I luoghi del terziario

Smartphone, tablet, computer, sono strumenti sempre più nelle mani dei più piccoli, anzi piccolissimi.

Un po', come abbiamo detto a lezione che quando è nato Garibaldi c'era il telegrafo oppure quando è nato Terragni c'era già il cinema, la così detta "generazione post-millennial" , che comprende tutti quelli nati dopo il 2000, è nata, se così si può dire, con il telefono in mano. È principalmente la generazione sempre connessa ad internet attraverso dispositivi touch.

Io ricordo di aver avuto il mio primo cellulare in terza media, avevo 14 anni e serviva per comunicare con i miei genitori poiché avevo appena iniziato ad andare a scuola con l'autobus. Il mio primo cellulare è stato un Lg e ricordo che non aveva l'accesso ad internet nè quantomeno la funzione touch. Ho avuto il cellulare sicuramente prima dei miei genitori che lo hanno acquistato quando mia madre è rimasta incinta e doveva comunicare con la famiglia. In entrambi i casi è stata una questione di necessità, di comunicazione. Mi chiedo allora quale sia la necessità dei bambini appena nati? Incantati mentre fanno la pappa o completamente alienati dal resto della situazione quando si trovano a cena al ristorante con la famiglia. Ma questo articolo non vuole essere un malinconico discorso riguardo i tempi in cui non esistevano internet e gli smartphone.

Mi chiedo piuttosto così come sta cambiando la società di oggi, una società sempre più incentrata attorno ai luoghi del terziario e in cui il computer è il cuore pulsante di questo nuovo sistema, quali sono o come dovrebbero essere progettati i luoghi e gli spazi comuni per rispondere a queste nuove esigenze.

Mi viene in mente un progetto, che ho avuto modo di visitare poiché è in costruzione, a Trastevere. Si tratta di un progetto di Corte Trastevere che mette in primo piano la salvaguardia dell' ambiente e la cura delle persone e del quartiere. Tralasciando tutto l'aspetto della sostenibilità dell' edificio, che non è da sottovalutare ma non vuole essere il centro del mio discorso, la cosa che mi aveva molto colpita è stata la loro concezione di smart comunity. Sono stati progettati spazi di coworking all'interno dell'edificio per lavoratori autonomi, freelance o per chi lavora a distanza, presentati come soluzione che permette di lavorare da casa, separando al tempo stesso lavoro e vita privata, palestra, ad uso esclusivo dei residenti e un rooftop con vista su Trastevere. Questo esempio mi fa subito pensare all'Eurosky progettato da Purini all'Eur. Anch'esso con palestra panoramica, area spa, cinema privato, parco giochi in quota e molte altre "facility" come vengono chiamate dai progettisti stessi. Sembra che tutte queste soluzioni vogliano tenere le persone all'interno della casa o comunque nei pressi. Perché? Sicuramente se si parla in termini di "risparmio" siamo sicuramente avvantaggiati. Risparmio il tempo per spostarmi da una parte all'altra della città, la benzina della mia automobile e di conseguenza riduco l'inquinamento e traffico. Ma è proprio questa la risposta alle esigenze della nuova società dell'informazione? Creazione di mini città in cui tutto è facilmente reperibile e raggiungibile?