però alla perspicacia della Samaritana e al senso di orientamento della compagna d’armi, riuscirono ad individuarla proprio nel momento in cui le urla degli inquisitori esplodevano sulla scalinata dietro al campanile.
Si precipitarono alla nave e quello che videro fu un eiseniano su una porta scardinata che surfava sulla scalinata della chiesa, mentre George scendeva appeso ad un filo da bucato con un pitbull agganciato alla caviglia.
Max con uno sforzo titanico scese dal suo mezzo di trasporto improvvisato, lo afferrò con entrambe le mani e lo scagliò contro gli inseguitori che li tallonavano, disperdendoli e permettendo a George di liberarsi del suo passeggero indesiderato.
Senza pensarci 2 volte si lanciarono verso la nave.
Lì, videro le due donzelle che discutevano con un marinaio che si presentò come Sami Cannadura, che, tra un allusione ambigua sul tipo di canna e un sorriso galante, vedendo le donne in difficoltà fece fuoco col cannone sugli inquisitori, disintegrando il gruppo e demolendo anche la facciata della chiesa….
Il gruppo guadagnò così l’accesso alla barca. Daina andò a recuperare l’ancora e dopo averlo fatto, tagliò la corda che la legava, assecondando un'altra delle strane richieste del suo Dievas. Dopodiché, George capitano della Fleur du Mort, diede l’ordine di Salpare, in piena notte di tempesta.
Atto 2
Scena 1: il Capitano sono Io!
George ordinò di salpare immediatamente, ma il timoniere Ferte si oppose.
Gli fece notare che solo un pazzo leverebbe l’ancora con quella tempesta.
Gli eroi però sentivano ancora il fiato degli inquisitori sul collo, e fecero pressioni perché si abbandonasse subito il porto, Daina e Maeve ricordarono che Sami aveva ucciso una squadra di inquisitori perciò ormai, erano tutti in pericolo.
La situazione si complicò ulteriormente quando George fece valere la sua autorità dichiarando che la plebe non deve permettersi di dare ordini alla nobiltà è che essendo lui il capitano della nave può disporne come vuole.
Questo fece scaldare gli animi a bordo, e Gratius il vecchio lupo di mare insorse, accusò George di essere solo un figlio di papà senza arte né parte e di non sapere nulla del mare e soprattutto che l’equipaggio non era stato ne pagato, ne ingaggiato correttamente.
Nel frattempo Maeve decise di prendere il controllo della nave afferrando il timone e tentando di manovrare, Ferte però intervenne, una donna sulla nave già porta sfortuna, ma una che la guida poi non si è mai visto.
La contesa si concluse dopo che Maeve mollò di scatto il timone in faccia e Ferte si preoccupò più di raccogliere i propri incisivi che della nave.
Daina intanto scese in sottocoperta per controllare meglio l’imbarcazione, vi trovò un ambiente puzzolente, maltenuto e anche sospetto, sul corrimano interno infatti c’erano parecchi anelli fissati allo scafo con catene e manette.
Ricorse al Devas, e venne a sapere che sulla nave c’erano prigionieri, gente che non era salita di proprio volontà, poi tornò sul ponte per supportare George nella disputa per il comando, che nel frattempo stava scoprendo che il cuoco aveva consumato tutte le scorte per un bruch di benvenuto e che sulla nave era rimasto solo un barile di Grog.
Max stufo del battibecco tra George e l’equipaggio decise di agire, estrasse una delle sue pozioni Werke e la bevve, lentamente il suo corpo mutò assumendo le sembianze di un grosso squalo bianco, e si tuffò in acqua.
Notò subito che lo scafo della nave aveva visto tempi migliori e necessitava di urgenti riparazioni, e poi guardando meglio vide che il nome della nave aveva qualcosa di strano, la vernice era fresca e colante, e sotto si intravedeva una parola, “Luck”.
Poi Daina gettò in acqua la cima tagliata dell’ancora e lui la afferrò tra i denti e iniziò a trainare la nave.
Si stavano muovendo e senza che le vele fossero state spiegate, questo assieme alle insinuazioni di Maeve sulla presunta mancanza di coraggio dell’equipaggio, mise fine alla protesta dei marinai e diede inizio al viaggio della Fleur du Mort.
Scena 2: Fulminacci!!!
Max iniziò a guadagnare velocità trascinando il vascello con se, a bordo tutti tirarono un sospiro di sollievo, il porto si allontanava, e con esso anche gli inquisitori tanto temuti.
Georg per precauzione inviò Sami e Fuoco alle polveri sottocoperta a preparare i cannoni, per ogni evenienza, non era certo il caso di abbassare la guardia.
Daina andò con loro, per continuare l’esplorazione interrotta precedentemente.
Poi improvvisamente un tuono squassò le loro orecchie e un fulmine si abbattè a tribordo a pochi passi della nave ferendo George, Maeve e Max.
E poi una voce echeggiò al porto intimando loro di fermarsi e costituirsi.
Si girarono tutti all’unisono e quello che videro li raggelò, un Ussurano stava levitando a un paio di piedi da terra con le braccia percorse da fulmini e lo sguardo tutt’altro che amichevole.
George provò a guadagnare tempo, ragionare con l’uomo, ma questi non volle sentire ragioni, fece saettare le braccia in avanti e 2 folgori si centrarono in pieno il ponte della nave.
Maeve invocò il potere dei Sidhe di Avalon e defletté il fulmine, a ma sfortunatamente George e l’equipaggio non poterono fare altro che subire il colpo.
La peggio la ebbero Gratius e Nino Gambe leste, che furono investiti in piego dalla furia dell’Ussurano, l’unica cosa che la ciurma ritrovò dei due furono una scarpa carbonizzata del vecchio lupo di mare, e le gambe ancora scosse da spasmi di Peppino.
Mentre i medico di bordo disperato e in lacrime cercava di salvare almeno le gambe, George ferito ma determinato tentò nuovamente di trovare una via d’uscita tentando di fermare Max che continuava a tirare la nave.
Strattonando la corda riuscì a farlo riemergere, ma l’eiseniano non coscio del pericolo rimase confuso a guardare il suo capitano.
L’Ussurano intanto si apprestava a decretare la fine della loro avventura, alzando di nuovo le mani al cielo e accumulando nuovamente il potere del fulmine, tutti si resero conto di essere spacciati, e molti della ciurma iniziarono a pregare.
Poi improvvisamente una lama trapassò da parte a parte il nemico, che si accasciò attonito.
Dietro di lui un Alfonso, in preda all’ira, decretò lo condannò a morte per aver usato la stregoneria in sua presenza.
Appoggiò lo stivale sulla schiena dell’uomo accasciato davanti a lui, estrasse la spada e la puntò dritta contro George.
Tutti loro erano stati dichiarati eretici per ordine del Cardinal Micheletti, e pertanto dovevano farsi arrestare per essere torturati e giudicati.
Per tutta risposta Max si rituffò e con uno strattone fece ripartire la nave, mentre George urlava ordini alla ciurma per spiegare le vele.
Alfonso vide la nave accelerare, sorrise e diede ordine di preparare la sua nave per l’inseguimento.
Sotto il pelo dell’acqua intanto Max si accorse che l
La loro via di fuga era sbarrata da una grossa catena uncinata, che impediva alle navi sia di entrare che di uscire dal porto, virò quindi verso la città per cercare un’altra via, quella verso il fiume magari.
Ma proprio mentre impostava la nuova rotta la sagoma della Vela de Hierro si stagliò all’orizzonte, veniva a vele spiegate verso di loro proprio dal fiume.
Max raddoppiò i suoi sforzi, invertì nuovamente la rotta per tentare una fuga disperata.
Maeve si tagliando un contrappeso si fece catapultare sull’albero maestro dove con la sua alabarda tranciò la cima che tratteneva le vele, che si gonfiarono all’istante.
Questo diede il tempo a Max di tranciare la catena e far guadagnare al veliero il mare aperto.
Scena 3: Chi di cannone ferisce....
La Fleur con vento a favore fendeva le onde sempre più velocemente, ma la potenza del galeone nemico era troppo soverchiante, fu evidente a Ferte che la fuga non sarebbe mai stata possibile, e se ne resero conto anche gli eroi quando le prime due cannonate della vela de Hierro per poco non strapparono l’albero maestro.
Daina decise di ricorrere nuovamente al suo demone, chiedendogli di oscurare il cassero della nave per impedire al timoniere di manovrare.
Il Devas obbedì creando una sfera di oscurità che inglobò l’intero timone, ma chiede alla Sarmatiana di dirgli il più oscuro segreto del medico di bordo.
La vela de Hierro accecata non rallentò, non riuscì a speronare la Scuna ma l’affiancò e fece fuoco con i suoi 6 cannoni, danneggiando pesantemente lo scafo.
George rispose al fuoco ordinando a Sami di vendere cara la pelle, e due bordate centrarono il galeone.
Lo scontro però era impari, la potenza di fuoco era troppo sbilanciata, le sorti dello scontro sembravano ormai segnate, finché Max non si inabissò per poi balzare sulla poppa della nave nemica e sbranare timone e timoniere per poi tornare umano e sguainare lo spadone.
George lanciò una lanterna incendiaria sulle vele della nave nemica, e poi con Maeve ordinarono l’arrembaggio.
Si gettarono sul ponte del Vela de Hierro, seguiti da Brachimondo e Peppino decisi a vendere cara la pellaccia.
Subito gli schiavisti si schierarono circondando ed isolando Maeve, accorsa a dare man forte a Max, da George.
Max sfondò il pavimento del cassero finendo sottocoperta, mentre Maeve mulinava la sua alabarda e faceva scempio degli sgherri.
Daina con le pistole dal parapetto della Fleur copriva George ma l’incendio a bordo del galeone divampava sempre più.
Max minacciò i due cannonieri a capo della squadra di schiavi che manovrava i cannoni, minacciando di far saltare la nave sparando contro la polveriera riuscì ad intimorirli e a liberare gli schiavi.
Maeve sebbene ferita nello scontro riuscì a eliminare i nemici permettendo a Max di risalire e portare allo scoperto gli schiavi terrorizzati, mentre George Urlava alla ciurma di impedire che il fuoco tagliasse loro la ritirata.
Durante l’ultima schermaglia però Brachimondo si sbilanciò e fu accoltellato alla gola da uno sgherro, George non fu abbastanza rapido da salvare il povero Cuoco che spirò gorgogliando sulla tolda della nave.
Max circondato da tutti quei morti, si mise a pregare, per far sì che le loro anime riposassero in pace, e con un pugno stese l’ultimo sgherro che tentava di sgozzarlo da dietro.
Fu Daina a risolvere la situazione, caricò un cannone con una vela bagnata e la sparò sul parapetto della Vela de Hierro ormai divenuta un inferno galleggiante.
Questo permise agli schiavi, Peppino e Maeve di gettarsi fuoribordo, quest’ultima con in braccio un bambino Sidhe individuato grazie al suo retaggio fatato.
George invece, vedendosi intrappolato tra le fiamme assieme a Max e all’ultimo degli schiavi decise di ricorrere al Potere del Sangue, si recise una vena del polso e aprì un Portè.
Max afferrò lo schiavo, chiuse gli occhi ad entrambi e si gettò nel portale, subito un flash gli fece riacquistare un frammento di memoria, vide se stesso in ginocchio con tra le braccia una donna morente che gli descriveva una creatura mostruosa, la responsabile della morte della sua vecchia compagnia di ventura.
Poi fu il turno di George, delle voci misero alla prova la sua forza di volontà, lo accusarono di aver abbandonato la sorella, di averla bruciata assieme alla nave….
Poi si ritrovarono tutti sulla Fleur mentre il galeone di inabissava e la notte tornava ad essere buia.
Atto 3
Scena 1: Teraaaaa a Drittaaa
Su una scialuppa, nascosto dalla tempesta, Alfonso guardava la sua nave inabissarsi, la furia si mischiava alla vergogna, aveva perso il suo galeone, la sua ciurma e anche il suo onore.
Li aveva sottovalutati, ma questo non si ripeterà giurò a se stesso.
Abbassò lo sguardo sulla fanciulla legata e svenuta sul fondo della piccola imbarcazione, grazie a lei, era sicuro che li avrebbe rincontrati, e allora si sarebbe vendicato e riabilitato il proprio nome.
Dopo la battaglia la Fleur du Mort navigò per 3 lunghi giorni, per far perdere le sue tracce e anche perché gli eroi non avevano idea di cosa fare dopo.
Gli ex schiavi si stavano riprendendo ma erano scioccati e feriti, ma soprattutto parlavano una lingua incomprensibile all’equipaggio.
George si stava facendo istruire da Ferte su come si governa una vane, mentre Max guardava il mare pensieroso, quel flashback dentro il Portè lo aveva turbato, ora aveva una pista da seguire, e sapeva cosa gli era successo, anche se era ancora tutto confuso.
3 Schiavi salirono da sotto coperta per provare a parlare con il capitano, ma George preoccupato per Max e per lo stato della sua nave decise di ignorarli per il momento, mandando Ferte in sua vece.
Intanto Sotto coperta Maeve stava fasciando il ginocchio del piccolo Sidhe, che ferito e tremante non aveva ancora aperto bocca.
Fu solo all’arrivo di Daina, che si riscosse.
La Sarmatiana utilizzò le sue abilità di linguista per comunicare con i feriti, utilizzavano un dialetto Ifri, e furono molto contenti di trovare una persona che finalmente li capisse.
Il Sidhe toccò la fronte di Maeve e le parlò, le disse che il destino li aveva fatti incontrare e tutto era già stato predetto.
Gli raccontò di avere bisogno di aiuto, e che il resto della sua gente si trovava su di un’isola nell’arcipelago della Bucca, concessagli da Re O’Bannon.
Su di solo si era abbattuta una potente maledizione e solo loro potevano spezzarla, era il loro destino, dovevano riunire i pezzi da Otto.
Maeve deciso di aiutare il Sidhe, d’altronde quella era la missione alla quale aveva votato la propria vita, doveva solo convincere il capitano a intraprendere quel viaggio con lei, una cosa tutt’altro che semplice.
Andò sul ponte per parlare con il gruppo, e li trovò George, Max e Daina che stavano provando a parlare con i 3 ex schiavi di Ifri che erano saliti sul ponte.
Daina apprese da Omungu, quello che sembrava il loro Leader, che erano stati resi schiavi da Alfonso, e utilizzati per dare la caccia ad un nobile figlio di Papà di Montagne.
Quella era la fonte di tutte le loro disgrazie, e avevano giurato vendetta contro Alfonso in primis, ma provavano un certo rancore anche contro il piccolo nobile.
Daina li informò che il loro salvatore ero lo stesso che a detta di Omungu era corresponsabile della loro schiavitù, e questo scaldò parecchio gli animi.
George, intervenne spiegando la situazione e con il supporto anche di Max, Omungu si calmò, infatti doveva la vita a George e ai suoi compagni e dopo tutto, erano vittime tanto quanto lui.
Maeve chiede di conferire in privato con il capitano e i nuovi compagni, informandoli della sua missione e chiedendo aiuto.
George per doveva salvare la sorella, Max pensare a come rintracciare la bestia che gli aveva portato via tutto e Daina, be Daina voleva solo fare la cosa giusta.
Mentre stavano decidendo cosa fare però, Peppino dal castello di Prua iniziò a gridare, Terra!!!.
Una piccola isola si stagliava all’orizzonte, così decisero di approdare per riparare la nave, fare provviste, e prendere una decisione con calma.
Atto 3
Scena 2: Minchia che Lancio!!
Tutta la ciurma si mise all’opera per poter raggiungere la piccola isola apparsa all’orizzonte, toccare terra era diventato un imperativo, avevano bisogno di riparare la nave, fare provviste e soprattutto decidere il prossimo passo.
Peppino avvisò il capitano che dalla coppa di vedetta vedeva distintamente una barriera corallina che circondava l’isola, e poi un immenso gorgo che rischiava di risucchiarli in fondo al mare.
George reagì prontamente sbraitando ordini a destra e a manca riuscì a superare indenne la barriera, ma il gorgo catturò la Fleur…
Il panico si diffuse tra la ciurma, man mano che la nave acquistava velocità appariva sempre più evidente che il gorgo aveva una potenza mostruosa.
Max decise di risolvere la situazione, si ingollò il brodo nero, e le sue braccia iniziarono a crescere in maniera abnorme, con la forza così moltiplicata afferrò l’ancora, prese la mira e la scagliò verso l’unica palma presente sull’isola.
Tutti sulla tolda trattennero il fiato, l’enorme pezzo diverrò volò in cielo a velocità stratosferica disegnando un arco perfetto.
Lo schianto contro la palma si sentì secco, l’ancora si piantò nel legno e tutti tirarono un sospiro di sollievo.
Un grido però riportò la ciurma alla realtà, Peppino tremante indicando l’ancora fece notare a tutti che non era legata ad una cima, Max aveva centrato l’obiettivo ma non poteva trainare la nave in salvo.
Daina sentì il Devas sghignazzare, era stata lei infatti a recidere la cima che legava l’ancora per soddisfare una delle sue richieste.
Messa alle strette Maeve ideò un piano alternativo, caricò il cannone di prua con una rete da pesca e una robusta cima, Sami prese la mira e Fuoco alle poveri fece detonare il cannone.
La rete si aprì a mezz’aria e si agganciò miracolosamente all’ancora, e permise alla Fleur di sfuggire al gorgo e guadagnare la spiaggia.
I lavori di riparazione partirono immediatamente, la nave fu tirata in secca e li apparvero evidenti i danni dello scafo, era un miracolo che avesse navigato fin lì, e ancora di più che avesse vinto lo scontro con la vela de Hierro.
Maeve, Daina e Max si occuparono di preparare l’accampamento per la notte, provviste e del legname per le operazioni di carenatura, ma George fu fermato da Ferte, che lo prese da parte molto preoccupato.
Ferte guidò il capitano sul fianco coperto della nave, e lì, gli fece notare che il nome della nave aveva qualcosa di strano, una cannonata aveva incrinato le assi e sotto si intravedeva un'altra scritta, the dreadful worst luck, probabilmente il vero nome della nave.
Sia il nome che la scoperta rese George molto nervoso, ordinò che venisse coperto e che nessuno ne fosse informato.
Dopo di che raggiunse i suoi compagni e assieme si prepararono per la riunione della sera con il piccolo Sidhe.
Atto 3
Scena 3: Andiamo a salvare il mondo?
La sera arrivò in fretta, e la tensione crebbe di pari passo.
Avevano un bel po’ di problemi da risolvere, erano braccati dall’inquisizione, Arielle era ancora nelle mani di Alfonso, e ultimo ma non meno importante non sapevano nulla del mistero dei pezzi da Otto.
Quando il sole calò dietro all’orizzonte il Sidhe scese sulla spiaggia, non appena con i piedi toccò l’acqua del mare, una luce verde lo avvolse e il suo corpo iniziò a mutare.
Quella che salutò gli eroi alla fine della trasformazione fu una gigantesca testuggine luminescente che sorrise e li invitò a iniziare il concilio.
Si sedettero attorno al fuoco e il Sidhe spiegò loro che il destino li aveva fatti incontrare.
Lui era fuggito dall’isola dei Sidhe alla Bucca, l’isola data da Sire O’Bannon al popolo fatato in segno di alleanza.
La piccola comunità però era stata compita da una strana malattia, una maledizione forse che gradualmente l’aveva devastata.
Lui era riuscito a lasciare l’isola per cercare proprio loro, il destino infatti li aveva riuniti e ora gli chiedeva di salvare Thea.
L’unica speranza per il mondo magico era riunire i 9 pezzi da 8, degli oggetti leggendari appartenuti a eroi di ogni epoca, portarli sull’isola e spezzare così il maleficio.
I nove pezzi da otto erano:
- Il gingillo di perle
- the dreadful worst luck (la loro attuale nave)
- l’occhio di legno
- il piccolo calice di peltro
- il taglierino da tabacco
- il corno da tabacco
- la corona Caledfwlch
- La pietra di Giada
- Gli occhiali scheggiati
Maeve comprese immediatamente la portata della minaccio, infatti il collasso del mondo magico avrebbe di certo scatenato dei cataclismi in tutto il mondo, e chissà cosa avrebbe causato alle altre magie.
Lo stesso fu chiaro per Daina, pensare ad un mondo in cui i Devas potessero entrare a piacimento l terrorizzò, e si ripromise di far sua la missione.
Per George e Max invece il destino aveva piani diversi, il primo venne a sapere che la sorella era stata rapita proprio a causa di uno dei pezzi da 8, il gingillo di perle, un vecchio regalo del padre.
Max invece scoprì che il mostro che gli aveva rovinato la vita era in possesso della pietra di Giada, lo chiamavano il Divoratore ed era famoso per non mancare mai una preda.
Il Sidhe consegnò loro una bussola alchemica, che permetteva loro di navigare nel 7th mare, quindi di spostarsi velocemente e ricomparire nel luogo desiderato.
E una mappa incantata che indicava dove trovare i pezzi da 8 mancanti.
Gli eroi scossi dalle rivelazioni ma fermi nelle loro convinzioni, decisero di accettare la missione, iniziò così una storia di destini intrecciati, amore e vendetta.
Atto 4
Scena 1: Bussola è Rotta
Al mattino e gli eroi si svegliano sulla spiaggia dell’isola vagante su cui si erano accampati.
Sono ancora attorno al falò dove il Sidhe Tartarugo, la sera prima, li aveva incaricati di salvare il mondo.
La posta in gioco è altissima, e il margine d’errore è pressoché inesistente, questi erano i pensieri di George mentre con i nuovi compagni si dirigeva al vascello all’ancora nella piccola baia.
Salirono sul ponte e li iniziarono ad elaborare il piano d’azione.
Avevano una mappa che segnava dove trovare i pezzi da otto, ma analizzandola Ferte esclamò immediatamente che l’equipaggio si doveva preparare a girare il mondo, un viaggio lunghissimo e periglioso, infatti la Corona, il pezzo da 8 più vicino si trovava a Inishmore, e cioè a parecchie settimana di navigazione da loro.
Maeve propose di utilizzare Max come propulsore alternativo, ma questo non risolveva il problema, quello che dovevano fare era rivelare di essere in possesso di una bussola alchemica.
Un oggetto mitologico e di valore inestimabile, una leggenda che solitamente veniva raccontata tra i marinai durante le traversate interminabili.
George decise di rischiate, estrasse la bussola dal taschino e la alzò in alto mostrandola a tutta la ciurma.
Informò tutti che utilizzandola avrebbero azzerato le distanze, e di fatto recuperato i pezzi da 8 in un battibaleno.
Subito tra i marinai si diffuse una strana euforia, in quell’equipaggio composto da pendagli da forca, la vista di quel tesoro inaudito rischiò di mandare fuori giri più di qualche cuore.
La fortuna fu che pochi sapessero veramente contare e calcolare la conversione del tesoro in barili di Rum.
Ferte però fece una domanda che fece ripiombare tutti nell’incertezza, come si usa la bussola?
Nessuno degli eroi lo sapeva, ma Maeve notò che la lancetta puntava verso la prua della nave ad Ovest.
Non c’era nulla a Ovest però, tutti i pezzi da 8 si trovavano ad est, l’oggetto era forse rotto?
Maeve propose di chiedere aiuto a Daina, e precisamente al suo “amico”, ma questo preoccupò parecchio la Sarmatiana, chissà cosa avrebbe chiesto in cambio questa volta.
Intanto la corrente aveva fatto girare la nave, e Max notò che la bussola ora puntava ad est, il mistero si infittiva sempre di più.
George prese la situazione in mano, ordinò a Ferte di condurli alla sua cabina dove avrebbero potuto parlare liberamente al riparo da occhi indiscreti.
La cabina del capitano era una piccola stanza con una vetrata alle spalle, una grande scrivania con dietro una poltrona vecchia e rovinata e chissà quanta cianfrusaglia accatasta ovunque.
Congedarono Ferte, con la scusa di rassettare la nave e prepararla a partire e poi Daina chiamò il Devas.
Il demone si palesò a tutti, stravaccato malamente sulla poltrona del capitano con i piedi sul tavolo, arrogante e provocatorio.
Tutti avevano già avuto a che fare con il soprannaturale, ma comunque l’atmosfera si fece tesa.
Daina chiede al Devas di spiegare come si usasse la bussola, cosa ci fosse scritto dietro e Maeve come attivarla.
Il demone sorrise e fece notare che queste erano 3 domande e non una, e che avrebbe risposto solo a quelle fatte da Daina, gli altri per lui erano solo degli scarafaggi inutili.
Daina cerò di evitare la zuffa e riformulò la domanda, come diavolo funziona la bussola?
Il Devas spiegò che la bussola aveva bisogno di un solo padrone, e che ti portava dove esso decideva, bisognava quindi vincolarla, le fece anche un regalo rivelandole che essa reagiva al sangue Sidhe, quindi stava segnando qualcosa di specifico in quel momento.
Dopo di che si alzò e fece la sua richiesta, non appena avessero sentito puzza di pesce avrebbero dovuto esclamare la frase: “che tremendo fetore di pesce” e poi sparì.
Si decise tramite un sorteggio che Daina sarebbe stata la padrona della bussola, il primo obiettivo sarebbe stato la Corona, che si trovava a inishmore, terra natia di Maeve, e famosa per l’alta presenza di Sidhe.
Sicuramente lì avrebbero reperito maggiori informazioni sull’oggetto misterioso.
Atto 4
Scena 2: Ops... il 7th Mare
Daina uscì sul ponte della nave seguita dai compagni, George avvisò la ciurma, si stava per salpare, avevano finalmente una direzione.
La corrente aveva fatto girare la nave, ora lo strano marchingegno puntava verso la costa di Montagne, assurdo pensò Daina, quella lancetta non li avrebbe portati da nessuna parte.
Aprì il coperchio trasparente della bussola e si concentrò sulla destinazione, e immediatamente la nave fu catapultata nel 7th mare.
Nessuno capì cosa fosse successo, la nave si capovolse, il mare divenne una piatta distesa argentata e il cielo nero senza nessuna stella.
La luce filtrava solamente da un paio di luce nere che irradiavano aloni spettrali.
L’equipaggio era in preda al panico, nessuno aveva mai visto un fenomeno del genere, tanto più che la nave si muoveva con le vele flaccide, e una strana luce proveniva dalla polena della nave.
Maeve andò a controllare per prima, e vide sbucare un animaletto molto curioso.
Una piccola marmotta con indosso un’armatura la fissò per un secondo, e poi iniziò a sbraitarle in faccia in malo modo.
Si rivelò come l’aiuto che il Tartarugo aveva rivelato essere sulla nave, che loro non avevano cercato, perché molto più occupati nel giocare con “bussole magiche” di cui non conoscevano il funzionamento.
Il gruppo si ricompattò attorno allo strano animaletto, Max e George volevano capire meglio la situazione, così spazientito e irritato la marmotta fece il punto della situazione.
Erano entrati nel 7th mare, la loro destinazione era stata decisa da Daina, il problema era che la bussola che avevano usato era scarica e quindi non poteva portarli a destinazione, erano bloccati li…finché non l’avessero ricaricata.
Questo era il prezzo della loro ignoranza, per salvare un modo serviva un piano.
Improvvisamente Peppino dal fiocco di vedetta lanciò un urlo terrificante puntando il lito al cielo, un gargantuesco occhio si stava aprendo sopra la distesa argentata.
Subito dopo la nave impattò su qualcosa di duro, una secca forse, ma non appena Ferte si sporse dal parapetto per controllare quello che vide lo paralizzò.
Sotto il pelo dell’acqua una immensa schiena coriaceo e serpentina stava strisciando silenziosa, e i colpi che sentivano erano le squame frastagliate della creatura che strisciavano contro lo scafo.
Fece appena in tempo ad avvertire il capitano che 4 gigantesche Vongole schizzarono fuori dall’acqua e si piantarono sul punte della nave, e aprendosi iniziarono a cercare l’equipaggio con le loro proboscidi callose.
Le spade furono sguainate, e la prima ad attaccare fu Maeve che con un balzo abbattè la sua alabarda sul mollusco più vicino incrinandone il guscio, ma venendo bloccata dalla lingua viscida del mostro.
Max intervenne prontamente gettandosi nell’apertura per impedire che l’amica venisse stritolata, piantò le mani e con un urlo poderoso spalancò la cozza.
Nel frattempo Daina e George fecero fuoco contro le rimanenti cozze, scoprendo però che i proiettili venivano deviati dal guscio, così seguirono l’esempio dei compagni e si gettarono nella mischia.
Una delle cozze iniziò a gorgogliare, e poi improvvisamente sputò un getto acido contro l’eiseniano e Maeve bloccati dentro la cozza.
Max fece scudo con il suo corpo alla compagna, le ferite iniziarono a bruciare, ma questo non impedì ai due di finire la viscida creatura con un poderoso affondo.
Daina invece iniziò a far danzare le sue lame, ferendo pesantemente le cozze, che però risposero violentemente ferendola a sua volta, lo scambio di colpi fu terribile.
George di prese carico di finire l’ultima cozza, ponendo fine alla minaccia e si girò a guardare la sua ciurma.
Erano entrati nel 7th mare da poco più di 10 minuti e già erano stati attaccati, i 4 mostri giacevano esangui sul ponte, ma avevano risposto bene, si erano difesi e nessuno era stato ferito gravemente.
Gettarono i corpi fuoribordo dopo aver estratto 4 grosse perle rosa, sembravano preziose, e rinfrancarono la ciurma, sembrava che dopo tutto stessero raccogliendo un buon bottino.
Poi all’orizzonte comparve una sagoma, Peppino la avvistò per primo e tutti si precipitarono ad osservare, una nave immensa stava incrociando la loro rotta, la Marmotta fatata li avvertì che stavano osservando Ittioland, la mitica città galleggiante degli uomini pesce.
Uno dei pochi posti conosciuti dove poter ricaricare la bussola.
Atto 4
Scena 3: Viva il Bonton!!
Attraccarono a Ittioland, una città in festa a quando pareva dalla musica che si sentiva nell’aria.
Gli uomini Pesce stavano festeggiando una certa Johanna, con canti e balli.
Sul molo furono immediatamente accolti da Fin Hammerhead, uno squalo martello umanoide vestito riccamente e con la parlantina pronta.
Li accolse molto calorosamente informandoli che era da tempo che gli umani non attraccavano ad Ittioland, e informandoli che se erano venuti per commerciare erano i benvenuti, altrimenti sarebbero stati guai.
La chiesa del Vaticino non era ben vista in quelle zone, quindi si sincerò che nessuno degli eroi ne fosse un esponente.
Avendo capito che la loro barca era arrivata li per caso, e che cercavano un posto dove riordinare le idee, li invitò nella sua taverna.
Così gli eroi si incamminarono tra le vie della città in festa.
La taverna era ampia e piena di avventori, uomini pesce di tutti i tipi intenti a bere, mangiare e divertirsi.
Fin li fece accomodare e gli servì della pessima birra di seconda mano, annacquata, prima di fare il signore voleva capire di che tipo di risorse disponessero i suoi clienti.
Poi si sedette con loro per fare il primo brindisi ed aprire le trattative…quello che si sentì dire invece fu un corale “ma che terribile fetore di pece marcio”.
Daina sentì distintamente il suo Devas ridere e la stanza ammutolire, il gelo calò su di loro.
Atto 5
Scena 1: benvenuti nell'Avanguardia Cremisi
Gli uomini pesce si alzarono in piedi sbigottiti e fecero capannello a attorno agli umani appena entrati, lo stesso Fin si era bloccato nell’atto di versare la birra, che colava ormai da tavolo.
La sfortunata uscita di George aveva cambiato completamente l’atmosfera della taverna, e ora gli avventori si erano fatti molto aggressivi.
Daina si affrettò subito a mettere una pezza, spiegando che non intendevano esattamente quello che avevano detto, ma che c’era un fraintendimento culturale.
Fin effettivamente aveva sentito dire che gli umani erano selvaggi buoni solo a farsi la guerra, ma non pensava cero fossero così maleducati da insultare chi li aveva appena dato asilo.
Dietro il mercante un enorme uomo sogliola però non volle lasciar correre, e minaccioso chiese a cosa si riferissero.
Maeve diede supporto a Daina confermando che effettivamente avevano fatto un errore, forse la lingua oppure la stanchezza, ma fu Max a togliere le castagne dal fuoco al gruppo mostrando il suo disprezzo per la chiesa del vaticinio, mentre George fu quasi imbavagliato dai compagni.
Questo bastò per far cambiare atteggiamento al Lama Rossa, fu così che si presentò il gambero umanoide.
Era il comandante dell’avanguardia Cremisi, un gruppo che si prefiggeva di mettere fine alle prepotenze della chiesa del Vaticino, e precisamente di deporre il cardinal Verdurgo, creatore della politiche Anti uomo pesche che il movimento religioso portava avanti.
Lama rossa, fece una proposta agli eroi, collaborare con l’avanguardia per mettere la parola fine alle ignominie che fin ora aveva subito il suo popolo.
Max era pronto ad accettare ma Maeve e George, presero tempo, la prima chiedendo in cosa consistesse, questo supporto, il secondo facendo notare che la loro missione non comprendeva questo genere di missioni, ma di recarsi nelle isole incantate per recuperare un certo oggetto.
Infastidito, dall’ingerenza Lama rossa propose di affidarsi alla magia delle carte.
Un tipico contratto tra pirati che vincolava tramite un incantesimo l’accordo che si andava a stipulare, in caso di non ottemperanza allo stesso, piegò, si veniva doppiamente maledetti dalla macchia nera.
Questo complicò parecchio la situazione per il gruppo, che tramite Daina, si defilò elegantemente dalla conversazione per chiudere prima la trattativa con Fin.
Lama rossa, che aveva già fatto venire la sirena dei patti, capì che il gruppo voleva confrontarsi, gli offrì due bottiglie di Birra marina, roba di prima qualità e ordinò a Fin di metterla sul conto dell’avanguardia cremisi, come testimonianza di buona fede.
Fin vedendo che i suoi clienti si erano tolti dagli impicci decisi di prendere la palla al balzo, intavolando la trattativa del carico che avevano in stiva.
Voleva il sale, era una merce rarissima, averne ben 2 carichi a portata di mano, lo eccitò a tal punto che Maeve notò la sua impazienza, subodorando che il prezzo di 2 ricchezze a carico fosse ridicolo.
Assieme a Daina e consigliata dalla marmotta Lancel riuscirono a strappare un prezzo incredibile, ben 12 ricchezze a carico più due rinforzi all’equipaggio, Max Gear uno strampalato ingegnere che in gattabuia a causa dei sui improbabili marchingegni, e Modestius Rubnovich, un baleniere Ussurano arrivato ad Ittioland aggrappato ad una balena bianca.
George naturalmente appurata l’eccentricità del primo e l’incredibile modestia del secondo, (che a detta sua aveva inventato lui stesso la modestia) li arruolò immediatamente.
Con i forzieri pieni, la ciurma rimpinguata e della birra buona in gola, il gruppo decise di collaborare pure con lama rossa, ottenendo così dei contatti in ogni porto di Thea, intelligence sulla chiesa del Vaticino in cambio della promessa di lealtà, e intervento contro il Cardinal Verdurgo.
Cosa più importante, grazie al patto ottennero anche la ricarica della bussola alchemica.
Fu così che poterono riprendere il viaggio per salvare il mondo.
Atto 5
Scena 2: non si spara ai fantasmi
Uscendo dalla locanda si imbatterono nel mercato, e Maeve decise di spendere un po’ del denaro appena guadagnato, adocchiò una bancarella piena di aggeggi meccanici, e decise di comprare un giroscopio, l’oggetto nominato da Max Gear durante il colloqui di assunzione.
Con un primo giro di trattative però le fu evidente che il commerciante stava gonfiando i prezzi, così chiese a Fin di intervenire…dopo una piccola allusione agli affari loschi delle bancherella e una strizzatina d’occhio all’avanguardia Cremisi, Maeve se ne andò con in dono il giroscopio adocchiato.
Geroge intanto, stava contrattando con un orca un animaletto da compagnia.
L’orca confermò di averne un bel po, ma che il vero affare era un quadro dipinto da un famoso artista che in una cabina piratesca avrebbe fatto la sua porca figura.
A Geroge però non interessava il quadro, sognava solo di avere una mascotte, come tutti i pirati che si rispettino.
Alla fine si accordarono, acquistando il dipinto potrà scegliere tra un Toast da battaglia, un panino maledetto, e uno scoiattolo spadaccino completo di armatura.
Optò per lo scoiattolo perché più adatto al suo stile di pirateria, elegante e slanciata.
Poi si diressero alla nave dove i marinai stavano caricando le scorte di frutta e pesce per il viaggio, erano sul molo per l’ultimo saluto quando un corno da battaglia risuonò nell’aria.
All’orizzonte un galeone mastodontico si stava avvicinando fendendo il mare a velocità folle.
Urla si levarono dal porto, il leviatano stava attaccando, tutti gli uomini pesci si diedero alla fuga, mentre i cannoni facevano scempio della città galleggiante.
Il gruppo si lanciò di corsa sul molo per guadagnare la nave e darsi alla fuga spinti da Lancel che spiegò che il leviatano infatti era una nave fantasma gigantesca, chiamata anche il flagello del 7th mare.
Erano quasi arrivati alla nave quando dall’acqua balzò sul ponte un pesce spada umanoide, che si presentò come il comandante della leviatano, gli intimò di arrendersi e consegnargliela, indicando con la spada la Fleur.
Era venuto per il loro pezzo da Otto.
George rifiutò e estrasse le pistole, Max che aveva più esperienza con gli spettri lo fermò, prese un sasso e lo tirò attraverso il nemico, dimostrando che i proiettili erano inutili.
Poi Maeve si lanciò all’attacco, Max di mise in difesa del capitano e Daina estrasse le sue lame, dando inizio alla battaglia.
Il comandante, Longsword schioccò le dita e i sui sgherri crostaceo uscirono dall’acqua pronti a dare man forte.
Poi si mise in posizione d’attacco e scagliò una runa conto Max che si tramutò in un porco mentre la sua armatura e spada gli cadevano accanto.
Maeve scattò ingaggiando il pesce spada con la sua alabarda e lo bloccò utilizzando la mossa speciale il Bastione Donovan, mentre Daina, si preoccupava degli sgherri crostaceo che tentavano di distruggere il molo per far finire tutti in acqua.
George invece si tuffò per raggiungere la nave, il gelo del 7th mare lo attanagliò immediatamente, ma riuscì ugualmente ad arrivare alla nave dove iniziò ad urlare ordini per preparare la partenza mentre le palle di cannone facevano scempio della città degli uomini pesce.
Maeve stava ancora lottando con Longsword quando un arpione lanciato da Modestius lo ferì gravemente offrendo un’occasione per colpire a Daina.
Max Porcificato non poté fare altro che sporgere il deretano dal molo e defecare sui nemici sottostanti, distraendoli.
Questo attacco suino però non fu sufficiente, il molo crollò sotto i colpi di chela dei granchi mostruosi e tutti finirono in mare.
Max il tuffo in mare ritrasformò Max che fu raggiunto anche da George e assieme si sbarazzarono degli ultimi granchi, mentre Daina cercava un apertura nella guardia del Capitano della Leviatano mentre affondavano nelle gelide acque.
Maeve interruppe la sua azione di blocco per salvare la vita Lancel, lanciandolo fuori dall’acqua direttamente sulla nave, questo permise al capitano di sfuggire al corpo mortale di Daina.
La spada puntava dritta alla gola del nemico che vedendosi spacciato decise di darsi alla fuga, con riflessi fulminei piantò la spada su una palla di cannone vagante e sgusciò via a velocità assurda.
Geroge aprì un portè e gettò dentro Max facendolo rozzolare sul ponte della nave, poi a nuoto con gli altri si issò sulla tolda.
La Leviatano intanto aveva puntato tutti i cannoni sulla Fleur, ma Daina aprì la bussola e tutto sparì.
Quando Beppino D’orbi riaprì gli occhi vide all’orizzonte le coste addormentate delle Highlands stagliarsi sotto un cielo pieno di stelle, erano tornati dal 7th mare.
Atto 6
Scena 1: ABS & Cannons
La Fleur du Mort comparve dal nulla al largo delle highlands, Beppino dal fiocco di vedetta, sebbene fosse notte, vide distintamente la baia di Kirkwall, il porto principale della regione.
L’equipaggio iniziò a festeggiare, l’avevano scampata anche questa volta, ed iniziavano ad avere fiducia nel Capitano.
Maeve, George, Daina e Max sorrisero rivedendo le stelle, l’avventura nel 7th mare aveva dimostrato quanto ancora il mondo fosse sconosciuto e pericoloso, dovevano essere molto più cauti in futuro se volevano riunire i pezzi da otto.
Mentre si consultavano per decidere cosa fare Maeve sentì degli strani rumori sotto coperta, temendo di avere a bordo qualche strano clandestino del 7th mare scese ad indagare.
La stiva era buia e puzzolente, e sul fondo una luce filtrava sotto la porta dell’armeria, bisbigli e lamenti si sentivano distintamente ora.
Con un calcio Maeve spalancò la porta, quello che vide fu una scena assurda, Max Gear a petto nudo, sporco si sangue che stava applicando degli strani chiudi sulla schiena martoriata del povero Cannadura.
Max spiegò che stava potenziando il marinaio dietro sua esplicita richiesta, ma le sue spiegazioni tecniche non furono ascoltate, il luccichio degli addominali scolpiti dell’inventore rapì lo sguardi di Maeve.
Mentre Max continuava a fissare lo spettacolo inaspettato il Marinaio si rivestì e salì sul ponte, la schiena che Geroge vide era al limite del grottesco.
Cannadura aveva fissato alla schiena il cannone di prua della nave, gobbo ed impacciato e stranamente sorridente.
Si presentò come l’arma segreta della nave, cannoniere tattico autosufficiente, la richiesta di Daina però, di provare a caricare il cannone, lo fece sprofondare nella disperazione…
Non aveva preso in considerazione la lunghezza del cannone e per quanto si sforzasse non arrivava alla bocca di fuoco.
La scena era veramente comica e sebbene l’ibrido uomo-cannone fosse un abominio fece scompisciare la ciurma.
Max propose altre modifiche a Ferte, questo significava tornare in laboratorio, nuovi chiodi e chissà che altro.
Prima di scendere però Maeve consegnò il giroscopio che aveva ottenuto a Ittioland all’inventore, i suoi occhi si illuminarono, iniziò a blaterare di chissà quali marchingegni e si precipitò sotto coperta dimenticando il povero Cannadura.
Atto 6
Scena 2: Galateo da Locanda
Il silenzio della notte venne rotto dalla voce di Peppino, che oltre ad aver confermato terra a prua avvistò anche una piccola imbarcazione avvicinarsi alla Fleur; decisamente non era passata inosservata una nave che comparve dal nulla di ritorno dal 7th mare. Le due figure salirono a bordo, approdando sul ponte della nave. La prima a prender parola fu Meave, anticipando il Capitano George, in quanto un accento spiccatamente Montaigne nelle Highlands non avrebbe lasciato in vita nemmeno un Empereur in visita. La figura salita a bordo era Five Folks, cavaliere sotto la corona del Re O’Bannon. Maeve inciampò in un turbine d’ormoni, in quanto il giovane Folks non solo possedeva un titolo parecchio importante, ma era inoltre dotato di poderosi addominali, bagnati dalle onde del mare. Folks aveva il compito di verificare che l’imbarcazione avesse un lasciapassare o, se non altro, un motivo per presentarsi alle coste delle Highlands a notte fonda. Meave e Daina iniziarono un’accesa discussione con Five, spiegandogli che si erano situati sulle loro coste per commerciare e per raggiungere un accampamento Sidhe. Gli eroi si spostarono all’interno della cabina del capitano per poter discutere distanti da orecchie poco indiscrete, fulminando con gli occhi ogni singolo marinaio della ciurma. All’interno della cabina la situazione era in stallo, la tensione alle stelle; non era facile da giustificare la presenza di una nave clandestina al largo delle coste delle Highlands. Il tutto peggiorò quando Five fu convocato dal proprio re. Munito di uno specchio alquanto bizzarro, riuscì ad impersonificare la figura di O’Bannon davanti agli occhi degli eroi, che iniziò a far domande a destra e a manca. Incaricò gli eroi di trovare la sua corona, donando loro un pezzo di mappa in cui una enorme X indicava il punto in cui dovrebbe essere nascosto il sacro pezzo d’oro. La situazione non migliorò per nulla, e la tensione stava per far esplodere la cabina del capitano quando il piccolo Sidhe Lancel soverchiò la parola del Re ricordandogli che la corona non gli spettava di diritto e gli è stata semplicemente concessa dal piccolo popolo. Sia Maeve che Daina risposero all’affronto di Lancel, sostenendolo. Lo specchio si crepò, le vene sulla fronte del Re stavano per esplodere e il giovane Folks era di un rosso paonazzo incredibile, Max non si trattenne dal dimostrare che la sua spada avrebbe tagliato tranquillamente in due la situazione e George si preparò a trarre un acciarino dal suo Portè per dar fuoco alle tende della cabina in modo tale da sviare l’attenzione dei presenti. Ma c’era qualcosa di lugubre e furtivo, che non era dovuto dal suo Portè, forse una semplice impressione. Il Re e gli eroi riuscirono a patteggiare, accordandosi sul destino della corona e del piccolo popolo, giusto in tempo per evitare che la nave colasse a picco dopo un disastroso incendio. Finite le trattative, non c’era più necessità di dover nascondere i fatti, così Maeve, accortasi che a Five gli si illuminarono gli occhi dopo l’affronto della sarmatiana e della paladina, chiese a Folks da quale parte stesse davvero. Folks non era ne a favore ne contro il vecchio Re corrotto, ma semplicemente preferiva che i Sidhe non fossero costretti a nascondersi per sopravvivere. Queste sincerazioni non toccarono per nulla ne Max e ne il Capitano, che non vedevano altro che birra, donne e gioco davanti ai loro occhi. La nave era sistemata, ormeggiata, linda e pinta, non restava altro che concedere un giorno di riposo ai marinai della sfortunata imbarcazione. Max, George e Five si diressero senza indugio nella locanda del Maiale d’Oro. Maeve e Daina restarono nella cabina per chieder un favore al Dievas, in modo tale da trovare subito la posizione della corona (powerplayer), quando si accorsero che non solo ci fu un intrusione a bordo, che la mappa dei pezzi da otto era scomparsa, ma si accorsero anche che l’intruso adorava il pane alla segale. Intanto alla locanda tutto andava per il meglio, tra i boccali di birra, Five raccontò di 13 vergini e 1 fiammifero, ma di cotale storia preferisco non scriver nulla qui. Ma tra alcool, donne, risate non può che mancare una rissa come si deve, che fatalità scoppiò proprio a causa del fegato di George, talmente ubriaco che pure il topino ne risentì, mandando a quel paese il pappagallo di un cliente munito di scagnozzi e tagliagole. Iniziò così un circolo vizioso, tra discussioni, pugni e cazzotti, il nostro amato locandiere si beccò dritto nei denti una panca in legno, il che non giovò ai nostri eroi. Max, George, il topino e Five furono lanciati fuori dalla locanda, banditi e privati di ottima birra annacquata quando Maeve e Daina richiamarono l’attenzione del Capitano. Spiegato il malfatto, George aprì uno dei suoi numerevoli Portè, cercando di trarne fuori la mappa del malandrino, che sembrò opporre resistenza ai docili muscoli del nobile. Qualcosa tratteneva la mappa, qualcosa che profumava di prosciutto, maionese e pane di segale …
Atto 6
Scena 3: War Sandwich & Co.
Per rancor personale, il Bread Warrior promise di far affondare la nave di George, insieme al suo equipaggio, sferrando un orda di panini ammuffiti e imbruttiti, un orda di patatine fritte e cheeseburger. Il Bread Warrior, dall’alto dell’albero maestro, sbraitava e urlava ordini e offese alle proprie orde. Max si lanciò su un orda e, dopo aver sguainato lo spadone mastodontico, tranciò un intero cenone di panini; lo stesso per Daina che non aspettava altro che addentarne qualcuno. Maeve, che preferì usare l’astuzia, cercò dei barili d’acqua per bagnare i paninetti e squagliarli in tal modo da permettere a George di lanciarsi direttamente sul Bread Warrior. Ma le forze culinarie del combattente panino erano illimitate vista la scorta di cibo presente sottocoperta, rivelando la sua arma finale, un cheeseburger d’assalto che caricò con forza bruta un cannone, creando un ottima occasione ai panini di far fuoco e fiamme sugli eroi a suon di cannonate, seguito da una mossa tattica a discapito degli eroi, che pregiudicò le sorti dello scontro; le vele della Fleur De Mort caddero afflosciate a terra insieme al sartiame. Dopo essersi dimenate parecchio Daina e Maeve riuscirono a divorare e squagliare un’ altra orda di panini, mentre Max il poderoso finiva gli ultimi. George, d’assalto, aprì un Portè alle spalle del Bread Warrior, tentando di lanciandolo dentro, sottovalutando il glorioso panino stregato, che rispose al Capitano rigirando la frittata. Ora era George pronto a cadere dentro il Portè, dove finì dopo esser minacciato dal panino. Lo sterminio dei panini al burro d’arachidi costò comunque la ritirata al Bread Warrior, che se ne volò via appeso ad una zampa di gabbiano addestrato, sia mai che decidesse di divorarlo. Imbestialito e mal messo, il cheeseburger iniziò a correre verso le strette vie dei bassi fondi delle Highlands, fuggendo dai palati degli eroi. Un tale codardo non può comunque scappare dinanzi al sanguinolento guerriero Eiseniano, che iniziò un intricato inseguimento. Bucando il fianco della nave, il panino si avviò per la città, rincorso da Max, che non fu da meno nell’ingrandire il foro già creato. Era mattina presto, l’alba era sorta da un’ oretta circa, e il trambusto era creato soltanto dai mendicanti e dai bancaroli che preparavano e imbandivano le loro bancarelle, posizionandoci accuratamente pesce, pane, oggetti di valore, vestiti, armi e tutto quello che un marinaio potrebbe desiderare. Ah si, anche il cheeseburger e l’eiseniano non erano da meno nel far rumore, ribaltando e rompendo in due bancarelle che erano di intralcio. Il panino iniziò a dirigersi verso i bassi fondi, inseguito con furia dall’armatura con le gambe che gli stava ad un fiato sul sesamo. Di colpo il panino riuscì a svoltare a destra, rifugiandosi in una casa popolare, in cui molto probabilmente i figli delle persone che ci abitavano stavano facendo colazione. Si videro un panino inferocito pronto a divorarli, rendendoli parte dell’ammasso di carne che fungeva da hamburger. Uno scempio del genere non poteva ovviamente avvenire davanti agli occhi di Max, che non aspettò un attimo a sfondare la parete, salvando la povera famigliola. Il panino ebbe la meglio, riuscendo a liberare alcune patatine fritte pronte a divorare i bambini, cogliendo al volo l’occasione per fuggire in fretta dall’abitacolo. Max lo perse di vista, ma riuscì ad intravedere una striscia di katchup gocciolante per le vie dei bassifondi della cittadina costiera; decise così di seguirla all’istante, dirigendosi in una piazzetta piena di bancarelle. Non restava altro che chiedere in giro notizie del cheeseburger. Si avviò verso la bancarella del macellaio e chiese informazioni a riguardo. Il macellaio tremava di paura, stava rigirando lo stesso filetto di lonza da venti o trenta secondi; decisamente aveva visto qualcosa, ma aveva cara la pelle. L’Eiseniano non esitò e sfondò la bancarella, investendo due patatine che erano nascoste sotto il tavolo per minacciare il mendicante, ma nessuna traccia del panino. Corse allora alla bancarella del panettiere il quale, come il suo collega, sudava freddo e tremava come una foglia. Non ebbe la stessa fortuna del macellaio, in quanto venne sgozzato da due patatine, di guardia al panino unto di sangue. Max si sarebbe strappato un arto per poter salvare dalla morte un tale innocente e l’unica cosa che gli restò fare fu vendicare il povero malcapitato. Dopo numerose patatine lama, sesamo shurikeniko, e qualche morso, riuscì a sterminare le guardie del corpo del panino. Ma era stato preso in contropiede, e venne sconfitto dal peso soverchiante del suo arcinemico. L’ardore e l’odio dentro il mercenario avevano raggiunto però il limite, e incrollabile si alzò per l’ultimo fendente, che squarciò perfettamente in due il panino, che cadde esanime, come anche il nostro eroe.
Atto 7
Scena 1: Il legno scricchiola
Passarono alcune ore e la ciurma era sconvolta dalla serata passata a bere e a giocare d’azzardo in una qualche locanda del porto di Kirkwall, ben nascosta, economica e anche pericolosa, proprio come piace ai nostri lupi di mare. Alcuni di loro tornarono alla nave pieni di lividi e tagli dovuti ad una grossa rissa scoppiata al Maiale D’Oro. Ora erano tutti sulla Fleur, mariani ed eroi, riuniti per discutere sul da farsi e organizzarsi per le riparazioni del modesto sfortunato veliero. Qualcuno rattopava le vele, altri, con l’utilizzo di secchi e acqua ben poco saponata, ripulivano il ponte dai cadaveri degli antipasti e spuntini avariati. George era tutto sudato, straziato e sconvolto. Tra ordini e insubordinati sul ponte ne aveva le tasche piene e per di più doveva ancora preoccuparsi degli stipendi per la ciurma. Meave e Daina intanto si stavano preoccupando per due persone, la prima era il povero Five che era frastornato a tal punto da non riuscire nemmeno a reggersi in piedi; l’altra era più maestosa, grossa e sicuramente incazzata visto che, dopo l’inseguimento del panino, non era ancora tornata con qualche cetriolo a reclamare la sua vittoria. Ferte intanto, dopo aver comunicato a Urloatroce i comandi del capitano riguardo la Fleur e la sua messa in sesto, chiese un udienza con il capitano per discutere riguardo il docile sacchetto di dindi sonanti ben nascosto nelle tasche del marchesino. Meave e Daina iniziarono subito a preoccuparsi viste le poche abilità di mercanteggio del capitano, avviando un animata discussione riguardo prezzi, aste, tagli monetari, patti, sottobanchi, capitali e … e cose che le orecchie di George si rifiutarono di continuare ad udire. Portò così Ferte a discutere nella sala del capitano per poter ricompensare la povera ciurma nel modo ritenuto più opportuno da entrambe le parti. Dopo una breve discussione, l’equipaggio era largamente pagato, la nave aveva un appuntamento al porto e anche uno dal sarto, per sistemare scafo e vele. Nel mentre, Daina e Meave si erano accordate con Folks riguardo al punto in cui doveva esser situata la corona del re. Five non esitò oltre e organizzò in fretta e furia una spedizione a cavallo per raggiungere l’isola, infatti non era interessato ad usare alcun tipo di imbarcazione. Ora che era tutto sistemato, la situazione era così tranquilla che i nostri eroi quasi si sarebbero dimenticati del valoroso Max se non fosse stato per Lancel; il povero Sidhe non poteva nemmeno crederci quando nessun avventuriero si fosse preoccupato del loro quarto colossale compagno di avventure. Il gruppo si avviò verso la città alla ricerca di un panino e di un enorme armatura con le gambe.
Atto 7
Scena 2: Polpi, Fantasmi e Lwa
Era tutto così… buio? No impossibile che lo fosse, forse avrebbe dovuto controllar meglio che non ci fossero bende davanti ai suoi occhi, o magari che addirittura ci fossero ancora i suoi occhi. No, tutto era sotto controllo, tutto ok. Questo fu a grandi linee ciò che il nostro Schneider pensò quando si ritrovò dentro una foresta completamente circondata da un vetro, quasi come se fosse imprigionato dentro un’ampolla. Non c’era ne da perdere tempo e nemmeno le staffe, così, in un attimo, Teo bevve all’istante il suo luminescente intruglio verdastro, uscendo dal suo contenitore di carne e ferro, librandosi nell’aria e svolazzando fuori dal vetro. Le sue ipotesi erano vere, si trovava all’interno di un’ampolla di vetro ricoperta da un telo nero, probabilmente per nascondere il suo contenuto. Ma ovviamente non passò inosservato e il padrone della strana sfera cristallina iniziò a percepire dei movimenti provenienti dal corpo ectoplasmatico del nostro Max, che sentì necessario abbandonare il luogo in cui si trovava. Al di fuori di quello che sembrava esser un negozio vodoo e di oggetti strampalati, si distendevano per quasi tutte le direzioni vie e viuzze dei bassi fondi di Kirkwall. Teo iniziò ad avventurarsi tra le stradine cercando di ricordare il più possibile del percorso fatto qualche ora prima. George, Daina e Meave si stavano incamminando in uno stretto vicolo, seguendo ingenti quantità di distruzione e di katchup, quando incontrarono un vecchio mercante arrabbiato per la sua bancarella distrutta. Quest’ultimo si era ritrovato a dover sistemare la sua mercanzia totalmente sparpagliata e dispersa per la piazzetta in cui era situato. Meave colse l’occasione per chiedere al malcapitato cosa fosse successo e se avesse visto il colpevole della distruzione del suo banco. Non fu il mercante a rispondere, ma il suo polpo da compagnia fece intendere ai nostri eroi quanto il mercante fosse incazzato e verso dove fosse corso il disgraziato, agitando tentacoli, ventose e ancora tentacoli al vento. Prima di incamminarsi però, Meave colse anche l’occasione per vendere le gigantesche perle del 7th mare, sperando di ricavarne più di qualche saccoccia di dobloni. Mostrò così il contenuto della sua borsa al vecchio che, non riuscendo a trattenere l’emozione, gli cadde la mandibola a picco, a tal punto che il suo polpo fu costretto a richiuderla con qualche tentacolata. Ovviamente le perle erano di valore, enormi e costose. In seguito, Daina fece notare che non c’era tempo da perdere visto che Max ancora non si era né fatto vedere e né era stato ritrovato dal gruppo, quando un sibilio ultraterreno riempì i timpani di George. Non c’era dubbio, quello era Teo, molto probabilmente di ritorno dall’oltretomba, ma in qualche modo era lui, in carne ed ectoplasma. Non ci volle molto da parte di Schneider per condurre gli eroi al Deadly Shop, il negozio in cui era finito il corpo dell’eiseniano.
Atto 7
Scena 3: La tribù nell'ampolla
George stava per bussara alla strana porta che aveva davanti, ma non ce ne fu bisogno, Big Flame Deadly aprì la porta senza che nessuno degli eroi avesse minimamente fiatato.
fu chiaro immediatamente che quell’essere non era umano, e tantomeno innocuo.
Deadly mise fin da subito le carte in tavola, egli era, un Lwa, un’entità ultraterrena al pari, o forse superiore, dei Dievas, pericoloso, egoista e narcisista.
Subito gli eroi compresero la differenza sostanziale, a differenza del demone di Daina, Deadly era libero, corporeo e pieno di potere, poteva di fatto perseguire i propri scopi senza nessun vincolo.
Il Lwà spiegò che il corpo del loro amico era effettivamente in quel negozio, precisamente nell’ampolla appoggiata sul bancone.
Era li perché lui ce l’aveva messo, e per l’appunto per poter proporre loro uno scambio vantaggioso, a dir suo, per entrambi.
Maeve, George e Daina iniziarono a sudare freddo, l’essere aveva poteri ben maggiori di quello che pensavano e inoltre aveva in ostaggio il loro amico.
Fortunatamente però Big Flame, non aveva cattive intenzioni, almeno non al momento.
Voleva uno scambio, il divoratore, in cambio del pezzo da 8 e l’eiseniano rinchiusi nell’ampolla.
Maeve quasi restò senza fiato, la Corona era nell’ampolla allora, finalmente l’aveva trovata, ma cosa centrava il divoratore?
Big Flame consigliò loro di controllare la mappa.
Quello che videro fu che il pezzo di giada si stava avvicinando lentamente alla loro posizione, quel pezzo da 8 rivelò il Lwà era in possesso del divoratore, che li stava venendo a cacciare.
Lui voleva per se quella creatura, per quello proponeva il patto.
Non poteva prendere da se la Corona…che rivelò essere una spada, la mitica Caledfwlch, per motivi che preferì celare agli eroi, ma…potevano entrare, prenderla e poi uscire bussando sul vetro.
Lui li avrebbe tirati fuori e poi loro in cambio gli avrebbero portato vivo i ldivoratore.
Do Ut Des, e tutti sarebbero stati soddisfatti, lui con il suo nemico tra le grinfie, e loro liberi di procedere con la missione di salvare il mondo.
Daina, abituata a trattare con il suo demone, guardò negli occhi Deadly e gli disse chiaro e tondo che non si fidava di lui, e che non avrebbe di certo assecondato chi aveva in ostaggio un loro compagno.
Deadly non si scompose, la guardò sorridendo e poi sussurrò al Devas che gli dava il permesso di toccarla.
Daina si sentì le dita gelide del mostro sul collo e il suo cuori perse un battito, la corruzione la contaminò e si accasciò a terra, dopo di chè Big Flame schioccò le dita e tutto tornò come prima, poi chiese nuovamente a Daina se accettasse o meno il patto.
La Sarmatiana fulminandolo con lo sguardo accettò, lui sorrise e ordinò al Devas di regalare alla sua carceriera un favore minore.
Poi schioccò le dita e un turbinoso vortice li risucchiò tutti tranne Primus, il topino che George scagliò lontano per non farlo entrare con lui nell’ampolla,
Precipitarono all’interno della stessa foresta in cui si trovava Max, il quale scombussolato e di ritorno nel suo corpo si ritrovò ansimante a carponi.
George iniziò a nascondere i vestiti e alcune armi, vestendosi come un abitante delle foreste, ricoperto di fango e foglie per coprire le gioie.
Fu seguito da Meave, Daina e Max, che faticò a levarsi l’armatura incollata ai suoi pettorali da salsedine e sudore.
Il frastuono attirò l’attenzione di una figura che si dirigeva verso gli eroi dal cuore della foresta.
Quello che videro comparire tra la vegetazione fu una donna vestita di pelli di animale, seguita un enorme e minaccioso lupo bianco, che sembrava essere molto diffidente verso il gruppo di sciagurati rivestiti di foglie e fango.
George prese la parola tentando un approccio disinvolto e spiegando che non sapeva dove fossero e cosa stesse succedendo.
Max tentò una prova di coraggio, e senza chiedere il permesso alla guerriera tentò di accarezzare il lupo, ma esitò nel farlo, in quanto aveva paura che quest’ultimo potesse percepire la contaminazione del Divoratore, che Deadly gli aveva rivelato essere dentro di lui.
Fu Meave la prima a toccare il muso del lupo, che non oppose resistenza, donando alla paladina la capacità di capire la lingua della sacerdotessa.
George si fece coraggio e provò anche lui a toccare il lupo il quale, un po’ disturbato dall’animo confuso del marchesino, si fece toccare ma con riguardo.
Max vedendo che un sorcier de portè era riuscito a toccare il lupo, anche lui ce l’avrebbe fatta. Ovviamente non andò così e il lupo gli morse il braccio, percependo il marchio del Divoratore.
Daina dopo aver visto la sorte di Max decise di risparmiarsi la prova.
Dopo una breve discussione con la sacerdotessa riguardo la storia e le tradizioni del luogo in cui si trovavano, gli eroi furono condotti dal capo tribù, Wypaka, il quale si presentò agli eroi e li accompagnò all’interno di una tenda che sembrava essere la sua residenza.
Lì Waypaca li accolse come i prescelti, e li invitò a prendere il posto che spettava loro tra le divinità della tribù, prima però dovevano superare la prova e recuperare il sacro oggetto della tribù.
Quello che da millenni lui e i suoi antenati costudiano.
Quello che accadde al suo interno è storia, una storia talmente strana che nemmeno i nostri eroi, che l’hanno vissuta sulla pelle, sono in grado di affermare con sicurezza se fosse vera o una semplice illusione.
Atto 8
Scena 1: Affronta i tuoi demoni
I quattro eroi si trovarono in uno spazio scuro, su una distesa di sabbia bianchissima.
La luce innaturale che illuminava l’area dava l’idea di arrivare da tutte le direzioni contemporaneamente.
Poi dalle ombre in fondo all’arena comparirono 4 figure, che avanzarono lentamente fino ad essere distinguibili dallo sfondo.
Sembravano 4 figure identiche, glabre e sorridenti, con il torso nudo coperte di tatuaggi e dei pantaloni in stile mezzaluna.
Sorrisero, a turno toccarono i tatuaggi, i quali si illuminarono lentamente e poi presero vita, poi le figure iniziarono a mutare.
Una sfilò dal corpo un lungo crocifisso e si tramutò nel Cardinal Micheletti, fissando George sorrise e gli andò incontro.
La seconda invece estrasse dai tatuaggi un lungo uncino, poi iniziò a gonfiarsi, la sua pelle divenne sempre più scura e squamosa, due pupille nere fissarono Max, e una gigantesca bocca da squalo scattò simulando un poderoso morso.
La terza figura si ammantò di nero, poi delle mani rosse emersero dalla nebbia e Daina vide l’esatta copia del suo Devas che la fissava beffardo come al solito, sgranò gli occhi si guardò alle spalle e vide il suo Devas che la fissava in modo divertito, non si era liberato, quello che le stava di fronte era un impostore.
Maeve invece fu quella più stupita, il suo nemico mutò fino a diventare una gigantessa armata di un cannone, la faccia non le diceva nulla, ma il simbolo che portava alla cintura la identificava come un inquisitore, il capo degli inquisitori a vedere la targhetta con i gradi militari, Isentrude Der Chegit, l’incubo dei Sidhe.
I quattro amici si guardarono stupiti, che diavolo stava accadendo? I loro acerrimi nemici erano comparsi dal nulla e ora avanzavano verso di loro con le armi spianate.
La prima a reagire fu Daina, che estrasse le sue lame e si lanciò sull’odiato nemico, il primo colpo però lo attraversò come se il suo corpo fosse fatto d’acqua, quello sorrise e le sferrò un pugno potentissimo che la scaraventò al suolo.
Max ingaggiò il divoratore con il suo spadone a due mani, lo squalo si difese con la sua spada e i due iniziarono a tempestarsi di colpi finchè l’eiseniamo non riuscì a sfruttare una falla nella difesa del nemico ed a sbatterlo al tappeto dopo averlo sollevato di peso.
Maeve intanto stava cercando di trafiggere Isetrude in pieno petto, ma l’inquisitrice usò il suo cannone per spararsi via dalla traiettoria e nel contempo attaccarla, nessuna delle due voleva cedere terreno così iniziarono a menare fendenti l’una sull’altra.
George invece era dubbioso se attaccare o meno il cardinale, dopo tutto si trattava pur sempre di un signore di una mezza età…
Micheletti dal canto suo non si fece scrupoli e iniziò a schernire il capitano, ricordandogli che aveva abbandonato la sorella, l’aveva sfigurata col fuoco, e che a causa sua la sua famiglia era in catene.
Per di più ora lui girava il mare per cercare chissà quali cianfrusaglie magiche invece di riscattare il nome del Prevoye.
George colpito nell’onore abbassò la guardia e questo permise al cardinale di fare la prima mossa attaccandolo direttamente, George scartò di lato e rispose ferendolo al ginocchio dopo averlo accecato con della sabbia.
Il malvagio finse di crollare a terra, poi lanciò un fumogeno all’incenso e si mimetizzò nella foschia.
George sentì il grilletto armarsi, e poi un proiettile lo colpì alla spalla destra, il Cardinale nella colluttazione aveva rubato la sua pistola.
Atto 8
Scena 2: Drakenaisen e Mutandine di seta
Daina, sentì lo sparo si girò e vide George ferito ed in ginocchio, ma non poteva soccorrerlo, la sfida si stava mettendo male per lei, per quanto si sforzasse vedeva tutti i suoi colpi andare a vuoto, disperata chiamò il sue demone demone, che sorridendo assaporò la sua disperazione.
Gli ordinò di attaccare il nemico, usando il favore concessogli da Big Flame.
Il Devas sparì e si materializzò dietro il suo clone d’ombra trapassandolo da parte a parte con il braccio teso, poi con una risata svanì nel nulla.
Allora poteva essere ferito, ma non con armi convenzionali, questo diede un po’ di speranza alla Sarmatiana che si guardò intorno tentando di elaborare un piano.
Max stava infierendo sul Divoratore tempestandolo di colpi con il suo spadone, ma quest’ultimo non sembrava in difficoltà, piuttosto si stava godendo la foga del giovane eiseniano.
Con un riflesso sovrumano però il divoratore defletté l’ultimo colpo di Max scivolando alle spalle dell’eroe e bloccandolo con una presa d’acciaio.
Max era immobilizzato, l’unica cosa che poté fare fu urlare mente i denti dello squalo facevano scempio della sua spalla strappando via un largo pezzo della sua armatura.
Un ruggito risuonò nell’arena, il divoratore aveva assaggiato il sangue della sua preda e ne voleva ancora, spalancò le fauci che con sonori schiocca di ossa che si disarticolarono si aprirono in modo innaturale e minaccioso pronte a chiudersi sulla testa di Max.
Maeve sempre ingaggiata con Isentrude, vide la scena quasi al rallentatore un morso del genere avrebbe decapitato l’amico, questo le infuse una forza sovrumana nella braccia, piantò l’alabarda nel petto dell’inquisitrice e le strappò via il cannone, rotolò verso destra, appoggiò un ginocchio a terra per prendere la mira.
Una sguardo d’intesa tra lei e Daina bastò a far capire le sue intenzioni alla Losejas che si gettò in traiettoria per attirare il demone verso la cannonata in arrivo.
Maeva fece fuoco, la deflagrazione fu assordante e il rinculo la scaraventò a metri di distanza, ma la palla di cannone colpì il Devas in pieno petto…lo attraversò senza causare nulla più che un sorriso sbilenco.
Come aveva immaginato, pensò Maeve, ma aveva voluto tentare ugualmente, il suo obiettivo però non era solamente aiutare Daina, ma salvare Max.
La palla di cannone infatti dopo aver attraversato il Devas ci piantò in bocca al mostro che stava per chiudere le sue fauci sull’eiseniano facendogli esplodere metà cranio e liberando Max, il quale roteando su se stesso finì l’opera decapitando il divoratore prima che il corpo toccasse terra.
Il corpo del mostro iniziò ad evaporare, il tempo si fermò e nella mente di Max, la voce dello sciamano Wypaca lo informò che per lui la prova era conclusa, poteva uscire dall’arena, Max guardò i suoi compagni in difficoltà, poi senza rispondere, si avviò verso George per aiutarlo.
Daina ricorse ad un nuovo al potere del suo demone, che intervenne per salvarla da un colpo del temibile nemico, gli afferrò il braccio spezzandoglielo come fosse un ramo secco, poi però.il Devas le sussurrò all’orecchio che se avesse voluto un nuovo favore avrebbe dovuto farli assaggiare il migliore the di Thea…oppure richiedere un favore maggiore, lasciandolo entrare nel suo animo.
Maeve scagliò lontano il cannone scarico, e poi vide Isentrude rialzarsi come se niente fosse strappare l’alabarda dal suo corpo e rimettersi in posizione di battaglia.
La guerriera ricorse a tutte le sue energie pregando i Sidhe invocò il potere sella sua alabarda che si illuminò accecando la nemica, e poi si scagliò per un ultimo affondo mortale.
Isentrude tentò di parare il colpo, ma Maeve aveva dato fondo a tutte le sue energie, le lame dell’inquisitrice prima si incrinarono, poi si infransero e l’alabarda le si piantò diritta nel cuore facendola evaporare all’istante.
Daina disperata e braccata dal demone si gettò sul cannone di Isentrude, aveva notato un particolare mentre Maeve sparava e la speranza le si era accesa davanti agli occhi.
Controllando l’arma notò un secondo grilletto nascosto con la parola Drakenaisen incise, non riuscì però ad azionarlo in tempo, un colpo terribile la scagliò lontano, si rimise in piedi a fatica e stavolta fece fuoco.
Il Devas fu colpito, ma stavolta il suo sorriso mutò in un urlo straziante mentre metà del suo corpo avvampava in un fuoco azzurro.
Un colpo durissimo ma a quanto pareva non ancora sufficiente…
Max accorso da George, ritrovò l’amico in grossa difficoltà, il cardinale infatti utilizzando il crocifisso agganciato alla sua catena lo stava tempestando di colpi a distanza, si muoveva come un ninja a discapito della sua veneranda età, poi improvvisamente gli brillarono gli occhi, fissò George e gli chiese la sua spada.
Il capitano della Fleur sconvolto dalle rivelazioni e attanagliato dal senso di colpa gliela porse, Max iniziò ad urlare per liberare l’amico da quella specie di lavaggio del cervello, ma il Cardinale gli rivelò che la sua famiglia era sana e salva, e che gli inquisitori volevano portare i Prevoye dall’Empereur.
Questi aveva sentito parlare della famiglia a corte e li voleva al suo fianco, George aveva frainteso tutto, e a causa delle sue azioni aveva rovinato l’ascesa a corte della sua stirpe, sfigurato al sorella e ora insozzava i mari con la pirateria.
Max stufo di sentire quelle menzogne alzò la spada con l’intento di staccare di netto la testa del manipolatore, ma George sconvolto si frappose, voleva proteggere il cardinale, gli credeva.
I due iniziarono a urlarsi contro, Max voleva aiutare l’amico ma questi ormai era sotto il controllo di Micheletti, come se non bastasse il cardinale, approfittò dello stallo per portarsi alle spalle dell’eiseniano, e con un’abile gioco di mano sfilò delle mutandine dalla sua tasca.
Le mostrò a George, che le riconobbe, erano le mutandine di Arielle sua sorella, il piano dell’ecclesiastico si concluse, George pazzo di rabbia e urlante si gettò su Max, aveva ormai perso il senno.
Entrambi lo attaccarono, ma fu lì che il cardinale fece un errore, convinto ormai di avere in punto la vittoria attaccò Max ferendolo ad una gamba, George vedendo il sangue dell’amico si ridestò iniziando a capire di essere stato manipolato, per l’ennesima volta.
Estrasse il suo pugnale, scoprì il polso e si incise le vene.
Atto 9
Scena 1: Indigesta Acquavite
George aprì gli occhi, e subito un mal di testa lancinante gli ricordò della sacra festa degli Wypaca, dove lui e la sua ciurma erano stati celebrati come divinità del villaggio.
Qualcosa doveva essere andato storto però, in quanto lui si trovava in una pila di corpi assieme a Max e alla principessa col suo lupo e tutto puzzava della fenomenale acquavite del capo Wypaca.
Tentò di scrollare Max che però era ancora ottenebrato dai fumi dell’alcool, fu solo grazie ad una secchiata d’acqua che l’eiseniano rinvenne blaterando di una balena e di come intendeva cacciarla.
Ancora intontiti iniziarono a rivestirsi, mentre poco distante anche Daina si svegliava abbracciata ad un gigantesco fiasco su di un palco con attorno mezza tribù Wypaca inginocchiata…tentò di fare il punto della situazione, ma il buio assoluto fu tutto quello che riuscì a ricordare.
Si girò a cercare i compagni e vide che Maeve giaceva su di un altare, con indosso uno strano copricapo di piume e il corpo senza armatura completamente ricoperto da scritte rosse, addormentato di traverso sulle sue gambe sti trovava il grande anziano Wypaca, con il pennello ancora gocciolante dello stesso liquido rossastro.
La festa doveva aver preso una brutta piega forse avevano alzato un po’ troppo il gomito, oppure qualche incantesimo nella boccia li aveva stregati, però ormai era tempo di alzarsi, il mondo attendeva i grandi eroi, anche se ubriachi e puzzolenti.
Daina riuscì a rivenire Meave, la quale ancora si domandava di cosa fosse successo la sera prima. Accortasi che era sostanzialmente nuda, si fece strada tra Daina e i fedeli ancora mezzi cadaverici a terra, cercando di nascondere le gioie a quei pochi che erano riusciti a riprendere il senno. Max e George, dopo esser riusciti ad alzarsi, raggiunsero Daina la quale era ancora scioccata dai segni rossi che adornavano il corpo di Meave, accorgendosi che il pennello che teneva in mano il vecchio Wypaca era unto della stessa tintura.
Corsa fuori dalla tenda. Meave si accorse che la sua armatura era stata usata per addobbare la povera iena, spirito sacro e animale difensore del villaggio, la quale era agitata come poche bestie al mondo. Meave le corse incontro per riappropriarsi dei propri affetti. La iena, però non ne voleva sapere, ed iniziò a cercare un modo, se pur barbaro, di difendersi dagli strattoni di Meave. La iena tentò di attaccare alla spalla Meave la quale, con un gesto acrobatico, riuscì a sfruttare lo spintone della iena per passarle sotto le zampe, riuscendo a raggiungerle un fianco e liberarla da alcune parti di armatura. Tolto il busto dagli occhi della bestia, quest'ultima parve essersi riappropriata del senno della ragione e si calmò subito, esausta dalla baldoria della sera prima.
Diana, Max, Meave e George ne approfittarono allora per dirigersi verso il vetro della boccia in cui si ritrovavano per poterne uscire, dopo esser stati incitati da Big Flame, il quale bussò due colpi sul vetro soprastante le loro teste. Corsi nella foresta, si riappropriarono dei loro valori, liberandosi delle vesti di cui erano ricoperti e si diressero al muro di vetro. Tre colpetti al vetro e in un batter d'occhio furono teletrasportati fuori dalla boccia stessa.
Si ritrovarono all'interno della locanda di Big Flame, il quale era indispettito dalla presenza di Primus, il topino del capitano. Primus, schifato dal comportamento del suo padrone, si rifiutò di rispondere alla disperata chiamata di George. Cambiò immediatamente idea quando notò un particolare formaggio spuntare dalla tasca del giaccone del Capitano, il quale glielo porse come segno della siffatta pace. Primus indugiò, ma alla fine crollò sotto il profumo di tale tentazione. Big Flame prende allora la parola, ricordando il patto che era stato stipulato con gli avventurieri, la boccia e Max libero per la testa del Divoratore.
Atto 9
Scena 2: Chi compra funghi non fa debiti
In fretta e furia, il gruppo decide di dividersi per poter sia attirare il Divoratore, sia per controllare e spostare la Fleur che per poter preparare una trappola in modo tale da riuscire a catturare il Divoratore senza esser costretti a combattere un mutaforma. Diana e George si sarebbero recati alla nave per poter controllare l'andamento dei lavori ed assicurarsi che essa non venga distrutta dal passaggio dello squalo con la pietra di giada. Max e Meave si sarebbero occupati della preparazione della trappola e dell' esca per attirare il Divoratore, cercando una zona abbastanza ricoperta di vegetazione per far si che il mutaforma fosse costretto a combattere in luogo sfavorevole alle sue condizioni fisiche. George, il quale era preoccupato per i lavori di riparazione della Fleur, corse a perdifiato verso la nave, seguito a rotta di collo da Diana, la quale si era ripromessa di ricevere i falchetti che avrebbero usato gli eroi per confermare la finita preparazione della trappola. Max e Maeve si diressero nei bassi fondi per acquistare dei funghi allucinogeni e dei falchetti che fossero addestrati a volare verso il luogo in cui si dovrebbe trovare la Fleur dopo il suo trasferimento dal porto.
Funghi de Fungus incrocia lo sguardo con quello dei suoi due nuovi clienti. Per prima propone di tutto, tra rimedi per infiammazioni alle articolazioni, per mal di testa, erbe medicinali, infusi e molto altro. Maeve, però, mette in chiaro fin da subito le loro intenzioni:” Cerchiamo dei funghi in grado di stendere anche un rinoceronte.” Funghi de Fungus non è uno scemo, teme che gli eroi siano delle guardie di Avalon sotto copertura, per cui inizia a porre delle domande su ogni tipo di fungo sulla faccia dei 7 mari. Il preparato Eiseniano, Max, risponde a tutte le domande, anche aggiungendo particolari che pure il rinomato Funghi de Fungus non sapeva, portandolo ad aprirsi con gli eroi, rivelando, da un sacchetto di pelle nascosto sotto un gigantesco porcino, dei letali funghi-sonniferi. Dopo il termine delle trattative, Fungus si rende conto di aver venduto a dei perfetti sconosciuti, una delle tossine più pericolose al mondo, senza avere idea dell’utilizzo che i nostri eroi ne avrebbero fatto…
Intanto, nel chiassoso porto di “Città di cui non ricordo il nome”, Daina e George sono finalmente arrivati di corsa alla preziosa Fleur Du Mort, per scoprire, senza tante sorprese, che Ferte ha avviato i lavori, ma non risarcito chi di dovere, in quanto ha speso tutte le ricchezze donate dal capitano in vino e prostitute. È stato per cui accusato di essere un ladro ubriacone e rinchiuso in gattabuia dallo stesso armatore che ha avviato i lavori. George, su tutte le furie per le ricchezze perdute, si reca dall’armatore di persona, pronto a chiarire la situazione. Una volta entrati nello stabile, e dopo aver aperto la porta con un calcio alla francese (“Je n'y crois pas, merde merde!!”) gli si pone davanti al naso una donna, scoprendo così che ella è in realtà l’armatore. Si presenta e, pronta a cacciare a calci in culo il capitano, si lamenta riguardo la pessima giornata.
Il capitano scopre che Ferte si è davvero mangiato tutto in vino e, mortificato per il suo pessimo equipaggio, chiede se è possibile risarcire la povera armatrice. L’armatrice spiega loro che effettivamente qualcosa potrebbero fare, e cioè, risolvere il problema “Due denti”.
“Quel bastardo di Sammy Due Denti sta rovinando la mia attività.” inveisce così l’armatrice, mentre i due eroi stanno attenti ad ascoltare ciò che gli toccherà fare per rimediare alle insubordinazioni dell’equipaggio della Fleur Du Mort. “Mi costringe a sistemare le sue imbarcazioni, per poi non pagarmi… un po’ come avete fatto voi, ma in modo più violento e da pezzo di merda.”, prosegue così l’armatrice. Ciò che gli eroi devono fare, è rubare, convincere o qualsiasi cosa riescano a fare per far arrivare nelle tasche dell’armatrice la parte di denaro che Due Denti non le sta dando da settimane.
Così, George e Daina si avviano lungo la strada per la locanda di Due Denti quando, tutto ad un tratto, non odono delle urla di gioia e divertimento provenire dalla sudicia locanda del porto. “CAPO, ABBIAMO TROVATO I DENTI CHE LE MANCANO!”
Arrivati nel luogo previsto, Max e Meave iniziano a cercare il posto perfetto per preparare una trappola perfetta. Iniziano dunque a scavare, a lanciare funi sugli alberi, a legare le estremità sui tronchi, a fissare carrucole, bottigliette con i funghi velenosi, fionde, frecce e molto altro. Durante i lavori, Meave prova a dare un’occhiata alla mappa dei pezzi da otto per aggiornarsi riguardo la distanza della loro preda. Il Divoratore si era avvicinato, e anche con velocità sostenuta. La sua meta era decisa, bastava tirare una linea dritta lungo il cuore di Max per scoprire la tratta che avrebbe percorso la bestia. “Chissà quando saranno pronti quei due… Forse non dovevo fidarmi di quel George, capitano dei miei stivali…”
“E tu ti ritieni degno di impugnarmi?” è ciò che Max udì mentre lavorava su quel ramo che non voleva collaborare. “Chi è?”, chiese Max. La stessa voce rispose nuovamente:” Sono la Spada, Caledwich. Sei tu che mi stai impugnando. Dunque, ti chiedo: sei degno di impugnarmi?”
Non ricordo molto di questa parte… sto inventando ahahha (luca aiutami)
“Il Piano è shemplishe mia cara Dàina, stai al schioco e ved(r)ai che andrà tutto bene!”, disse il capitano, mentre i due eroi stavano per metter piede nella locanda. Non ci volle molto per capire chi tra quelle montagne di muscoli e sudore fosse Due Denti: l’unico che davvero aveva due denti. Preso quindi posto al tavolo, Daina ordinò due birre e George iniziò a pensare al piano. Due Denti era intento a togliere dei molari ad un povero disgraziato, urlando che sarebbero diventati suoi senza ombra di dubbio. Proprio quando il bestione stava per prendere posto al suo tavolo, George iniziò a sparlare con Daina di Due Denti, lasciando Daina sconvolta e Due Denti con gli occhi sgranati. George spiegò subito che stava dicendo ciò che l’armatrice aveva detto del “Fantastico e Magnifico Capo Due Denti”. Daina capì immediatamente ciò che il capitano voleva fare, per cui si preparò a raggirare Due Denti, facendo leva sulla sua “spiccata” mente. “Si perché l’armatrice ha detto che Due Denti è stupido! Mi sembra impossibile… però effettivamente non ha ancora dato fuoco alle sue navi. Perché fa credere ai portuali che sia scemo?” disse Daina. “DUE DENTI NO STUPIDO, DUE DENTI NON BRUCIA NAVI SUE, SOLO NAVI DEGLI ALTRI AAAAAAAAHAH”.
“Oh! Siete qui Capo!! Si abbiamo parlato con l’armatrice e vi ha definito “stupido e scemo”, ma io le ho detto che non lo siete! Però… capo… se non è stupido e scemo allora perché non ha ancora bruciato le sue navi? Tutti sanno che le persone intelligenti, e quindi non stupide e sceme, bruciano le loro navi quando vogliono festeggiare davvero!”.
Ora, nemmeno io, che sono il narratore, saprei spiegare cosa si sia sbloccato nella già vuota e polverosa mente di Due Denti, ma il discorso che “Esser stupidi significa non bruciare le proprie imbarcazioni”, ha funzionato fin troppo bene. Talmente bene da aver colpito nel pieno l’autostima del bestione, il quale, con una lanterna nella mano destra e un secchio di pece nell’altra, si avviò verso le proprie imbarcazioni, lasciando ad occhi sgranati tutti i suoi scagnozzi.
Due minuti dopo, il porto di “Città di cui non ricordo il nome” era illuminato da una fortissima luce e l’unico rumore che si poteva udire erano gli scoppiettii del legno e la felicità nel cuore di Due Denti.
George e Daina erano alle stelle. Nemmeno loro credevano che avrebbe funzionato, eppure erano riusciti a risolvere il “problema Due Denti”, andando così dall’armatrice ricchi di fiducia. “Siete degli idioti! Come potevate pensare che dare fiamme a mesi del mio lavoro potesse aiutarmi in qualche modo? Sentite, facciamo che siamo pari. Dimenticatevi di questo porto e di questa carpenteria. Cazzo!”
Così, un po’ rattristiti dalle parole dell’armatrice, i due eroi si avviarono verso le prigioni, per andare a vedere come se la cavava Ferte in gattabuia. “Però, fa dei fuochi altissimi!”, disse Daina. “In effetti, è molto shinematografico! Ah ah ah!”, rispose George, con il sorriso sotto i baffi e la gioia di Daina nel vedere il loro lavoro completato.
Atto 9
Scena 3:
Inseguimento Navale
George e Daina rimasero di sasso: videro Ferte, conciato in condizioni pietose, rinchiuso in una cella che puzzava di interiora di pesce lasciate al sole, coperto dal suo stesso vomito. Non era nemmeno in grado di riconoscere il capitano, colui che l’aveva condotto fino ad Inishmore in uno dei viaggi più assurdi della sua vita. Daina si fece forza e tentò di parlare con Ferte Visaccia. “Hai davvero speso tutto in alcol e prostitute? Lo hai fatto davvero? Eri l’uomo più fidato del capitano Ferte… perché?”. Ferte, spuntando a terra, rispose:” L’ho fatto sì. Quel capitano non merita nemmeno una ciurma, anche se questa fosse composta da soli derelitti!”. George non si preoccupò di ascoltare una sola altra parola, e si avviò alla porta, schifato dal comportamento che il suo vice ha avuto nei confronti dell’uomo che l’aveva accettato per quello che era, cioè un ubriacone e un donnaiolo. “Che tu sia dannato Fe(r)te! Ti laschierò marschire in questa schella!”
Max e Meave erano seduti all’ombra formata dalla folta chioma di un albero, attendendo l’arrivo di George e Daina, nella speranza che avessero ricevuto il piccione viaggiatore che trasportava il messaggio comunicante la loro posizione. Meave aprì la mappa dei pezzi da otto, notando con che velocità assurda il Divoratore stesse cercando di raggiungere Max per farlo a brandelli. Max nel mentre tentava di capire come utilizzare Caledwich, immaginando cosa potesse attivare i suoi poteri. Parlare alla spada era inutile, essa non rispondeva e non dimostrava nessun segno di vita. Meave si accorse del perplesso Max e gli chiese di provare a prestargli Caledwich per testare la spada. Meave si mise in guardia, puntando la spada al lago. La alzò sopra il suo capo, tendendo la lama verso l’alto. Dopo un bel respiro, eseguì un fendente con l’arma, la quale, poco prima di fendere l’aria, proferì parola che solo Meave poté udire:” Tu sei degna. A quanto del mio potere vuoi attingere?”. Meave ci pensò una frazione di secondo, così di fretta che non riuscì a realizzare che, una volta terminato il fendente, la spada aveva aperto un varco nel lago, tagliandolo completamente a metà. Max rimase a bocca aperta e Meave non riuscì a credere ai suoi occhi. Tra le colline circostanti rimbombò il rumore dell’acqua che, per la gravità, tornò a riempire il cratere creato da Caledwich.
George e Daina e tutta la ciurma meno che Ferte arrivarono alla posizione indicata nel messaggio inviato dagli altri due Eroi. Mentre si addentravano nel fiume, tutti udirono un frastuono provenire dalla loro meta. Videro l’acqua toccare il cielo, come se fosse stata lanciata verso l’alto da un’esplosione e, poi, delle onde talmente forti da mandarli quasi fuori rotta. Ma non furono gli unici ad udire il boato del fendente di Caledwich. Dietro la Fleur Du Mort, tre caravelle dalle vele nere si avvicinavano minacciosamente. George e Daina iniziano a sbraitare dietro la ciurma, impartendo loro ordini e tentando di sfuggire alla flotta del Divoratore. Iniziò così l’inseguimento. Max e Meave iniziarono a correre in direzione opposta alla Fleur, tentando di risalire a bordo una volta che gli avrebbe raggiunti. Dopo che l’equipaggio riuscì a schivare vari massi e rocce ai bordi del fiume, Urloatroce si accorse di qualcosa in arrivo dal cielo, un’ombra in avvicinamento… Poco prima che potesse realizzare, venne schiacciato da un barile ripieno di carne putrida di Zombie. George, il quale stava per complimentarsi con il suo nuovo vice Urloatroce, rimase scioccato dal vedere il corpo martoriato del suo marinaio. Altri barili arrivarono dal cielo e iniziarono a danneggiare seriamente l’imbarcazione, sfondando il ponte e buttando giù uno degli alberi della nave, la quale perse molta velocità. Non c’era scampo per la Fleur Du Mort, la quale venne catturata dal rostro della nave avversaria. Per fortuna, Max riuscì a salire a bordo, tentando di tenere a bada i fantasmi avversari che iniziarono l’abbordaggio. Daina si preparò a combattere e a pregare per la sua vita, mentre il Dievas attendeva con ansia che l’eroina chiedesse un favore maggiore. George iniziò a sbraitare ulteriori ordini alla ciurma, tentando di tenerli a bada e di non perdere la fiducia dei suoi compagni. Meave invece venne presa di mira dalle cannonate della caravella nera, che non le permisero di salire a bordo della Fleur, lasciandola a piedi lungo il fiume.
A bordo della nave, salirono svariate decine di squartatori fantasmi e il loro ammiraglio, Bilancia. Lo scontro infuria, molti membri dell’equipaggio se la stanno vedendo brutta e pure gli eroi sono allo stremo. Max tenta allora di utilizzare il potere di Caledwich. Dopo averci pensato a fondo, pianta la spada in quel che resta del povero Urloatroce, scandalizzando l’intera ciurma e pure i nemici sul ponte della nave. Max pensava che fosse il sangue di un suo caro ad attivare il potere della spada, ma evidentemente non era così. Disperato, urlò alla spada di attivarsi e quest’ultima decise di concedere il suo potere all’eiseniano, attivandosi e chiedendo:” Non sei ancora degno, ma ti concederò un assaggio. Quanto del mio potere desideri?”. Max non ci pensò due volte e urlò:” TUTTO, LO VOGLIO TUTTO”. Caledwich si illuminò, iniziò a vibrare e il ponte della nave cominciò ad incrinarsi sotto il potere della spada. Con un fendente, Max riuscì a colpire le altre due caravelle nere in arrivo, arrestando la loro corsa. La battaglia però infuria, e i fantasmi guidati da Bilancia stanno comunque avendo la meglio. Meave, libera dalle cannonate delle navi avversarie grazie al colpo vibrato da Caledwich, riuscì a invocare la sua arma sacra che le apparì tra le mani, caricando un colpo degno di un vero alto cavaliere avaloniano. Si librò in aria, muovendo un colpo contro una delle caravelle nere. Illuminando tutto il campo di battaglia di una luce intensa, scaraventò un fendente che tagliò in due la caravella avversaria, facendola colare a picco. Il silenzio piombò cupo, lasciando tutti a bocca aperta e lasciando gli avversari impauriti. Meave ritornò con i piedi a terra, lanciando uno sguardo all’ammiraglio Bilancia. “Tu sei il prossimo.” disse Meave a Bilancia, il quale tentò di rispondere, ma si ricordò all’istante che non era mai stato in grado di parlare.
Atto 10
Scena 1: ci siamo scordati Daina
E’ il momento giusto per attaccare. Il grosso eiseniano e l’esile nobile tentano un attacco combinato contro Bilancia, il quale è ancora sorpreso di non riuscire a parlare dopo tutti questi anni in cui era convinto di esserci riuscito ogni singolo giorno. George spara un colpo con la sua pistola da capitano, nascosta dietro la giacca, permettendo a Max di ottenere un’apertura nelle difese del Bilancia, il quale si era istintivamente messo in posizione di difesa. Max tenta un assalto, ferendo il Bilancia, ancora sbalordito di non riuscire ad urlare per il dolore. Intanto, Daina sta cercando di difendere l’equipaggio, lacerando le carni degli sgherri di Bilancia. La battaglia non era facile per lei: da una parte, l’equipaggio disorganizzato e preoccupato per la propria salvezza; dall’altra il suo Dievas che la tentava costantemente ad utilizzare un favore maggiore, cosicché la sua avvenuta nel mondo dei nostri eroi fosse sempre più vicina.
Ma Daina, ormai abituata alla confusione della battaglia e nella sua testa, mantiene la calma e, volteggiando con il suo stocco, esegue una perfetta manovra di Veronica, mozzando la testa a due sgherri.
Sangue e budella continuano a riversarsi sul ponte della Fleur De Mort. Non è una scena a cui Meave non fosse abituata, ma vedere un intero equipaggio che sta per essere sottomesso dalle forze dei propri avversari non fa per lei. Così, da vera Avaloniana, prende il comando della situazione, intimando all’equipaggio di lasciare il vascello, urlando a squarciagola:” ABBANDONARE LA NAVE O ABBANDONARE LA SPERANZA, FORZA!!”. Questa scelta avrà salva la vita di parecchi marinai, e Meave sa che era la scelta giusta da prendere.
Max poté udire l’urlo di Meave, ma non ebbe il tempo di focalizzarsi sul significato che un fendente dall’alto stava per tagliarlo in due. Grazie al suo addestramento, rotolò istintivamente a destra, lasciando che la spada di Bilancia si infranse sul ponte della nave. Max si rimise in piedi e si preparò a contrattaccare, quando notò il capitano George soverchiato dagli sgherri nemici i quali, in mancanza della ciurma della Fleur De Mort, si sono riversati sui restanti Eroi. Max tentò il tutto per tutto, cercando di difendere sia Daina che George, aiutandoli nella controffensiva.
Non bastò. Bilancia prese per il colletto Max e, con un impeto di forza, lo lanciò fuori bordo.
George, vedendo il suo grande amico venire lanciato fuori bordo, perse la testa, e si lanciò in mare tentando di aprire un Porté per recuperare l’eiseniano e riprendere la difesa del vascello.
Questa mossa, in realtà, costò cara alla Fleur De Mort, la quale rimase totalmente scoperta. Daina si trovò accerchiata dagli sgherri, da Bilancia e dalle insicurezze che il Dievas continuava a lasciarle, tentandola in tutto e per tutto.
“Percepisco le tue paure piccola Daina. Lo so che vuoi chiederlo! Avanti, fallo. Vuoi morire qui? Guarda, anche il capitano si è lanciato dalla barca per salvarsi la vita. Max ha avuto solo fortuna ad essere lanciato fuori bordo. Tocca a te ora. Chiedimelo, non avere paura. Chiedimi di ucciderli tutti, di fare una strage. Lo sai che posso farlo, lo sai che…”, insisteva il Dievas, cercando di insinuarsi nei pensieri di Daina.
Per anni avrebbe voluto farlo, desiderare qualcosa di incredibilmente potente, ma la paura di poter liberare un demonio in questo mondo era molto più forte. Così Daina resistette, continuò a combattere fino alla fine, lasciandosi poi prendere.
Meave stava controllando che tutti i marinai fossero sani e salvi. Si voltò verso la barca, potendo vedere George e Max lanciarsi oltre il parapetto e non vedendoli più risalire dalle acque del fiume. Ma la preoccupazione era un'altra: dov’era Daina?
In quell’esatto istante, un’accecante luce verdastra illuminò il ponte della nave. Un portale veniva aperto e Bilancia, con Daina tenuta per il braccio esanime, guardavano verso le rive. Non potendo parlare, Bilancia sorrise. Per un istante, temette di non poter più fare nemmeno quello.
“Mi raccomando, non aprire gli occhi!”, disse George a Max, il quale era abituato a scroccare questi passaggi insanguinati al capitano. Riapparvero sul ponte della nave, con la spada sguainata e pronti a combattere contro l’immensità di sgherri che si riversavano sul legno della Fleur de Mort.
Quando comparvero, l’acqua stava iniziando a salire lungo le gambe di ciascuno dei due eroi. Saliva e risaliva. La barca stava affondando e nessun’altra creatura era sul ponte, men che meno Daina. L’avevano lasciata morire, tra le grinfie di Bilancia.
Tornati a riva, George ordina ad uno dei marinai di raccogliere dai legnami rimasti della Fleur, l’asse con su scritto il nome originario del vascello “The Dreadful Worst Luck”, rivelandone a tutta la ciurma il vero nome. Bagnati, freddi e senza parole, tutti gli eroi si sederono sotto un grosso albero, elaborando tutto ciò che era successo.
Atto 10
Scena 2: Salviamo Daina....o perdo la nave
Daina è stata rapita dagli sgherri del cardinale Micheletti, Goerge è abbattuto per la perdita della sua nave ma soprattutto perchè l'equipaggio non lo ritiene più all'altezza del titolo di capitano, stanno guardando tutti a Maeve che da sola ha affondato una caravella nemica.
Gli eroi tentando di capire come procedere ma la ciurma inorridisce di fronte ai discordi dei loro due capitano, sembra che vogliano abbandonare Daina al suo destino per andare a salvare la Sorella del capitano, Maeve cerca i pezzi da ottto per salvare il mondo, e Max...be max sta semplicemente lucidando la sua spada.
Alla fine la ciurma minaccia di ammutinarsi se non verranno rispettati i patti del mare, parte della ciurma parte della nave, Daina va salvata,
storia di ferte
Arriva l'avanguardia cremisi
Patto del vaticinio, aiutatemi a espugnare la città e salvate daina
Arriva Thor
battaglia nella chiesa con le suore d'oro
Devas corruttore con le rose dorate
salvano daina corrotta
Atto 10
Scena 2: In bocca al leviatano
Dopo la battaglia per salvare Daina gli eroi si leccano le ferite, la chiesa è disseminata di corpi di suore dorate, sventrate, e sull’altare giace il diacono demone che quasi ha corrotto la povera Samartiana.
Max ricuce Daina che ha ancora il petto squarciato mentre Maeve e Goerge si accertano che non ci siano altri pericoli nascosti, nella mente di Goerge però c’è solo un pensiero, Ariel si trova li vicino e lui può salvarla dalle mani Alfonso riquesse che l’ha circuita, Maeve vede la determinazione negli occhi del capitano e si prepara a obiettare, sarebbe un piano suicida, ma una voce suadente le sussurra all’orecchio che la sorella è già salpata.
Si gira di scatto e vede un personaggio alquanto sospetto, suadente e androgino che la saluta identificandosi come un emissario dell’avanguardia cremisi, è stato mandato li da Gambero per avvisarli, tutte le navi della flotta hanno ingaggiato battaglia e tutta la città è sul piede di guerra, non addentratvi nel castello ora, la guarnigione è armata fino ai denti e voi siete solamente in 4.
Come in 4? esclama Max, dove diavolo è finito Thor? il figuro in stile JoJo di cui non chiedono il nome li informa che ha visto un Vesten infoiato correre su per le scale della torre urlando frasi sconnesse e minacciose, ma..che non hanno tempo da perdere, sono in territorio nemico e hanno appena profanato la santa chiesa del Vaticinio.
Max del tutto disinteressato ai piani si china e inizia a raccogliere il sangue dorato delle suore, mischiandolo con l’incenso e l’olio della cattedrale, e poi con un pizzico di strane sostanze che la sua maestria da exenwerken gli consentiva di padroneggiare, andando a creare 4 fiale e un piccolo barilotto di una sostanza a dir suo parecchio esplosiva, le fiale le consegnò al Capitano, mentre per il barilotto pensò bene di piazzarlo come trappola alla porta principale che collegava castello e cattedrale.
Gli eroi si riuniscono per decidere il da farsi, Maeve e Daina vogliono mandare un segnale a gambero rosso per avvisarlo che la missione ha avuto successo, Daina è salva, e che necessitano di istruzioni, ma finché le due armeggiano con un grosso specchio e lo portano fuori sulla spiaggia, George fa la sua mossa.
Scatta fulmineo lungo il litorale, con in mente solo un pensiero, salvare la sorella, ma Max lo scorge e gli si butta all’inseguimento, non tanto per fermarlo, ma più che altro perchè è abituato che dove va il suo capitano si devono menare le mani, e le sue gambe sono più veloci della sua mente.
Appena arrivano sul litorale scorgono la battaglia che infuria dall’altra parte dell’isola, centinaia di navi si stanno affrontando e il cielo è grigio del fumo dei cannoni, un grosso galeone in fiamme si sta inabissando bersagliato da 3 caravelle che battono bandiera dell’avanguardia, restano interdetti, questa dunque è una vera battaglia navale? non avevano mai visto tanta distruzione di navi e vite umane.
Un boato però li riportò al presente, dietro di loro in mare uno squarcio argentato si aprì all’orizzonte e la prua di una caravella si affacciò loro, temendo un attacco i due si misero a correre verso la chiesa ma non fecero in tempo a fare 2 passi che la caravella minacciosa gli fu addosso, e una voce perentoria chiamò il capitano, un sagoma baffuta si stagliò oltre il parapetto, e George commosso urlò forte il nome di Ferte.
IL quartiermastro saltò giù dalla nave e corse ad abbracciare mascolinamente il suo capitano mentre tutta la ciurma si affacciava a salutarlo, Ferte raccontò loro che l'avanguardia cremisi l’aveva liberato e ricongiunto alla ciurma, e che poi gli aveva fornito una bussola alchemica (che sparì misteriosamente dentro a un piccolo portè nel momento in cui la mostro al George ) per raggiungerli.
L’emozione dei due lupi di mare era incontenibile, da un lato George aveva ritrovato un amico e compagno che aveva infamato per almeno 3 sessioni ingiustamente, e desiderato che questi morisse in povertà prigionia e malattia, dall’altro c’era l’affetto dolce, sincero ed incondizionato di Ferte che avrebbe dato la vita per George, il suo capitano, il suo faro, colui che, avrebbe messo la mano sul fuoco non lo avrebbe mai abbandonato…..solo da emozioni così pure può nascere l’amore maschio che li avvolse e li portò ad infilarsi, in modo maschio, la lingua in gola davanti ad un MAX compiacente e leggermente invidiose, e ad una ciurma nauseata dal voltafaccia del suo capitano…
A turno tutti i marinai scendono a salutare i due eroi, e Max gera ammonisce Cannadura di stare attento ad avvicinarsi a george con la fiaccola alzata, appena esaminate le fiale infatti, l'ingegnere si rende conto che la sostanza creata da max e che ha battezzato fuoco Eiseniamo è altamente instabile oltre che strafottutamente potente, e chiede 2 fiale per potenziare i cannoni della loro nuova Fleur du mort (appena ribattezzata da Modestius, che in quei 15 minuti si è ricordato di aver inventato le fiale, la procedura per ribattezzare una barca e pure l’amore maschio…
Nel frattempo Maeve e Daina hanno trascinato lo specchio in spiaggia e con la rifrazione del sole sulla campana riescono a mandare un messaggio morse a gambero rosso, purtroppo però la campana viene abbattuta da un losco figuro mascherato, che dalla cima del campanile indica con la spada prima Maeve e poi Daina e fa il classico gesto del tagliarsi la gola.
Immediatamente una moltitudine di laceri individui vestiti di stracci gialli sbucano dalla sabbia e si gettano urlando contro le due.
Maeve si riprende prontamente, spinge in malo modo Lancel dentro la sua bisaccia ed estraendo la sua lancia falcia i tre sgherri più vicini, gli indumenti però si avvinghiano come se fossero vivi all’alma strappangogliela di mano, un qualche effetto magico, così la guerriera si concentra attinge ai poteri dei Side e disinnesca la trappola magica.
Diversamente invece va per Daina che si vede strappare di mano prima il fioretto, e poi il pugnale, prima di venire ferita dai nemico, arretra e inizia fare fuoco con la pistola, è solo grazie all’amica che riesce a scamparla, Maeve infatti si getta sui nemici vorticando la spear rendendoli cumuli di stracci informi.
Ferite ma trionfanti lanciano uno sguardi di sfida al nemico arroccato, ma questi gli lancia addosso uno scudo spezzato,...è quello di Thor, senza pensarci un attimo le due si gettano alla conquista della torre.
la scala sale tortuosa e dalle piccole finestre vedono anche loro la battaglia che infuria sotto nella baia, ma il loro obiettivo è arrivare in cima alla torre, lì troveranno il loro nemico, e forse anche 2 pezzi da 8, la mappa non mente…
A metà salita però Daina sente un sinistro “Clang” calpestando uno scalino, e un rumore ancora più sinistro di rotolamento le assorda, una gigantesca sfera di pietra sta scendendo a velocità crescente verso di loro.
La samaritana prova ad invocare il suo Devas, e teletrasportarsi nell’ombra alle spalle della sera, ma questo la deride, non ha ancora pagato l’ultimo favore, i tè più buono di tutte le innish…e così tocca a Maeva prenderla per il bavero e trascinarla in salvo dentro una nicchia occultata da una parete segreta che per caso ha intravisto con la coda dell’occhio.
Hanno scampato la morte ancora una volta, e inoltre nella nicchia trovano degli abiti religiosi e del tè di innish, saldando il patto col Devas,, decidono di camuffarsi per usare l’astuzia oltre che le loro temibili lame, Daina nota inoltre un piccolo forziere viola, viscido alla vista, un fremito la percorre, forse il ricordo di qualche vita parallela che la spinge ad aprirlo, ma riesce a resistere, e si incamminano entrambe sulla cima della torre….appena uscite il forziere apre gli occhi e sogghigna…sarà per la prossima volta.
Nel frattempo George convince tutti a salpare con al Fleur du Mort II, alla ricerca della sorella, detta La Vacca, tale è l’epiteto che la ciurma le affibbia dopo aver ascoltato la storia della sventurata fanciulla.
Partono col vento in poppa, ma il mare è pieno di detriti e navi in fiamme, è solo grazie a due granchi giganti che si agganciano alla loro prua che si fanno strada fino al galeone di Alfonso, che sulla poppa sta sparando contro degli uomini pesce su una scialuppa.
George urla offese indicibile verso il nemico, ma questi lo guarda sorridente, e accarezza la testa della sorella del capitano che gli sta aggrappata alla gamba spaventata, è ferita ha una benda all’altezza dell’orecchio destro.
Il Capitano è furente e gli intima di consegnarla ma per tutta risposta Alfonso, gli indica il tratto di mare tra di loro, dicendo che il suo cucciolo si sarebbe occupato dell’immondizia Debuoi….dopo che che il mare esplode e un leviatano attacca li attacca avvinghiandosi allo scafo e iniziando a trascinarli negli abissi.
Peppino D’orbi sul fiocco di vedetta si gira appena in tempo per vedere un tentacolo grande come una sequoia abbatterglisi addosso e spararlo a spiaccicarsi sulla torre del vaticinio, proprio vicino alla finestra dove stanno passando Daina e Maeve, quello che resta di lui è solo un rivolo di diarrea evacuata nel momento dell’impatto.
Max di getta sul mostro, e col suo panzer head quasi mette fuori uso un tentacolo, facendo guadagnare prezioso tempo alla ciurma che tenta di preparare i cannoni, sfortunatamente però un secondo tentacolo prima strappa in due Brenton redhair e poi gli afferra una gamba e lo lancia in aria, poi una bocca immensa si spalanca attendendo il pasto…..
George dopo aver visto due della ciurma venire annientati in quel modo decide che non può perderne altri, afferra una cima, taglia il contrappeso e sfreccia fuoribordo nel tentativo di intercettare l’eiseniamo “pranzetto take away”, calcola male i tempi però, e infatti le fauci del mostro scattano ingoiando entrambi.
Un urlo di disumano dolore maschio squarcia il mare, Ferte disperato non crede ai suoi occhi, ha appena perso il suo capitano…
Daina e Maeve intanto travestite da Suora e da diacono arrivano in cima alla torre, dove dove vedono il nemico mascherato che si sta congratulando con un altro individuo con delle strane protesi a braccia e gambe, appena le vede però si arrabbia, e le redarguisce, non gli piace ripetere gli ordini, dice, vi avevo ordinato di andare a recuperare i corpi di quelle due fallite.
Le eroine capiscono che i travestimenti hanno avuto successo, ma ideano un piano incredibilmente astuto per sconfiggere i nemici, Daina vuole avvicinarsi e sfruttare la copertura, mentre Maeve le suggerisce di usare il devas, ma sfortunatamente pesta lo strascico della sarmatiana spogliandola completamente…i due nemici capiscono il trucco e si apprestano ad attaccare, ma….
Da dentro la pancia del Leviatano George e Max optano per un folle piano suicida, del quale entrambi dubitano fino in fondo, ma ha anche del lati negativi sentenzia Max.
Aprono un piccolo squarcio nelle carni del mostro, vi infilano le due fialette di fuoco Eiseniamo e George le fa detonare con la pistola mentre si appresta abbracciato a Max ad attraversare il Portè che ha appena aperto con destinazione: sua sorella…
L’esplosione è terrificante, il fuoco eiseniano reagisce con i succhi gastrici fermentati del leviatano centuplicando l'esplosione, i due amici vengono iniettati nel Portè a curvatura 9, George quasi privo di sensi si trova con in braccio la sorella senza accorgersene in direzione oceano aperto, di fianco a lui vede un Max che lo affianca con in braccio il timone completo del galeone di Alfonso.
Dietro di loro il mondo sta esplodendo, un fungo atomico sta vaporizzando le navi più vicine, e il leviatano viene sparato contro la chiesa del vaticinio dove il barilotto piazzato da Max lo attende.
Una seconda Esplosione squarcia la chiesa abbattendola e sgretolando metà della torre proprio quando la battaglia tra Maeve, Daina e i due sgherri stava per iniziare, la torre si inclina pericolosamente facendo sbilanciare gli antagonisti, così Maeve sfrutta la situazione si lascia cadere ed in scivolata falcia i nemici facendoli precipitare al suolo sfracellati, mentre daina raggiunge lo strano piedistallo al centro della costruzione trovandoci un orecchio mozzato con un orecchino di perle, e un paio d’occhiali cromati….i due pezzi da otto che cercavano…