pillole di economia
pillole di economia
La busta paga è la retribuzione che spetta al lavoratore dipendente per aver prestato il proprio lavoro e viene corrisposta dal datore al termine di ogni periodo di paga. In caso di mancata o di ritardata consegna al lavoratore della busta paga, sono applicate al datore di lavoro le sanzioni amministrative. La retribuzione è indicata sia al lordo (include le trattenute) sia al netto (cioè la somma percepita scremata delle eventuali trattenute).
Può essere inoltre:
diretta riferita alla prestazione fornita;
indiretta se si riferisce a elementi contrattuali come le ferie o a mensilità aggiuntive;
differita somma accantonata e poi restituita al termine del rapporto contrattuale, si pensi al trattamento di fine rapporto.
Solitamente contiene alcuni dati del lavoratore dipendente come ad esempio:
dati anagrafici del datore di lavoro;
dati identificativi del dipendente (nome, cognome, qualifica);
periodo di riferimento;
elementi fissi della retribuzione (paga base, indennità di contingenza, scatti di anzianità ed eventuali superminimi, ecc.)
la parte variabile (straordinari, detrazioni)
trattenute fiscali;
trattenute previdenziali;
Addizionali (regionali e comunali).
La disoccupazione è la condizione di mancanza di un lavoro retribuito per persone in età di lavoro. Possiamo avere sia disoccupati perché hanno perso il lavoro che svolgevano (disoccupati in senso stretto) sia disoccupati che sono in cerca della prima occupazione (inoccupati). Le principali cause della disoccupazione sono: gli squilibri tra l’offerta di lavoro e il volume delle richieste, basso indice economico e finanziario del paese, competenze e formazioni inadeguate, instabilità politica e conflitti. Gli effetti che può provocare sono: la perdita economica per tutti, poiché lascia inattiva la persona che prima dava il proprio contributo al paese; oltre agli effetti economici si ha l’insicurezza economica sia per il lavoratore sia per la sua famiglia, seguita da stress, ansia e irritabilità. Il tasso di disoccupazione varia tra diversi gruppi di popolazione. I lavoratori più giovani hanno un tasso di disoccupazione più elevato rispetto ai lavoratori più anziani. Inoltre, è più alta la percentuale di donne disoccupate (6,4%) rispetto agli uomini (7%). Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, rispetto al mese precedente, sono aumentati gli occupati e i disoccupati mentre gli inattivi sono diminuiti. In particolare, il tasso di disoccupazione è salito al 7,8% dal 7,6% del mese precedente ed è cresciuto al 24,7% tra i giovani (+1,5 punti).
Il PNL (prodotto nazionale lordo) è la somma dei valori monetari di tutti i beni e i servizi finali prodotti in un anno da operatori economici nazionali sia all’interno che all’estero. Nel calcolo del PNL non vengono considerati ad esempio il lavoro in nero e il volontariato, che rientrano nell’economia non osservata di cui fanno parte l’economia illegale come ad esempio lo spaccio di stupefacenti e l’economia sommersa, cioè tutte quelle attività che non vengono dichiarate al Fisco. Tutte queste attività che sfuggono al calcolo del PNL devono essere stimate dalla contabilità economica nazionale altrimenti il dato non risulterà veritiero.
Il PIL (prodotto interno lordo) prende in considerazione i beni e servizi finali realizzati sul territorio da operatori nazionali o stranieri. Al contrario del PNL, il PIL si preoccupa del territorio in cui vengono realizzati i beni e servizi e non della nazionalità degli operatori. Il PIL è il principale indicatore dello stato di salute del sistema economico e ogni andamento è preso in considerazione dagli operatori economici affinché le autorità pubbliche possano adottare le decisioni di politica economica. Il PIL PRO CAPITE è il PIL diviso il numero di abitanti del Paese, si tratta di un valore statistico che indica la parte di ricchezza che spetta in media a ciascun abitante, anche se il più delle volte questo dato non corrisponde alla verità perché quasi mai la ricchezza è equamente distribuita.
2022/23
Il monopolio è una forma di mercato caratterizzata dall’accentramento dell’offerta o della domanda nelle mani di un solo venditore o di un solo compratore (m. unilaterale) o di entrambi (m. bilaterale).
La storia del Monopolio inizia a Washington DC nel 1903 quando una donna di nome Elizabeth Magie inventò un gioco da tavolo denominato “The Landlord’s Game”, ossia il gioco del proprietario terriero.
Il Regime di monopolio presenta le seguenti caratteristiche:
l’offerta è concentrata nelle mani di un solo grande produttore;
la domanda è frazionata tra numerosi compratori;
non esistono surrogati del bene;
viene impedito l’accesso di nuove imprese nel mercato.
In un particolare tipo di mercato la situazione di monopolio può verificarsi per molteplici motivi, che per l’appunto danno vita due tipologie di monopolio, ossia: monopolio naturale e monopolio legale.
Monopolio naturale: una configurazione industriale in cui il numero ottimale di imprese presenti sul mercato è uno. Esempio di monopolio naturale è la realizzazione di infrastrutture.
Monopolio legale: situazione di monopolio che si instaura quando, per disposizione dell'autorità pubblica, la produzione e/o l'offerta di un bene sono attribuiti in esclusiva ad un unico agente economico. Esempio di monopolio legale è la produzione di tabacchi, riservata solo allo Stato.
Tuttavia, il monopolio non è ben visto dall’attuale normativa italiana poiché quest’ultima cerca di promuovere la libertà di iniziativa di mercato e il monopolio va a discapito della concorrenza e di conseguenza ai consumatori, perché dove c’è concorrenza c’è anche l’abbassamento dei prezzi.
Ne avrai sicuramente sentito parlare, soprattutto nell’ultimo periodo, ma di cosa si tratta esattamente?
L'inflazione è l'aumento generalizzato dei prezzi dei beni e dei servizi. L'aumento dei prezzi diminuisce, quindi, la quantità di beni o servizi che possiamo acquistare con i nostri soldi: per questo si dice che l'inflazione riduce il valore della moneta nel tempo. In ogni caso, quest’ultima può nascere da una o più di queste cause:
uno squilibrio tra domanda e offerta di un prodotto;
la sfiducia verso la moneta di riferimento;
l’aumento dei prezzi delle materie prime;
un evento imprevisto che provoca uno shock economico (pandemia e il conflitto Russia-Ucraina).
Misurare l’inflazione non è semplice perché si deve cogliere un aumento dei prezzi generalizzato, cioè riferito a un ampio numero di beni e servizi rappresentativi delle abitudini di consumo della popolazione.
Per questo l’inflazione si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, una media dei prezzi di un insieme di beni e servizi chiamato paniere, il cestino della spesa degli italiani! La media tiene conto dell’importanza dei singoli prodotti e servizi sul totale della spesa. La variazione dell’indice misura la variazione generalizzata dei prezzi, cioè l’inflazione (in caso di aumento) o la deflazione (in caso di diminuzione).
Ma a quali conseguenze si va incontro con l’inflazione?
Riduce il potere segnaletico dei prezzi rendendo più difficili le decisioni di consumo e investimento di famiglie e imprese.
Arricchisce e impoverisce le persone a caso, a seconda della condizione in cui si trovano in quel momento.
Aumenta i tassi di interesse rendendo più costosi gli investimenti.
Tutto è partito intorno alla seconda metà del 1500, quando nei Paesi Bassi i contadini iniziarono a coltivare i tulipani.
Il fiore da subito generò interesse soprattutto nelle sue varietà meno comuni e iniziò presto a essere considerato un bene di lusso, tanto che lo iniziarono ad acquistare anche le classi meno benestanti, guidate dalla convinzione del facile arricchimento.
La crescita della domanda superò ben presto la loro offerta, i prezzi aumentarono e ciò portò a una diversa modalità di vendita. Da questo nacquero i primi veri e propri contratti futures: contratti a termine negoziati su mercati regolamentati, attraverso cui le parti si impegnano a scambiare un certo quantitativo di un’attività finanziaria a un prezzo prefissato alla conclusione del contratto stesso.
Il prezzo del contratto per ogni passaggio lievitava, questo fece sì che si creasse una vera e propria bolla di vendita. In un’asta del tulipano nel 1637 un bulbo di tulipano fu pagato quanto una casa. Ma, ad invertire il trend, bastò il rapido diffondersi della notizia di un’asta andata deserta. Da quel momento il valore del tulipano crollò e per limitare i danni della crisi finanziaria si decise di trasformare i futures in operazioni. Fu stabilita cioè, una percentuale della cifra a titolo di penalità da pagare per liberarsi dell’ impegno finanziario.
L’iva ( Imposta sul Valore Aggiunto) è l’imposta che colpisce il valore aggiunto prodotto nel sistema economico per effetto degli scambi di beni e servizi. L’introduzione di questa imposta si deve a un noto autore, Maurice Lauré. Nel nostro paese abbiamo in vigore tre aliquote Iva: ordinaria al 22%, al 4% e al 10%.
Chi deve pagare l’IVA?
La paga sia chi svolge un lavoro autonomo in maniera stabile sia la persona fisica per cessione di beni e prestazioni di servizi che avvengono sul territorio nazionale.
Al soggetto che non versa l’imposta viene applicata una sanzione amministrativa pari al 30% dell’importo non versato.