SAN GIOVANNI IN CONCA RIVIVE GRAZIE AD INTERNET
Verso la fine del 1200, le chiese dedicate all'Evangelista a Milano erano quattro e San Giovanni in Conca quasi sicuramente la più antica. (Otto erano invece quelle dedicate a S. Giovanni Battista). L'appellativo "in Conca" rimanda forse ad un avvallamento del terreno, ma una leggenda legata al cosiddetto "martirio" di San Giovanni potrebbe offrire un'altra spiegazione: l'apostolo, sotto l'impero di Domiziano, sarebbe stato condannato a morte mediante immersione in una caldaia di olio bollente, da cui sarebbe però uscito miracolosamente illeso grazie ad una pioggia provvidenziale. A Roma, vicino a Porta Latina, nel luogo in cui sarebbe accaduto l'episodio sorge un oratorio chiamato, non a caso, "San Giovanni in Oleo". E proprio dalla caldaia (CONCA) sarebbe derivato il nome della chiesa milanese. (Secondo una tradizione consolidata S. Giovanni morì, vecchissimo, ad Efeso)
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֍ - "Anche Giovanni però fu legato dagli empi e messo nell'olio bollente, così deterse la polvere del mondo e vinse impavido l'Invidioso" - ֍
Così scrive Sant'Ambrogio, in uno degli "Inni" (IX)
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Un'effigie di San Giovanni era posta sulla facciata della chiesa, in una nicchia al di sopra del rosone. Oggi conservata al Castello Sforzesco, la statua (forse dell'inizio del '300) presenta Giovanni nudo sino al pube, con i capelli sciolti, mentre affronta la morte a mani giunte; colpisce per l'intensa espressività e la salda struttura del corpo. Essa poggiava su un basamento a forma di catino che doveva in qualche modo richiamare l'idea del calderone di olio bollente. In passato si è supposto che potesse trattarsi non già dell'Apostolo, ma di Eva mentre sta sorgendo dal fianco di Adamo... In questo caso si potrebbe pensare che si sia voluto ornare la facciata con una scultura tratta dal libro biblico della Genesi.
PERCHE' "IN CONCA"? ALTRE IPOTESI...: si è pensato anche che il toponimo "in Conca" possa derivare: #1: dalle eccezionali dimensioni del diametro della conca absidale della chiesa (circa 14 metri); #2: dalla presenza eventuale di un complesso termale romano antecedente alla chiesa; #3: dalla parola latina "concha" (conchiglia) ed in tal caso "San Giovanni alla conchiglia" rimanderebbe ad un ipotetico tempio di Venere...
PER PROPIZIARE LA PIOGGIA. Sembra che nel Medioevo, durante i periodi di siccità, a Milano vi fosse l'usanza di riunirsi, accendere fuochi (nella speranza che, come era accaduto per San Giovanni, giungesse la pioggia) e porre in un recipiente, chiamato dal popolo la "sacra conca", pezzetti di carne e legumi. I fanciulli giocavano, facevano scherzi (anche ai sacerdoti) e si mangiava. Forse alcuni di questi "riti propiziatori" sono avvenuti nei pressi di San Giovanni in Conca...
IL LUNEDI' DELLA SETTIMANA SANTA. Per qualche altra notizia in più abbiamo Beroldo, un chierico che, intorno al 1130, compila un elenco di cerimonie e feste della Chiesa milanese e persino dei compensi dovuti agli ecclesiastici. Sappiamo così che il sacerdote di San Giovanni in Conca, insieme al Vescovo e ad altri confratelli, il lunedì della Settimana santa si recava a San Lorenzo, dove il Vescovo lavava e rivestiva un membro di una famiglia che discendeva, secondo un'antica tradizione, da un lebbroso guarito da Sant'Ambrogio. E' un rito, questo, che forse rimanda all'usanza che coloro che si preparavano a ricevere il Battesimo facessero un bagno una settimana prima.
IL "LIBER NOTITIAE SANCTORUM MEDIOLANI". Un testo redatto tra la fine del '200 e l'inizio del '300 ("Liber Notitiae Sanctorum Mediolani") elenca i Santi venerati nella Diocesi, le chiese, gli altari, le feste, le reliquie... è quasi una sorta di "guida", un manuale per la celebrazione delle feste religiose. In San Giovanni in Conca - si dice - sono venerate le spoglie di San Castriziano, vi è un altare dedicato a San Clemente ed uno a San Barnaba e si usa celebrare anche la festa dei Santi Siro e Procolo. Peraltro nella vicina chiesa di San Vincenzo "de Septara", oggi non più esistente, era conservata - si legge nel "Liber" - addirittura l'insigne reliquia della bocca di San Simeone... Alcuni secoli dopo, in una processione tenutasi nel 1719, i frati Carmelitani di San Giovanni in Conca potranno mostrare solennemente le reliquie dei Santi Alberto, Liborio e Maria Maddalena de' Pazzi.
LA QUARESIMA. Nel 1284 l'arcivescovo Ottone Visconti, stabilisce in modo preciso la sequenza delle chiese da visitarsi in occasione della Quaresima: il lunedì della prima settimana la veglia e la processione toccavano la Basilica di Sant'Ambrogio, il martedì San Marco... A S. Giovanni in Conca era assegnato il giovedì della terza settimana di Quaresima (con i consueti 40 giorni di indulgenza per i fedeli).
FESTE A SAN GIOVANNI IN CONCA. La terza domenica di Ottobre si festeggiava la consacrazione della chiesa. In dicembre, oltre a quella di san Castriziano (primo giorno del mese), era celebrata la festa di San Giovanni Evangelista (il 27): era festa di precetto e veniva solennizzata da una grande processione cittadina. Nel 1606, durante la festa dell'Evangelista, alcune persone furono ferite, a causa della calca che si era creata nella chiesa. Per molti secoli la Chiesa cattolica ha celebrato solennemente la festa del "martirio" di San Giovanni il 6 maggio: documenti del '600 ci dicono che in quel giorno, proprio nella nostra chiesa si teneva una grande festa organizzata dalla Corporazione degli Speziali di Milano (i "Sellari" - fabbricanti di selle - invece, vi celebravano la loro festa il 24 aprile).
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GLI ORDINI DEL DUCA. Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, nel 1398 dispone che, per la festa di San Giovanni Evangelista la città faccia ogni anno una congrua offerta alla chiesa, con la donazione di cera e di un drappo prezioso. Nel 1406, durante una crisi politica gravissima, quasi ai limiti dell'anarchia, queste donazioni vengono sospese. Ma il duca Giovanni Maria interviene, ripristinando l'antica usanza, a favore di diverse chiese e, fra queste, proprio San Giovanni in Conca e Santa Maria della Scala, che appaiono accomunate da uno strettissimo legame coi Visconti.
SACERDOTI FANNULLONI? E' lo stesso Gian Galeazzo poi, nel 1394, ad ordinare seccamente ai canonici (sacerdoti di rango elevato) di Santa Maria della Scala di andare ad officiare le celebrazioni liturgiche anche a San Giovanni in Conca; essi non si mostrano affatto entusiasti del nuovo compito, che considerano probabilmente una fatica mal retribuita e chiedono di esserne dispensati. E' evidente il proposito del duca di mantenere a San Giovanni in Conca il decoro del culto che le era dovuto, in quanto si trattava pur sempre di una sorta di "cappella di famiglia". I Visconti possedevano infatti diritti e poteri particolari su entrambe le chiese. Quest'episodio indica forse che San Giovanni era stata trascurata ed era decaduta dopo la morte di Bernabò Visconti?
SANTA MARIA DELLA SCALA. La chiesa di Santa Maria della Scala, voluta da Regina della Scala, moglie di Bernabò, fu un luogo di culto di grande valore simbolico per i Visconti-Sforza; per lungo tempo essa ed i suoi canonici hanno goduto di ampi privilegi e di cospicui beni ed ancora nel Settecento essa era indicata con il titolo di "Cappella Regia". La stessa San Giovanni in Conca era a volte definita "Chiesa ducale". Nel 1424 Lucia, figlia di Bernabò, poco prima di morire in Inghilterra, dove era stata sposata ad un conte di Kent, non mancava di destinare, nel suo testamento, due lasciti proprio a queste "chiese di famiglia"...
PREGHIERE PER BERNABO'. Nel giorno anniversario della morte di Bernabò Visconti, ogni quattro anni i canonici del Duomo si recavano in processione a San Giovanni in Conca, dove cantavano una Messa in suo suffragio. E forse l'anima del defunto ne aveva davvero bisogno, se si pensa che Bernabò fu scomunicato per quattro volte dalla Chiesa... D'altra parte lo stesso Bernabò aveva elargito somme e beni di un certo rilievo ai Francescani ed ai Domenicani milanesi perché pregassero per lui, per i suoi antenati, familiari, discendenti (cosa del resto comune a diversi Signori dell'epoca).
LE INDULGENZE. Per alcuni secoli i fedeli milanesi hanno avuto a disposizione delle "guide" che li orientassero nella visita e nella scelta delle chiese ove fosse possibile ottenere l'indulgenza (cioè la remissione della pena da scontare in Purgatorio.) Sono i "libri indulgentiarum", il più antico dei quali è anteriore al 1387. Andavano numerosi i fedeli a San Giovanni in Conca a questo fine? E' difficile dirlo. Dall'analisi di questi "libri indulgentiarum" sembra di poter dedurre che chiese vicine (come Sant'Alessandro e San Giovanni Itolano o Laterano) offrissero ai fedeli ben più ricche opportunità di "perdonanza".
Incisione di A. Lafréry (1575): vi sono rappresentati i luoghi di culto di Roma che i pellegrini visitavano in occasione dell'Anno Santo per ottenere l'indulgenza plenaria. Data la posizione di S. Giovanni in Conca sulla direttrice da e per Roma, è possibile supporre che un certo flusso di pellegrini abbia in qualche modo interessato la nostra chiesa, in particolare fra l'XI e il XII secolo.
ELENCO DELLE CHIESE ESISTENTI NEI PRESSI DI SAN GIOVANNI IN CONCA VERSO LA FINE DEL DUECENTO.
[Milano contava circa centocinquantamila abitanti ed aveva 200-230 chiese, di cui una quarantina dedicate alla Vergine Maria]
SAN CASTRIZIANO
Il nome di SAN CASTRIZIANO oggi non compare più sui calendari, ma per molti secoli la sua festa è stata celebrata il primo dicembre. Vissuto - si pensa - intorno alla metà del III secolo d.C., egli sarebbe stato, secondo la tradizione, il terzo Vescovo di Milano. Castriziano avrebbe offerto ai cristiani la loro prima chiesa, consacrando al culto una casa che sorgeva in un "hortus" utilizzato anche come cimitero dai cristiani.
Un'altra tradizione, inaccettabile per evidenti motivi cronologici, vuole che sia stato proprio lo stesso Castriziano a fondare la chiesa di San Giovanni in Conca, nella quale sarebbe poi stato sepolto. Però P.PUCCINELLI affermava nel 1650: "E' ignoto il luogo preciso nella Chiesa di San Giovanni in Concha, dove riposino le Ceneri di questo glorioso Santo, non essendo mai state ritrovate". Il più antico documento che attesti la sepoltura del santo nella chiesa risale solamente al periodo dell'arcivescovo Ariberto (1018-1045). La scoperta del creduto corpo di Castriziano doveva forse essere avvenuta da non molto tempo. Ma prima ?
Si tratta probabilmente di una figura con qualche tratto leggendario. A causa di una riforma del calendario liturgico, San Castriziano ha oggi perso la sua tradizionale festa di dicembre. E' ricordato il 25 settembre, quando la Chiesa milanese festeggia tutti insieme i Vescovi santi della città. Se dobbiamo giudicare dal numero delle chiese a lui dedicate in Italia, il suo culto è quasi inesistente oggi: troviamo solo una "chiesa sussidiaria" ad Uboldo, in provincia di Varese. [Si veda il database della CEI]
IL VESCOVO GROSSOLANO E LA PROVA DEL FUOCO
Poco si sa di lui ed anche il nome è incerto: viene ricordato ora come Pietro Grosolano, ora Grossolano, ora Crisolao... Nel 1102 è acclamato arcivescovo di Milano, anche per la sua fama di monaco dotto, austero e pio, ma si trova coinvolto nei violenti contrasti che da circa cinquant'anni travagliavano la Chiesa milanese, in seno alla quale inquietudini e fermenti religiosi avevano dato origine alla "pataria". In nome degli ideali evangelici di povertà e castità, il movimento dei "patarini" combatteva aspramente il clero corrotto, ne condannava le convivenze matrimoniali e il concubinaggio.
Nel 1103 il sacerdote patarino Liprando incolpa pubblicamente Grossolano di simonia, dichiarandosi pronto ad affrontare la prova del "giudizio di Dio" (ordalia) per dimostrare la verità delle sue accuse.
DUE PAROLE-CHIAVE
● "SIMONIA" : comprare o vendere un bene spirituale (ad esempio, un'assoluzione dai peccati) oppure un bene terreno connesso (ad esempio, una carica ecclesiastica). Era considerata un'eresia vera e propria.
● "ORDALIA" : un metodo primitivo per risolvere controversie, fondato sulla convinzione che Dio riveli, attraverso segni, chi sia l’onesto e il colpevole, il sincero e il mentitore. Ad esempio: la prova del fuoco, dell'acqua... Chiamato anche "giudizio di Dio".
VARI TIPI DI ORDALIA
PROVA DEL FUOCO PER IL PRETE LIPRANDO
▐ Liprando, che era già stato orrendamente mutilato in uno scontro nel 1075 ed era da molti considerato un martire, il 25 marzo 1103 sfida Grossolano ed affronta la prova del fuoco nei pressi di sant'Ambrogio, davanti alla folla: benedice il fuoco, lo asperge di acqua benedetta, vi sparge sopra incenso e poi, invocando Dio, attraversa uno stretto passaggio tra due cataste di legno in fiamme, uscendone - apparentemente - indenne. E' il suo momento di trionfo. (Il cerimoniale seguito in quest'occasione ha diverse analogie con quello dell'ordalia di quarant'anni prima sostenuta da Pietro Igneo contro il vescovo di Firenze, Mezzabarba).
▐ Con i suoi seguaci, Grossolano si barrica in San Giovanni in Conca, dove attende l'esito della prova, quindi, vista la situazione sfavorevole, si allontana dalla città. In seguito i conflitti si riaccendono varie volte, e si tramutano quasi in guerra civile. Soltanto nel 1116 Grossolano rinuncia alla carica vescovile, dopo un concilio tenutosi a Roma e conclusosi a suo sfavore. Per un certo periodo Grossolano ha dunque fatto di San Giovanni in Conca e degli edifici vicini una sorta di "quartier generale", di asilo per sé e per i suoi seguaci.
Nella Badia a Settimo, presso Firenze, il 13 febbraio 1068 Pietro Igneo affrontò il "giudizio di Dio" e passò illeso fra due cataste ardenti. Era un monaco benedettino di Vallombrosa. Dal superamento di questa prova gli venne il soprannome "Igneo" ("ignis" in latino significa "fuoco"). Con questa ordalia si voleva dimostrare che il vescovo di Firenze, Pietro Mezzabarba, era simoniaco. Pietro Igneo avrebbe desiderato ripetere il suo gesto, ma fu trattenuto dalla folla che ne baciava i piedi e le vesti.
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COME ANDÒ A FINIRE
Nel 1215 la Chiesa vietò ai chierici di eseguire riti di benedizione di acqua, ferro, fuoco... destinati alle ordalie. Nel 1322 furono colpiti con la scomunica tutti coloro che prendevano parte ai "giudizi di Dio": si riteneva uno spergiuro invocare l’intervento divino per giustificare l'esito di tali prove.
OGGI...
֍ Nello stesso luogo dove si svolse quasi mille anni fa, si tiene oggi “Igneus 1068”, rievocazione storica della "Prova del Fuoco" del monaco Pietro Igneo. Per saperne di più, visita le pagine web che illustrano il programma. VEDI QUI
֍ "Prete Liprando ben visto dai poveri Cristi andò dall'Arcivescovo... " - Dalla collaborazione fra Enzo Jannacci e Dario Fo è nata (1967) la ballata di prete Liprando. Si può ascoltare dalla voce di Jannacci in questo video.
► Per informazioni su persone che trovarono la loro sepoltura ed il loro riposo nella chiesa di San Giovanni in Conca, andare al primo capitolo e cercare l'argomento "PRESENZE MUTE".
TESTAMENTI E DONAZIONI
■ Nel 1531 a San Giovanni in Conca si insediano i frati Carmelitani, chiamati dal Duca Francesco II Sforza. E' una svolta. (L'argomento è trattato in questo capitolo del sito)
■I religiosi, naturalmente, cercano di favorire le donazioni: lasciti e legati non sono infrequenti, soprattutto per la celebrazione di messe di suffragio, ma anche per scopi benefici.
■ Il testamento più singolare è certamente quello redatto nel 1624 da un pittore, LUCA RIVA che, sordomuto, ottiene dal Senato di Milano l'autorizzazione a dettare le sue volontà con cenni e disegnando figure alla presenza di un notaio ed altri testimoni. In questo "testamento a vignette", l'Ospedale Maggiore di Milano è indicato come principale erede, ma non manca un legato per i frati di San Giovanni in Conca.
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L'Archivio di Stato di Milano conserva il testamento di Luca Riva. E' un fascicolo di 40 carte complessive, di cui 12 in forma di libretto figurato. Una testimonianza preziosa della vita quotidiana del Seicento. [Per vedere altre "vignette" ed avere altre informazioni CLICCA QUI]
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■ I documenti d'archivio segnalano diverse donazioni testamentarie a San Giovanni in Conca (anche da parte di appartenenti a vari rami della discendenza Visconti-Sforza e soprattutto da parte degli Sforza di Caravaggio). Da ricordare, ad esempio, il lascito di un Galeazzo Visconti di Pagazzano che, nel 1598, chiede di essere sepolto nella chiesa, in cui riposava anche il corpo della madre. In altri casi si prevede di destinare una somma alla costruzione di una cappella in San Giovanni in Conca oppure, come decide di fare la nobildonna Chiara Boffi, morta nel 1691, di dividere il valore dei gioielli lasciati in eredità in parti, una delle quali per la Madonna venerata nella chiesa.
L'immagine della Madonna del Carmine venerata in S. Giovanni in Conca. Stampa del 1760 circa.
Come di consueto, nell'immagine la Vergine sta porgendo con una mano lo "scapolare".