14 aprile 2025
Se i gatti scomparissero dal mondo di Kawamura Genchi è un breve racconto di appena 250 pagine. Il libro narra gli ultimi giorni di un postino giapponese, che scopre di avere un cancro al cervello ormai al quarto stadio. Il protagonista è solo, l'unica compagnia che ha è il suo gatto, Cavolo.
La storia prende una piega interessante quando, il protagonista ormai morente, stringe un patto con il diavolo. Ogni giorno una cosa scomparirà dal mondo, e lui avrà un giorno in più da vivere. Ogni rinuncia porterà il protagonista a riflettere sulla sua vita, su ricordi e perdite. Ma il fatto non sarà proprio come il postino aveva immaginato...
Aspetto interessante è che il libro è scritto come una lettera, facendoci conoscere più intimamente il protagonista. Ciò che invoglia a leggere il libro è capire a chi è indirizzata la lettera. Altro aspetto veramente stimolante del libro è capire la metafora che lo scritto ci vuole trasmettere.
L' atmosfera si alterna tra momenti di luce ed ombra. L'ambiente trasmette una malinconia mista ad uno strano ambiente familiare. Questo clima quasi inquietante, come sospeso, viene spezzato solo da due personaggi: il gatto Cavolo, che riporta nel protagonista la luce (non casualmente ogni volta che il protagonista si risveglia, dopo aver incontrato il diavolo, è proprio Cavolo a svegliarlo) e il diavolo che, quando è presente, tutto si incupisce intorno a lui tranne il diavolo stesso, lui rimane allegro e quasi simpatico.
Il libro tocca temi come la morte, la solitudine, il proprio passato, invitando anche il lettore a fare una riflessione su se stesso. l'autore, Infatti, vuole invitarci a non dare per scontate le piccole cose perché queste le potremmo perdere da un momento all'altro, pendendoci. Per quanto riguarda la scrittura, Kawamura Genchi utilizza termini semplici risultando scorrevole e, proprio per questa sua caratteristica, trovo che il libro sia particolarmente indicato per coloro che non leggono molto o che si distraggono facilmente durante la lettura.
Se i gatti scomparissero dal mondo è un libro che consiglio a qualsiasi età , a chiunque abbia voglia di leggere un libro mai banale, non molto conosciuto ma che meriterebbe molto più fama.
24 febbraio 2025
Classe IID SU
VOLEVO SALVARE I COLORI è il titolo del romanzo d’esordio di Aurora Ruffino, giovane attrice, nota per il ruolo interpretato nel film La solitudine dei numeri primi e nelle serie televisive Braccialetti rossi, Bianca come il latte, rossa come il sangue.
La trama del romanzo segue la storia di Vanessa, una giovane donna ventenne che decide di lasciare la sua casa per intraprendere un viaggio seguendo le rotte migratorie della Vanessa del Cardo, una farfalla che parte dalla Norvegia e arriva fino in Marocco.
Questo viaggio simboleggia il suo desiderio di trovare un significato alla propria esistenza, segnata da un profondo dolore e dal senso di colpa per la morte della madre, la persona a lei più cara, che è scomparsa durante il parto. L’incapacità di elaborare quel lutto l’ha spinta a credere di essere una “sfortuna” per chiunque la circondi, portandola a fuggire dalle persone che ama per non ferirle. Nel corso del suo viaggio, Vanessa vivrà molte esperienze nuove: incontrerà amici, scoprirà l’amore e affronterà diverse “prime volte”. Tuttavia, il cambiamento più importante sarà quello che avverrà dentro di lei. Attraverso l’avventura e le nuove scoperte, imparerà a prendersi cura di sé e a riscoprire il valore dell’amore verso se stessa. Solo così capirà che l’unico modo per onorare il ricordo della madre è imparare a volersi bene e a trovare un posto nel mondo.
Un romanzo emozionante che affronta argomenti profondi: la perdita di una persona cara, la solitudine, il viaggio, l'amicizia e l'amore. Le vicissitudini e le persone che Vanessa incontrerà nel suo viaggio e che la porteranno a vivere importanti esperienze per la prima volta nella sua vita, si riveleranno essere elementi essenziali di crescita personale. Durante quest’avventura, Vanessa incontrerà amici, s’innamorerà e farà esperienza di molte "prime volte". Il viaggio più importante, però, sarà quello interiore, che la porterà a scoprire l’amore di sé a capire che l’unico modo possibile per onorare i ricordi dei propri cari è imparare a volersi bene e a prendersi cura di se stessi.
Il libro è coinvolgente oltre che molto scorrevole!
Le parole non avevano più senso. E invece era proprio di questo che continuavano a occuparsi tutti con una solennità ridicola: di cose che non esistevano, di un uomo che esisteva ancor meno.
di L. Giannasio VA LCLa camera azzurra (La chambre bleue) è un romanzo di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989), pubblicato nel 1964. Il romanzo è datato nel finale “Noland, Vaud, 25 giugno 1963”, ovvero “In nessun posto, 25 giugno 1963”.
Simenon ricostruisce, tramite la narrazione di un interrogatorio, la storia di un amor fou, tra una femme fatale e un uomo che vive e agisce senza sapere fino in fondo perché e in che modo.
Tony è un padre di famiglia sposato con Gisèle, una donna che ama ma che, pur amando, tradisce come se il tradimento fosse nell’ordine delle cose: c’è l’amore che ha per sua moglie e per sua figlia sotto il tetto della loro casa, e poi c’è l’amore che ha per Andrée, una vecchia conoscenza incontrata nuovamente dopo anni, nella camera azzurra dell'albergo di suo fratello Vincent.
Durante gli incontri nella camera azzurra, Andrée e Tony si abbandonano alla passione, fino all’incontro che segna l’incipit del romanzo, l’incontro avvenuto il 2 agosto, giorno in cui Andrèe chiede a Tony se gli andrebbe di passare tutta la vita insieme “Se io mi ritrovassi libera…”
Queste parole sono eco costante nella mente di Tony che sta svolgendo l’ennesimo interrogatorio con il giudice Diem alla presenza dell'avvocato Demarié. Tony è imputato per l’omicidio di sua moglie Gisèle, con la complicità di Andrée, avvenuto poco dopo l’omicidio del marito di quest’ultima, Nicolas.
Infatti, dopo quell’incontro e quella frase pronunciata, Tony e Andrée continuano a vedersi, organizzando incontri furtivi, evitando di farsi scoprire, fin quando la presenza di Nicolas nelle vicinanze dell’albergo non si fa più pressante.
Gli incontri cessano per un po’, tempo in cui avviene la misteriosa scomparsa di Nicolas, il quale, malato sin da bambino, muore una notte in cui, per una fortuita coincidenza, il medico non è disponibile e a vegliare su di lui c’è solo sua moglie Andrée.
Le voci in paese corrono, e si pensa sia stata Andrée a commettere l’omicidio, ipotesi rafforzata dall’atteggiamento e dalle parole della madre di Nicolas, la signora Despierre; e alle voci si aggiunge anche l’insinuazione di una relazione extraconiugale tra Andrée e Tony. Tony subisce queste voci come chi non ha nulla da temere, come se non riguardino lui ma solo Andrée, perchè Tony e Andrée esistono in quanto “due” solo nei momenti intensi della camera azzurra, e niente più.
La vita di Tony continua tranquilla, talvolta turbata da alcune lettere, messaggi di Andrée, la quale ricorda ogni parola, ricorda il più piccolo gesto di Tony e lo interpreta come giuramento di fedeltà, al contrario dell’amante, il quale non ha dato mai peso alle parole recitate nella camera azzurra, come se quel luogo appartenesse al sogno. Il testo dell’ultima è “A te!”, e segna un passaggio di testimone nella lotta perché la storia dei due amanti continui, visto che, in fondo, Tony, con i suoi gesti e il suo silenzio, aveva giurato proprio questo nella camera azzurra. Andrée ha fatto ciò che doveva fare per rendersi libera, da quel momento la responsabilità degli eventi futuri appartiene a Tony.
Qualche tempo dopo, un incidente mortale coinvolge Giselle. Al momento dell’accaduto Tony non è presente ma solo tornando a casa la sera può constatare che tutti lo aspettano perché si sa che sia lui il colpevole. Tony vive un senso profondo di straniamento e alienazione: aveva lasciato Gisele viva al mattino, le aveva lasciato il vasetto di marmellata che chiedeva da tempo e che lui aveva comprato nel negozio dei Despierre, ma risulta essere lui il colpevole dell’omicidio della donna che ama e che ha sposato.
Tony non ha saputo perché fosse lui il colpevole quella sera, e dimostra di non saperlo durante tutto l’interrogatorio. Il protagonista ripete queste vicende, le sviscera, le viviseziona più volte, sempre davanti a un giudice diverso, le ripete nell’interrogatorio fatto alla presenza di Andrée, da cui esce un altro Tony: lei risulta convinta di aver fatto il meglio possibile, è decisa a vivere la loro storia fino alla fine dei loro giorni, fino alla pena cui saranno condannati; lui, invece, non esiste più, non sa più distinguere tra quello che aveva o non aveva fatto: tutti, continuando ad occuparsi delle parole che vengono usate, dei tempi, dei modi, dei dettagli, continuano ad occuparsi di un uomo che non c’è più, oltre che di fatti ormai passati.
La narrazione procede con un alternarsi di flashback e flashforward, tra i ricordi che Tony è costretto a sviscerare durante l’interrogatorio e l’interrogatorio stesso, le domande del giudice e l’incontro con Andrée. Tempo della storia e tempo della narrazione tornano a coincidere nel finale, con la fine dell’interrogatorio e la sentenza del processo.
Simenon rende il lettore spettatore dell’interrogatorio e lo porta ad assumere la condizione di Tony, anche a costo di lasciarlo con il dubbio su chi sia realmente il colpevole (che è il dubbio di Tony stesso).
L’attenzione alle parole, infine, è uno degli elementi più caratteristici: con l’espediente dell’interrogatorio, le parole si configurano come necessarie a una giusta ricostruzione degli eventi, ma lo stile di Simenon e le riflessioni di Tony su una vita che si trova a vivere e a rivivere e di cui deve continuamente parlare senza sapere il perché costituiscono un meraviglioso elogio alla parola e al linguaggio.
Le parole non avevano più senso. E invece era proprio di questo che continuavano a occuparsi tutti con una solennità ridicola: di cose che non esistevano, di un uomo che esisteva ancor meno.
di L. Giannasio VA LCLa camera azzurra (La chambre bleue) è un romanzo di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989), pubblicato nel 1964. Il romanzo è datato nel finale “Noland, Vaud, 25 giugno 1963”, ovvero “In nessun posto, 25 giugno 1963”.
Simenon ricostruisce, tramite la narrazione di un interrogatorio, la storia di un amor fou, tra una femme fatale e un uomo che vive e agisce senza sapere fino in fondo perché e in che modo.
Tony è un padre di famiglia sposato con Gisèle, una donna che ama ma che, pur amando, tradisce come se il tradimento fosse nell’ordine delle cose: c’è l’amore che ha per sua moglie e per sua figlia sotto il tetto della loro casa, e poi c’è l’amore che ha per Andrée, una vecchia conoscenza incontrata nuovamente dopo anni, nella camera azzurra dell'albergo di suo fratello Vincent.
Durante gli incontri nella camera azzurra, Andrée e Tony si abbandonano alla passione, fino all’incontro che segna l’incipit del romanzo, l’incontro avvenuto il 2 agosto, giorno in cui Andrèe chiede a Tony se gli andrebbe di passare tutta la vita insieme “Se io mi ritrovassi libera…”
Queste parole sono eco costante nella mente di Tony che sta svolgendo l’ennesimo interrogatorio con il giudice Diem alla presenza dell'avvocato Demarié. Tony è imputato per l’omicidio di sua moglie Gisèle, con la complicità di Andrée, avvenuto poco dopo l’omicidio del marito di quest’ultima, Nicolas.
Infatti, dopo quell’incontro e quella frase pronunciata, Tony e Andrée continuano a vedersi, organizzando incontri furtivi, evitando di farsi scoprire, fin quando la presenza di Nicolas nelle vicinanze dell’albergo non si fa più pressante.
Gli incontri cessano per un po’, tempo in cui avviene la misteriosa scomparsa di Nicolas, il quale, malato sin da bambino, muore una notte in cui, per una fortuita coincidenza, il medico non è disponibile e a vegliare su di lui c’è solo sua moglie Andrée.
Le voci in paese corrono, e si pensa sia stata Andrée a commettere l’omicidio, ipotesi rafforzata dall’atteggiamento e dalle parole della madre di Nicolas, la signora Despierre; e alle voci si aggiunge anche l’insinuazione di una relazione extraconiugale tra Andrée e Tony. Tony subisce queste voci come chi non ha nulla da temere, come se non riguardino lui ma solo Andrée, perchè Tony e Andrée esistono in quanto “due” solo nei momenti intensi della camera azzurra, e niente più.
La vita di Tony continua tranquilla, talvolta turbata da alcune lettere, messaggi di Andrée, la quale ricorda ogni parola, ricorda il più piccolo gesto di Tony e lo interpreta come giuramento di fedeltà, al contrario dell’amante, il quale non ha dato mai peso alle parole recitate nella camera azzurra, come se quel luogo appartenesse al sogno. Il testo dell’ultima è “A te!”, e segna un passaggio di testimone nella lotta perché la storia dei due amanti continui, visto che, in fondo, Tony, con i suoi gesti e il suo silenzio, aveva giurato proprio questo nella camera azzurra. Andrée ha fatto ciò che doveva fare per rendersi libera, da quel momento la responsabilità degli eventi futuri appartiene a Tony.
Qualche tempo dopo, un incidente mortale coinvolge Giselle. Al momento dell’accaduto Tony non è presente ma solo tornando a casa la sera può constatare che tutti lo aspettano perché si sa che sia lui il colpevole. Tony vive un senso profondo di straniamento e alienazione: aveva lasciato Gisele viva al mattino, le aveva lasciato il vasetto di marmellata che chiedeva da tempo e che lui aveva comprato nel negozio dei Despierre, ma risulta essere lui il colpevole dell’omicidio della donna che ama e che ha sposato.
Tony non ha saputo perché fosse lui il colpevole quella sera, e dimostra di non saperlo durante tutto l’interrogatorio. Il protagonista ripete queste vicende, le sviscera, le viviseziona più volte, sempre davanti a un giudice diverso, le ripete nell’interrogatorio fatto alla presenza di Andrée, da cui esce un altro Tony: lei risulta convinta di aver fatto il meglio possibile, è decisa a vivere la loro storia fino alla fine dei loro giorni, fino alla pena cui saranno condannati; lui, invece, non esiste più, non sa più distinguere tra quello che aveva o non aveva fatto: tutti, continuando ad occuparsi delle parole che vengono usate, dei tempi, dei modi, dei dettagli, continuano ad occuparsi di un uomo che non c’è più, oltre che di fatti ormai passati.
La narrazione procede con un alternarsi di flashback e flashforward, tra i ricordi che Tony è costretto a sviscerare durante l’interrogatorio e l’interrogatorio stesso, le domande del giudice e l’incontro con Andrée. Tempo della storia e tempo della narrazione tornano a coincidere nel finale, con la fine dell’interrogatorio e la sentenza del processo.
Simenon rende il lettore spettatore dell’interrogatorio e lo porta ad assumere la condizione di Tony, anche a costo di lasciarlo con il dubbio su chi sia realmente il colpevole (che è il dubbio di Tony stesso).
L’attenzione alle parole, infine, è uno degli elementi più caratteristici: con l’espediente dell’interrogatorio, le parole si configurano come necessarie a una giusta ricostruzione degli eventi, ma lo stile di Simenon e le riflessioni di Tony su una vita che si trova a vivere e a rivivere e di cui deve continuamente parlare senza sapere il perché costituiscono un meraviglioso elogio alla parola e al linguaggio.