La solidarietà nella Repubblica?

Fin dall’inizio della mia carriera politica, nella sezione di Savona del Partito comunista, mi son sempre distinta per l'impegno nella solidarietà sociale e nell’emancipazione delle donne. Ne ho scritto diversi articoli su “Noi donne” e, poi, nel 1980 in un libro (scritto con Nadia Gallico Spano), dal titolo Cari bambini, vi aspettiamo con gioia. Il movimento di solidarietà popolare per la salvezza dell’infanzia negli anni del dopoguerra. 


Qui si parla dei “treni della felicità”: il temporaneo trasferimento di bambini abbandonati o senza mezzi economici, sostenuto dal Pci, da zone fortemente disagiate del paese ad altre dove c’erano più risorse e attenzione; prima da Milano, città del Nord urbano e industriale, e poi dall’Italia centro-meridionale i bambini e bambine, altrimenti destinati a un futuro di disperazione, passavano periodi di sollievo in zone in aree di campagna, come Emilia Romagna e Toscana, dove famiglie disponibili all’accoglienza provvedevano a curarli, accudirli e farli studiare: nelle aree più svantaggiate  mancava cibo, le famiglie erano state distrutte dalla guerra, i genitori erano impegnati a sopravvivere, c’era la malaria, c’erano le mine inesplose lasciate dall'esercito tedesco. Insomma, i treni erano un’iniziativa concreta volta a risolvere problemi concreti, o almeno ad alleggerire i problemi per i più piccoli. Noi donne dell’UDI siamo state protagoniste di questa vicenda, spesso ostacolate dalle voci popolari e dall’opposizione anticomunista: qualcuno metteva in giro voci sul fatto che i bambini sarebbero finiti in Russia! Nei primi mesi del 1947 solo da Napoli sono partiti 15 treni, con dodicimila bambini ospitati tra Modena e Reggio.



Ho sempre portato avanti istanze per l’inserimento nell'ordine legislativo di questo Paese di una forma di solidarietà che non fosse più considerata una forma di carità cristiana da parte delle classi più abbienti per i poveri. Come Stato si può e si deve sempre fare di più per la cittadinanza e per chi ha più bisogno: è un aspetto elementare che il marxismo condivide con la democrazia e con la solidarietà religiosa. Nel 1952 ho chiesto in Parlamento di raddoppiare i finanziamenti alla sanità, aggiungendo 25 miliardi di lire ai 27 stanziati; ho denunciato inefficienze, guasti, inadeguatezza del sistema in un paese piegato dalla guerra, sottolineando in modo particolare la fragilità del Sud-Italia, e il presidente dell’Assemblea ha voluto togliermi la parola! Eppure l’articolo 32 dice che la malattia non è un fatto privato ma un fatto sociale, pubblico, un problema di tutti e tutte! Di più, la Costituzione ci dice che non abbiamo solo diritto a recuperare la salute, ma anche a non perderla, attraverso tutela, prevenzione, profilassi, e tutto a partire dall’infanzia.

Dal 1958 al 1962 ho lavorato per potenziare i servizi comunali, istituire gli asili-nido, resi necessari dall’entrata delle donne nel mondo del lavoro in seguito alle grandi trasformazioni  sociali dello sviluppo economico. Nel 1965 ho presentato il disegno di legge sulle «Nuove norme per l'assistenza alla maternità e alla prima infanzia e piano decennale per lo sviluppo degli asili nido».

Riguardo a questo è stato anche pubblicato  un mio discorso alla Camera  del 25 Maggio 1959, il cui titolo è chiaro: Dieci anni di immobilità nel campo assistenziale. Qui ho difeso “un sistema più elevato di difesa e sicurezza sociale per la tutelare e il conforto di milioni” di persone, e “lo sviluppo civile di tutta la società”. Nel 1964, insieme ad altri senatori, ho presentato il disegno di legge sulla «Disciplina della raccolta, conservazione e trasfusione del sangue umano e riconoscimento della funzione civica e sociale delle Associazioni di donatori di sangue»: donare sangue è un atto di solidarietà che riguarda il proprio e altrui corpo, un atto di imparentamento biologico dal significato simbolico forte e di enorme utilità medica. Sono esempi chiari di un diritto-dovere di Stato e cittadini uniti insieme in un vincolo volontario, libero e consapevole per il sostegno della medicina come fatto sociale. 


Per approfondire:

(https://legislature.camera.it/_dati/leg03/lavori/stenografici/sed0142/sed0142.pdf) da p.7571 a 7579


https://www.raiplaysound.it/audio/2019/12/IL-PESCATORE-DI-PERLE-939fe961-689a-4d3f-8852-967cf302c411.html


https://www.raiplay.it/video/2020/01/Passato-e-Presente---I-treni-della-felicita-d4494d49-b591-4252-8cba-fb2e16d432cf.html