Pixel-collage

The purple line, Thomas Hirschhorn, mostra al MAXXI

Con la nascita del computer e dell’informatica, abbiamo assistito ad un salto di paradigma anche per quanto riguarda le immagini.

Attraverso i pixel, l’unità minima che compone un’immagine digitale, è stato possibile trasmettere un disegno a distanza e creare così nuove realtà fisiche e virtuali. I pixel compongono una griglia e, a seconda della loro densità e piccolezza, vanno a formare un’immagine più o meno definita.

Un’immagine digitale è quindi possibile scomporla in piccolissime parti che contengono diverse informazioni che possono essere modificate all’interno di questo sistema. Questa operazione si chiama pixellazione, ovvero rendere irriconoscibili alcuni dettagli.

La mostra di Thomas Hirschhorn esposta al MAXXI e intitolata pixel-collage riflette proprio sul controllo dei pixel. L’artista raccoglie dai giornali e dal web immagini di stragi e di campagne pubblicitarie e le sottopone ad un lavoro di pixellazione. Queste opere vengono esposte su una linea di muro chiamata “the purple line”.

La scelta del colore viola non è casuale: il viola è infatti punto di confine tra lo spettro dei rossi e quello del violetto che corrisponde alla massima saturazione dei due colori. All’apice della saturazione si ottiene quello chiamato colore puro, ovvero il colore che più si avvicina alla realtà, alla verità. Apponendo su questa linea viola le opere modificate, in parte censurate, l’artista ci fa riflettere. Ho trovato molto forte la scelta di utilizzare immagini violente di stragi e corpi morti che vengono isolate dall’ambiente circostante diminuendo la risoluzione di questo che appare così a noi sfocato. Lo sfondo viola diventa disturbante, pervasivo, come osservare queste immagini, scollegate l’una dall’altra e in cui non possiamo osservare un contesto completo ma solo una parte. Non possiamo decidere noi cosa osservare ma solo ciò che decide l’artista. Il parallelismo tra immagine fotografica, che rappresenta in modo più oggettivo e veritiero la realtà e la modifica di questa, evidenzia i limiti e le potenzialità della digitalizzazione. Sembra quasi una contraddizione: la fotografia nasce per rappresentare il mondo così com’è ma in questo modo possiamo decidere noi cosa mostrare o meno. Apre così ai temi della libertà e della censura, dell’oggettivo e del soggettivo, del reale e surreale.